Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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104 Mario Alighiero Manacorda collaborazione alla «Cultura» del Bonghi come recensore di libri di vario argomento ci suggeriscono una sua diversa figura, di persona di grande curiosità culturale, disposto a confrontarsi coi più diversi orientamenti del pensiero, dai tradizionali campi della filosofia e della storiografia a quelli innovativi delle scienze psicosociologiche e naturali. Lo sentiremo polemizzare contro il verbalismo e, più ancora, il verbalismo fraseologico, lo schematismo, l’astrattismo, il darwinismo politico e sociale, la teoria dei “fattori” della storia, gli storici narratori e illustratori, che «fanno astrazioni e generalizzazioni su aspetti immediati del movimento apparente, usando concetti empirici», i pessimisti romantici alla De Maistre e alla Carlyle, i positivisti col loro schematico concetto dello stato e del diritto, gli «asineschi oppositori che confondono la storia economica col materialismo storico», gli ideologi del progresso alla Kulturgeschichte, i decadenti dello hegelismo, i neokantiani, e, naturalmente, i socialisti alla Bernstein o alla Sorel, col quale aveva tuttavia collaborato, o alla Merlino, senza poi contare la sua attenzione agli sviluppi delle scienze e delle tecniche 1 . Tutto ciò corrisponde allo stesso suo concepire la cultura come «non solo il proprio modo di intendere l’arte, la scienza, le lettere, ma anche i moti intellettuali di una nazione, di un tempo e di tutta la loro molteplicità»; al punto che, scrivendo nel 1876 Dell’insegnamento della storia, potrà suggerire: «Non doversi mai separare la considerazione delle cose umane da quella delle cose naturali» 2 . Una molteplicità, dunque, con cui fare i conti. E in questo continuo confronto con tutto il mondo politico e culturale, come abito di ricerca, consiste propriamente il carattere della sua rielaborazione di quella che chiamava la «nostra dottrina» del materialismo storico, a cominciare dal saggio che ha questo titolo, che è forse il più organico, dove, più ancora che la presentazione del marxismo come teoria, si ha una continua differenziazione polemica dalle teorie allora correnti, e un continuo tuffarsi nella storia. Un marxismo che direi enci- 1 Cfr. A. LABRIOLA, Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare, passim (Da ora in poi, per le citazioni dai quattro saggi sul marxismo, mi riferisco al volume A. LABRIOLA, Saggi sul materialismo storico, a cura di V. Gerratana e A. Guerra, Roma, Editori Riuniti, 1964). 2 ID., Scritti pedagogici, a cura di N. Siciliani de Cumis, Torino, UTET, 1981, p. 78.

Nel centenario della morte di Antonio Labriola clopedico, se la parola non avesse una connotazione negativa: dirò, per intenderci, panoramico. Non solo, ma confermano questa caratteristica la sua stessa vita vissuta, e, insieme, la sua coscienza autobiografica della vita come di un "itinerario", ricco di una molteplicità di pensieri. Lo stesso suo passaggio dal liberalismo e dall’idealismo al socialismo e al materialismo storico avvenne per un primo soggettivo impulso pratico: «Il senso schietto della moltitudine è ormai preferibile a tutto questo mondo fittizio di scienza burocratica» (Lettera a B. Spaventa, 10 febbraio 1876); un motivo su cui ripetutamente insiste, dichiarando come motivi della sua scelta «il disgusto per la corruzione politica e il contatto con gli operai» (Lettera a Engels, 3 aprile 1890), e confessando: «Avrò fatto un duecento discorsi, e ho preso parte ad altrettante riunioni, ho ideato circoli, federazioni e cooperative» (Lettera a Turati, 24 luglio 1892). E si vanta che con lui «per la prima volta la dottrina del socialismo sale su una cattedra della regia università», e che ciò lo pone «all’estrema sinistra fra tutti gli insegnanti». Prima socialista che marxista, dunque: il suo marxismo è stato, prima pratico, e solo poi teorico. Ebbe tuttavia chiara la coscienza di una continuità tra il suo liberalismo e il suo marxismo: «Il pensare diversamente a lungo scadere di anni non è contraddirsi, ma svolgersi» (Lettera a Socci, maggio 1890) 3 . Cresciuto alla scuola liberale dei due fratelli Spaventa, Silvio e Bertrando, e del Bonghi, manifesta un suo primo orientamento radical– socialista già dal 1883 parlando di Marx e Lassalle; poi, dal 1890 è in rapporti con Engels, che incontrerà nel 1893; nel 1892 partecipa a Genova alla fondazione del partito dei lavoratori (socialista); e il 4 dicembre 1894 scrive al Sozialistische Akademiker: «Già da alcuni anni faccio il tentativo di far valere nei miei corsi universitari la dottrina socialistica e la concezione materialistica della storia» 4 . Tuttavia i suoi saggi sul materialismo storico verranno solo negli anni tra il 1895 e il 1897. In concreto, questo suo marxismo teorico, o ideale, «negazione recisa e definitiva di ogni ideologia», è «soltanto un metodo di ricerca e di concezione», spiega, con le parole di Marx, «in ultima istanza ogni fatto sto- 3 Cfr. N. SICILIANI DE CUMIS, Laboratorio Labriola. Ricerca, didattica, formazione, Scandicci (Firenze), La Nuova Italia, 1994, pp. 25 e 15. 4 LABRIOLA, Scritti pedagogici, cit., p. 573. 105

Nel centenario della morte <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

clope<strong>di</strong>co, se la parola non avesse una connotazione negativa: <strong>di</strong>rò, per<br />

intenderci, panoramico.<br />

Non solo, ma confermano questa caratteristica la sua stessa vita vissuta,<br />

e, insieme, la sua coscienza autobiografica della vita come <strong>di</strong> un "itinerario",<br />

ricco <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> pensieri. Lo stesso suo passaggio<br />

dal liberalismo e dall’idealismo al socialismo e al materialismo storico<br />

avvenne per un primo soggettivo impulso pratico: «Il senso schietto della<br />

moltitu<strong>di</strong>ne è ormai preferibile a tutto questo mondo fittizio <strong>di</strong> scienza<br />

burocratica» (Lettera a B. Spaventa, 10 febbraio 1876); un motivo su cui<br />

ripetutamente insiste, <strong>di</strong>chiarando come motivi della sua scelta «il <strong>di</strong>sgusto<br />

per la corruzione politica e il contatto con gli operai» (Lettera a<br />

Engels, 3 aprile 1890), e confessando: «Avrò fatto un duecento <strong>di</strong>scorsi, e<br />

ho preso parte ad altrettante riunioni, ho ideato circoli, federazioni e cooperative»<br />

(Lettera a Turati, 24 luglio 1892). E si vanta che con lui «per la<br />

prima volta la dottrina del socialismo sale su una cattedra della regia università»,<br />

e che ciò lo pone «all’estrema sinistra fra tutti gli insegnanti».<br />

Prima socialista che marxista, dunque: il suo marxismo è stato, prima<br />

pratico, e solo poi teorico. Ebbe tuttavia chiara la coscienza <strong>di</strong> una continuità<br />

tra il suo liberalismo e il suo marxismo: «Il pensare <strong>di</strong>versamente a<br />

lungo scadere <strong>di</strong> anni non è contrad<strong>di</strong>rsi, ma svolgersi» (Lettera a Socci,<br />

maggio 1890) 3 .<br />

Cresciuto alla scuola liberale dei due fratelli Spaventa, Silvio e Bertrando,<br />

e del Bonghi, manifesta un suo primo orientamento ra<strong>di</strong>cal–<br />

socialista già dal 1883 parlando <strong>di</strong> Marx e Lassalle; poi, dal 1890 è in<br />

rapporti con Engels, che incontrerà nel 1893; nel 1892 partecipa a Genova<br />

alla fondazione del partito dei lavoratori (socialista); e il 4 <strong>di</strong>cembre<br />

1894 scrive al Sozialistische Akademiker: «Già da alcuni anni faccio il tentativo<br />

<strong>di</strong> far valere nei miei corsi universitari la dottrina socialistica e la<br />

concezione materialistica della storia» 4 . Tuttavia i suoi saggi sul materialismo<br />

storico verranno solo negli anni tra il 1895 e il 1897.<br />

In concreto, questo suo marxismo teorico, o ideale, «negazione recisa<br />

e definitiva <strong>di</strong> ogni ideologia», è «soltanto un metodo <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> concezione»,<br />

spiega, con le parole <strong>di</strong> Marx, «in ultima istanza ogni fatto sto-<br />

3 Cfr. N. SICILIANI DE CUMIS, Laboratorio <strong>Labriola</strong>. Ricerca, <strong>di</strong>dattica, formazione,<br />

Scan<strong>di</strong>cci (Firenze), La Nuova Italia, 1994, pp. 25 e 15.<br />

4 LABRIOLA, Scritti pedagogici, cit., p. 573.<br />

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