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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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96<br />

Tullio Gregory<br />

termini costitutivi della società contemporanea comprensibile solo se si<br />

sappia seguire la drammatica <strong>di</strong>alettica i cui poli sono Carlo Marx e Max<br />

Weber, l’uno così presente in <strong>Labriola</strong>, l’altro del tutto ignorato e pure<br />

presentito dalla sua intelligenza critica libera e spregiu<strong>di</strong>cata».<br />

Questo <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>, sulla cui importanza insiste ancora Nicola<br />

Siciliani de Cumis, costituisce il filo rosso <strong>di</strong> tutto il volume della Mostra,<br />

a conferma <strong>di</strong> quanto per <strong>Labriola</strong> la scuola, l’Università, il mestiere<br />

del professore, fossero importanti per la crescita della società civile e la<br />

formazione della nuova Italia. Di qui le assidue dure frecciate contro<br />

tanti colleghi, tutti emblematicamente riassunti nella figura <strong>di</strong> «quel certo<br />

filosofo, vilissimo […] inconcludente ciarlatano […] neo commendatore<br />

e […] lustrascarpe <strong>di</strong> ministri». Si ricor<strong>di</strong> peraltro il giu<strong>di</strong>zio su<br />

Spencer e i sociologi suoi seguaci: è in<strong>di</strong>spensabile «non dare ragione a<br />

quel cretino del signor Spencer, che facendo della cattiva metafisica senza<br />

saperlo (i primi principi!), lui hegeliano, anzi pseudo hegeliano senza<br />

genialità, lui inventore <strong>di</strong> metafisica che vorrebbe parere concetti, gracida<br />

contro la metafisica». Toni polemici, frequenti in <strong>Labriola</strong>, manifestazione<br />

<strong>di</strong> una forte personalità, consapevole del proprio dovere <strong>di</strong> uomo<br />

<strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no.<br />

Ma forse ancor più interessante in questo volume — al <strong>di</strong> là dei molti<br />

puntuali contributi — la pubblicazione <strong>di</strong> numerosi nuovi documenti,<br />

rinvenuti in vari archivi, inerenti tanto all’attività politica <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>,<br />

quanto a quella <strong>di</strong> professore universitario. Su quest’ultima insiste il volume<br />

seguendo <strong>Labriola</strong> nella quoti<strong>di</strong>anità dell’insegnamento, nei suoi<br />

rapporti con gli studenti, negli interventi ai Consigli <strong>di</strong> Facoltà, attenti<br />

sempre alle esigenze <strong>di</strong> una migliore strutturazione dei curriculi universitari<br />

(in una università certo assai più rigorosa dell’attuale, miseramente<br />

ridotta, salvo rarissime eccezioni, a regno della me<strong>di</strong>ocrità, delle carriere<br />

automatiche, dei “cre<strong>di</strong>ti” per fare spazio a una pletora <strong>di</strong> docenti e<br />

per impe<strong>di</strong>re lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> opere troppo voluminose).<br />

Notevole la sua attenzione ai concorsi universitari. Qui un suo giu<strong>di</strong>zio<br />

su Giovanni Gentile (allora ventottenne), che partecipava al concorso<br />

<strong>di</strong> filosofia teoretica a Palermo, nel 1903: «il Gentile — scrive <strong>Labriola</strong><br />

nel profilo del concorrente — si professa rappresentante della rinascita<br />

dell’idealismo, e con ciò intende <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che si torni ad Hegel sic et simpliciter.<br />

Così si manifesta nella sua produzione, nei proemii alle ristampe

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