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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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136<br />

Vincenzo Orsomarso<br />

Segue l’esigenza <strong>di</strong> circoscrivere, attorno al <strong>Labriola</strong> ed agli altri testimoni<br />

delle sue ipotesi filosofiche ed universitarie, un <strong>di</strong>namico campo<br />

<strong>di</strong> interferenze ideologiche, «un moto <strong>di</strong> molteplici influssi, <strong>di</strong> fruttuose<br />

coincidenze d’opinioni, e <strong>di</strong> intrecci, tra le varie tendenze dominanti nel<br />

clima della cultura post–risorgimentale. Di qui, ancora, la necessità <strong>di</strong><br />

riprendere, in tutta la sua ampiezza e complessità quell’unico, lavoratissimo<br />

tessuto d’idee, nel quale sembrano finalmente ritrovarsi, in un senso<br />

inscin<strong>di</strong>bile, tanto i fili della formazione del <strong>Labriola</strong>, quanto il <strong>di</strong>segno,<br />

e le tinte, della sua prima fortuna tra i più noti e autorevoli intellettuali<br />

del tempo» 5 .<br />

Altra giustificazione addotta dall’autore nella prima e<strong>di</strong>zione riguarda<br />

l’intento <strong>di</strong> «offrire in qualche modo, ma sempre insistendo sull’importanza<br />

della predominante figura del <strong>Labriola</strong>, una pressoché ine<strong>di</strong>ta<br />

cronaca <strong>di</strong> filosofia italiana, nell’arco del ventennio, dal 1882 al 1902» 6 .<br />

Ai motivi sopra citati, addotti trenta anni fa a giustificazione della<br />

prima e<strong>di</strong>zione e che, come <strong>di</strong>cevamo, mantengono tuttora una particolare<br />

rilevanza, ne vanno aggiunti altri, motivi <strong>di</strong> occasione, precisa l’autore,<br />

ma non solo a parere <strong>di</strong> chi scrive visto che anche oggi, ovviamente<br />

in un contesto profondamente mutato, tocca confrontarsi ancora, a proposito<br />

<strong>di</strong> scuola e <strong>di</strong> università, con «due pregiu<strong>di</strong>zi egualmente perniciosi<br />

alla cultura: il volgare tra<strong>di</strong>zionalismo e lo specialismo esagerato» 7 ,<br />

nel nostro caso tutto <strong>di</strong>pendente da una visione dell’istruzione e della<br />

formazione imme<strong>di</strong>atamente funzionale alle esigenze dell’accumulazione,<br />

qualcuno ad<strong>di</strong>rittura nelle se<strong>di</strong> istituzionali si è spinto a teorizzare<br />

una sorta <strong>di</strong> just in time dell’istruzione, una presa <strong>di</strong>retta con un mercato<br />

sottoposto alle continue sollecitazioni prodotte da incessanti processi <strong>di</strong><br />

innovazione che al contrario richiedono elevate capacità <strong>di</strong> autoappren<strong>di</strong>mento,<br />

quin<strong>di</strong> quella solida cultura generale e filosofica che il <strong>Labriola</strong><br />

considerava valida per tutti gli studenti, in<strong>di</strong>pendentemente dall’in<strong>di</strong>rizzo<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

Una tesi esposta per gran<strong>di</strong> linee nella lettera del 12 luglio 1887 al Direttore<br />

della «Tribuna»; nel testo <strong>Labriola</strong> critica il concetto espresso dal-<br />

5 N. SICILIANI DE CUMIS, Filosofia e università. Da <strong>Labriola</strong> a Vailati 1882–1902, Torino,<br />

UTET, 2005, p. VII.<br />

6 Ivi, p. XVI.<br />

7 Ivi, p. 107.

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