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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Nel centenario della morte <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

Da ultimo, tra il giugno e l’agosto del 1901, <strong>Labriola</strong> abbozza il suo<br />

quarto saggio marxista, Da un secolo all’altro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile interpretazione<br />

anche per le sue dotte e fantasiose <strong>di</strong>gressioni. Ivi, posta la domanda:<br />

«Qual è il mezzo per misurare la nostra cultura storica», e risposto che è<br />

«la nostra capacità <strong>di</strong> intendere il presente», che è una ripresa <strong>di</strong> quanto<br />

aveva scritto già nel 1876, suggerendo che «le notizie storiche debbono<br />

essere connesse alla rappresentazione delle cose presenti». E nel far questo<br />

indaga l’età liberale con attenzione alle sue contrad<strong>di</strong>zioni forse<br />

maggiore che nei saggi precedenti, usando il metro del materialismo storico<br />

con maggiore cautela sul rischio dello schematismo e dell’utopismo,<br />

che <strong>di</strong>ce presente «anche in pensatori <strong>di</strong> così eccelsa cautela e autocritica<br />

come Karl Marx». In questa indagine, richiamandosi alla «invi<strong>di</strong>a degli<br />

dèi» dell’antico Ecateo, parla della «invi<strong>di</strong>a tra gli uomini», cioè dello<br />

«intrigo» ovvero della concorrenza, come dell’assioma della società capitalistica,<br />

caratterizzata da «lotte per la nazionalità, <strong>di</strong>ffusione del principio<br />

liberale, concorrenza economica, espansione coloniale, <strong>di</strong>fferenza tra<br />

paesi industriali e paesi agricoli, crescere dello spirito critico e rinascenza<br />

cattolica». Ma questa società subisce inevitabili arresti per il suo derivare<br />

dalle precedenti società «corporative, feudali, endemiche o locali,<br />

etniche e teocratiche»; e proprio <strong>di</strong> qui nasce «la ragion d’essere del socialismo,<br />

fin d’ora realtà attiva, segnacolo <strong>di</strong> lotta attuale». Ma eccolo<br />

ammonire che, nell’usare i criteri della ricerca sociologica (marxista), occorre<br />

liberarsi dagli schemi <strong>di</strong> chi pensa che «verrà l’associazione, verrà<br />

il cooperativismo, poi il collettivismo e, messi gli ismi in fila, il resto fila<br />

da sé», e occorre invece richiamarsi «alle impreteribili ragioni empiriche<br />

delle rappresentazioni del fatto» 14 . Infine il saggio apre un capitolo su<br />

l’Italia, considerata «nel quadro universalistico», con alcune in<strong>di</strong>cazioni<br />

sulle aspettazioni deluse del Risorgimento, sulla rivoluzione borghese<br />

già attuata al tempo dei comuni, e sulle garanzie del suo porsi come Stato<br />

moderno nella gara internazionale 15 . Ma purtroppo lì si arresta.<br />

Così <strong>Labriola</strong> riprendeva Marx per verificare nell’analisi della storia<br />

passata e del presente la vali<strong>di</strong>tà del metodo del materialismo storico. Si<br />

tratta, tuttavia, <strong>di</strong> un Marx che egli ha in parte ignorato, per la buona ra-<br />

14 LABRIOLA, Saggi sul materialismo storico, cit., pp. 343, 82, 366, 346, 351, 367, 368,<br />

369–371.<br />

15 Cfr. ivi, pp. 369–371.<br />

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