Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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138 Vincenzo Orsomarso Il che, poi, significa mettere in discussione, attraverso l’ordinamento universitario, tutta una secolare tradizione di cultura, che in Italia è venuta saldando filosofia e filologia, assegnando a questa una posizione privilegiata per l’accesso alla filosofia, e predeterminando come unica valida una concezione “retorica” del filosofare» 10 . Il senso del ragionamento del Cassinate non prescinde da una idea di filosofia aperta alla virtuale filosoficità del non–filosofico e commutabile nella storicità dell’azione riformatrice universitaria. […] Un hegelismo ― scrive Siciliani ―, che se com’è noto risente della curvatura dello hebartismo e dell’influenza positiva dei circostanti positivismi, viene tuttavia a confermarsi refrattario così ad ogni scolastica hegeliana come a qualsiasi sistema–prigione di stampo hebartiano 11 . La sua è una filosofia che rifiuta di chiudersi in un sistema e che cerca di misurarsi con il nuovo che va emergendo nella realtà, il tutto da tradurre, con le dovute accortezze, pedagogicamente e politicamente. Operando quindi, nello specifico caso, nella direzione della trasformazione delle fondamenta dell’istituzione universitaria e di conseguenza «dei modi di intendere la società e i suoi valori, l’educazione e i suoi strumenti, i contenuti e i metodi d’insegnamento, la definizione e l’organizzazione della cultura» 12 . 1. Struttura economica e «prodotti di primo e secondo grado» 13 Il 1887 è anche l’anno in cui il Cassinate, qualche mese prima della lettera alla «Tribuna», nella famosa prolusione su I problemi della filosofia della storia, mette in chiaro che «il nome di filosofia, in questa particolare applicazione [quello di filosofia della storia], non designa già un corpo di dottrine, dichiarato in ogni parte e consacrato dalla tradizione», un «sistema o [ … ] scuola», ma una 10 Ivi, pp. IX–X. 11 Ivi, p. XVII. 12 Ivi, p. XVIII. 13 A. LABRIOLA, Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare, in ID., La concezione materialistica della storia, a cura di E. Garin, Bari, Laterza, 1965, p. 124.

Labriola, la filosofia, l’Università e il socialismo tendenza, più o meno esplicita, ma generale sempre nello spirito dei nostri tempi e latente nei presupposti e nelle conclusioni di quelle discipline storiche, che abbiano raggiunto un più alto grado di esattezza scientifica. E dicendo tendenza, si vuol dire di cosa che non ci disobbliga del primo prossimo lavoro di analisi e di combinazione, e non ci permette di adagiarci tranquilli sopra una tradizione bella e stabilita 14 . È alla realtà dei processi storici che bisogna guardare, alle modalità con cui viene a documentarsi il complesso articolarsi dell’attività umana nei suoi molteplici livelli. È in questo quadro di riflessioni che il Labriola delinea una concezione epigenetica della storia, a partire dalla confutazione della riduzione del processo storico a «semplice trapasso d’uno in altro punto della medesima serie», a una «accumulazione secolare ed inconscia di prodotti che si alterino da sé, per impulso inerente alla lor propria natura». Come lo sviluppo embrionale non consiste in uno svolgersi di organi preformati, ma in una catena di neoformazioni, così nella storia umana vi è «tramutamento nell’azione propria dello spirito, una vera e propria epigenesi della civiltà» 15 . La storia in luogo di essere una lenta continua, progressiva evoluzione dei primi rudimentali organismi è una catena ininterrotta di formazioni nuove, determinate dalle circostanze e dall’ambiente, ma senza rapporto alcuno di dipendenza diretta o causazione rettilinea tra loro 16 . La critica labrioliana si appunta così sul concetto di causalità, trasferito dalle scienze naturali alle discipline storiche, e sull’evoluzionismo sul cui paradigma teorico «l’oggetto da spiegare diventa criterio della spiegazione» 17 . 14 A. LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, a cura di N. Siciliani de Cumis, Napoli, Morano, 1976, p. 25. 15 «Ciascuna parte si forma dopo l’altra e tutti compaiono in una forma semplice che è del tutto diversa da quella ulteriormente evoluta» (L. DAL PANE, La teoria dell’epigenesi nel pensiero di Antonio Labriola, in «Critica sociale», a. XXXV, n. 7, 1–15 aprile 1925, p. 110). 16 Cfr. N. SICILIANI DE CUMIS, Nota bibliografica. La prelezione secondo la critica, in LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, cit. p. 69. 17 DAL PANE, La teoria dell’epigenesi nel pensiero di Antonio Labriola, cit., p. 112. 139

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Vincenzo Orsomarso<br />

Il che, poi, significa mettere in <strong>di</strong>scussione, attraverso l’or<strong>di</strong>namento universitario,<br />

tutta una secolare tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cultura, che in Italia è venuta<br />

saldando filosofia e filologia, assegnando a questa una posizione privilegiata<br />

per l’accesso alla filosofia, e predeterminando come unica valida<br />

una concezione “retorica” del filosofare» 10 .<br />

Il senso del ragionamento del Cassinate non prescinde da una idea <strong>di</strong><br />

filosofia<br />

aperta alla virtuale filosoficità del non–filosofico e commutabile nella storicità<br />

dell’azione riformatrice universitaria. […] Un hegelismo ― scrive Siciliani ―,<br />

che se com’è noto risente della curvatura dello hebartismo e dell’influenza positiva<br />

dei circostanti positivismi, viene tuttavia a confermarsi refrattario così ad<br />

ogni scolastica hegeliana come a qualsiasi sistema–prigione <strong>di</strong> stampo hebartiano<br />

11 .<br />

La sua è una filosofia che rifiuta <strong>di</strong> chiudersi in un sistema e che cerca<br />

<strong>di</strong> misurarsi con il nuovo che va emergendo nella realtà, il tutto da tradurre,<br />

con le dovute accortezze, pedagogicamente e politicamente. Operando<br />

quin<strong>di</strong>, nello specifico caso, nella <strong>di</strong>rezione della trasformazione<br />

delle fondamenta dell’istituzione universitaria e <strong>di</strong> conseguenza «dei<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> intendere la società e i suoi valori, l’educazione e i suoi strumenti, i<br />

contenuti e i meto<strong>di</strong> d’insegnamento, la definizione e l’organizzazione della<br />

cultura» 12 .<br />

1. Struttura economica e «prodotti <strong>di</strong> primo e secondo grado» 13<br />

Il 1887 è anche l’anno in cui il Cassinate, qualche mese prima della<br />

lettera alla «Tribuna», nella famosa prolusione su I problemi della filosofia<br />

della storia, mette in chiaro che «il nome <strong>di</strong> filosofia, in questa particolare<br />

applicazione [quello <strong>di</strong> filosofia della storia], non designa già un corpo<br />

<strong>di</strong> dottrine, <strong>di</strong>chiarato in ogni parte e consacrato dalla tra<strong>di</strong>zione», un<br />

«sistema o [ … ] scuola», ma una<br />

10 Ivi, pp. IX–X.<br />

11 Ivi, p. XVII.<br />

12 Ivi, p. XVIII.<br />

13 A. LABRIOLA, Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare, in ID., La concezione<br />

materialistica della storia, a cura <strong>di</strong> E. Garin, Bari, Laterza, 1965, p. 124.

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