Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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31.05.2013 Views

134 Vincenzo Orsomarso buti che affrontano i diversi e complessi terreni labrioliani. Dalle questioni socratiche, trattate da Emidio Spinelli, alle intuizioni, presenti negli Scritti pedagogici, a proposito di metodologia sperimentale e ricerca educativa su cui si sofferma Giuseppe Boncori. Ancora, Antonio Labriola fra Croce e Gentile di Giovanni Mastroianni, Diritto e stato nei Saggi sul materialismo storico di Luigi Punzo, e altri interventi di cui non possiamo dare conto in questa sede e ce ne scusiamo con gli autori. Seguono le pagine dedicate alla mostra e alle mostre su Antonio Labriola e la sua Università; infine una serie di contributi specificatamente interessati al Cassinate professore universitario, alle tesi di laurea dei suoi studenti. Vale la pena ricordare, per tutta una serie di implicazioni didattiche e filosofiche, quella di Luigi Basso, Sul metodo delle scienze sociali, introdotta nel catalogo da una stimolante nota di Franco Ferrarotti, e su cui torneremo nelle pagine successive. Quello che viene fuori nell’ultima parte del volume è l’impegno didattico e istituzionale del Labriola, il tutto sostenuto da una documentazione inedita, curata da Siciliani de Cumis e da un nutrito gruppo di giovani ricercatori. Ma l’opera non ha solo il merito di fare il punto sullo stato dell’arte ma rappresenta il felice esito dell’applicazione di una filologia che proponendosi gramscianamente di accertare i fatti «nella loro inconfondibile “individualità”» 2 , affronta l’autore e il contesto in cui opera nella sua articolata complessità, pur dai diversi Punti di vista da cui si collocano gli interventi. Un esito pertanto necessariamente aperto ad ulteriori sviluppi, a cui gli stessi studenti della cattedra di pedagogia generale sono chiamati a contribuire nel quadro di una didattica della ricerca, sostenuti in questo da un insegnamento interessato a favorire l’acquisizione tanto della strumentazione storico–filologica necessaria quanto delle forme essenziali della comunicazione scientifica. L’obiettivo è espresso dallo stesso Siciliani con le parole pronunciate dal Giorgio Pasquali nel 1923: Per nulla al mondo io vorrei tolta ai miei scolari la gioia orgogliosa di avere scoperto, essi per primi, grazie a metodo fattosi abito e a perspicacia cresciuta 2 A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, ed. critica dell’Istituto Gramsci, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 1429.

Labriola, la filosofia, l’Università e il socialismo dall’esercizio, qualche cosa […] e fosse pure una minima cosa. È desiderabile, mi pare, che il giovane entri nella vita con la lieta coscienza di essere stato anch’egli un giorno, anche un giorno solo, un ricercatore, uno scienziato. Ovviamente il programma pasqualiano era pensato per una università di élite mentre per Siciliani la questione di fondo è quello di posizionarlo e farlo fruttare nell’ambito della scuola e dell’università di massa 3 . Una proposta didattica che trova una formidabile fonte di ispirazione nel Labriola che si propone socraticamente di sollecitare più che insegnare, di suscitare l’interesse per il dibattito, per la ricerca. Un autore per il quale le operazioni educative non hanno «in mira di ottenere […] il nudo effetto dell’imitazione, ma di promuovere i principi interiori della retta scelta e della retta operazione. Attività ordinata, rivolta a produrre attività, ecco il preciso assunto del campo educativo» 4 . Ed è anche questo in fondo uno dei motivi che sostengono la tesi del Labriola sulle lauree in filosofia, una posizione che suscita un vivace dibattito e che Siciliani rimette in circolazione con il già citato volume Filosofia e università. Un testo la cui prima edizione risale al 1975 (Urbino, Argalia, collana «Studi filosofici» diretta da Leo Lugarini, Pasquale Salvucci, Livio Sichirillo); la seconda, rispetto alla prima, presenta solo qualche aggiunta, modifica e un aggiornamento bibliografico e poche variazioni di forma. Una scelta che si spiega per la validità che ancora hanno i motivi posti alla base dell’edizione del 1975 e a cui oggi se ne aggiungono altri, di tutti è bene darne conto in questa sede. In primo luogo, con questo libro, si è trattato di presentare un’esauriente esposizione delle proposte del Cassinate sulle «lauree in filosofia» e quindi «delle ragioni, senz’altro, della filosofia, nell’ambito dell’intrapreso vivacissimo dibattito sull’Università nell’Italia del “positivismo trionfante”»; proposte che suscitano un vasto dibattito prima, durante e dopo il primo Congresso dei professori universitari, tenutosi a Milano nel 1887. 3 N. SICILIANI DE CUMIS, Di professione, professore, Caltanissetta–Roma, Salvatore Sciascia editore, 1998, p. 19, un testo a cui è utile affiancare dello stesso autore, L’educazione di uno storico, Firenze, Manzuoli, 1989. 4 A. LABRIOLA, Dell’insegnamento della storia, in ID., Scritti pedagogici, a cura di N. Siciliani de Cumis, Torino, UTET, 1981, p. 259. 135

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Vincenzo Orsomarso<br />

buti che affrontano i <strong>di</strong>versi e complessi terreni labrioliani. Dalle questioni<br />

socratiche, trattate da Emi<strong>di</strong>o Spinelli, alle intuizioni, presenti negli<br />

Scritti pedagogici, a proposito <strong>di</strong> metodologia sperimentale e ricerca<br />

educativa su cui si sofferma Giuseppe Boncori. Ancora, <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

fra Croce e Gentile <strong>di</strong> Giovanni Mastroianni, Diritto e stato nei Saggi sul<br />

materialismo storico <strong>di</strong> Luigi Punzo, e altri interventi <strong>di</strong> cui non possiamo<br />

dare conto in questa sede e ce ne scusiamo con gli autori.<br />

Seguono le pagine de<strong>di</strong>cate alla mostra e alle mostre su <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

e la sua Università; infine una serie <strong>di</strong> contributi specificatamente<br />

interessati al Cassinate professore universitario, alle tesi <strong>di</strong> laurea dei<br />

suoi studenti. Vale la pena ricordare, per tutta una serie <strong>di</strong> implicazioni<br />

<strong>di</strong>dattiche e filosofiche, quella <strong>di</strong> Luigi Basso, Sul metodo delle scienze sociali,<br />

introdotta nel catalogo da una stimolante nota <strong>di</strong> Franco Ferrarotti,<br />

e su cui torneremo nelle pagine successive.<br />

Quello che viene fuori nell’ultima parte del volume è l’impegno <strong>di</strong>dattico<br />

e istituzionale del <strong>Labriola</strong>, il tutto sostenuto da una documentazione<br />

ine<strong>di</strong>ta, curata da Siciliani de Cumis e da un nutrito gruppo <strong>di</strong><br />

giovani ricercatori.<br />

Ma l’opera non ha solo il merito <strong>di</strong> fare il punto sullo stato dell’arte<br />

ma rappresenta il felice esito dell’applicazione <strong>di</strong> una filologia che proponendosi<br />

gramscianamente <strong>di</strong> accertare i fatti «nella loro inconfon<strong>di</strong>bile<br />

“in<strong>di</strong>vidualità”» 2 , affronta l’autore e il contesto in cui opera nella sua<br />

articolata complessità, pur dai <strong>di</strong>versi Punti <strong>di</strong> vista da cui si collocano gli<br />

interventi. Un esito pertanto necessariamente aperto ad ulteriori sviluppi,<br />

a cui gli stessi studenti della cattedra <strong>di</strong> pedagogia generale sono<br />

chiamati a contribuire nel quadro <strong>di</strong> una <strong>di</strong>dattica della ricerca, sostenuti<br />

in questo da un insegnamento interessato a favorire l’acquisizione tanto<br />

della strumentazione storico–filologica necessaria quanto delle forme essenziali<br />

della comunicazione scientifica.<br />

L’obiettivo è espresso dallo stesso Siciliani con le parole pronunciate<br />

dal Giorgio Pasquali nel 1923:<br />

Per nulla al mondo io vorrei tolta ai miei scolari la gioia orgogliosa <strong>di</strong> avere<br />

scoperto, essi per primi, grazie a metodo fattosi abito e a perspicacia cresciuta<br />

2 A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, ed. critica dell’Istituto Gramsci, a cura <strong>di</strong> V.<br />

Gerratana, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1975, p. 1429.

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