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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> con un mamozio alla «<strong>Sapienza»</strong><br />

Cronaca quasi certamente redatta da Giuseppe Berti, fresco e<strong>di</strong>tore sulla<br />

stessa rivista delle lettere <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> a Bertrando Spaventa, che aveva<br />

interpretato in senso letterale alcune espressioni («Avrete letto nei giornali<br />

che io sto per <strong>di</strong>ventare socialista. Faccio lezioni agli operai <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

e doveri») presenti in una lettera a Bertrando Spaventa del 10 febbraio<br />

1876. La tesi dell’avvenuto <strong>di</strong>stacco dalla destra storica è rinvenibile in<br />

pubblicazioni successive: come in appen<strong>di</strong>ce ad <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, Saggi<br />

sul materialismo storico, a cura <strong>di</strong> Valentino Gerratana e Augusto Guerra,<br />

Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1977, 1964 1 a pagina 385 (la frase del pannello è<br />

presa <strong>di</strong> peso da qui), o alla biografia <strong>di</strong> Renzo Martinelli, <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>.<br />

1843–1904, ivi, 1988, a pagina 151, che collegava la «svolta» del<br />

filosofo a quella politica più ampia del 1876, cioè l’avvento al governo<br />

della sinistra (43). Lo stesso Gerratana, per la verità ― trattando del fatto<br />

(perché le «lezioni agli operai» <strong>Labriola</strong> le aveva tenute) nella introduzione<br />

(40–41) ad <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, Scritti politici. 1886–1904, Bari, Laterza,<br />

1970 ―, pur non contestando il senso assertivo del brano (che continuava<br />

così: «Spero <strong>di</strong> riuscire meglio che all’università, perché il senso<br />

schietto della moltitu<strong>di</strong>ne è oramai preferibile a tutto questo nostro<br />

mondo fittizio <strong>di</strong> scienza burocratica»), aveva invitato a una maggiore<br />

cautela («il passo è senza dubbio significativo, ma se ne sono tratte illazioni<br />

alquanto esagerate»); avvertendo del «carattere chiaramente moderato<br />

e paternalistico dell’iniziativa», e <strong>di</strong> non aver trovato su nessun<br />

giornale romano dell’epoca la notizia (come sostenuto dal Berti) <strong>di</strong> un<br />

<strong>Labriola</strong> «<strong>di</strong>ventato socialista». Ma l’analisi <strong>di</strong> un più largo numero <strong>di</strong><br />

cronache apparse sui quoti<strong>di</strong>ani romani, e soprattutto gli appunti autografi<br />

conservatisi (nel Fondo Dal Pane) della prima delle «lezioni» tenute<br />

da <strong>Labriola</strong>, hanno eliminato ogni dubbio in proposito. Ne riferì (1993)<br />

uno dei relatori (Miccolis 1997) al convegno per il 150° anniversario della<br />

nascita del filosofo, segnalando le idee <strong>di</strong> schietto stampo conservatore<br />

contenute in quegli appunti, e concludendo per il senso ironico–<br />

paradossale della frase scritta a Bertrando Spaventa. Interpretazione confermata<br />

dal contenuto <strong>di</strong> una successiva cartolina postale allo stesso<br />

Spaventa del 15 febbraio 1876 (ma fino ad allora collocata nel 1875); nella<br />

quale <strong>Labriola</strong> si lamentava <strong>di</strong> non aver ancora ricevuto risposta, sia pure<br />

ad una lettera (scilicet, quella del 10 febbraio) che «trattava <strong>di</strong> cose frivole».<br />

Non era dunque serio il tono con cui aveva in apparenza comuni-<br />

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