Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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88 Remo Fornaca nella cerchia sociale che determina in ciascuno di essi caratteri omogenei, che sono appunto il prodotto di tale correlatività sociale. Un certo modo di parlare, un certo ritmo di sentimento, certe comuni fantasie, e soprattutto la imitazione delle funzioni operative» 24 (1902–1903). Del resto era stato molto esplicito quando aveva affermato: «C’è una pedagogica, direi individualistica e soggettiva, la quale, supposte le condizioni generiche della perfettibilità umana, costruisce delle regole astratte, per mezzo delle quali gli uomini che sono in via di formazione sarebbero condotti ad essere forti, coraggiosi, veritieri, giusti e benevoli, e così via per tutta la distesa delle virtù cardinali e secondarie» 25 . Emerge ancora una volta la critica alla pedagogia ingenua, alla pedagogia superficialmente utopistica, allo scientismo utopistico ed il richiamo ad Herbart, alla sua attenzione all’ambiente, alla società, ai ruoli sociali, alla divisione del lavoro ed alla sua tesi che «è raro che uno si formi in conflitto con la sua condizione, e comunque mai indipendentemente da essa» 26 , con la conseguente messa in discussione sia delle impostazioni metafisiche, sia dei criteri di condotta dettati da impostazioni razionali astratti a fronte della pluralità degli interessi, delle situazioni reali e dei correlati valori di libertà, diritto, equità, dignità umana 27 . Nel corso del volume curato da Siciliani de Cumis sono ampiamente documentate le tesi e le posizioni assunte nei confronti dei sistemi e modelli scolastici europei, americani in termini non solo descrittivi ma comparativi, statistici con il confronto, altrettanto sistematico con il si- 24 Ivi, p. 312. 25 Ivi, p. 128. 26 J.F. HERBART, Manuale di psicologia, a cura di I. Volpicelli, Roma, Armando, 1982, p. 99. I. VOLPICELLI, Antonio Labriola: cento anni dopo (1904–2004), in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 42–46; ID., Antonio Labriola e lo herbartismo, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 204–207; ID., Herbart e i suoi epigoni. Genesi e sviluppo di una filosofia dell’educazione, Torino, UTET Libreria, 2003 (in particolare: L’herbartismo di Antonio Labriola, pp. 93–113); G. CIVES, Ignazio Volpicelli, lo herbartismo e Antonio Labriola, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 124–135. 27 HERBART, Manuale di psicologia, cit., p. 9 e sgg.; ID., Introduzione alla filosofia, Bari, Laterza, 1927, p. 256 e sgg.; ID., Lezioni di pedagogia, Roma, Armando, 1971; B. BEL- LERATE, La pedagogia di J.F. Herbart. Studio storico introduttivo, Roma–Zürig, PAS– Verlag, 1970; di Bellerate vedere anche l’intervento in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 120–122.
Riflessioni e documentazioni di e su Antonio Labriola stema scolastico italiano, con le nostre scolette popolari, con il diffuso analfabetismo, con la presenza di condizioni economiche drammatiche, con una borghesia apparentemente liberale, con la presenza di un ceto contadino al limite della sussistenza, con la questione meridionale, con la scarsa sensibilità nei confronti dei bisogni dell’infanzia e dei diritti delle donne. Nelle sue relazioni sulle visite alle scuole (specie le scuole normali) si soffermava sulle carenze ambientali, fisiche, culturali, metodologiche; da rileggere sono le sue annotazioni sulle Conferenze pedagogiche e sulla discrepanza tra il volare alto e la scarsa attenzione alle difficoltà di fondo, anche se non manca di mettere in evidenza la tensione civile di molti insegnanti. La diffusa ed auspicata richiesta dell’intervento dello Stato e degli Enti locali è giudicata in base alla effettiva realizzazione di una partecipazione democratica e popolare di contro ad un centralismo egemone, burocratico, fiscale. Così dicasi delle relazioni sui concorsi universitari, sulle condizione dell’Università, sull’auspicato accesso delle donne all’Università, su un’Università aperta alla cultura e a tutte le persone ad essa interessate, sul considerare i giovani universitari persone, uomini e non degli educandi, sulla libertà di pensiero, di insegnamento, sulla ricerca, sul dubbio, sull’eliminazione dello scolasticismo, dell’astrattismo 28 . Forse mi sono dilungato, ma il volume curato da Siciliani de Cumis merita molto di più sul piano, dicevo, della qualità e della quantità di interventi, documentazioni, riscontri, riferimenti ed apparati bibliografici riferiti a Labriola, all’Università di Roma, secondo prospettive ed orizzonti molto ampi e tali da presentarsi come uno strumento di consultazione, di informazione, di stimolo per chi si è interessato, si interessa e studia il corrispondente periodo storico e vuole ulteriormente dipanare e capire la complessità dei problemi, dei confronti la cui incidenza arriva 28 N. SICILIANI DE CUMIS, Rileggendo “L’università e la libertà della scienza” di Antonio Labriola, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 399–408; ID., Il principio “dialogico” in Antonio Labriola, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 174–184. Di Labriola vedere, oltre ai già citati Scritti pedagogici, a cura di N. Siciliani de Cumis: Pedagogia e società. Antologia degli scritti educativi, introduzione di D. Marchi, Firenze, La Nuova Italia, 1970; Scritti di pedagogia e politica scolastica, a cura di D. Bertoni Jovine, Roma, Editori Riuniti, 1974. 89
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Remo Fornaca<br />
nella cerchia sociale che determina in ciascuno <strong>di</strong> essi caratteri omogenei,<br />
che sono appunto il prodotto <strong>di</strong> tale correlatività sociale. Un certo<br />
modo <strong>di</strong> parlare, un certo ritmo <strong>di</strong> sentimento, certe comuni fantasie, e<br />
soprattutto la imitazione delle funzioni operative» 24 (1902–1903). Del resto<br />
era stato molto esplicito quando aveva affermato: «C’è una pedagogica,<br />
<strong>di</strong>rei in<strong>di</strong>vidualistica e soggettiva, la quale, supposte le con<strong>di</strong>zioni<br />
generiche della perfettibilità umana, costruisce delle regole astratte, per<br />
mezzo delle quali gli uomini che sono in via <strong>di</strong> formazione sarebbero<br />
condotti ad essere forti, coraggiosi, veritieri, giusti e benevoli, e così via<br />
per tutta la <strong>di</strong>stesa delle virtù car<strong>di</strong>nali e secondarie» 25 . Emerge ancora<br />
una volta la critica alla pedagogia ingenua, alla pedagogia superficialmente<br />
utopistica, allo scientismo utopistico ed il richiamo ad Herbart,<br />
alla sua attenzione all’ambiente, alla società, ai ruoli sociali, alla <strong>di</strong>visione<br />
del lavoro ed alla sua tesi che «è raro che uno si formi in conflitto con<br />
la sua con<strong>di</strong>zione, e comunque mai in<strong>di</strong>pendentemente da essa» 26 , con la<br />
conseguente messa in <strong>di</strong>scussione sia delle impostazioni metafisiche, sia<br />
dei criteri <strong>di</strong> condotta dettati da impostazioni razionali astratti a fronte<br />
della pluralità degli interessi, delle situazioni reali e dei correlati valori<br />
<strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong>ritto, equità, <strong>di</strong>gnità umana 27 .<br />
Nel corso del volume curato da Siciliani de Cumis sono ampiamente<br />
documentate le tesi e le posizioni assunte nei confronti dei sistemi e modelli<br />
scolastici europei, americani in termini non solo descrittivi ma<br />
comparativi, statistici con il confronto, altrettanto sistematico con il si-<br />
24 Ivi, p. 312.<br />
25 Ivi, p. 128.<br />
26 J.F. HERBART, Manuale <strong>di</strong> psicologia, a cura <strong>di</strong> I. Volpicelli, Roma, Armando,<br />
1982, p. 99. I. VOLPICELLI, <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>: cento anni dopo (1904–2004), in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />
e la sua Università, cit., pp. 42–46; ID., <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e lo herbartismo, in <strong>Antonio</strong><br />
<strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., pp. 204–207; ID., Herbart e i suoi epigoni. Genesi e<br />
sviluppo <strong>di</strong> una filosofia dell’educazione, Torino, UTET Libreria, 2003 (in particolare:<br />
L’herbartismo <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, pp. 93–113); G. CIVES, Ignazio Volpicelli, lo herbartismo<br />
e <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., pp. 124–135.<br />
27 HERBART, Manuale <strong>di</strong> psicologia, cit., p. 9 e sgg.; ID., Introduzione alla filosofia, Bari,<br />
Laterza, 1927, p. 256 e sgg.; ID., Lezioni <strong>di</strong> pedagogia, Roma, Armando, 1971; B. BEL-<br />
LERATE, La pedagogia <strong>di</strong> J.F. Herbart. Stu<strong>di</strong>o storico introduttivo, Roma–Zürig, PAS–<br />
Verlag, 1970; <strong>di</strong> Bellerate vedere anche l’intervento in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università,<br />
cit., pp. 120–122.