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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> con un mamozio alla «<strong>Sapienza»</strong> ∗<br />

Stefano Miccolis<br />

Le mostre, si sa, durano lo spazio <strong>di</strong> alcune settimane, dopo <strong>di</strong> che il<br />

loro ricordo <strong>di</strong>viene sempre più evanescente nella mente dei pochi o<br />

numerosi visitatori. I cataloghi, invece, sono fatti per conservare a lungo<br />

la memoria, per rendere durature quelle acquisizioni scientifiche che rischierebbero<br />

altrimenti <strong>di</strong> rimanere infeconde e inoperose. Si comprende<br />

quin<strong>di</strong> perché la cattedra dì pedagogia generale dell’università <strong>«La</strong> <strong>Sapienza»</strong><br />

<strong>di</strong> Roma, dopo essersi adoperata per «mettere in mostra <strong>Antonio</strong><br />

<strong>Labriola</strong>» (come recita il titolo <strong>di</strong> un contributo al quale faremo imme<strong>di</strong>ato<br />

riferimento), abbia voluto raccogliere in volume ― insieme a<br />

molto altro e <strong>di</strong>sparato materiale ― quanto per la mostra, oppure prendendo<br />

spunto da essa, una nutrita schiera <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi ha prodotto con<br />

encomiabile impegno.<br />

E nonostante che uno <strong>di</strong> essi ― in una riflessione della quale abbiamo<br />

appena richiamato il titolo ― avvertisse (71) che «andando in stampa, si<br />

corrono dei rischi altrimenti evitati»: perché (aggiunge) «il catalogo te lo<br />

possono puntare come una pistola», specie quando esso vuol significare<br />

«una lieta uscita dall’ovvio, un progresso <strong>di</strong> conoscenza rispetto al campo<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> in oggetto». Preoccupazione che deve alla fine aver con<strong>di</strong>viso<br />

il promotore della mostra (Nicola Siciliani De Cumis), nonché curatore<br />

<strong>di</strong> questo ponderoso catalogo (<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, Roma,<br />

Aracne, 2005, pp. 690 quasi in quarto). Il quale ― nel ringraziare i circa<br />

centocinquanta «archivisti e bibliotecari, professori, pittori, <strong>di</strong>segnatori,<br />

architetti, fotografi, registi, attori, “comunicatori” ed altri esperti» che<br />

hanno collaborato all’allestimento della mostra e alla realizzazione del<br />

catalogo ― ha perciò ritenuto opportuno premettere (13–14) come «perfino<br />

l’incompletezza, l’imprecisione, la <strong>di</strong>fformità e l’errore giocano un<br />

ruolo <strong>di</strong> veri<strong>di</strong>cità ed una precisa funzione euristica e pedagogica».<br />

∗ Pubblicato in «Belfagor», a. LXI, n. 361, 31 gennaio 2006, pp. 84–90.

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