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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Stefano Miccolis<br />

cato una conversione ideologica così ra<strong>di</strong>cale e impegnativa. Il sentire<br />

politico <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> non mutò fino alla metà degli anni ‘80, risalendo alla<br />

primavera del 1886 la sua prima ed esplicita <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> abbandono<br />

della destra storica; sicché è frutto <strong>di</strong> pura fantasia (o, <strong>di</strong> nuovo, stanca<br />

ripetizione della cronaca biografica apparsa su «Rinascita» del 1954) l’affermazione<br />

contenuta nello stesso pannello relativa agli anni 1879–1880<br />

(«Si avvicina sempre più ai gruppi ra<strong>di</strong>cali e socialisti»). In quegli anni<br />

<strong>Labriola</strong> continuava a interloquire con Silvio e Bertrando Spaventa, con<br />

Francesco Fiorentino e Angelo Camillo De Meis, irriducibile esponente<br />

politico il primo e intellettuali «organici» della destra storica gli altri.<br />

Non si sfugge all’impressione, percorrendo queste pagine interminabili,<br />

<strong>di</strong> aggirarsi dentro un mondo chiuso e autoreferenziale, privo <strong>di</strong> aperture<br />

che facilitino il confronto <strong>di</strong> idee. Gli allievi, non è dato capire<br />

quanto entusiasti, <strong>di</strong> questo <strong>«La</strong>boratorio <strong>Labriola</strong>», si sono abbeverati<br />

alle fonti del maestro — del quale richiamano a più riprese i «molti e<br />

importanti stu<strong>di</strong>» (186, nota 7), o i contributi «<strong>di</strong> particolare interesse»<br />

(273, nota 4) —, formandosi e informandosi su <strong>di</strong> una bibliografia bloccata,<br />

che sembra non contemplare altra letteratura labrioliana. Non si<br />

spiegherebbe altrimenti perché il maestro pervicacemente continui (182–<br />

83), seguito dagli allievi forse inconsapevoli (274, 275 e 425–27), ad attribuire<br />

a <strong>Labriola</strong> articoli apparsi su quoti<strong>di</strong>ani napoletani tra il 1868 e il<br />

gennaio 1872 che non possono essere suoi. Da tempo abbiamo cercato <strong>di</strong><br />

mostrare con argomentazioni abbastanza stringenti e adducendo documentazione<br />

<strong>di</strong>fficilmente contestabile (Miccolis 1984 e 1986), che:<br />

1) dell’ingresso <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> nel giornalismo napoletano si ha notizia<br />

certa soltanto a partire dall’autunno 1871 (sicché è esercizio <strong>di</strong> pura<br />

sprovvedutezza ascrivergli articoli usciti nei mesi o negli anni precedenti);<br />

2) <strong>Labriola</strong> entrò a far parte dell’«Unità nazionale» (sorta il 20 novembre<br />

1871) non prima del febbraio 1872, e nel periodo precedente non<br />

poteva scrivervi, perché collaborava al «Piccolo» e alla «Gazzetta <strong>di</strong> Napoli»,<br />

quoti<strong>di</strong>ani dei moderati fron<strong>di</strong>sti, separatisi dall’Associazione Unitaria<br />

Meri<strong>di</strong>onale (dei moderati “maggiori”) e perciò avversati dal prefetto<br />

Rodolfo D’Afflitto (che proprio per contrastarli aveva voluto la na-

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