31.05.2013 Views

LICEO SCIENTIFICO “A. M. DE CARLO” Esame di maturità a .s ...

LICEO SCIENTIFICO “A. M. DE CARLO” Esame di maturità a .s ...

LICEO SCIENTIFICO “A. M. DE CARLO” Esame di maturità a .s ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>LICEO</strong> <strong>SCIENTIFICO</strong> <strong>“A</strong>. M. <strong>DE</strong> <strong>CARLO”</strong><br />

<strong>Esame</strong> <strong>di</strong> <strong>maturità</strong><br />

a .s. 2006/2007<br />

Girolama Chianese<br />

Classe V sez. N


Perché “i sette peccati capitali”? beh, l’idea è nata all’improvviso, senza<br />

pensarci né cercarla… Era ormai maggio, in classe non si parlava che<br />

dell’esame e si accavallavano proposte sull’argomento da scegliere e ci si<br />

sforzava <strong>di</strong> riuscire a fare i collegamenti giusti… tra ,<br />

e , un voce esclamò , non ci avevamo<br />

mai pensato eppure l’acci<strong>di</strong>a era il male del nostro secolo, ma non era l’unico<br />

e sarebbe stato riduttivo isolarlo…ed ecco come nel cercare <strong>di</strong> ricordare quali<br />

erano i restanti sei, trovai il titolo: I sette peccati capitali.<br />

Mi era capitato <strong>di</strong> sentirne parlare ma sempre con la stessa superficialità con<br />

cui spesso ci lasciamo vivere,un argomento quin<strong>di</strong> del tutto sconosciuto a cui<br />

mi sono avvicinata con la stessa curiosità <strong>di</strong> un bambino che si appresta a<br />

scoprire e a dare un nome e una spiegazione a ciò che lo circonda. Iniziai così<br />

a sfamare l’interesse che nutrivo e a riportare quelli che erano solo idee<br />

astratte frutto <strong>di</strong> un momento <strong>di</strong> pausa tra amici, in qualcosa <strong>di</strong> concreto.<br />

Pochi sanno che durante il me<strong>di</strong>oevo la chiesa aveva incluso nei Peccati<br />

Capitali anche la tristezza, in quanto questo sentimento in<strong>di</strong>cava il non<br />

apprezzare le opere che Dio aveva compiuto per gli uomini e che secondo la<br />

Chiesa il peggiore dei sette peccati è la superbia, poiché con questo<br />

sentimento si tenderebbe a mettersi sullo stesso livello <strong>di</strong> Dio, considerarlo<br />

quin<strong>di</strong> inferiore a come dovrebbe essere considerato. Infatti è proprio la<br />

superbia il peccato <strong>di</strong> cui si sono macchiati Lucifero, Adamo ed Eva.<br />

Nella società moderna, spesso l’uomo si sente protagonista del mondo,<br />

invincibile, non accorgendosi che in realtà è solo una pe<strong>di</strong>na nelle mani <strong>di</strong> chi<br />

non ha intenzione <strong>di</strong> perdere e conduce il suo gioco, l’uomo tende a guardare<br />

gli altri prima <strong>di</strong> se stesso, puntando il <strong>di</strong>to, accusando e condannando senza<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> appello, il peccato nasce allora forse nelle convinzioni sbagliate che<br />

l’uomo considera ed accetta come giuste.


Se ci si riflette un po’, ci accorgeremo tutti che almeno una volta abbiamo<br />

peccato nel sentirci non adatti né preparati al ritmo incessante che la vita<br />

impone, nel non saper resistere a quel dolce che sembra chiamarci da <strong>di</strong>etro<br />

una vetrina, nel restare impigliati nella trappola dei piaceri del corpo, a tutti<br />

sarà capitato <strong>di</strong> invi<strong>di</strong>are qualcuno non per quello che l’altro possiede ma nel<br />

non avere ciò che l’altro ha, quante volte ci sentiamo superiori non<br />

rendendoci conti che nessuno è inferiore, e quanti non hanno mai perso il<br />

controllo lasciando spazio alla rabbia o hanno preferito tenere chiuso il<br />

portafogli…Beh, siamo tutti vittime o carnefici dei sette peccati capitali,<br />

ma per noi peccare è <strong>di</strong>ventata quoti<strong>di</strong>anità, abitu<strong>di</strong>ne e non ci facciamo<br />

caso né tanto meno poi l’ammettiamo!<br />

A scuola, durante quelle sette ore impari a conoscere gli autori o i fenomeni<br />

che stu<strong>di</strong> attraverso delle pagine che altri hanno scritto per te e che ancora<br />

prima loro avevano scritto per essere ora stu<strong>di</strong>ati, apprezzati o criticati per<br />

il loro lavoro, eppure al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni parola che ancora resta o <strong>di</strong> qualche<br />

azione che ancora si ricorda si cela un uomo che pecca! Questo è il caso <strong>di</strong><br />

D’annunzio e la lussuria, Schopenhauer e l’acci<strong>di</strong>a, Hitler e la superbia,<br />

Marziale e l’invi<strong>di</strong>a, Dickens e l’avarizia, Dalì e la gola o I fenomeni<br />

vulcanici e l’ira della terra.<br />

Sarà un caso che nell'estate 2003 la Algida ha messo in commercio una serie<br />

limitata <strong>di</strong> gelati ispirati ai sette peccati capitali? Io non credo al caso ma<br />

nemmeno che tutto abbia una spiegazione però a tutto se ne può dare una,<br />

certo è in<strong>di</strong>viduale, la prospettiva cambia a seconda del punto <strong>di</strong> vista ,<br />

spesso però è semplice ed è l’unica…!


Abbandono smodato ai piaceri…<br />

Che cos'è<br />

La ra<strong>di</strong>ce della parola lussuria coincide con quella<br />

della parola lusso - che in<strong>di</strong>ca una esagerazione - e<br />

quella della parola lussazione - che significa<br />

deformazione o <strong>di</strong>visione.<br />

Appare quin<strong>di</strong> chiaro il significato <strong>di</strong> lussuria, che<br />

designa qualche cosa <strong>di</strong> esagerato e <strong>di</strong> parziale.<br />

Il corpo viene oggettivato e la persona<br />

spersonalizzata: le vesti, gli accessori, i gesti, la<br />

musica, le luci arrivano ad assumere un'importanza<br />

fondamentale poiché devono supplire alla<br />

mancanza <strong>di</strong> un altro tipo <strong>di</strong> seduzione che<br />

scaturisce da un'intesa psicologica e affettiva, oltre<br />

che fisica.<br />

La lussuria è quin<strong>di</strong> una conseguenza <strong>di</strong> un certo<br />

tipo <strong>di</strong> paura: la paura del confronto con un altro<br />

essere umano nel quale è possibile rispecchiarsi. Il<br />

lussurioso non si vuole specchiare, non si vuole<br />

vedere, non si vuole confrontare…<br />

Cosa è stato detto a proposito della<br />

"lussuria"<br />

Ren<strong>di</strong>mi casto, ma non subito.<br />

Sant'Agostino<br />

Il sesso è la cosa più <strong>di</strong>vertente che ho fatto<br />

senza ridere.<br />

Woody Allen<br />

Il piacere è come certe droghe me<strong>di</strong>cinali: per<br />

ottenere sempre lo stesso risultato bisogna<br />

raddoppiare la dose.<br />

Honorè de Balzac<br />

Le donne troppo virtuose hanno in se<br />

qualcosa che non è mai casto.<br />

Denis Diderot<br />

Il pudore inventò il vestito per godere maglio<br />

della nu<strong>di</strong>tà.<br />

Carlo Dossi


L’arte del «vivere inimitabile»<br />

Tutta la vita è senza mutamento.<br />

Ha un solo volto la malinconia.<br />

Il pensiero ha per cima la follia.<br />

E l'amore è legato al tra<strong>di</strong>mento.<br />

In queste parole si riconosce un uomo particolare, un poeta eccezionale, che rendeva bello e<br />

piacevole ogni cosa che scriveva, il poeta della ‘Lussuria ’, Gabriele D’Annunzio. D’Annunzio è<br />

sinonimo <strong>di</strong> piacere, anzi <strong>di</strong> piaceri: tutti quelli che concesse alla sua insopprimibile necessità <strong>di</strong><br />

delizie. E i piaceri che si accordò furono cento e più <strong>di</strong> cento, dalla più raffinata voluttà alla più<br />

semplice cosa. D'Annunzio ricercò e assaporò tutti gli aspetti del piacere della vita utilizzando ogni<br />

mezzo: la “lussuria belluina”, il “piacere perverso” e la “immaginazione impura”. Il solo modo che<br />

conosceva per placare le voglie imperiose della carne, era quello <strong>di</strong> abbandonarsi alla “sensualità<br />

fuor dai sensi”, perché solo “dopo una lunga voluttà occulta, dopo la malvagia ebbrezza, il corpo è<br />

come alleviato”. Ma da buon maestro dei piaceri, sapeva bene che la voluttà è anche nel non essere<br />

mai sazio, e la sua perizia era allora nell’assaporare le mirabili fattezze <strong>di</strong> una donna dopo l’amore:<br />

perché il piacere sta “nel possedere il corpo intero, quasi nell'assorbire e sorbire tutte le curve, tutte<br />

le roton<strong>di</strong>tà, e le cavità e le lunghezze”. Ma la cosa fantastica in D’Annunzio è che riusciva a trarre<br />

nutrimento intellettuale proprio dall'istinto sessuale, e una volta scrisse: “Non temo <strong>di</strong> guardare<br />

nel più profondo <strong>di</strong> me per riscoprire come dall'ingombro carnale, come dalla bestialità<br />

indomita, come dalla turbolenza sanguigna si esalino le aure <strong>di</strong>vine dei mio spirito”.<br />

D'Annunzio si è valso della lussuria per una sorta <strong>di</strong> conoscenza e una sorta <strong>di</strong> ascesi. Quel che per<br />

altri è piacere, per lui è sacrificio e conoscimento. In nessuno degli scritti ascetici, che sono stati<br />

forse la sua più forte passione letteraria, si troverà contemplata e indagata la morte come nei suoi<br />

libri erotici: la carne non è se non uno spirito devoto alla morte. In questo senso nessuno è stato più<br />

carnale <strong>di</strong> Gabriele D'Annunzio, devoto costante alla morte. Non solo egli s'è visto più volte e s'è<br />

descritto morto... egli ha temuto la morte. La sua devozione nasce, come nei primitivi, dall'orrore<br />

del suo Dio o demone. Che egli l'abbia cercata, la morte, che ne sia stato tentato, non significa che<br />

non la tema... Egli sente come la morte sia l'esperienza maggiore; più grande dell'amore; più<br />

decisiva dell'arte; più pericolosa dell'eroismo tragico. Ma essa è anche l'unica esperienza che non<br />

consenta ritorni. Egli vorrebbe arricchire la sua vita con la morte".


“Il Piacere", considerato la vera e propria "Bibbia" del decadentismo italiano, in cui il protagonista<br />

incarna il simbolo della sfrenatezza sensuale che sfocia nella lussuria, generando insod<strong>di</strong>sfazione e<br />

inappagamento dei desideri, è anche il simbolo del piacere <strong>di</strong> D’Annunzio che vuole esprimere,<br />

attraverso il protagonista, tutto il suo ardore per il sesso femminile.<br />

Andrea Sperelli è un personaggio autobiografico, poichè è l'incarnazione <strong>di</strong> quello che l'autore<br />

avrebbe voluto essere. Andrea Sperelli il protagonista de "il piacere" è propulsore <strong>di</strong> questa<br />

tendenza estetica della cultura decadente, per cui l'arte <strong>di</strong>viene oggetto <strong>di</strong> culto e la vita stessa si<br />

risolve in essa.. La ricerca del bello come unico valore, in<strong>di</strong>fferenza per ogni convenzione etica, il<br />

<strong>di</strong>sprezzo dei valori borghesi.<br />

Sperelli è una figura che più che il pensiero amava l'espressione, la forma ai contenuti, l'importanza<br />

che dà alla vitalità e alla sensualità (o piuttosto lussuria), e lo stesso concetto che guida la vita <strong>di</strong><br />

D'Annunzio "Bisogna fare la propria vita, come si fa “un’opera d'arte" in lui "il senso estetico<br />

sostituisce quello morale".<br />

L'esteta vive da uomo fuori dal comune perché eccezionalmente dotato e raffinato. Nel romanzo il<br />

poeta rivela una ricerca della bellezza come prototipo <strong>di</strong> una donna affascinante e sfuggente,<br />

espressione <strong>di</strong> ciò che può ammaliare un esteta. Gabriele D'Annunzio volle realizzare un modo <strong>di</strong><br />

vita eccezionale, libero da ogni convenzione e costrizione, in una perenne tensione erotica ed<br />

eroica, in un'atmosfera impregnata <strong>di</strong> fasto, <strong>di</strong> raffinatezza <strong>di</strong> sensualità, <strong>di</strong> bellezza, e scan<strong>di</strong>ta da<br />

gesti clamorosi e parole singolari cercando <strong>di</strong> interpretare al meglio un atteggiamento tipico del<br />

decadentismo. D’Annunzio rappresenta nella sua passionalità le ascendenze del mondo classico e i<br />

primi albori <strong>di</strong> una modernità dominata dal sacro fuoco interiore. Inizialmente, egli si rapporta al<br />

verso dantesco con “Primo Vere”, poi si volge agli influssi carducciani, per poi esprimere in<br />

narrativa un versante letterario italiano che viene considerato emblema <strong>di</strong> eleganza e raffinatezza<br />

stilistica, nel quale si schiudono a ventaglio influssi <strong>di</strong> vita mondana, esperienze amorose<br />

in<strong>di</strong>viduali, vocazione per il teatro, cui D’Annunzio viene in<strong>di</strong>rizzato attraverso personalità <strong>di</strong> attrici<br />

come Ida Rubinstein ed Eleonora Duse. D’Annunzio crea drammi <strong>di</strong> lussuria e <strong>di</strong> morte, dove<br />

l’eroina o l’eroe sono costantemente in contrasto con le idee della morale borghese, portata a<br />

reprimere le caratteristiche istintuali dell’essere umano, ed a mistificare le azioni e le teorie<br />

nietzschiane del superuomo. Dalle liriche <strong>di</strong> <strong>“A</strong>lcyone” alla “Figlia <strong>di</strong> Iorio”, la poesia esprime<br />

l’epico sentimento, e la crepuscolarità, in una musica dannunziana, versata all’impeto nostalgico,<br />

amoroso, naturalistico. Ma il piacere quando <strong>di</strong>venta vizio e quin<strong>di</strong> lussuria, è mai sod<strong>di</strong>sfatto? E’<br />

proprio questo il ‘quid ’, lui è infatti insod<strong>di</strong>sfatto, e cerca costantemente nella carne e nella<br />

passione un qualcosa <strong>di</strong> irraggiungibile. D’Annunzio è stato considerato un grande amante, ma non<br />

è mai riuscito a stare più <strong>di</strong> tanto tempo con la stessa donna; non è per amore, ma per passione. E’<br />

passato da donne bellissime, a attrici famose, fino ad arrivare a Parigi, città trasgressiva con i suoi<br />

‘Bordelli ’ , dove inizia a frequentare le famosissime Prostitute. Un Uomo particolarissimo, a volte<br />

incompreso proprio per questa sua voglia ossessiva e incontrollabile della sessualità, ma rimarrà per<br />

sempre nella storia come uno dei più gran<strong>di</strong> amanti che ci sia mai stato.


<strong>di</strong>sinteresse per il presente e mancanza <strong>di</strong> prospettive per il futuro<br />

Il termine<br />

Il termine, nel greco classico, designa la<br />

negligenza, l'in<strong>di</strong>fferenza, la mancanza <strong>di</strong> cure e<br />

<strong>di</strong> interesse per una cosa. Designa inoltre<br />

l'abbattimento, lo scoraggiamento, la<br />

prostrazione, la stanchezza, la noia e la<br />

depressione dell'uomo <strong>di</strong> fronte alla vita.<br />

É lo smarrimento estremo: si produce uno stato<br />

d'animo che intacca e rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientare tutto<br />

ciò che raggiunge.<br />

Due conseguenze tipiche sono l'instabilità e il<br />

<strong>di</strong>sprezzo per gli impegni della propria vita.<br />

L'uomo non padroneggia più la vita; le vicende lo<br />

avviluppano inestricabili, ed egli non sa più<br />

vederci chiaro. Non sa più come cavarsela in<br />

determinate vicende della propria esistenza; e il<br />

compito a lui affidato gli si erge davanti<br />

insuperabile, come la parete <strong>di</strong> una montagna.<br />

La parola all'acci<strong>di</strong>a...!!!<br />

Il lavoro mi piace, mi affascina. Potrei<br />

starmene seduto per ore a guardarlo.<br />

Jerome K. Jerome<br />

La cosa più deliziosa non è non aver nulla<br />

da fare: è aver qualcosa da fare, e non<br />

farla!<br />

Marcel Achard<br />

Un pigro è un uomo che non fa finta <strong>di</strong><br />

lavorare.<br />

Nicolas de Chamforet<br />

I momenti d'ozio sono intervalli <strong>di</strong> luci<strong>di</strong>tà<br />

nei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni della vita.<br />

Ambrose Bierce


Una vita ricca e attiva,un sentire dolente<br />

Arthur Schopenhauer nacque a Danzica il 22 febbraio del 1788 da una ricca famiglia borghese e<br />

morì a Francoforte nel 1860. Suo padre era un bravo mercante che era riuscito ad accrescere il già<br />

cospicuo patrimonio familiare. Questa florida con<strong>di</strong>zione economica consentì al giovane<br />

Schopenhauer <strong>di</strong> viaggiare molto e conoscere ambienti stimolanti sul piano umano e culturale. Egli<br />

dunque ebbe modo <strong>di</strong> conoscere il cure vivo e pulsante dell’Europa, però, questa esperienza<br />

eccezionale non lo in<strong>di</strong>rizzò, come era preve<strong>di</strong>bile,verso i traffici e i commerci, ma servì solo ad<br />

aggravare la sua tendenza a chiudersi in se stesso e a nutrire una visione pessimistica della vita. I<br />

temi dominanti delle sue me<strong>di</strong>tazioni giovanili sono infatti quelli della morte e dell’eternità, dello<br />

smarrimento <strong>di</strong> fronte alla gran<strong>di</strong>osa maestà della natura.<br />

Qualunque sia la causa del sentire doloroso e tormentato del giovane Schopenhauer, certo è che egli<br />

nutrì sempre una crescente insofferenza per il mondo borghese da cui era circondato. Dopo la morte<br />

del padre, forse per suici<strong>di</strong>o, il <strong>di</strong>stacco da tale mondo si fece più profondo e, grazie alla madre, che<br />

aveva anch’essa voltato le spalle al mondo mercantile,egli poté de<strong>di</strong>carsi agli stu<strong>di</strong> classici,<br />

abbandonandosi alla contemplazione della cultura, della filosofia e dell’arte greca.


Il rifiuto totale della vita<br />

E’ in questi anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione, che egli avvertì il bisogno <strong>di</strong> far chiarezza sul proprio<br />

sentimento <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione esistenziale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco dalle or<strong>di</strong>narie preoccupazioni della vita.<br />

Schopenhauer giunse a un rifiuto totale della vita. Intraprese allora anche lo stu<strong>di</strong>o della filosofia.<br />

Platone lo appassionò perché rispondeva alle esigenze del suo animo, specie nel desiderio <strong>di</strong><br />

evadere dalla prigione del mondo sensibile per sollevarsi al mondo delle idee; e lo stesso si <strong>di</strong>ca per<br />

Kant, il filosofo che Schopenhauer ebbe sempre come punto <strong>di</strong> riferimento privilegiato. In Kant<br />

egli trovava una lucida critica al realismo, cioè alla credenza che le cose abbiano una realtà e un<br />

significato in<strong>di</strong>pendenti dal soggetto, e in particolare l’affermazione che la mente dell’uomo avverte<br />

il bisogno <strong>di</strong> andare oltre il mondo mutevole e incerto dei fenomeni per raggiungere la “cosa in sé” ,<br />

vale a <strong>di</strong>re l’essenza profonda delle cose. Su questo punto tra i due non c’è accordo, infatti mentre<br />

per Kant la “cosa in sé” è soltanto pensabile, un concetto non raggiungibile; per Schopenhauer essa<br />

si può conquistare con il faticoso processo <strong>di</strong> chiarificazione interiore che il saggio o il filosofo<br />

possono percorrere.<br />

Che cos’è il mondo?<br />

Nel 1818 Schopenhauer pubblicò il suo capolavoro, il mondo come volontà e rappresentazione,che<br />

avrebbe dovuto <strong>di</strong>ffondere la sua verità nel mondo vile e meschino della filosofia tedesca, ma che<br />

non ebbe alcun successo.<br />

Alla domanda Schopenhauer risponde ponendosi da una duplice<br />

prospettiva: da un lato la prospettiva della rappresentazione intellettuale o, meglio, della scienza; e<br />

dall’altro quella della volontà.<br />

I due punti <strong>di</strong> vista mettono capo a due soluzioni <strong>di</strong>fferenti. Secondo quella della conoscenza il<br />

mondo è una mia rappresentazione; secondo l’altro, il mondo è volontà <strong>di</strong> vivere, un impeto cieco e<br />

tenace che coinvolge tutti gli esseri e li condanna alla sofferenza: il volere, infatti, coincide con il<br />

dolore perché è costituito dalla tensione continua, dalla ricerca senza sosta <strong>di</strong> un piacere che non si<br />

potrà mai appagare completamente.<br />

Il mondo come rappresentazione<br />

Il capolavoro <strong>di</strong> Schopenhauer si apre con l’affermazione secondo cui >: una verità che riguarda tutti gli esseri viventi, anche se solo l’uomo è capace <strong>di</strong><br />

assumerla nella sua coscienza e <strong>di</strong> pensarla. Questa è una verità certa, assoluta ed evidente, tanto<br />

che non ha neppure bisogno <strong>di</strong> essere provata. Dire che il mondo è una mia rappresentazione<br />

significa avere la consapevolezza che io non conosco realmente che cosa siano in sé il sole o la<br />

terra; ma soltanto <strong>di</strong> avere un occhio che vede il sole ed una mano che sente il contatto con la terra.<br />

Il mondo è una mia rappresentazione, cioè mero apparire, sogno e illusioni espressi nella metafora<br />

del “velo <strong>di</strong> Maya”. La rappresentazione ci dà soltanto fenomeni, cioè apparenza e illusione:<br />

qualcosa <strong>di</strong> analogo a ciò che l’antica mitologia in<strong>di</strong>ana chiamava appunto “il velo <strong>di</strong> Maya”, cioè<br />

quel velo che, coprendo il volto delle cose, cela all’uomo la vera essenza del mondo.


La rappresentazione e le forme a priori della conoscenza<br />

Schopenhauer <strong>di</strong>ce molto chiaramente che la rappresentazione, cioè la conoscenza intellettuale o la<br />

scienza, è solo un modo <strong>di</strong> guardare le cose nel loro apparire, dall’esterno, restando sempre alla<br />

superficie della realtà, senza riuscire a capire che cosa ci sia al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa parvenza. Dunque la<br />

rappresentazione ci mostra un continuo fluire <strong>di</strong> immagini o, in termini filosofici, <strong>di</strong> fenomeni, cioè<br />

cose che appaiono.<br />

La realtà quin<strong>di</strong> è solo un insieme <strong>di</strong> rappresentazioni, <strong>di</strong> fenomeni e al soggetto spetta il compito <strong>di</strong><br />

organizzarli. Questo gli è possibile attraverso le forme spazio temporali della sensibilità e la<br />

categoria <strong>di</strong> casualità.<br />

Lo spazio e il tempo sono forme a priori della rappresentazione. Ogni nostra percezione le<br />

presuppone come sue con<strong>di</strong>zioni fondamentali, non è possibile percepire, sentire o conoscere<br />

nessuna cosa o avvenimento senza collocarlo in uno spazio e in un tempo determinati. Gli oggetti<br />

che appaiono nella realtà sensibile spazio-temporale sono poi ulteriormente coor<strong>di</strong>nati dall’intelletto<br />

umano in un or<strong>di</strong>ne che, secondo Schopenhauer, è quello della casualità. Ogni fenomeno è collegato<br />

all’altro da un nesso <strong>di</strong> causa-effetto. Così tutta la realtà ci appare come una trama <strong>di</strong> fenomeni tra<br />

loro connessi e subor<strong>di</strong>nati: nella casualità, risiede l’essenza stessa della materia.<br />

La vita è sogno<br />

Avviandoci a concludere il primo aspetto della questione – l’analisi della rappresentazione – non<br />

possiamo fare a meno <strong>di</strong> registrare il carattere affatto particolare <strong>di</strong> questo pensiero, in cui il mondo<br />

si rivela come una fantasmagorica trama <strong>di</strong> fenomeni e la vita come illusione e sogno, qualcosa <strong>di</strong><br />

analogo alla vita notturna dell’uomo. Un mondo <strong>di</strong> immagini evanescenti e ingannevoli, a volte<br />

belle e lusinghiere, a volte terribili e paurose. Per Schopenhauer la vita e i sogni sono pagine <strong>di</strong> uno<br />

stesso libro. La lettura continua viene chiamata vita reale. Ma quando la giornata finisce e<br />

smettiamo <strong>di</strong> leggere, allora ci mettiamo a sfogliare svogliatamente le pagine, spesso è una pagina<br />

già letta, a volte è una pagina sconosciuta, ma sempre dello stesso libro. Così si <strong>di</strong>ca del rapporto tra<br />

vita vera e i sogni: a quest’ultimi manca l’or<strong>di</strong>ne e la connessione dei fatti,mentre la vita vera è più<br />

or<strong>di</strong>nata; ma si tratta pur sempre della medesima esperienza, come identico era il libro prima letto<br />

or<strong>di</strong>natamente e poi sfogliato a caso. Schopenhauer pensa che l’uomo possa andare al <strong>di</strong> là della<br />

trama superficiale della vita e del sogno,per attingere la vera realtà, “la cosa in sé”,cioè la vera<br />

essenza della realtà. Un’ essenza che l’uomo può raggiungere, una volta che abbia squarciato il velo<br />

<strong>di</strong> Maya. Al contrario, in Kant la “cosa in sé” era quel concetto-limite che serviva a tracciare i<br />

confini della conoscenza. Essa era solo pensabile, ma non raggiungibile dal nostro intelletto. Per<br />

Schopenhauer, invece, la cosa in sé può essere conosciuta, grazie al fatto che l’uomo non è solo<br />

capace <strong>di</strong> rappresentarsi le cose dall’esterno, ma attraverso il proprio corpo fa l’esperienza della vita<br />

dall’interno: si sente soffrire e gioire. In breve, proprio l’esperienza proveniente dal corpo, permette<br />

<strong>di</strong> andare oltre i fenomeni e cogliere l’essenza <strong>di</strong> me stesso che è brama o volontà <strong>di</strong> vivere, un<br />

impulso forte e irresistibile che ci spinge a esistere e ad agire, <strong>di</strong> cui la corporeità non è altro che la<br />

manifestazione esteriore.


Il bisogno esagerato <strong>di</strong> riconoscimento…<br />

Il superbo è una persona innamorata<br />

della propria superiorità, vera o<br />

presunta, per la quale si aspetta un<br />

riconoscimento.<br />

Origini psicologiche<br />

La superbia affonda le sue ra<strong>di</strong>ci nel<br />

profondo dell'uomo, che è sempre teso alla<br />

ricerca e all'affermazione della sua identità.<br />

L'identità non è qualche cosa che si elabora<br />

al proprio interno, ma è qualche cosa che<br />

ciascuno negozia nel rapporto con gli altri,<br />

da cui attende il riconoscimento.<br />

Il bisogno <strong>di</strong> riconoscimento nell'essere<br />

umano è fortissimo: forte al pari <strong>di</strong> altri<br />

bisogni più esistenziali…<br />

Cosa si <strong>di</strong>ce sulla superbia...<br />

La simulazione dell'umiltà è peggiore della<br />

superbia.<br />

Sant'Agostino<br />

La vita è una lunga lezione <strong>di</strong> umiltà.<br />

J.M.Barrie<br />

La falsa modestia è forse il solo oratore<br />

che, parlando <strong>di</strong> se, cede volentieri la<br />

parola ad altri.<br />

Abraham Dufresne<br />

Non ho pietà per i presuntuosi, perchè<br />

credo che portano con se il loro conforto.<br />

George Eliot<br />

Si è orgogliosi quando si ha qualcosa da<br />

perdere e umili quando c'è qualcosa da<br />

guadagnarci.<br />

Herny James


Adolf Hitler nasce il 20 aprile 1889 a Braunnau sull’Inn, alla frontiera austro-bavarese. Suo padre<br />

Alois Hitler, lavorava nell’amministrazione reale e sua madre era una cugina del padre.<br />

Frequentò la Realschule a Linz, dove fu un allievo turbolento e me<strong>di</strong>ocre. La morte del padre nel<br />

1905 per tubercolosi, che era il flagello <strong>di</strong> famiglia, lo immobilizzò a letto, lo scoraggiò<br />

scolasticamente, ma nonostante il <strong>di</strong>sagio economico e il cancro <strong>di</strong> cui sua madre stava morendo,<br />

decide <strong>di</strong> partire per Vienna, per realizzare la sua vocazione artistica, iscrivendosi all’Accademia <strong>di</strong><br />

Belle Arti.<br />

Viene respinto per due anni consecutivi all’esame <strong>di</strong> ammissione dell’Accademia e non poté<br />

iscriversi alla facoltà <strong>di</strong> Architettura, essendo sprovvista <strong>di</strong> un certificato <strong>di</strong> licenza. Inizia così un<br />

periodo oscuro, 5 anni <strong>di</strong> vagabondaggio e <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento fisico e sociale, quasi totale, lontano<br />

dalla famiglia, essendo morta sua madre. In quel periodo era proprio un fantasma del ghetto: girava<br />

con un soprabito nero troppo lungo e sformato, che gli era stato regalato da un suo amico<br />

occasionale ebreo, i capelli sporchi sotto il capello logoro, una barba che gli invadeva il volto<br />

affilato dalla febbre.


Nel 1909 egli dovette rassegnarsi a lavorare in una società, e a piazzare i suoi quadri. In quel<br />

periodo leggeva molto e <strong>di</strong>scuteva <strong>di</strong> politica con i suoi amici, ma quasi sempre si trattava <strong>di</strong><br />

monologhi, che stupivano l’u<strong>di</strong>torio per i loro temi, la loro perentorietà e la loro violenza. Tra tutti<br />

gli amici che aveva, lui era l’unico, che nonostante la decadenza fisica, non si lasciò a quella<br />

morale. Lui non abbandonò mai i propri valori: decoro e or<strong>di</strong>ne.<br />

Gli mancava solo la <strong>di</strong>sciplina, e la lotta per salvare la sua <strong>di</strong>gnità, lo convinse che, solo il più forte<br />

e il più astuto, avrebbe vinto tale lotta della vita. Hitler fu sempre a contatto con le classi lavoratrici<br />

e quello che provocava la sua collera, erano le teorie dei marxisti, che rifiutavano i valori della<br />

patria borghese e del lavoro capitalista. Scoprì che <strong>di</strong>etro queste teorie, c’era l’ebraismo.<br />

L’antisemitismo si stava sviluppando in Europa centrale, e proprio a Vienna confluivano tutte le<br />

razze e gli scarti dei ghetti slavi.<br />

E’ proprio in questa situazione che egli contrasse l’o<strong>di</strong>o per gli ebrei: chi si nascondeva <strong>di</strong>etro al<br />

marxismo internazionalista e materialista, chi si arricchiva a spese del popolo e portava via donne e<br />

giovani, chi minava la supremazia della razza tedesca nell’Impero, se non l’ebreo?<br />

Fu proprio a Vienna per Hitler la "scuola" più dura e la più fruttuosa della sua vita.<br />

Nel 1913 egli decise <strong>di</strong> partire per Monaco e nel 1914, <strong>di</strong>nanzi al Consiglio <strong>di</strong> revisione a<br />

Salisburgo, fu riformato per cattive con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute. Quando il 1° agosto 1914 ci fu la<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> guerra, Hitler era felicissimo e volle partecipare a tale "grande fortuna".<br />

Fece domanda per prestare servizio militare nell’esercito della Baviera, e fu arruolato in un<br />

battaglione <strong>di</strong> fanteria <strong>di</strong> riserva. Senza famiglia, senza amici, senza un mestiere, Hitler fu per 4<br />

anni un soldato modello, per il quale l’esercito rappresentava focolare, affetti e mezzo <strong>di</strong><br />

sostentamento. Per tutta la guerra ebbe ruolo <strong>di</strong> staffetta <strong>di</strong> compagnia. Molto coraggiosamente<br />

traversò l’inferno del fronte occidentale, guadagnando così il grado <strong>di</strong> caporale. Prese un unico<br />

congedo in seguito ad una ferita alla gamba.<br />

Nel 1917 constatò, con grande sorpresa e collera, che nel Paese regnavano una crescente<br />

demoralizzazione, il dubbio e la carestia. Gli ufficiali prussiani erano degli incapaci, lasciavano<br />

morire milioni <strong>di</strong> uomini, che si battevano, soffrivano e morivano ai loro or<strong>di</strong>ni, invece <strong>di</strong> portare<br />

or<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong>sciplina e coraggio. Fu allora che Hitler pensò: "Se mi si affidasse il comando della<br />

guerra! Saprei come far regnare l’or<strong>di</strong>ne all’interno e ricambiare agli Alleati la loro propaganda".<br />

Nel 1918 la Germania venne sconfitta e per lui fu un colpo terribile. Naufragavano quell’Impero e<br />

quella vittoria, per i quali aveva appassionatamente combattuto per 4 anni.<br />

Il 9 Novembre 1918 venne proclamata la Repubblica <strong>di</strong> Weimar, battezzata così dal nome della città<br />

in cui si tenne l’Assemblea Nazionale Costituente. Questa Repubblica regnò dal 1918 al 1933. Le<br />

masse popolari, l’accettarono apaticamente e i gruppi <strong>di</strong> pressione erano tali che ogni decisione<br />

importante del potere politico doveva essere negoziata con la potenze dell’economia privata e<br />

dell’esercito, inoltre la repubblica non seppe imporre la pace anche perché questa non si comanda a<br />

bacchetta.<br />

Nel 1919 Hitler entrò nel Partito tedesco dei lavoratori, che fu trasformato nel 1920 nel Partito<br />

nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, del quale <strong>di</strong>venne il capo nel 1921.<br />

L’inflazione gravissima e l’incertezza della Repubblica crearono il caos tanto che il presidente<br />

decretò lo stato d’asse<strong>di</strong>o, affidando all’esercito il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la Repubblica che esso


<strong>di</strong>sprezzava. Ma le autorità bavaresi volevano approfittare <strong>di</strong> questa situazione per esautorare la<br />

democrazia e installare un governo reazionario e militare.<br />

Nel 1929 Hitler, stanco degli indugi delle autorità <strong>di</strong> Monaco, colpì per primo e attuò il suo colpo <strong>di</strong><br />

Stato. Ma questo colpo <strong>di</strong> mano fallì e Adolf Hitler venne arrestato e il partito nazista e quello<br />

comunista furono messi fuori legge. Hitler fu condannato e 5 anni <strong>di</strong> reclusione nella fortezza <strong>di</strong><br />

Landesberg, pena minima, che del resto, gli fu subito assicurato, sarebbe stata ridotta. Nel carcere,<br />

Hitler, dettava il Mein Kampf a Rudolf Hess e intanto prendeva lezioni dal passato. Era per essersi<br />

messo nell’illegalità e, quel che più conta contro l’esercito, che aveva fallito.<br />

Nel 1924 dopo appena nove mesi <strong>di</strong> reclusione, Hitler veniva rimesso in libertà . Il suo partito era<br />

stato sciolto, ma egli non pensò nemmeno un momento <strong>di</strong> abbandonare la vita politica. Riorganizzò<br />

il partito e all’interno delle SA, che era un’associazione paramilitare, che egli voleva far <strong>di</strong>ventare<br />

un esercito politico. Fu scelto un piccolo gruppo, destinato a rimanere attorno al Führer.<br />

Il partito fu articolato in gruppi locali riuniti in Gau, i cui capi, i Gauleiter, venivano eletti. Hitler,<br />

sospettoso moltiplicava gli incarichi e cambiava spesso il personale. Per affermare la propria<br />

autorità, Hitler decise <strong>di</strong> nominare personalmente i Gauleiter e creò un tribunale per giu<strong>di</strong>care le<br />

contese fra i membri. Negli anni successivi il numero degli adepti crebbe lentamente. Alla fina del<br />

1929 il partito aveva già triplicato i suoi effettivi e le SA contavano 100.000 uomini, un numero<br />

pari all’esercito regolare. D’altra parte, il numero dei <strong>di</strong>soccupati cresceva con lo stesso ritmo. Ora,<br />

la SA, grazie alla sua cassa <strong>di</strong> soccorso e ai suoi refettori, offrì un rifugio agli affamati. In tal modo<br />

gli effettivi dell’esercito politico si accrebbero continuamente e nel 1933, si poterono contare<br />

300.000 uomini.<br />

Nel 1930 ci furono le elezioni e il partito <strong>di</strong> Adolf Hitler ottenne circa 6.500.000 voti, superando <strong>di</strong><br />

poco i socialdemocratici, seguiti dai comunisti. Approfittando, in seguito, del favore del Presidente<br />

Hindenburg e degli elementi militari, ma soprattutto dello stato d’animo <strong>di</strong> depressione in cui si<br />

trovava gran parte della popolazione tedesca (sette milioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupati), il Führer venne nominato<br />

cancelliere.(gennaio ‘33).<br />

Nel 1934 il Presidente Hindenburg era vecchio e declinava rapidamente e c’era il problema della<br />

successione. Erano in molti i can<strong>di</strong>dati, ma il 29 giugno 1934, dopo settimane <strong>di</strong> dubbio, Hitler<br />

<strong>di</strong>ede alle SS e alla Gestapo l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> colpire. Ci fu una notte <strong>di</strong> sangue (notte dei coltelli) da un<br />

capo all’altro del Reich. Per tutta la notte, in una prigione, i plotoni delle SS fucilarono uomini che<br />

morivano gridando con "Heil Hitler". Morirono anche degli innocenti, furono liquidati vecchi<br />

rancori. Più <strong>di</strong> 1.000 morti e circa 1.200 arrestati furono coperti dall’esercito, che rimase fedele.<br />

Quando Hindenburg morì, Hitler gli successe in qualità <strong>di</strong> Führer e cancelliere del Reich, ormai la<br />

Germania era Hitler e Hitler era la Germania. Il Führer si stancò assai presto degli affari interni e<br />

lasciò governare i suoi uomini <strong>di</strong> fiducia, riservandosi gelosamente la politica estera.<br />

Sempre nello stesso anno, la Germania abbandona la conferenza per il <strong>di</strong>sarmo e la Società delle<br />

Nazioni e Hitler inizia a sbarazzarsi dei nemici interni: ebrei e repubblicani, in quanto questa<br />

sembrava essere la con<strong>di</strong>zione per la rivincita.<br />

Nel 1936 il Führer tentò il putsch austriaco, ma questo fallì a causa dell’intervento italiano.<br />

Negli anni successivi la Germania si riarmò e rioccupò militarmente la Renania. Nel 1937 Hitler<br />

stipulò un accordo con Mussolini, l’asse Roma-Berlino, che si rafforzava <strong>di</strong> giorno in giorno.


Nel 1938 il Führer assunse personalmente il comando delle forze armate nell’ultimo consiglio <strong>di</strong><br />

gabinetto del Terzo Reich. Si concluse l’Anschlu così come era stato previsto, e l’Austria fu<br />

incorporata nella Grande Germania. In questo anno, iniziò l’applicazione delle leggi razziali.<br />

Dopo aver conquistato la Boemia e la Slovacchia, nel ‘39 Hitler invase la Polonia e la conquistò,<br />

causando la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> guerra <strong>di</strong> Francia ed Inghilterra<br />

Nel 1941 Hitler decise <strong>di</strong> attaccare la sua alleata, la Russia, dando poca importanza alla guerra con<br />

l’Inghilterra. Questo fu un errore fatale per Hitler, poiché questo aprì un secon<strong>di</strong> fronte, errore reso<br />

ben presto ancora più grave dall’entrata in guerra degli Stati Uniti. Da questo errore in poi la<br />

situazione della Germania si venne a mo<strong>di</strong>ficare a suo sfavore. In ogni caso Hitler rimase fedele al<br />

giuramento pronunciato nel giorno dell’apertura delle ostilità, vivendo tutta la guerra in mezzo al<br />

suo esercito.<br />

Dal 1941 la salute del Führer, cominciò a risentire del lavoro frenetico e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato ch’egli<br />

s’imponeva. Capelli grigi, vertigini, fobia per la neve, erano anche le conseguenze dei lunghi mesi<br />

passati senza sole né riposo, sotto i cupi abeti delle foreste della Prussia orientale o dell’Ucraina,<br />

che nascondevano il suo quartier generale. Per <strong>di</strong> più l’attentato del 20 luglio gli aveva leso i<br />

timpani e il braccio sinistro, da allora, fu agitato da un tremito continuo.<br />

Nel 1943 ci fu la <strong>di</strong>sfatta tedesca a Stalingrado e il malcontento <strong>di</strong> buona parte dell’esercito si<br />

concretizzò, in tentativi falliti, <strong>di</strong> uccidere Adolf Hitler. La Germania veniva attaccata ad Est dai<br />

Sovietici e a Ovest dagli Alleati, e nel 1945 il cerchio <strong>di</strong> fuoco si chiuse intorno a Berlino. Nel<br />

bunker della Cancelleria, rifiutandosi <strong>di</strong> credere alla <strong>di</strong>sfatta, tra<strong>di</strong>to da tutti, Hitler continuò a<br />

manovrare con le mani ma<strong>di</strong>de e la testa in fiamme, armate inesistenti.<br />

Ma quando i Russi furono a solo 100 metri dalla Cancelleria, il sogno <strong>di</strong> Hitler svanì. Dopo aver<br />

sposato la sua amante, Eva Braun, e redatto le sue ultime volontà, Hitler si suicidò il 20 aprile 1945,<br />

all’età <strong>di</strong> 56 anni. I loro cadaveri bruciati scomparvero forse nel caos del bombardamento sovietico.<br />

Una settimana dopo, il Terzo Reich capitolava, più <strong>di</strong> 30 milioni <strong>di</strong> morti restavano a testimonianza<br />

della follia sanguinaria <strong>di</strong> Adolf Hitler.


Nel 1939 Hitler avvenne al potere e, due mesi dopo che il maresciallo Hindenburg gli ebbe<br />

affidato la costituzione del nuovo governo, entrarono in vigore i primi provve<strong>di</strong>menti contro<br />

gli Ebrei tedeschi.<br />

• Essi erano esclusi dagli uffici pubblici e dall’avvocatura;<br />

• I me<strong>di</strong>ci ebrei erano esclusi dalle mutue.<br />

Con questi provve<strong>di</strong>menti iniziava l’eliminazione degli Ebrei da tutti i settori della vita del<br />

Paese, e benché non tutti fossero d’accordo, nessuno interveniva, perché si mirava alla<br />

pacificazione.<br />

• Soltanto un compatriota può essere citta<strong>di</strong>no. Soltanto chi è <strong>di</strong> sangue tedesco,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla sua religione, può essere un compatriota. Un ebreo non<br />

può essere un compatriota.<br />

• Chi non è citta<strong>di</strong>no non può vivere in Germania che in qualità <strong>di</strong> ospite è soggetto<br />

alla legislazione per gli stranieri.<br />

• L’esclusione degli Ebrei e <strong>di</strong> tutti i non-Tedeschi da tutti i posti <strong>di</strong> responsabilità<br />

nella vita pubblica.<br />

• La cessazione dell’immigrazione degli Ebrei dell’Est e <strong>di</strong> tutti gli stranieri parassiti;<br />

l’espulsione degli Ebrei e degli stranieri indesiderabili.


Secondo i gran<strong>di</strong> capi nazionalsocialisti, era un errore credere che il problema ebraico<br />

potesse essere risolto senza spargimento <strong>di</strong> sangue: la soluzione non poteva avvenire<br />

altrimenti se non in maniera cruenta.<br />

Nel 1935 il commercio era boicottato, ma gli Ebrei non venivano ancora seviziati, tuttavia<br />

ci furono nuovi provve<strong>di</strong>menti.<br />

• I matrimoni tra Ebrei a soggetti <strong>di</strong> sangue tedesco o assimilato sono proibiti.<br />

• I rapporti extraconiugali tra Ebrei e in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> sangue tedesco, o assimilato sono<br />

proibiti.<br />

• Gli Ebrei non possono tenere al loro servizio in qualità <strong>di</strong> domestiche, donne <strong>di</strong><br />

sangue tedesco o assimilato che abbiano meno <strong>di</strong> quarantacinque anni <strong>di</strong> età.<br />

• E’ proibito agli Ebrei esporre ban<strong>di</strong>ere dai colori nazionali tedeschi. Per contro essi<br />

possono esporre ban<strong>di</strong>ere dai colori ebraici: l’esercizio <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>ritto è tutelato<br />

dallo Stato.<br />

• Le infrazioni del 1° provve<strong>di</strong>mento saranno punite con la reclusione. Le infrazioni al<br />

2° provve<strong>di</strong>mento saranno punite con pena <strong>di</strong> prigione o <strong>di</strong> reclusione.<br />

Queste leggi erano le leggi sacrali, me<strong>di</strong>ante le quali Hitler poteva realizzare il suo sogno.<br />

Egli voleva estirpare la religione cristiana e sostituirla con un nuovo culto una nuova<br />

morale. Solo una religione gli poteva assicurare degli uomini religiosamente obbe<strong>di</strong>enti,<br />

fanaticamente sottomessi, che gli corressero <strong>di</strong>etro.<br />

dell’assassinio"<br />

Questi dovevano sottomettersi al Führer<br />

incon<strong>di</strong>zionatamente e assolutamente, il Führer è come<br />

il sacerdote che sa esprimere la volontà <strong>di</strong>vina. Secondo<br />

Hitler, l’Ebreo simboleggia il male: " Se l’Ebreo non<br />

esistesse, bisognerebbe inventarlo", perché una<br />

religione non può fare a meno del <strong>di</strong>avolo. La sua<br />

presenza faceva sì che si percepisse meglio il Dio.<br />

Più l’orrore sarebbe stato intenso, più intense sarebbero<br />

state l’adorazione e la fede. Queste idee <strong>di</strong> Hitler<br />

entrarono nella mente della popolazione: l’Ebreo non è<br />

soltanto impuro e contamina tutto con il suo stesso<br />

contatto, ma impuro è anche tutto quanto gli appartiene<br />

e partecipa alla sua vita.<br />

Vennero attribuite dai tribunali pene <strong>di</strong> prigione e <strong>di</strong><br />

reclusione per contaminazione razziale, che avveniva<br />

anche attraverso baci e abbracci.<br />

"La contaminazione razziale è un crimine peggiore<br />

Le leggi sacrali <strong>di</strong>vennero sempre più assurde e nel 1938 venne stabilito che ogni uomo<br />

Ebreo doveva prendere il nome <strong>di</strong> Israele e ogni donna Ebrea quello <strong>di</strong> Sara.<br />

Con l’Anschlu dell’Austria, nel 1938, i provve<strong>di</strong>menti sacrali vennero emessi con<br />

frequenza raddoppiata, e naturalmente anche la neoannessa Austria venne messa "al<br />

passo", per ciò che riguardava la legislazione antisemita. Tra le nuove <strong>di</strong>sposizioni<br />

c’erano:


• La denuncia obbligatoria dei beni appartenenti agli Ebrei.<br />

• L’obbligo <strong>di</strong> assumere il nome <strong>di</strong> Israele o <strong>di</strong> Sara.<br />

• La soppressione delle ultime eccezioni a favore degli avvocati ex combattenti.<br />

• L’obbligo <strong>di</strong> apporre la lettera J su passaporti e carte d’identità.<br />

A metà ottobre 1938 venne deciso, che era arrivato il momento <strong>di</strong> risolvere il problema<br />

ebraico. Gli Ebrei dovevano sparire dall’economia tedesca a lasciare la Germania.<br />

Poco dopo iniziarono le prime deportazioni. Circa 10.454 Ebrei vennero portati a<br />

Buchenwald, e lì vennero fatti coricare all’aperto in pieno inverno, percossi e torturati per<br />

giornate intere, mentre l’altoparlante scan<strong>di</strong>va: "Ogni Ebreo che desideri impiccarsi è<br />

pregato <strong>di</strong> avere la cortesia <strong>di</strong> introdursi un pezzo <strong>di</strong> carta in bocca, recante il proprio<br />

nome, al fine <strong>di</strong> poter procedere all’identificazione".<br />

Dal novembre 1938 le sinagoghe vennero bruciate e gli ebrei deportati, e in ogni città, tra<br />

tutti coloro che avrebbero potuto fare qualcosa, nessuno mosse un <strong>di</strong>to. Ormai la politica<br />

che Hitler aveva adottato negli ultimi cinque anni, aveva addomesticato tutta la società.<br />

Furono incen<strong>di</strong>ate 101 sinagoghe, 76 demolite e <strong>di</strong>strutti 7.500 negozi, ma questo non<br />

bastava, altri provve<strong>di</strong>menti vennero emessi:<br />

• Tutti gli Ebrei sono esclusi totalmente e definitivamente dal commercio.<br />

• Gli Ebrei devono pagare un’ammenda collettiva <strong>di</strong> un miliardo.<br />

• Ai ragazzi Ebrei è vietato frequentare scuole tedesche.(Ministero dell’Educazione)<br />

• La libera circolazione degli Ebrei viene limitata: essi non possono frequentare<br />

determinati quartieri, né mostrarsi in pubblico a determinate ore.(Polizia)<br />

• E’ proibito agli Ebrei l’accesso alle vetture-letto e alle vetture-ristorante; e così pure<br />

l’accesso ai ristoranti e alberghi frequentati dai membri del partito.<br />

Queste or<strong>di</strong>nanze introducevano misure assai complesse al fine "<strong>di</strong> giungere, se possibile,<br />

al concentramento degli Ebrei in determinati e<strong>di</strong>fici". E mentre questi provve<strong>di</strong>menti<br />

venivano emessi, la comunità ebraiche della Germania provvedevano allo sgombero della<br />

macerie della sinagoghe; quasi ovunque il terreno era stato trasformato in alberate "per<br />

ariani" a loro scapito.<br />

Qualche mese dopo alla vigilia della guerra, una legge <strong>di</strong> base regolava lo statuto<br />

degli<br />

Ebrei, stabilendo la formazione <strong>di</strong> una "Unione degli Ebrei del Reich",<br />

alla quale dovevano aderire tutti gli Ebrei tedeschi, ai quali spettava<br />

<strong>di</strong> provvedere all’istruzione dei ragazzi ebrei, all’assistenza sociale, ai<br />

problemi dell’emigrazione. Tale era la situazione degli Ebrei tedeschi<br />

alla vigilia della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e Hitler in un <strong>di</strong>scorso<br />

<strong>di</strong>sse: " O l’Europa e il mondo si piegheranno ai miei voleri; e allora io<br />

concentrerò il popolo ebraico in qualche isola deserta. O tenteranno<br />

<strong>di</strong> resistermi; e allora la razza maledetta sarà votata allo sterminio".<br />

Quando nel 1941 la guerra <strong>di</strong>ventò veramente totale, quando il<br />

Führer finalmente si convinse che i ponti erano definitivamente<br />

tagliati e che una nuova Monaco era impossibile, i nazisti ricorsero<br />

alla seconda alternativa: iniziarono così le persecuzioni.


Anche alla Polonia vennero estese queste leggi sacrali e nell’ottobre 1939 venne istituito il<br />

principio dell’obbligatorietà del servizio del lavoro per gli ebrei dai 14 ai 60 anni, venne<br />

prescritto un censimento che dava la possibilità <strong>di</strong> contrassegnare con un timbro i<br />

documenti d’identità degli Ebrei. Nel novembre dello stesso anno venne prescritto l’uso <strong>di</strong><br />

un bracciale bianco "largo almeno 10 centimetri", vennero vietati i trasferimenti <strong>di</strong><br />

residenza e istituito il coprifuoco dalla nove <strong>di</strong> sera alle cinque del mattino.<br />

Agli inizi del ‘40 venne fatto <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> servirsi delle ferrovie e <strong>di</strong> tutti i mezzi <strong>di</strong> pubblici <strong>di</strong><br />

trasporto. Tutta una serie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nanze minori, analoghe a quelle introdotte i Germania,<br />

proibisce agli Ebrei <strong>di</strong> frequentare locali pubblici e gli spettacoli, li ban<strong>di</strong>sce dalle scuole e<br />

dalle università, li allontana dalle libere professioni e da ogni settore della vita economica,<br />

li priva dei benefici della legislazione sociale, e, nel giro <strong>di</strong> poche settimane, ne "arianizza"<br />

le aziende commerciali e industriali. Sono loro consentite soltanto le attività manuali.<br />

Venne infine messa in atto la sistematica concentrazione nei ghetti. Il ghetto <strong>di</strong> Lodz è il<br />

primo in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo. Nelle gran<strong>di</strong> città i ghetti furono cinti da mura; in altre località si<br />

trattava <strong>di</strong> quartieri delimitati, all’ingresso dei quali stavano cartelli in lingua tedesca che<br />

avvertivano: "Pericolo <strong>di</strong> epidemia, potete entrare a vostro rischio e pericolo!". All’inizio del<br />

1941 il concentramento dei ghetti in Polonia era ormai cosa conclusa e venne decretata la<br />

pena <strong>di</strong> morte per ogni Ebreo sorpreso fuori dal ghetto. Questo sistema comportava, tra le<br />

altre conseguenza la condanna degli Ebrei a lenta morte per inanizione.<br />

L’elenco interminabile dei provve<strong>di</strong>menti legali emanati ai danni degli Ebrei culminava in<br />

alcuni testi che stabilivano imprecisi termini giuri<strong>di</strong>ci che un Ebreo non potrà più essere<br />

soggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto civile o penale; non potrà sporgere denuncia: i tribunali sono<br />

incompetenti a giu<strong>di</strong>care del suo caso, poiché egli sta fuori della legge, e delitti o crimini da<br />

lui commessi sono <strong>di</strong> esclusiva competenza della polizia e delle SS.


LA <strong>DE</strong>CISIONE E L’ELIMINAZIONE<br />

L’eliminazione totale degli Ebrei non era il piano iniziale <strong>di</strong> Hitler. Purtroppo non ci sono<br />

documenti e probabilmente non ne sono mai esistiti, che possano attestarlo. Ma una cosa<br />

è sicura, anche se non era nei suoi piani, fu Lui a deciderlo sterminio degli Ebrei nel 1940.<br />

Ma cosa gli fece cambiare idea? Forse l’o<strong>di</strong>o per il popolo ebraica, forse la sua follia, ma<br />

più probabilmente il motivo era un altro. Quando lo sterminio degli Ebrei venne <strong>di</strong>sposto,<br />

era ormai evidente che il conflitto sarebbe stato <strong>di</strong> lunga durata, in<strong>di</strong>pendentemente dal<br />

suo esito. Le speranze <strong>di</strong> un compromesso con l’Inghilterra erano svanite e i nazisti<br />

giocavano il tutto per tutto. Lo sterminio del popolo ebraico, avrebbe reso complice tutto il<br />

popolo tedesco, infatti "nulla lega più dei delitti commessi in comune".<br />

In questo modo, l’olocausto sarebbe servito ad unire il Capo ai sud<strong>di</strong>ti in un cerchio<br />

comune d’ insaziabile furia omicida. L’espulsione degli Ebrei e la loro eliminazione<br />

s’imponeva con evidenza assoluta, quin<strong>di</strong> il modo <strong>di</strong> eliminarli non aveva troppa<br />

importanza. Furono attuati quattro tipi <strong>di</strong> eliminazioni: caotiche, meto<strong>di</strong>che, <strong>di</strong>rette ed<br />

ritardate.


ELIMINAZIONI CAOTICHE<br />

Mentre la Germania si apprestava a <strong>di</strong>chiarare guerra contro la Russia, vennero formati<br />

dei gruppi d’azione. Questi gruppi erano formati da 500-800 persone e avevano il compito<br />

<strong>di</strong> sterminare gli Ebrei. L’esercito tedesco entrò velocemente nell’Unione Sovietica, ma gli<br />

Ebrei dei paesi baltici vennero risparmiati, in quanto la loro manodopera era un fattore<br />

insostituibile. Solo quando l’avanzata tedesca rallentò, i gruppi poterono procedere con le<br />

eliminazioni <strong>di</strong> massa, che avvenivano così:<br />

Giunti in una località, si facevano in<strong>di</strong>care gli Ebrei del posto e il rabbino, al quale<br />

affidavano l’incarico <strong>di</strong> costituire un Consiglio ebraico. Il domani, o qualche giorno dopo, il<br />

Consiglio ebraico veniva avvertito che la popolazione ebraica doveva essere registrata in<br />

vista <strong>di</strong> un trasferimento verso un "territorio ebraico". Il Consiglio era pertanto incaricato <strong>di</strong><br />

convocare la popolazione che, nelle località <strong>di</strong> una certa importanza, veniva avvertita con<br />

manifesti. Data la rapi<strong>di</strong>tà dell’operazione, l’or<strong>di</strong>ne in genere era eseguito dagli abitanti,<br />

non ancora informati dei meto<strong>di</strong> tedeschi.<br />

ELIMINAZIONI METODICHE<br />

Gli Ebrei venivano caricati su autocarri, talora su vagoni merci, e<br />

trasportati a qualche chilometro dalla città, verso un burrone o un<br />

fossato anticarro. Spogliati del loro denaro, degli oggetti <strong>di</strong> valore e<br />

spesso dei loro stessi abiti, uomini, donne e bambini venivano<br />

imme<strong>di</strong>atamente fucilati sul posto. Le fucilazioni non erano l’unico<br />

sistema cui ricorsero i Komandos. Si ebbero, sulle rive del Mar<br />

Nero, degli annegamenti collettivi, vi furono anche casi <strong>di</strong> Ebrei<br />

bruciati vivi e <strong>di</strong> ebrei asfissiati negli "autocarri a gas".<br />

Il genio tecnico dei Tedeschi permise loro <strong>di</strong> organizzare nel giro <strong>di</strong> pochi mesi un’industria<br />

della morte, razionale ed efficace. I campi <strong>di</strong> sterminio erano sorti, con installazioni<br />

dapprima ru<strong>di</strong>mentali, poi via via più perfezionate e il sistema <strong>di</strong> sterminio scelto fu<br />

l’asfissia per acido prussico (Auschwitz) e per ossido <strong>di</strong> carbonio.<br />

Ogni campo <strong>di</strong> sterminio era dotato <strong>di</strong> un piccolo locale chiuso ermeticamente, che veniva<br />

trasformato in doccia. Vi veniva fatta penetrare una serie <strong>di</strong> tubi a cui si adattavano dei<br />

cilindri contenenti l’ossido <strong>di</strong> carbonio. Prima <strong>di</strong> essere condotti a gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci o <strong>di</strong><br />

quin<strong>di</strong>ci dentro alla camera a gas, i malati venivano generalmente insonnoliti con iniezioni<br />

<strong>di</strong> morfina o <strong>di</strong> scopolamina, o drogati con pastiglie sonnifere. Le stazioni <strong>di</strong> eutanasia<br />

erano provviste anche <strong>di</strong> un piccolo crematorio ove venivano bruciati i cadaveri. Le<br />

famiglie erano informate con lettere stereotipate che annunciavano il decesso del malato<br />

per "debolezza car<strong>di</strong>aca" o per "polmonite".<br />

Prima <strong>di</strong> questa tecnica ne erano state utilizzate altre, tra cui il metodo della calce viva, le<br />

iniezioni <strong>di</strong> fenolo al cuore e far precipitare le vittime dall’alto <strong>di</strong> una cava. I proce<strong>di</strong>menti<br />

tecnici per ottenere uno sterminio efficace e <strong>di</strong>screto, conforme a ciò che i nazisti<br />

qualificavano come "stile tedesco", furono stu<strong>di</strong>ati e preparati in laboratorio da me<strong>di</strong>ci e<br />

stu<strong>di</strong>osi tedeschi e i malati <strong>di</strong> mente della Germania fecero da cavie per gli Ebrei d’Europa.


ELIMINAZIONI DIRETTE<br />

Oltre alla sterminio degli ebrei, la pazzia hitleriana si estese ad altri popoli, tra cui Zingari,<br />

Russi, Polacchi e Cechi. Anche questi furono colpiti dalle leggi razziali, furono deportati e<br />

poi massacrati. Le <strong>di</strong>sposizioni della Wehrmacht prevedevano che "nessun Tedesco che<br />

avesse preso parte alle operazioni militari, potesse essere soggetto a proce<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong>sciplinari o giu<strong>di</strong>ziari a causa della sua condotta durante il combattimento", inoltre i<br />

soldati dovevano tener presente "che nei paesi baltici, la vita umana, il più delle volte, non<br />

aveva alcun valore.<br />

ELIMINAZIONI RITARDATE<br />

Altri meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> eliminazione <strong>di</strong> ebrei, invece che avere effetti imme<strong>di</strong>ati come la fucilazione,<br />

avevano effetti ritardati. Uno <strong>di</strong> questi proce<strong>di</strong>menti era far si che non vi fosse più<br />

generazione futura, attraverso progetti <strong>di</strong> sterilizzazione <strong>di</strong> massa.<br />

Un altro proce<strong>di</strong>mento consisteva nel ratto dei bambini. Questi venivano collocati negli<br />

asili-nido delle SS e lì morivano <strong>di</strong> fame. Anche la degradazione mentale dei popoli era un<br />

provve<strong>di</strong>mento per lo sterminio degli Ebrei. Alle popolazioni non-tedesche era concesso<br />

un grado minimo <strong>di</strong> istruzione: leggere e scrivere. Così si andava verso la formazione <strong>di</strong><br />

"tribù degenerate" e "bestie da soma" senza volto ne in<strong>di</strong>vidualità.


L'invi<strong>di</strong>a è un sentimento malevolo nei<br />

confronti <strong>di</strong> un'altra persona o gruppo<br />

<strong>di</strong> persone che possiedono qualcosa<br />

(concretamente o metaforicamente) che<br />

l'invi<strong>di</strong>oso non possiede. Essa si<br />

caratterizza come desiderio<br />

ambivalente: <strong>di</strong> possedere ciò che gli<br />

altri possiedono, oppure che gli altri<br />

perdano quello che possiedono.<br />

L'enfasi è, quin<strong>di</strong>, sul confronto della<br />

propria situazione con quella delle<br />

persone invi<strong>di</strong>ate, e non sul valore<br />

intrinseco dell'oggetto posseduto da tali<br />

Dolore per il ben altrui<br />

Cosa si <strong>di</strong>ce sull’invi<strong>di</strong>a…<br />

L'invi<strong>di</strong>oso mi loda senza saperlo.<br />

Gibran, Kahalil.<br />

L'invi<strong>di</strong>oso non muore mai una volta<br />

sola, ma tante volte quanto l'invi<strong>di</strong>ato<br />

vive salutato dal plauso della gente.<br />

Gracián, Baltasar.<br />

Ci si vanta spesso delle passioni, anche<br />

delle più criminose; ma l'invi<strong>di</strong>a è una<br />

passione timida e vergognosa che non si<br />

osa mai confessare.<br />

La Rochefoucauld.<br />

Gli anni che una donna si toglie non li<br />

butta via, li aggiunge all'età delle altre.<br />

Anonimo<br />

Congratularsi vuol <strong>di</strong>re esprimere con<br />

garbo la propria invi<strong>di</strong>a.<br />

Ambrose Bierce


Da «Epigrammi» IX, 97<br />

«Schiatta d'invi<strong>di</strong>a quel tale perchè tutta Roma mi legge.<br />

Schiatta d'invi<strong>di</strong>a perchè sono segnato a <strong>di</strong>to dalla folla.<br />

Schiatta d'invi<strong>di</strong>a perchè Tito e Domiziano mi hanno<br />

concesso privilegi e favori.<br />

Schiatta d'invi<strong>di</strong>a perchè ho un piccolo podere fuori città e<br />

una casa modesta a Roma.<br />

Schiatta d'invi<strong>di</strong>a perchè sono circondato da amici e invitato<br />

a cena.<br />

Schiatta d'invi<strong>di</strong>a perchè sono amato ed ho successo.<br />

Schiatti pure chi crepa d'invi<strong>di</strong>a!»<br />

Nel suo crudo realismo, in modo spregiu<strong>di</strong>cato e talvolta per bisogno <strong>di</strong> raggranellare quanto gli<br />

bastasse per vivere, Marziale <strong>di</strong>sse e scrisse, quando potè. Di certo calcò spesso la mano con una<br />

crudele satira contro molti personaggi che affollavano la società del suo tempo; con il suo sguardo<br />

osservò attentamente ogni cosa ed ogni aspetto umano dal vizio capitale al più semplice gesto<br />

malizioso; con i suoi epigrammi scrutò le piccole vicende quoti<strong>di</strong>ane e le rese eterne, incensò i<br />

potenti per necessità e per fame. Marziale fu il poeta dei costumi, osservò la società romana<br />

ritraendone acutamente i vizi e i <strong>di</strong>fetti ma giu<strong>di</strong>cò sempre con la sua testa. Fin dall'inizio soffrì<br />

l'ingiustizia dei tempi sulla propria pelle sempre arrabattandosi chiedendo ora ad uno ora ad un'altro<br />

protettore od amico qualche sesterzio. Come lo stesso Marziale ci riferisce <strong>di</strong> sovente la gente per la<br />

strada si fermava a guardarlo e si meravigliava che un poeta così grande portasse un mantello lacero<br />

e scolorito. Se poi teniamo conto che quella bella "toga <strong>di</strong> finissima lana" non era altro che un<br />

regalo <strong>di</strong> un comandante militare <strong>di</strong> Domiziano, possiamo intuire che il poeta godeva del favore del<br />

principe nonché dell'amicizia e della considerazione dei funzionari che ruotavano intorno<br />

all'imperatore: era l'abito appropriato alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> equestre ma era come una "lampada accesa<br />

sulla sua miseria". L'imperatore gli aveva dato un titolo, l'amico un elegante vestito degno d'un<br />

grande poeta: per Marziale, fu vero "memorabile dono" e <strong>di</strong> quella veste signorile fece gran<strong>di</strong>ssimo<br />

uso sino a che non la vide ridotta, dopo un anno, logora e stinta e ancora una volta degna della sua<br />

povertà.<br />

E tale <strong>di</strong>fficoltà del vivere lo accompagnò per quasi tutta la vita fino a fargli scrivere: «D'accordo,<br />

sono povero, lo sono sempre stato. Tutti però nel mondo mi leggono e tutti <strong>di</strong>cono: è lui! Questo<br />

privilegio a pochi lo ha concesso la morte: a me, vivo, lo concede la vita... Tu sei molto ricco, lo so,<br />

ma non potrai essere mai quel che sono io; quel che sei tu può esserlo il primo che capita!».<br />

Marziale si avvicina all'uomo con un sorriso malizioso e spesso sfrontato ma sempre terribilmente<br />

spassoso, <strong>di</strong>vertito e assai comprensivo dell'andazzo della vita e del destino che sa essere cinico e<br />

barbaro con chiunque: il grande Marziale mira a colpire il vizio e non l'in<strong>di</strong>viduo ben identificato<br />

con nome e cognome, tende a fotografare il peccato e non il peccatore.<br />

L’uomo così com'è veramente, con la sua umanità e la sua crudeltà, soprattutto con i suoi vizi, con<br />

le vanità e le manie, le sue debolezze e i suoi istinti. Con molta sincerità e con vanto Marziale <strong>di</strong>rà<br />

che la sua pagina «non conosce né Centauri,né Arpìe, ma solo l'uomo: hominem pagina nostra<br />

sapit».<br />

Ma com'era la vita a Roma al tempo <strong>di</strong> Marziale? La storia non la fanno solo gli imperatori o i<br />

condottieri con le loro guerre o i gran<strong>di</strong> uomini della politica con le manovre e le congiure: la storia<br />

contribuiscono a farla tutti e molte volte un grande evento o una svolta epocale hanno inizio proprio<br />

dai mutamenti della società dei quali solo pochi protagonisti si fanno interpreti. Quella moltitu<strong>di</strong>ne<br />

romana con la sua vita <strong>di</strong> ogni giorno è la fotografia fedele <strong>di</strong> un'epoca dalle nefandezze alla<br />

grandezza ed è questa l'umanità che Marziale fisserà nei suoi epigrammi.


La grande Roma, caput mun<strong>di</strong>, dominatrice del mondo, era in realtà una città rumorosa, tumultuosa<br />

e contrad<strong>di</strong>ttoria: luogo <strong>di</strong> speculazioni indescrivibili, centro pulsante <strong>di</strong> vizi e stranezze incre<strong>di</strong>bili,<br />

luminosa e sor<strong>di</strong>da, "cenciosa e gran<strong>di</strong>osa al tempo stesso".<br />

Andar per Roma non era certo facile né agevole: il continuo via vai dei carri per il trasporto delle<br />

merci, le schiere <strong>di</strong> servi e cocchieri che accompagnavano i ricchi e i potenti creavano un caos<br />

indescrivibile fino a che si arrivò persino a stabilire che i carri per trasporto potessero circolare solo<br />

nelle ore notturne. Fu così che Roma al calare delle tenebre <strong>di</strong>venne assai rumorosa, illuminata dalle<br />

fiaccole e invasa dalle imprecazioni e dalle liti continue dei carrettieri, dei bottegai e dei malfattori:<br />

in molte strade <strong>di</strong> Roma era ben <strong>di</strong>fficile dormire e lo stesso Marziale aveva scritto in un triste<br />

<strong>di</strong>cembre del 95 d.c.: «Roma, grazia per un cortigiano affaticato, per un affaticato cliente. Quanto<br />

tempo ancora portando saluti fra togatucci e battistrada correrò tutto il giorno per una manciata <strong>di</strong><br />

sol<strong>di</strong>? ...Io per prezzo dei miei libri non vorrei le campagne <strong>di</strong> Puglia: né il Nilo ricco <strong>di</strong> messi né<br />

l'uva squisita. Mi chie<strong>di</strong> che cosa voglio? dormire!».<br />

Marziale che aveva una piccola casa sul Quirinale, dove abitava in un terzo piano rumoroso ed<br />

affollato, ormai non riusciva più a dormire con tutto quel frastuono che spesso lo rendeva irrequieto<br />

dopo notti insonni: «Il povero non può né pensare né dormire in Roma. Oh si dorme bene in Roma,<br />

ma nelle case dei gran<strong>di</strong> signori che hanno le campagne e le vigne nel mezzo della città. Là,<br />

negl'intimi recessi dei palazzi, è il sonno: nessuna voce turba i silenzi e il giorno non entra se non<br />

quando è voluto. A me pure le risate della gente che passa rompono il sonno e tutta Roma è al mio<br />

capezzale». E Roma era proprio così: per pochi fortunati era una festa continua, una baldoria<br />

sfrenata, mentre per molti era un affaccendarsi continuo. Altri ancora preferivano de<strong>di</strong>carsi ad affari<br />

più red<strong>di</strong>tizi come i tenutari dei bordelli che in Roma trovavano terreno fertile o come la<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ruffiani e delatori.<br />

In quel tempo «esser povero non era più, o soltanto, la peggiore ignominia né il peggior delitto, ma<br />

l'unico». Tutto poteva essere perdonato se la tasca era ben fornita ma la miseria non si perdonava a<br />

nessuno.<br />

Allo stesso modo poteva esser facile fare qualche soldo grazie alla fortuna perché bastava andare a<br />

genio a qualche potente o famiglia illustre per sistemarsi per qualche tempo sempre che il destino<br />

tenesse lontano le sventure.<br />

Anche il giovane Marco Valerio Marziale, dal tranquillo borgo spagnolo <strong>di</strong> Bilbili venne a Roma in<br />

cerca <strong>di</strong> fortuna e, poco più che ventenne, per sbarcare il lunario dovette adattarsi all'umile<br />

con<strong>di</strong>zione del cliente sempre incerto del domani e sempre pronto a scroccare una cena o a chieder<br />

sol<strong>di</strong>. Famosi alcuni epigrammi a tale riguardo: «O Massimo, ti scrocco, me ne vergogno ma te la<br />

scrocco, la cena; e tu poi ne scrocchi un'altra: ormai dunque siamo pari... Mi basta essere servo, non<br />

voglio essere un viceservo. Chi sta sopra, non deve, o Massimo, avere chi gli sia superiore" ». Un<br />

letterato, specie un poeta, non aveva allora altra risorsa per vivere che la liberalità dei ricchi o la<br />

protezione <strong>di</strong> qualche amico potente ed influente: il merito poetico, la fama, la rinomanza non<br />

fruttavano che applausi, e se anche l'opera aveva molti lettori, chi guadagnava era soprattutto il<br />

libraio.<br />

Nel cuore aveva molte speranze anche perchè la fortuna aveva già baciato altri prima <strong>di</strong> lui come ad<br />

esempio Seneca.<br />

Tanti onori ma poche opere <strong>di</strong> bene perchè a Marziale ben poco servivano le onorificenze e i titoli<br />

se poi si trovava senza un soldo in tasca: cambiavano i protettori ma la sua vita era sempre<br />

contrassegnata da un continua lotta non più per la gloria che ormai aveva conquistato ma per potersi<br />

<strong>di</strong>re poeta famoso e benestante: il merito poetico non mosse mai a compassione nessuno.<br />

Come poeta usufruì certamente <strong>di</strong> riguar<strong>di</strong> e <strong>di</strong> favori, spesso dell'appoggio <strong>di</strong> amicizie influenti e la<br />

sua con<strong>di</strong>zione non fu certo così priva <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>letto come può apparire dai suoi versi tuttavia si<br />

avverte spesso una continua aspirazione ad una piena in<strong>di</strong>pendenza e alla tranquillità come a<br />

rispecchiare in lui la figura <strong>di</strong> un poeta ormai famoso eppur agitato ed afflitto dall'ingiustizia della<br />

vita<br />

In un famoso epigramma Marziale descrive il suo ideale <strong>di</strong> poeta: «Vuoi la ricetta per vivere felice?<br />

Una sostanza avita, non procuratasi con il sudore della fronte, un campo fertile, un focolare sempre


acceso, animo sereno, salute fisica, saggia semplicità, conversazione affabile, notti senza incubi,<br />

essere ciò che sei e non preferire nulla <strong>di</strong> più, alla fine nè temere nè bramare l'ultimo giorno».<br />

Questa ricetta <strong>di</strong> vita fu irrealizzabile per il povero Marziale che si trovò al contrario a dover<br />

chiedere e molte volte non ottenere niente.<br />

Marziale è spesso un po' accattone e fannullone: in alcuni momenti smarrisce la sua <strong>di</strong>gnità ma solo<br />

perchè non sente altra necessità che quella <strong>di</strong> alimentare la sua arte nei confronti della quale è<br />

capace <strong>di</strong> sacrificarsi totalmente.<br />

È vero: chiedeva ai suoi protettori sovvenzioni e regalie ma era l'unica cosa che gli restasse da fare<br />

per sopravvivere e d'altronde non aveva allora altra risorsa per vivere.<br />

Del resto un uomo come Marziale, a cui non mancavano l'ingegno e la cultura, e neppure il favore<br />

<strong>di</strong> alcuni imperatori, poteva tentare con facilità e con buona fortuna <strong>di</strong> acquisire ricchezze con i<br />

mezzi delle pubbliche denuncie cosa che del resto avevano già fatto numerosi letterati ed oratori<br />

famosi: ma Marziale preferì fare il "poeta men<strong>di</strong>cante" anziché accusare perchè in lui l'amore del<br />

«vivere comodamente» non era più forte che quello <strong>di</strong> «vivere rettamente». Questo "poeta cliente"<br />

che gironzolava notte e giorno per la città imperiale e conosceva le fastosità e i fred<strong>di</strong> splendori dei<br />

palazzi e delle ville signorili; e poi nei suoi epigrammi descriveva la vita quoti<strong>di</strong>ana in una città<br />

rumorosa e tumultuosa dove regnavano su<strong>di</strong>ci banconi dei bottegai e schiamazzi che non lo<br />

facevano dormire nella sua modesta <strong>di</strong>mora: non sono altro che la testimonianza <strong>di</strong> una profonda<br />

conoscenza della vita che può offrire tutto e niente.<br />

La conoscenza profonda del suo tempo, il sentimento morale che pervade <strong>di</strong>versi epigrammi,<br />

l'intuizione e la spontaneità <strong>di</strong> espressione possono essere definite le caratteristiche originali della<br />

poesia <strong>di</strong> Marziale che assumerà <strong>di</strong> volta in volta toni più o meno lirici a seconda dei temi trattati. Il<br />

suo carattere non fu certo facile nè costante, ebbe molte amicizie ma in fondo non <strong>di</strong>venne intimo <strong>di</strong><br />

alcuno, si interessò a tutto e a tutti ma in definitiva non si legò mai ad alcuno; sospirò l'amore ma<br />

non ebbe una famiglia se non per sposarsi forse per interesse ed ottenere un privilegio imperiale; a<br />

Roma rimpianse la sua terra natale <strong>di</strong> Bilbili e quando vi ritornò, sognò Roma, l'unica vera<br />

ispiratrice della sua poesia.<br />

Da Epigrammi XI ,44<br />

.<br />

Da Epigrammi V, 81<br />

.


L'avarizia è la scarsa<br />

<strong>di</strong>sponibilità a<br />

spendere e a donare ciò<br />

che si possiede.<br />

Eccessivo desiderio <strong>di</strong> non spendere<br />

Cosa è stato detto dell’avarizia:<br />

L'avarizia comincia dove finisce la<br />

povertà.<br />

Balzac<br />

Cos'e' l'avarizia? E' un continuo vivere in<br />

miseria per paura della miseria.<br />

San Bernardo<br />

Alla povertà mancano molte cose,<br />

all'avarizia tutte.<br />

Publilio Siro<br />

Gli uomini o<strong>di</strong>ano coloro che chiamano<br />

avari solo perchè non ne possono cavare<br />

nulla.<br />

Voltaire


C’è una parabola <strong>di</strong> Gesù che parla <strong>di</strong> un uomo che aveva passato l’intera sua vita ad<br />

accumulare tesori. Questo mi fa venire in mente un personaggio <strong>di</strong> Walt Disney: lo zio<br />

Paperone. Ve ne ricordate? Quel vecchio, avido ed avaro, che accumulava tutti i suoi<br />

sol<strong>di</strong> in un’enorme forziere straboccante e ben custo<strong>di</strong>to. Non erano sol<strong>di</strong> da<br />

spendere, guai, solo da accumulare! E lo zio Paperone viveva come un poveraccio,<br />

risparmiando ogni centesimo e lanciando tuoni e fulmini contro lo spendaccione nipote<br />

Paperino… Lo zio Paperone, un personaggio per ridere, riprende però quello inventato<br />

dallo scrittore Charles Dickens, lo zio Scrooge, nel “Racconto <strong>di</strong> Natale”.<br />

Written in 1843 by Charles Dickens it is considered the most important of the Books of Christmas.<br />

The Christmas Carol contains the history of the conversion of the miser Ebezener Scrooge, profiteer<br />

without scruples of the City that despise the religion, the family and God because they don't make<br />

him earn money. He doesn't do charity, and he reduces his employee to the hunger. This brings him<br />

to neglect the friends and the family living in loneliness with his own egoism. To save him from the<br />

damnation that it attends him after the death, the ghost of Jacob Marley, once his partner in business<br />

shows to him the hell to which has brought his egoism: to be saved himself Scrooge will owe to<br />

receive the visit of three ghosts, the Spirit of the Christmas of the Past, the Spirit of the Christmas of<br />

the Present and that some future. They will drag him in a trip in the time and in the space in which<br />

Scrooge will see what it waits for him again if it won't change his behaviour : a headstone with his<br />

name above. Very worried, the miser re<strong>di</strong>scovers a new life, men<strong>di</strong>ng the blames salesclerks and<br />

fin<strong>di</strong>ng again the peace for his soul. The history wants to be a reflection on the great poverty and the<br />

juvenile exploitation of which same Dickens had experience in his infancy, when his parents sent<br />

him to work in a factory of polish for shoes to repay the debts of his father.


- Spirito del futuro! - egli esclamò, - io ho più paura <strong>di</strong> te che <strong>di</strong> ogni altro Spirito veduto<br />

innanzi. Ma, poiché so che l'intenzione tua è <strong>di</strong> farmi del bene, e poiché spero <strong>di</strong> mutar vita, se<br />

Dio mi dà vita, eccomi <strong>di</strong>sposto a tenerti compagnia e con animo grato, anche. Non vorrai tu<br />

essermi cortese <strong>di</strong> una parola? -<br />

Nessuna risposta. La mano accennava <strong>di</strong>ritto in avanti.<br />

- Ebbene, guidami! - <strong>di</strong>sse Scrooge. - Guidami! La notte declina, e il tempo è per me prezioso,<br />

lo sento. Guidami, Spirito! -<br />

Il Fantasma si mosse lento e grave com'era venuto. Scrooge lo seguì come avvolto nell'ombra<br />

del paludamento e in quella si sentì portato via.<br />

Non si può <strong>di</strong>re che entrassero in città; parve invece che questa balzasse fuori <strong>di</strong> botto e li<br />

circondasse. Vi si trovavano dentro, proprio nel cuore; alla borsa, fra i negozianti. E questi<br />

andavano su e giù frettolosi, e faceano tintinnare i denari in tasca, e <strong>di</strong>scorrevano a capannelli,<br />

e cavavano fuori gli orologi, e si gingillavano in atto pensoso e co' grossi sigilli d'oro della<br />

catena. Così tante volte gli aveva visti Scrooge.<br />

Lo Spirito si arrestò presso un gruppo <strong>di</strong> uomini d'affari. Osservando la mano che gli ad<strong>di</strong>tava,<br />

Scrooge si avanzò per u<strong>di</strong>re i loro <strong>di</strong>scorsi.<br />

- No - <strong>di</strong>ceva un omaccione grasso con tanto <strong>di</strong> pappagorgia - non ne so gran cosa. Questo so<br />

che è morto.<br />

- Quand'è ch'è morto? - domandò un altro.<br />

- Iersera, credo.<br />

- O <strong>di</strong> che? - chiese un terzo, pescando largamente in un'ampia tabacchiera. - Mi pareva a me<br />

che non dovesse morir mai.<br />

- Dio lo sa, - sba<strong>di</strong>gliò il primo.<br />

- Che ne ha fatto dei suoi danari? - domandò un signore dal viso rubicondo con una<br />

escrescenza pendula in punta del naso, la quale tremolava come i bargigli d'un tacchino.<br />

- Non ne ho inteso <strong>di</strong>r niente, - rispose l'uomo dalla pappagorgia in un secondo sba<strong>di</strong>glio. -<br />

L'avrà lasciati alla sua Ditta. A me, no <strong>di</strong> certo. Questo è quanto so. -<br />

Una risata generale accolse questa facezia.<br />

- Ha da essere un magro funerale, - soggiunse quello stesso; - perché non so davvero <strong>di</strong><br />

nessuno che ci vada. Che <strong>di</strong>reste se ci andassimo tutti noi, da volontari?<br />

- Se c'è da rifocillarsi, non <strong>di</strong>co <strong>di</strong> no, - osservò il signore dall'escrescenza. - Se ci vengo, mi<br />

s'ha da nudrire. -<br />

Altra risata.<br />

- Bè, - <strong>di</strong>sse il primo, - io sono il più <strong>di</strong>sinteressato fra tutti voi, perché non porto mai guanti<br />

neri e non fo mai colazione. Eppure eccomi pronto ad andare, se c'è altri che mi faccia<br />

compagnia. Quando ci penso, mi pare e non mi pare <strong>di</strong> essere stato il suo amico più intrinseco;<br />

dovunque ci si vedeva, si barattavano quattro chiacchiere. Ad<strong>di</strong>o, ad<strong>di</strong>o! -<br />

Il gruppo si sciolse si mescolò ad altri gruppi. Scrooge li conosceva tutti, e si volse allo Spirito<br />

per avere una spiegazione.


Il Fantasma passò oltre in una via. Segnò, col <strong>di</strong>to <strong>di</strong>steso, due persone che s'incontravano. Di<br />

nuovo Scrooge porse ascolto, pensando <strong>di</strong> trovar qui la spiegazione domandata.<br />

Anche questi uomini gli erano noti: uomini d'affari, ricchissimi, <strong>di</strong> gran conto. S'era stu<strong>di</strong>ato<br />

sempre <strong>di</strong> guadagnarsi la loro stima: beninteso, una stima commerciale, nient'altro.<br />

- Come si va? - chiese uno.<br />

- E voi? - ribatté l'altro.<br />

- Non c'è malaccio. Pare che il vecchio lesina abbia avuto il suo conto alla fine, eh?<br />

- Così ho inteso <strong>di</strong>re. Fa freddo, non vi pare?<br />

- Siamo a Natale, capite. Voi non siete pattinatore, eh?<br />

- No, no! Ho ben altro pel capo. Buon giorno! -<br />

Non altro. Questo il loro incontro, il colloquio, il commiato.<br />

Scrooge avrebbe quasi stupito che lo Spirito desse tanto peso a così futili <strong>di</strong>scorsi; ma per<br />

un'intima certezza che qualche intento nascosto ci avea da essere, si <strong>di</strong>è a pensarci sopra. Non<br />

si poteva supporre che quei <strong>di</strong>scorsi si riferissero alla morte <strong>di</strong> Giacobbe, il suo vecchio socio,<br />

perché quella apparteneva al Passato, e i dominio <strong>di</strong> questo Spirito era tutto nel Futuro. Né gli<br />

veniva in mente altra persona che gli appartenesse. Ma non dubitando punto che, a chiunque<br />

si riferissero, quei <strong>di</strong>scorsi aveano una moralità latente <strong>di</strong>retta al proprio bene, ei risolvette <strong>di</strong><br />

far tesoro <strong>di</strong> ogni parola che u<strong>di</strong>sse e <strong>di</strong> ogni cosa che vedesse; e specialmente <strong>di</strong> osservare la<br />

propria ombra, quando sarebbe comparsa. Poiché, pensava, la condotta del suo io <strong>di</strong> là da<br />

venire lo avrebbe messo sulla buona via, agevolandogli la soluzione <strong>di</strong> quegli indovinelli. Si<br />

guardò attorno per trovar sé stesso; ma un altro occupava il noto cantuccio, e benché<br />

l'orologio segnasse l'ora solita del suo arrivo, non vide alcuno che gli somigliasse in mezzo alla<br />

folla che si pigiava all'entrata. Non ne stupì molto però; perché era andato rivolgendo dentro <strong>di</strong><br />

sé un mutamento <strong>di</strong> vita e pensava e sperava che questa sua assenza fosse una prova dei<br />

novelli propositi recati in atto.<br />

Muto e fosco gli stava sempre allato il Fantasma con la mano protesa. Quando ei si riscosse,<br />

argomentò, dalla <strong>di</strong>rezione della mano e dalla posizione del Fantasma stesso rispetto a sé, che<br />

gli occhi invisibili acutamente lo scrutassero. N'ebbe un brivido per tutta la persona.<br />

Si tolsero dalla scena affaccendata e vennero in una oscura parte della città, dove Scrooge non<br />

era mai penetrato, benché subito ne riconoscesse la postura e la mala fama. Le vie erano<br />

anguste e su<strong>di</strong>cie; misere le botteghe e le case; la gente seminuda, ubriaca, sciatta, brutta.<br />

Androni e chiassuoli, come tante fogne, rigurgitavano sulle vie intricate l'oltraggio del lezzo,<br />

dell'immon<strong>di</strong>zia, degli esseri viventi; e tutto il quartiere esalava il delitto, il su<strong>di</strong>ciume, la<br />

miseria.<br />

In fondo a cotesta spelonca infame, sotto l'aggetto <strong>di</strong> una tettoia, aprivasi una bottega lurida e<br />

bassa, dove s'andava a comprare cenci, ferri, bottiglie, untume <strong>di</strong> rimasugli. Dentro,<br />

sull'impiantito, erano ammontati chio<strong>di</strong>, uncini, chiavi rugginose, catene, lime, bilance, pesi,<br />

ferri vecchi d'ogni maniera. Ascondevansi forse e brulicavano segreti che non era bello<br />

approfon<strong>di</strong>re in quella montagna <strong>di</strong> cenci nauseabon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> grasso corrotto, <strong>di</strong> ossami. Un<br />

vecchio furfante sulla settantina, grigio <strong>di</strong> capelli, se ne stava a sedere in mezzo a coteste sue<br />

mercanzie, presso una stufa <strong>di</strong> vecchi mattoni. Difeso dall'aria fredda <strong>di</strong> fuori me<strong>di</strong>ante un<br />

su<strong>di</strong>ciume <strong>di</strong> tenda fatta <strong>di</strong> tante pezze spaiate, sospese a una corda, s'andava fumando la sua<br />

pipa con tutta la voluttà <strong>di</strong> una solitu<strong>di</strong>ne in<strong>di</strong>sturbata.


Scrooge e il Fantasma vennero in presenza <strong>di</strong> costui nel punto stesso che una donna con un<br />

grosso fardello sgusciava nella bottega. E subito dopo <strong>di</strong> lei, un'altra donna entrò, carica allo<br />

stesso modo; e le tenne <strong>di</strong>etro un uomo vestito <strong>di</strong> nero rossiccio, il quale non meno stupì in<br />

vederle tutt'e due ch'esse non avessero fatto riconoscendosi a vicenda. Dopo un momento <strong>di</strong><br />

muto stupore, al quale si unì il vecchio della pipa, tutt'e tre dettero in una gran risata.<br />

- Passi avanti la giornaliera! - gridò la donna ch'era entrata per la prima. - Poi venga la<br />

lavandaia; poi l'appaltatore delle pompe funebri. Ve<strong>di</strong> un po' che bazza, vecchio Joe! Pare che<br />

ci siamo dato la posta, pare!<br />

- Non vi potevate incontrare in un posto migliore, - <strong>di</strong>sse il vecchio Joe, togliendosi la pipa <strong>di</strong><br />

bocca. - Venite in salotto. Ci siete da un pezzo come a casa vostra; e gli altri due non son mica<br />

forestieri. Lasciate che chiuda la porta della bottega. Ah, come stride! sfido a trovar qui dentro<br />

una sferra più rugginosa <strong>di</strong> questi arpionacci o delle ossa più vecchie delle mie.. Ah, ah! Siamo<br />

in armonia del mestiere, capite, siamo bene assortiti. Venite in salotto. Venite in salotto. -<br />

Il salotto era lo spazio <strong>di</strong>feso dalla tenda <strong>di</strong> stracci. Il vecchio rattizzò il fuoco con un ferro<br />

rugginoso <strong>di</strong> ringhiera, e smoccolato che ebbe la lucerna fumosa (perché già era notte) col<br />

cannello della pipa, si pose questo <strong>di</strong> nuovo fra le labbra.<br />

Nel frattempo, la donna che avea già parlato gettò il suo fagotto per terra e sedette sopra uno<br />

sgabello, incrociando i gomiti sulle ginocchia e squadrando con mal piglio gli altri due.<br />

- O che m'avete da <strong>di</strong>re, signora Dilber, sentiamo un po'! - <strong>di</strong>sse la donna. - Ognuno ha il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> guardare ai suoi interessi. Anche lui non ha fatto altro, voi lo sapete!<br />

- Altro se lo so! - rispose la lavandaia. - Nessuno lo passava per questo.<br />

- E allora, che è che mi fate cotesti occhiacci, come se aveste paura? Non c'è mica da scoprire<br />

altarini, qui!<br />

- No, davvero! - <strong>di</strong>ssero insieme la signora Dilber e l'uomo. - Speriamo <strong>di</strong> no, almeno.<br />

- Bravi dunque! - esclamò la donna, - e non se ne parli altro. Chi è che ce lo perde questo po'<br />

<strong>di</strong> roba? Nessuno, a meno che non sia il morto.<br />

- Avete ragione, - approvò ridendo la signora Dilber.<br />

- S'ei se la voleva serbare anche dopo morto, quel vecchio lesina, perché non ha vissuto come<br />

tutti gli altri? Se avesse fatto così, qualcuno gli sarebbe stato vicino quando la morte se lo ha<br />

pigliato, e non avrebbe bocchieggiato nella sua topaia solo come un cane.<br />

- È proprio la parola della verità. Questo gli toccava, nient'altro.<br />

- E gli avrebbe avuto a toccar peggio, parola d'onore, e così avessi potuto io metter le mani su<br />

qualche altra cosa. Aprite quel fagotto, Joe, e prezzatelo. Parlate chiaro. Non ho mica paura io<br />

d'esser la prima e tanto meno ch'essi lo vedano. Anche prima <strong>di</strong> trovarci qua, si sapeva un<br />

pochino, mi pare, che i nostri affarucci li facevamo. Niente <strong>di</strong> male. Aprite il fagotto, Joe. -<br />

Ma la galanteria dei colleghi si oppose a questo, e l'uomo vestito <strong>di</strong> nero rossiccio, montando<br />

pel primo sulla breccia, profferse il suo bottino. Non era gran che. Un par <strong>di</strong> sigilli, un astuccio<br />

da matita, due bottoni <strong>di</strong> camicia e una spilla <strong>di</strong> poco valore. Il vecchio Joe esaminò ed<br />

apprezzò ad uno ad uno gli oggetti, scrisse sul muro con un pezzo <strong>di</strong> gesso le somme ch'era<br />

<strong>di</strong>sposto a sborsare, e visto che non c'era altro, tirò la somma.<br />

- Ecco il vostro conto, - <strong>di</strong>sse, - e non darei niente niente <strong>di</strong> più, mi avessero anche ad<br />

arrostire. Chi viene appresso? -


Veniva appresso la signora Dilber. Lenzuola e tovaglie, un abito, due cucchiaini d'argento<br />

antiquati, un par <strong>di</strong> pinzette per lo zucchero e qualche stivale. Il secondo conteggio fu fatto sul<br />

muro come il primo.<br />

- Con le signore, - <strong>di</strong>sse il vecchio Joe, - sono sempre largo <strong>di</strong> mano. È una mia debolezza, e<br />

gli è così che mi rovino. Eccovi il vostro conto. Se non siete contenta e volete mercanteggiare,<br />

mi pentirò <strong>di</strong> essere stato così liberale e vi farò invece una sottrazione.<br />

- Ed ora, Joe, - <strong>di</strong>sse l'altra donna, - <strong>di</strong>sfate il mio fagotto. -<br />

Joe si pose ginocchioni per star più comodo e dopo aver sciolti un arruffio <strong>di</strong> no<strong>di</strong>, tirò fuori un<br />

involto grosso e pesante <strong>di</strong> stoffa scura.<br />

- O che è questo? - <strong>di</strong>sse. - Un cortinaggio!<br />

- Ah! - rispose ridendo la donna sporgendosi sulle braccia incrociate. - Un cortinaggio!<br />

- Non mi darete mica ad intendere, che lo abbiate tirato giù, anelli e ogni cosa, mentre il morto<br />

stava lì, sul letto!<br />

- Sì davvero. E perché no?<br />

- Brava, - <strong>di</strong>sse Joe, - voi siete nata per far fortuna, e vi <strong>di</strong>co che la farete.<br />

- Certo, - rispose freddamente la donna, - quando me ne verrà il destro, non me ne starò con<br />

le mani in mano, per riguardo a un omaccio come quello lì. No, Joe, parola d'onore. E adesso<br />

non mi fate sgocciolar l'olio sulle coperte.<br />

- Anche sue? - domandò Joe.<br />

- O <strong>di</strong> chi volete che siano? - ribatté la donna. - Non c'è paura che pigli un'infreddatura, no.<br />

- Spero che non sia morto <strong>di</strong> male contagioso, eh? - <strong>di</strong>sse Joe, fermandosi in tronco e alzando<br />

gli occhi.<br />

- Niente paura, - rispose la donna. - Se mai, non mi struggevo poi tanto della sua compagnia<br />

da stargli intorno per questi stracci. Ah! fatevi pure a guardarla cotesta camicia, che non ci<br />

troverete né un buco né niente niente <strong>di</strong> logoro. Era la migliore che avesse, ed è anche fine. Se<br />

non c'ero io, l'avrebbero sciupata.<br />

- Sciupata? - domandò il vecchio Joe.<br />

- Già, - rispose la donna ridendo, - gliel'avrebbero messa indosso per sepellirlo. E c'è stato non<br />

so che balordo che così avea fatto! ma io gliel'ho cavata <strong>di</strong> nuovo. È anche troppo lusso il<br />

cotone per involtarvi un morto. Più brutto <strong>di</strong> quanto era con questa indosso, non potrà parere<br />

<strong>di</strong> certo. -<br />

Scrooge ascoltava questo <strong>di</strong>alogo inorridendo. Li vedeva aggruppati intorno al loro bottino, alla<br />

povera luce d'una lucerna, e gliene veniva un o<strong>di</strong>o, una nausea, come al cospetto <strong>di</strong> osceni<br />

demoni che mercanteggiassero lo stesso cadavere.<br />

- Ah, ah! - ridacchiò la stessa donna, quando il vecchio Joe, cavando un sacchetto <strong>di</strong> flanella<br />

pieno <strong>di</strong> denari contò a ciascuno per terra la sua parte. - Qui sta il bello, vedete! Ha fatto paura<br />

a tutti quando era vivo, proprio per farci guadagnar noi da morto. Ah, ah, ah!<br />

- Spirito! - <strong>di</strong>sse Scrooge, tremando da capo a pie<strong>di</strong>. - Vedo, vedo. Cotesto sciagurato potrei<br />

essere io. A questo mi mena la mia vita <strong>di</strong> adesso... Dio <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a, che cosa è questa! -


In<strong>di</strong>etreggiò dal terrore, perché la scena era mutata ed ei toccava quasi un letto, un letto<br />

nudo, senza cortinaggio, sul quale, sotto un lenzuolo sdrucito, giaceva qualche cosa<br />

d'avviluppato, il cui silenzio stesso parlava terribilmente.<br />

La camera era buia, tanto buia da non potere osservare intorno con accuratezza, benché<br />

Scrooge aguzzasse gli occhi obbedendo a un impulso segreto che lo rendeva ansioso <strong>di</strong> sapere<br />

in che sorta <strong>di</strong> camera si trovasse.<br />

Una luce scialba, venendo <strong>di</strong> fuori, mandò un raggio su quel letto: e su questo, spogliato,<br />

rubato, solo, trascurato, senza pianto, giaceva il corpo <strong>di</strong> quell'uomo.<br />

Scrooge volse un'occhiata al Fantasma. La rigida mano accennava al capo del morto. Il<br />

lenzuolo era così male aggiustato che col menomo tocco d'un <strong>di</strong>to Scrooge avrebbe potuto<br />

scoprire quella faccia. Vi pensò, ne vide l'agevolezza, se ne struggeva; ma non avea maggior<br />

potere <strong>di</strong> rimuovere quel velo che <strong>di</strong> allontanare da sé lo Spettro silenzioso.<br />

Oh! fredda, rigida, spaventevole Morte! rizza qui il tuo altare, vestilo <strong>di</strong> tutti i tuoi terrori. Qui<br />

davvero è il tuo regno! Ma se quel capo fosse amato, riverito, onorato, non un capello ne<br />

potresti strappare pei tuoi biechi <strong>di</strong>segni, non un tratto del viso rendere o<strong>di</strong>oso. Non è già che<br />

quella mano non sia grave e che non ricada abbandonata; non è già che il cuore e il polso non<br />

battano; ma quella mano era aperta, generosa, leale; ma quel cuore era bravo, caldo,<br />

affettuoso; ma quel polso era <strong>di</strong> un uomo. Colpisci, Ombra, colpisci pure! schizzeranno dalla<br />

ferita le sue buone azioni e si spargeranno pel mondo come semi <strong>di</strong> vita immortale!<br />

Nessuna voce pronunciò queste parole all'orecchio <strong>di</strong> Scrooge, eppure egli le udì mentre<br />

guardava a quel letto. Se quest'uomo rivivesse, ei pensava, quali cure lo assorbirebbero?<br />

L'avarizia, la crudeltà, l'ingor<strong>di</strong>gia? Una bella ricchezza gli hanno guadagnato, davvero!<br />

Giaceva, nella cassa buia e deserta, senza che una voce <strong>di</strong> donna, <strong>di</strong> uomo, <strong>di</strong> bambino<br />

<strong>di</strong>cesse: "Egli fu buono per me in questa cosa o in quella, e per la memoria che ne serbo io<br />

sarò buono per lui". Un gatto raspava alla porta e sotto le pietre del caminetto si u<strong>di</strong>va un<br />

rosicchiar <strong>di</strong> topi. Che cosa cercassero nella camera della morte e perché fossero così<br />

irrequieti, Scrooge non osò pensare.<br />

- Spirito! - <strong>di</strong>sse, - questo luogo è orrido. Uscendone, non m'uscirà <strong>di</strong> mente la sua terribile<br />

lezione, cre<strong>di</strong>mi. An<strong>di</strong>amo via! -<br />

Sempre, col rigido <strong>di</strong>to, lo Spirito accennava al capo del morto.<br />

- Intendo, - rispose Scrooge, - e ti ubbi<strong>di</strong>rei anche, se potessi. Ma non ne ho la forza, Spirito,<br />

non ne ho la forza. -<br />

Di nuovo parve che lo Spirito lo guardasse.<br />

- Se c'è qualcuno nella città, che pianga la morte <strong>di</strong> quest'uomo, - <strong>di</strong>sse Scrooge al sommo<br />

dell'angoscia, - mostramelo, Spirito, te ne scongiuro! -<br />

Il Fantasma <strong>di</strong>stese un momento la scura veste davanti a lui come un'ala; e ritraendola scoprì<br />

una stanza rischiarata dalla luce del giorno, dov'erano una madre co' suoi bambini.<br />

Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e giù per la stanza; trasaliva ad ogni rumore; si<br />

spenzolava dalla finestra; guardava all'orologio; si provava invano a lavorare <strong>di</strong> ago;<br />

sopportava a stento le voci dei bambini che facevano il chiasso.<br />

S'udì alla fine la bussata lungamente attesa. Ella corse incontro al marito; un uomo dal viso<br />

emaciato e triste, benché giovane ancora. Vi si notava ora una singolare espressione; una<br />

specie <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione malinconica, della quale si vergognava e che stu<strong>di</strong>avasi <strong>di</strong> reprimere.


Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldo presso i fuoco; e quando la donna, dopo un<br />

lungo silenzio, gli domandò timidamente che notizie portava, ei parve impacciato a rispondere.<br />

- Sono buone o cattive? - <strong>di</strong>sse ella, per aiutarlo.<br />

- Cattive, - rispose.<br />

- Siamo rovinati affatto?<br />

- No. C'è speranza, Carolina.<br />

- S'egli si è commosso, - <strong>di</strong>sse la moglie tutta sorpresa, - allora sì! Tutto si può sperare, se è<br />

accaduto un miracolo come questo.<br />

- Oramai, - rispose il marito, - non si può più commuovere. È morto. -<br />

Se il viso <strong>di</strong>ceva il vero, ella era una creatura mite e prudente; e non<strong>di</strong>meno, udendo quella<br />

nuova, strinse insieme le mani, ringraziando il cielo. Ne domandò subito perdono e fu dolente<br />

della <strong>di</strong>sgrazia; ma il primo movimento era stato del cuore.<br />

- Adesso si trova tutto vero quel che mi <strong>di</strong>sse quella donna mezzo brilla, <strong>di</strong> cui t'ho parlato ieri,<br />

quando feci per vederlo e per ottenere la <strong>di</strong>lazione <strong>di</strong> una settimana. Io mi figuravo che fosse<br />

una scusa. Non solo stava molto male, ma era a <strong>di</strong>rittura moribondo.<br />

- A chi sarà trasferito il nostro debito?<br />

- Non so. Ma prima d'allora, il danaro sarà pronto; e se mai, non avremo la mala sorte<br />

d'inciampare in un cre<strong>di</strong>tore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire col capo fra due<br />

guanciali, Carolina! -<br />

Sì. Comunque temperassero la cosa, i loro cuori erano più leggieri. I visini dei bambini, che si<br />

stringevano loro intorno per u<strong>di</strong>re quel che così poco capivano, brillavano più del solito; e tutta<br />

la casa, per la morte <strong>di</strong> quell'uomo, era più felice! L'unica emozione che lo Spirito gli potesse<br />

mostrare come effetto <strong>di</strong> quell'evento, era <strong>di</strong> piacere.<br />

- Lasciami vedere qualche scena <strong>di</strong> tenerezza che si leghi all'idea della morte, - <strong>di</strong>sse Scrooge;<br />

- se no, Spirito, quella buia camera testé lasciata mi sarà sempre davanti. -<br />

Lo Spirito lo menò per varie vie che gli erano familiari; e via facendo, Scrooge guardava <strong>di</strong> qua<br />

e <strong>di</strong> là per trovare sé stesso, ma in nessun posto vedevasi. Entrarono nella casetta, già prima<br />

visitata, del povero Bob Cratchit, e vi trovarono la mamma e i figliuoli raccolti intorno al fuoco.<br />

Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoli Cratchit se ne stavano a sedere in un<br />

cantuccio, muti come statue, e guardando a Pietro che leggeva in un libro. La mamma e le<br />

figliuole attendevano a cucire. Ma erano molto tranquilli tutti, molto tranquilli!<br />

- "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo a loro."<br />

Dove aveva u<strong>di</strong>to queste parole Scrooge? Non le aveva già sognate. Il ragazzo avea dovuto<br />

leggerle ad alta voce, mentre egli e lo Spirito varcavano la soglia. E perché non andava avanti?<br />

La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì la faccia con le mani.<br />

- Il colore, - <strong>di</strong>sse, - mi fa male agli occhi. -<br />

Il colore? Ah, povero Tiny Tim!


- Adesso stanno meglio, - <strong>di</strong>sse la moglie <strong>di</strong> Cratchit. - Si vede che il lume della candela stanca<br />

la vista; e per nulla al mondo voglio far vedere a vostro padre, quando torna, che ho gli occhi<br />

affaticati. Dev'essere vicino a tornare.<br />

- È anzi passata l'ora, - rispose Pietro chiudendo il libro. - Se non sbaglio, mamma, da qualche<br />

sera in qua mi par che il babbo cammini meno svelto del solito. -<br />

Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente ella <strong>di</strong>sse, con voce forte e allegra, che un sol<br />

momento tremò:<br />

- Mi ricordo quando camminava portando in collo... mi ricordo quando camminava portando in<br />

collo Tiny Tim, e andava svelto davvero.<br />

- Anch'io me ne ricordo, - esclamò Pietro. - Spesso.<br />

- E io pure! - venne su un altro. Tutti se ne ricordavano.<br />

- Gli è che il bambino era leggiero, - riprese ella, tutta china sul lavoro, - e il babbo gli voleva<br />

tanto bene che non gli dava niente fasti<strong>di</strong>o: niente. Ah, eccolo! -<br />

Corse ad incontrarlo; e Bob, col suo fazzoletto al collo - ne aveva bisogno, poveraccio! - entrò.<br />

Il thè lo aspettava accanto al fuoco, e tutti fecero a gara per servirglielo. Poi i due piccoli<br />

Cratchit gli montarono sulle ginocchia, e gli posarono le piccole guance <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là sul viso,<br />

come per <strong>di</strong>re: "Via, babbo, non ci pensare, non t'affliggere!"<br />

Bob era allegro con loro e parlò in tono gaio a tutta la famiglia. Guardò il lavoro sulla tavola e<br />

lodò la bravura e la sollecitu<strong>di</strong>ne della signora Cratchit e delle ragazze. Avrebbero terminato<br />

molto prima <strong>di</strong> domenica, <strong>di</strong>sse.<br />

- Domenica! - esclamò la moglie. - Sicché, ci sei andato oggi?<br />

- Sì, cara, - rispose Bob. - Ti ci avrei voluta anche te. Ti avrebbe fatto del bene <strong>di</strong> vedere tutto<br />

quel verde. Ma ci andrai spesso. Gli avevo promesso che <strong>di</strong> Domenica ci avrei fatto una<br />

passeggiatina. Caro piccino! caro caro piccino! -<br />

Ruppe in pianti ad un tratto. Non si poté tenere. Se avesse potuto, non avrebbe forse sentito<br />

così vicino il suo figlioletto come se lo sentiva.<br />

Lasciò la stanza e andò nella cameretta <strong>di</strong> sopra, che era tutta illuminata e ornata <strong>di</strong> ghirlande<br />

<strong>di</strong> Natale. C'era una se<strong>di</strong>a accanto al letto del bambino, e si vedeva a più segni che qualcuno<br />

c'era stato <strong>di</strong> fresco. Il povero Bob vi sedette, e quando si fu alquanto raccolto e calmato, baciò<br />

quel caro visino. Allora si rassegnò a quanto era accaduto, e tornò da basso del tutto felice.<br />

Si raccolsero intorno al fuoco a <strong>di</strong>scorrere; la mamma e le ragazze lavoravano sempre. Bob<br />

narrò loro della straor<strong>di</strong>naria bontà del nipote del signor Scrooge, che appena una volta avea<br />

visto, e che incontrandolo per via e vedutolo un pochino... "un pochino giù, vedete" <strong>di</strong>sse Bob,<br />

gli avea domandato che <strong>di</strong>spiacere avesse. "Al che" <strong>di</strong>sse Bob "visto ch'egli è la persona più<br />

affabile del mondo, gli <strong>di</strong>ssi la cosa. - Me ne duole assai, signor Cratchit, <strong>di</strong>sse lui, e anche per<br />

la vostra buona signora. - A proposito, come abbia fatto a saper questo, non lo so davvero.<br />

- A saper che cosa?<br />

- Che tu sei una buona moglie.<br />

- Tutti lo sanno! - <strong>di</strong>sse Pietro.


- Bravo ragazzo, ben detto! - esclamò Bob. - Lo spero bene. "Mi duole assai, <strong>di</strong>ce, per la vostra<br />

buona signora. Se in qualunque modo posso esservi utile, <strong>di</strong>ce dandomi il suo biglietto, eccovi<br />

l'in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> casa. Dirigetevi a me, ve ne prego." Ora capisci, esclamò Bob, non era già pei<br />

favori che ci potea rendere, ma quella sua affabilità facea veramente piacere. Pareva proprio<br />

che avesse conosciuto il nostro Tiny Tim, e partecipasse al nostro dolore.<br />

- Ha un buon cuore, questo è certo, - <strong>di</strong>sse la signora Cratchit.<br />

- Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi, - rispose Bob. - Non mi farebbe nessuna<br />

meraviglia, ve<strong>di</strong>, s'ei trovasse a Pietro un posto migliore.<br />

- Senti, Pietro, senti? - <strong>di</strong>sse la madre.<br />

- E allora, - esclamò una delle ragazze, - Pietro s'accasa e si stabilisce per conto suo.<br />

- Eh via! - ribatté Pietro con una smorfia.<br />

- Prima o dopo, - <strong>di</strong>sse Bob, - può anche darsi, benché ci sia tempo a pensarci sopra, figliuolo<br />

mio. Ma, comunque la cosa vada, io son sicuro che nessuno <strong>di</strong> noi <strong>di</strong>menticherà mai il povero<br />

Tiny Tim, no, non è vero? e nemmeno questa prima separazione in famiglia.<br />

- Mai, babbo, mai! - gridarono tutti ad una voce.<br />

- E io so pure - <strong>di</strong>sse Bob, - io so, cari miei, che quando ci ricorderemo com'egli fosse buono e<br />

paziente, benché così piccino, non ci lasceremo andare a questionar fra <strong>di</strong> noi, se no sarebbe lo<br />

stesso che scordarci <strong>di</strong> quel poveretto.<br />

- No, babbo, mai! - <strong>di</strong> nuovo esclamarono tutti.<br />

- Sono contento, - <strong>di</strong>sse Bob, - oh, sono contento! -<br />

La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e i due ragazzi. Con Pietro si dettero una forte<br />

stretta <strong>di</strong> mano. Anima <strong>di</strong> Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva da Dio!<br />

- Spirito - <strong>di</strong>sse Scrooge, - sento non so come, che il momento della nostra separazione è<br />

prossimo. Dimmi, chi era quell'uomo che abbiamo visto <strong>di</strong>steso sul letto <strong>di</strong> morte? -<br />

Lo Spirito <strong>di</strong> Natale <strong>di</strong> là da venire lo trasportò come prima - benché in un tempo <strong>di</strong>verso; e in<br />

verità queste ultime visioni non erano or<strong>di</strong>nate e soltanto apparivano tutte nel futuro - nelle vie<br />

frequentate dagli uomini d'affari, ma non gli mostrò l'altro sé stesso. Non si fermava lo Spirito;<br />

correva, correva <strong>di</strong>ritto alla meta designata, finché Scrooge non lo pregò <strong>di</strong> arrestarsi un<br />

momento.<br />

- Questo cortile che ora attraversiamo, - <strong>di</strong>sse, - è da molto tempo il centro dei miei affari.<br />

Ecco la casa. Lasciami un po' vedere quel che sarò un giorno. -<br />

Lo Spirito si arrestò; ma la mano sua accennava altrove.<br />

- Lì è la casa, - esclamò Scrooge. - Perché mi fai segno da quell'altra parte? -<br />

Il <strong>di</strong>to inesorabile stette saldo.<br />

Scrooge corse a dare un'occhiata alla finestra del suo banco. Sempre banco era, ma non più il<br />

suo. Erano mutati i mobili e la persona seduta in poltrona non gli somigliava. Il Fantasma<br />

accennava sempre allo stesso modo.


Ei lo raggiunse, e ruminando perché e dove se ne fosse andato, lo accompagnò fino a un<br />

cancello <strong>di</strong> ferro. Prima <strong>di</strong> entrare, si guardò attorno.<br />

Un cimitero. Qui, dunque, lo sciagurato <strong>di</strong> cui gli sarebbe stato svelato il nome, qui giaceva<br />

sottoterra. Un bel posto davvero. Circondato da case, ingombro <strong>di</strong> erbe e cespugli, una morte<br />

anzi che una vita <strong>di</strong> vegetazione, soffocato dalle molte sepolture, grasso fino alla nausea. Un<br />

bel posto davvero!<br />

Lo Spirito stette fra le tombe e abbassò il <strong>di</strong>to segnandone una. Scrooge vi si accostò<br />

tremando. Era sempre lo stesso Spirito, ma parve a Scrooge travedere un pensiero nuovo e<br />

terribile nella solennità della sua forma.<br />

- Prima <strong>di</strong> accostarmi a quella pietra ove tu accenni, - <strong>di</strong>sse Scrooge, - rispon<strong>di</strong> a una sola<br />

domanda. Son queste le immagini delle cose future o soltanto delle cose possibili? -<br />

Lo Spirito teneva sempre il <strong>di</strong>to abbassato verso la tomba vicina.<br />

- Le azioni umane adombrano sempre un certo fine, che può <strong>di</strong>ventare inevitabile, se in quelle<br />

ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine. Dimmi che così è, <strong>di</strong>mmelo, in<br />

queste scene che mi vai mostrando! -<br />

Lo Spirito era immobile sempre.<br />

Scrooge si trascinò a quella volta, tremando; e seguendo il <strong>di</strong>to, lesse sulla pietra della tomba<br />

negletta il proprio nome: EBENEZER SCROOGE.<br />

- Son io, io quell'uomo che giaceva sul letto? - gridò cadendo in ginocchio.<br />

Il <strong>di</strong>to accennò dalla tomba a lui e da lui alla tomba.<br />

- No, Spirito! Oh no, no! -<br />

Il <strong>di</strong>to non si moveva.<br />

- Spirito! - gridò egli abbracciandosi alla sua veste, - ascoltami! Io non son più lo stesso uomo<br />

<strong>di</strong> prima. Io non sarò l'uomo che sarei stato, se non t'avessi seguito. Perché mostrarmi tutto<br />

questo, se per me non c'è più speranza? -<br />

Per la prima volta la mano parve agitarsi.<br />

- Buono Spirito, - ei proseguì, sempre prostrato - tu ti commuovi perché sei buono, tu hai pietà<br />

<strong>di</strong> me. Dimmi, assicurami ch'io posso ancora, mutando vita, cangiar queste scene che m'hai<br />

mostrate! -<br />

La mano tremò <strong>di</strong> nuovo in atto <strong>di</strong> conforto.<br />

- Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò il culto tutto l'anno. Vivrò nel passato, nel<br />

presente e nell'avvenire. Mi parleranno dentro tutti e tre gli Spiriti. Non mi scorderò delle loro<br />

lezioni. Oh, <strong>di</strong>mmi, <strong>di</strong>mmi che mi sarà dato cancellare lo scritto <strong>di</strong> questa pietra! -<br />

Afferrò, nell'angoscia che lo straziava, la mano dello Spirito. Questi cercò <strong>di</strong>vincolarsi dalla<br />

stretta, ma Scrooge pregava e teneva forte. Lo Spirito, più forte <strong>di</strong> lui, lo respinse.


Alzando le mani in una estrema preghiera <strong>di</strong> veder mutato il suo fato, ei notò una<br />

trasformazione nella veste e nel cappuccio del Fantasma. Lo Spirito si strinse in sé, si<br />

rannicchiò, si rassodò, <strong>di</strong>venne una colonna <strong>di</strong> letto >>.


Che cos'è:<br />

Il peccato <strong>di</strong> gola coincide con un desiderio<br />

d'appagamento imme<strong>di</strong>ato del corpo per<br />

mezzo <strong>di</strong> qualche cosa <strong>di</strong> materiale che<br />

provoca compiacimento. É<br />

un'irrefrenabilità, un'incapacità <strong>di</strong> moderarsi<br />

nell'assunzione <strong>di</strong> cibo.<br />

Il rapporto col cibo è un problema serio che<br />

investe degli aspetti legati all'esistenza.<br />

Infatti, siccome il cibo è la prima con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> esistenza, spetta al cibo e alla gola<br />

mettere in scena un tema che non è<br />

alimentare, ma profondamente<br />

esistenziale, perché va alla ra<strong>di</strong>ce<br />

dell'accettazione o del rifiuto <strong>di</strong> sé.<br />

il richiamo alla nostra animalità<br />

Cosa è stato detto della "gola"<br />

Più che la ragione è lo stomaco che ci<br />

guida.<br />

Arsene Ancelot<br />

Il miglior con<strong>di</strong>mento del cibo è la fame.<br />

Marco Tullio Cicerone<br />

L'ingor<strong>di</strong>gia è un rifiuto emotivo: è il<br />

segno che qualcosa ci sta <strong>di</strong>vorando.<br />

P.De Vries<br />

I me<strong>di</strong>ci lavorano per conservarci la salute,<br />

i cuochi per <strong>di</strong>struggerla; ma questi ultimi<br />

sono più sicuri del fatto loro.<br />

Denis Diderot<br />

I golosi si scavano la fossa coi denti.<br />

Henri Estienne


La schiera delle anime dei golosi procede nel sesto girone.<br />

L'aspetto <strong>di</strong> questi penitenti è tale da suscitare in Dante la più<br />

profonda compassione: nel volto palli<strong>di</strong>ssimo spiccano,<br />

profondamente incavate, le orbite degli occhi, il corpo appare <strong>di</strong><br />

una magrezza spaventosa, tanto che la pelle, <strong>di</strong>sseccata e<br />

squamosa, modella il loro scheletro.


Nacque l'11 maggio 1904, a Figueres. Figlio <strong>di</strong> Salvador Dalí , notaio della città.Venne chiamato<br />

Salvador in memoria del fratello morto nell'ottobre 1903, a soli ventuno mesi, il giovane Salvador si<br />

identificò subito, in modo esasperato e per certi versi quasi morboso, con il fratello scomparso; si<br />

convinse <strong>di</strong> essere il suo sostituto e questo ebbe notevoli ripercussioni sulla sua personalità.Con<br />

l'andare degli anni il <strong>di</strong>sagio si tramutò in ribellione soprattutto a scuola. I coniugi Pichot, artisti e<br />

amici <strong>di</strong> famiglia intuiscono il talento <strong>di</strong> Dalí. In questo ambiente il giovane conosce il pittore<br />

Siegfried Burmann, che regala a Salvador, un<strong>di</strong>cenne, una tavolozza da pittore. Seguì i primi stu<strong>di</strong><br />

nella città natale e all'età <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci anni partecipò sia ad una mostra collettiva <strong>di</strong> artisti locali<br />

che e ad una mostra a Barcellona patrocinata dall'Università, nella quale ricevette il premio<br />

intitolato al Rettore.Dopo la morte della madre, Salvador andò a stu<strong>di</strong>are a Madrid all'Accademia<br />

d'Arte <strong>di</strong> S.Fernando dove entrò a far parte della Resistenza degli Studenti nella quale conoscerà<br />

altri gran<strong>di</strong> artisti della sua epoca.Negli anni 1924-1925 produsse numerosi ritratti della sorella<br />

Anna Maria e in generale esplorò gli stili in uso all'epoca in successive fasi conosciute come<br />

'freu<strong>di</strong>ana' per arrivare ad essere influenzato prima dal cubismo e poi dal surrealismo. Nel 1934<br />

<strong>di</strong>ede vita a sei mostre personali in Europa e negli Stati Uniti. Dopo qualche anno la sua salute<br />

cominciò a vacillare portandolo verso una <strong>di</strong>fficile vecchiaia, anche il matrimonio andò in crisi:<br />

entrambi malati, Salvador e Gala <strong>di</strong>ventarono intrattabili, angosciati dal pensiero della morte<br />

imminente.<br />

Dipinse il suo ultimo quadro nel 1983, La coda <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne.Un incen<strong>di</strong>o nella sua abitazione nel<br />

1984, dove riportò alcune ustioni, lo indusse a traslocare nelle stanze della Torre Galatea, e<strong>di</strong>ficio<br />

collegato al Teatro-Museo e qui rimase, praticamente in reclusione, fino alla morte il 23 gennaio<br />

1989 per colpo apoplettico. Il corpo fu imbalsamato e sepolto nel suo museo a Figueras.


Attività artistica<br />

Agli inizi della carriera artistica il pittore si de<strong>di</strong>cò anche alla realizzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti che ritraevano<br />

nature morte, composizioni <strong>di</strong> oggetti semplici e sobri restando nel solco della tra<strong>di</strong>zione dell'arte<br />

spagnola del XVII secolo. Salvador amava rappresentare se stesso nei suoi <strong>di</strong>pinti: nel periodo<br />

giovanile le sue opere sono soprattutto naturalistiche, mentre in seguito presenta se stesso in modo<br />

più definito come ad esempio "Sonno" dove raffigura una strana creatura con fattezze che<br />

richiamano in un certo modo le sue.<br />

Il pittore non viene riconosciuto come un ritrattista, anche se realizzò un buon numero <strong>di</strong> ritratti; nei<br />

primi anni ritrasse parenti ed amici mentre nel periodo newyorkese, trovò il modo <strong>di</strong> far sol<strong>di</strong><br />

ritraendo le signore della buona società.Agli inizi della carriera, Salvador <strong>di</strong>pinse un certo numero<br />

<strong>di</strong> paesaggi che rappresentavano con straor<strong>di</strong>naria chiarezza la regione della Spagna in cui era nato,<br />

ma in seguito abbandonò queste descrizioni convenzionali pur continuando ad ambientarvi anche i<br />

<strong>di</strong>pinti surrealisti. La modella preferita dal pittore fu la moglie Gala, una donna dal carattere molto<br />

forte che, a parere <strong>di</strong> molti schiacciò Salvador con la sua personalità.<br />

L'artista la rappresentò in modo somigliante, come ad esempio in "Ritratto <strong>di</strong> Gala con aragosta" del<br />

1949, ma se ne servì anche come modella per opere a carattere religioso, composizioni figurative ed<br />

immagini allegoriche semi-astratte.Salvador realizzò anche <strong>di</strong>pinti religiosi a partire dal 1949, anno<br />

in cui ebbe u<strong>di</strong>enza dal papa Pio XII. Come pittore, Dalí non ebbe un unico stile o tecnica, la sua<br />

miglior produzione vide la luce nel surrealismo e i suoi quadri, <strong>di</strong> gran dettaglio e composizione<br />

stravagante e geniale riflettono un mondo onirico particolare.Salvador Dalì, genio versatile, il più<br />

originale e brillante interprete del Surrealismo, ha lasciato un' importante testimonianza <strong>di</strong> sè, oltre<br />

che come pittore e scultore anche come illustratore.<br />

Dopo aver illustrato I Canti <strong>di</strong> Maldoror <strong>di</strong> Lautrèamont nel '34 ,in seguito , la sua arte metafisica<br />

trova espressione nell' illustrazione dei gran<strong>di</strong> classici, Cervantes,Dante, Shakespeare,Boccaccio, la<br />

Bibbia.<br />

Le cento tavole originali che illustrano la Divina Comme<strong>di</strong>a e da cui le xilografie sono tratte, sono<br />

realizzate in tecnica mista, acquerello con interventi a penna e furono concepite agli albori del<br />

periodo mistico <strong>di</strong> Dalì.<br />

Le tavole illustrano le tre cantiche Inferno, Purgatorio Para<strong>di</strong>so e sono sud<strong>di</strong>vise in trentatrè trittici.<br />

Le xilografie a colori <strong>di</strong> La Divina Comme<strong>di</strong>a, sono la più importante opera illustrativa <strong>di</strong> Dalì e si<br />

compone <strong>di</strong> 100 tavole, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 35,5 x 28 .<br />

Sono stati necessari 5 anni <strong>di</strong> lavoro, dal '60 al '64 per incidere i 3500 legni necessari per imprimere<br />

in progressiva i 35 colori <strong>di</strong> ogni singola tavola.<br />

Il periodo mistico, espresso nella suo " Manifesto Mistico ", è successivo all'= esplosione della<br />

bomba atomica ; Salvador Dalì, ridefinì la sua poetica richiamandosi alla pittura classica, all' età<br />

atomica e al misticismo.<br />

Nell' illustrazione <strong>di</strong> La Divina Comme<strong>di</strong>a, l' eleganza del segno, si coniuga con un uso magistrale<br />

ed innovativo del colore in cui la ricerca pittorica dell' artista trova libera espressione nell'<br />

originalità , freschezza e genialità dell' ispirazione.<br />

La figurazione, è spesso <strong>di</strong>ssacrante,ironica e grottesca nella rappresentazioni dell'= Inferno, e del<br />

Purgatorio; è anche <strong>di</strong> grande forza evocativa.<br />

Il viaggio nell' oltre mondo dantesco è stato interpretato da Salvador Dalì con i motivi più rilevanti<br />

della sua ricerca metafisica e mistica rappresentando in modo egregio l' elevata umanità <strong>di</strong> La<br />

Divina Comme<strong>di</strong>a.


una passione che fa perdere il controllo...<br />

Che cos’è<br />

Ciascuno <strong>di</strong> noi si identifica solitamente con la parte<br />

educata e razionale <strong>di</strong> sé e rifiuta <strong>di</strong> riconoscere come<br />

propria la parte passionale, della cui attivazione è<br />

responsabile l’altro. La rabbia è una passione che fa<br />

parte <strong>di</strong> noi e che dovrebbe indurci a guardarci dentro<br />

con più attenzione. Se qualcuno ci fa arrabbiare, infatti,<br />

questo significa che in noi c’è qualche cosa <strong>di</strong> irrisolto,<br />

c’è una <strong>di</strong>sarmonia. In caso contrario non ci<br />

arrabbieremmo, ma affronteremmo la <strong>di</strong>fficoltà con<br />

calma, moderazione e logica.<br />

Invece tutti abbiamo qualche cosa che ci fa arrabbiare<br />

perchè tutti abbiamo delle intolleranze, delle debolezze<br />

o qualche vecchia ferita non completamente<br />

rimarginata. Spesso infatti quando ci arrabbiamo non è<br />

per il fatto contingente, ma per qualche cosa d’altro, <strong>di</strong><br />

più “antico”, <strong>di</strong>menticato forse. E così, la classica<br />

“goccia che fa traboccare il vaso” ci fa esplodere. E<br />

allora cosa fare? Reprimere la rabbia? No. La rabbia,<br />

come le altre passioni, è una <strong>di</strong>namica del corpo che lo<br />

danneggia sia quando è eccessivamente compressa,<br />

sia quando è scatenata senza limiti.<br />

I proverbi sull'ira<br />

Se siamo irritati senza motivo, lo siamo<br />

sempre perchè il motivo è nascosto in<br />

noi e ci è molto scomodo scoprirlo.<br />

Paul Bourget<br />

Sono sempre più sincere le cose che<br />

<strong>di</strong>ciamo quando l'animo è irato che<br />

quando è tranquillo.<br />

Marco Tullio Cicerone<br />

Non appena nutrita la rabbia muore, è il<br />

<strong>di</strong>giuno che la ingrassa.<br />

Emily Dickinson<br />

Attenzione alla furia <strong>di</strong> un uomo<br />

paziente.<br />

John Dryden


FENOMENI VULCANICI<br />

Generalità e storia<br />

Si definisce come vulcanismo quella serie <strong>di</strong> fenomeni costituiti dalla fuoriuscita attraverso fratture<br />

della crosta terrestre <strong>di</strong> materiale caldo quali lave, gas e prodotti piroclastici; i punti <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong><br />

tale materiale sono detti vulcani. Essi sono generalmente costituiti da rilievi con caratteristica forma<br />

conica più o meno schiacciata; questa è il risultato dell'accumulo dei prodotti lavici e piroclastici<br />

emessi nel tempo. La scienza che stu<strong>di</strong>a la formazione, l'evoluzione e l'attività dei vulcani è detta<br />

vulcanologia<br />

I magmi<br />

I magmi sono fusi naturali <strong>di</strong> alta temperatura, che contengono al loro interno variabili quantità <strong>di</strong><br />

gas. I magmi si formano all'interno della Terra per fusione parziale delle rocce quando si verificano<br />

particolari con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pressione e <strong>di</strong> temperatura. I magmi sono costituiti prevalentemente da<br />

ossigeno. Essi contengono <strong>di</strong>sciolte quantità variabili <strong>di</strong> componenti volatili, specialmente acqua e<br />

anidride carbonica.<br />

Esiste una notevole regolarità nella variazione della composizione chimica nei magmi. In genere, i<br />

magmi poveri in silicio (detti magmi basici) sono più ricchi in Fe, Mg e Ca; quelli ricchi in silicio<br />

(magmi aci<strong>di</strong>) sono caratterizzati da concentrazioni relativamente più elevate in so<strong>di</strong>o e potassio.<br />

Dal raffreddamento dei magmi si formano le rocce ignee. Se il processo avviene all'interno della<br />

terra le rocce prendono il nome <strong>di</strong> rocce ignee intrusive. Se il raffreddamento avviene sulla<br />

superficie terrestre le rocce vengono dette ignee effusive.


Le rocce ignee sono costituite da minerali <strong>di</strong> varia natura, tra cui i più importanti hanno<br />

composizione silicatica e sono rappresentati da olivina, anfiboli, pirosseni, feldspati e quarzo.<br />

Le caratteristiche fisiche più importanti dei magmi sono la temperatura e la viscosità. Le<br />

temperature dei magmi mostrano valori compresi tra circa 750°-800° e circa 1150-1200° ed<br />

aumentano passando dai magmi aci<strong>di</strong> a quelli basici.<br />

La viscosità dei magmi è molto variabile ed aumenta dai magmi basici a quelli aci<strong>di</strong>. I magmi basici<br />

(es. basalti) hanno una viscosità comparabile a quella <strong>di</strong> alcuni olii da motore. I magmi aci<strong>di</strong> (es.<br />

graniti) sono molto più viscosi. A parità <strong>di</strong> composizione chimica la viscosità dei magmi aumenta<br />

con il <strong>di</strong>minuire della temperatura.<br />

Generazione e risalita dei magmi<br />

La Terra è costituita per la maggior parte (escluso il nucleo esterno) da rocce solide. I magmi si<br />

generano all'interno della Terra, quando si realizzano con<strong>di</strong>zioni particolari e tali da determinare la<br />

fusione parziale o anatessi delle rocce. La formazione dei magmi, pertanto, rappresenta un evento<br />

anomalo. I processi più importanti <strong>di</strong> fusione si verificano nella parte superiore del mantello<br />

terrestre oppure nella crosta continentale profonda o interme<strong>di</strong>a.<br />

Sia nel mantello che nella crosta, i magmi hanno densità inferiore rispetto a quella delle rocce da cui<br />

derivano. Tale contrasto <strong>di</strong> densità, reso più netto dalla presenza <strong>di</strong> sostanze volatili concentrate nel<br />

magma, costituisce la causa principale della separazione dei magmi e della loro risalita verso l'alto.<br />

I magmi possono risalire <strong>di</strong>rettamente in superficie dalla zona sorgente oppure, molto più<br />

comunemente, si fermano nella crosta o al limite tra crosta e mantello (circa 35 km <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà)<br />

per formare dei serbatoi (camere magmatiche) all'interno dei quali subiscono un lento<br />

raffreddamento con cristallizzazione dei minerali. Di particolare interesse vulcanologico sono le<br />

camere magmatiche che si formano a bassa profon<strong>di</strong>tà (4-5 km) al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> alcuni apparati<br />

vulcanici. In occasione <strong>di</strong> alcune grosse eruzioni effusive o esplosive, le camere magmatiche<br />

superficiali si possono svuotare quasi completamente. Ciò causa il crollo <strong>di</strong> parte del vulcano.<br />

I prodotti dell'attività vulcanica<br />

I prodotti emessi dai vulcani nel corso della loro attività sono costituiti da lave, gas e piroclastiti. Le<br />

lave e le piroclastiti vengono emesse soltanto durante le fasi parossistiche dell'attività dei vulcani<br />

mentre i gas possono fuoriuscire anche durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> quiescenza.<br />

Le lave sono magmi eruttati in superficie. Esse possono formare ampie colate oppure raffreddarsi<br />

imme<strong>di</strong>atamente al <strong>di</strong> sopra del condotto vulcanico dando luogo a strutture cupoliformi dette duomi<br />

lavici.<br />

I prodotti piroclastici o piroclastiti sono materiali frammentati che si formano nel corso <strong>di</strong> eruzioni<br />

esplosive. Le piroclastiti sono costituite sia da brandelli <strong>di</strong> magma sia da frammenti <strong>di</strong> rocce solide<br />

strappate dal condotto vulcanico durante l'esplosione. Possono avere <strong>di</strong>mensioni variabili, da<br />

parecchi metri (blocchi e bombe vulcaniche) a pochi cm (lapilli) a frazioni <strong>di</strong> mm (ceneri<br />

vulcaniche) (Figura 1).


FIGURA 1<br />

Bombe vulcaniche a forma <strong>di</strong> fuso,<br />

che poggiano su lapilli e ceneri.<br />

I gas vulcanici hanno composizione variabile ma, come detto, sono costituiti prevalentemente da<br />

acqua e anidride carbonica, con presenza <strong>di</strong> quantità minori <strong>di</strong> vari composti <strong>di</strong> zolfo, fluoro, cloro<br />

etc.<br />

Comportamento dei vulcani e tipi <strong>di</strong> eruzione<br />

Le eruzioni vulcaniche vengono sud<strong>di</strong>vise in effusive ed esplosive a seconda dello stile tranquillo o<br />

esplosivo <strong>di</strong> emissione dei prodotti.<br />

Il <strong>di</strong>verso comportamento eruttivo dei vulcani <strong>di</strong>pende dalla viscosità e dal contenuto in gas dei<br />

magmi. Come già ricordato, la viscosità dei magmi è funzione della temperatura e, soprattutto, della<br />

composizione chimica.<br />

FIGURA 2<br />

Comportamento eruttivo<br />

dei magmi aci<strong>di</strong> e basici<br />

con <strong>di</strong>verso contenuto in<br />

gas.


Lave basiche fluide e ricche in gas (Figura 2A) danno eruzioni effusive accompagnate da fenomeni<br />

esplosivi <strong>di</strong> modesta entità quali jet <strong>di</strong> lava alti fino a molte centinaia <strong>di</strong> metri (fontane <strong>di</strong> lava); le<br />

stesse lave, se povere in gas, danno eruzioni effusive tranquille senza apprezzabili fenomeni<br />

esplosivi (Figura 2B).<br />

Le lave acide viscose ricche in gas danno eruzioni esplosive <strong>di</strong> alta energia(Figura 2C); le stesse<br />

lave, se povere in gas, danno duomi lavici o colate <strong>di</strong> modesto spessore (Figura 2D).<br />

Le più note eruzioni effusive sono quelle hawaiiane, tipiche dei vulcani delle Isole Hawaii. Esse<br />

sono tipiche <strong>di</strong> magmi basici flui<strong>di</strong> e consistono nella emissione tranquilla <strong>di</strong> colate fluide con<br />

modesti fenomeni esplosivi tipo fontane <strong>di</strong> lava (Figura 3). I vulcani che si formano in seguito<br />

all'attività hawaiiana hanno forma conica molto appiattita e vengono detti vulcani scudo.<br />

FIGURA 3<br />

Eruzione hawaiiana con<br />

fontana e colate <strong>di</strong> lava.<br />

Le eruzioni esplosive magmatiche sono legate alla presenza <strong>di</strong> abbondanti quantità <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> origine<br />

magmatica, cioè risaliti insieme al magma dal mantello terrestre. I due tipi più importanti sono le<br />

eruzioni stromboliane e le pliniane.<br />

Le eruzioni stromboliane, tipiche del vulcano attivo <strong>di</strong> Stromboli (Isole Eolie) consistono <strong>di</strong><br />

esplosioni ritmiche <strong>di</strong> modesta energia, con lancio <strong>di</strong> brandelli <strong>di</strong> lava nera o rossa (dette scorie <strong>di</strong><br />

lancio) che, dopo traiettorie più o meno lunghe ma non superiori alle centinaia <strong>di</strong> metri, ricadono al<br />

suolo nell'imme<strong>di</strong>ata vicinanza del cratere (Figura 6). Le eruzioni stromboliane sono tipiche <strong>di</strong><br />

magmi a viscosità interme<strong>di</strong>a tra quelli basici e aci<strong>di</strong>.


FIGURA 6<br />

Eruzione<br />

stromboliana<br />

Le eruzioni pliniane sono quelle a maggiore energia. Sono tipiche <strong>di</strong> magmi viscosi aci<strong>di</strong> ricchi in<br />

gas e sono caratterizzate dalla formazione <strong>di</strong> un'alta colonna eruttiva con forma a fungo che può<br />

raggiungere le <strong>di</strong>ecine <strong>di</strong> km <strong>di</strong> altezza (Figura 7). La colonna eruttiva è formata da pomici, ceneri e<br />

blocchi. Le ceneri raggiungono le quote più elevate e possono essere <strong>di</strong>sperse dal vento su aree<br />

molto estese, anche a <strong>di</strong>ecine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> km dal punto <strong>di</strong> emissione. Le eruzioni pliniane<br />

prendono il nome da Plinio il Giovane che descrisse dettagliatamente l'eruzione del Vesuvio, che<br />

presentava le caratteristiche sopra descritte.<br />

FIGURA 7<br />

Eruzione<br />

pliniana


Processi <strong>di</strong> messa in posto dei prodotti vulcanici<br />

Le colate laviche sono messe in posto con meccanismi abbastanza semplici, tipici <strong>di</strong> materiali più o<br />

meno flui<strong>di</strong> che scorrono su superfici a <strong>di</strong>versa geometria. Le colate laviche si incanalano<br />

preferenzialmente lungo le valli e hanno tendenza a accumularsi nelle depressioni topografiche. I<br />

loro percorsi, pertanto, sono abbastanza preve<strong>di</strong>bili. Le velocità sono variabili in funzione<br />

essenzialmente della viscosità della lava e dell'inclinazione della superficie <strong>di</strong> scorrimento. La<br />

velocità della gran parte delle lave raramente supera i pochi km/ora o ad<strong>di</strong>rittura qualche chilometro<br />

al giorno; tuttavia, si possono avere velocità molto più elevate (<strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>ecine <strong>di</strong> km/ora) per lave<br />

fluide che scorrono su pen<strong>di</strong>i scoscesi.<br />

Di particolare interesse sono i processi <strong>di</strong> messa in posto dei prodotti piroclastici. Questi possono<br />

essere lanciati a varie angolazioni e ricadere per gravità andando a formare depositi piroclastici <strong>di</strong><br />

caduta. I frammenti piroclastici più grossolani (blocchi e bombe) cadono nelle vicinanze del<br />

cratere, mentre le ceneri e i lapilli possono ricadere a molti km <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza. Il loro accumulo può<br />

essere causa <strong>di</strong> crolli <strong>di</strong> tetti, <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> raccolti, inquinamento <strong>di</strong> fonti idriche<br />

In alcuni casi le piroclastiti possono essere emesse orizzontalmente durante l'esplosione. Tale<br />

fenomeno, simile all'onda <strong>di</strong> base che si verifica in occasione <strong>di</strong> esplosioni nucleari, viene detto<br />

base surge (onda <strong>di</strong> base. I surge piroclastici hanno forte mobilità orizzontale, elevata velocità<br />

(dell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> parecchie centinaia <strong>di</strong> km/ora) e sono in grado <strong>di</strong> scorrere anche in contropendenza.<br />

Queste caratteristiche rendono i surge estremamente pericolosi.<br />

Nel caso <strong>di</strong> eruzioni vulcaniane e pliniane, la gran parte del materiale piroclastico va a formare<br />

colonne eruttive anche <strong>di</strong> enormi <strong>di</strong>mensioni. Il crollo <strong>di</strong> tali colonne determina la formazione <strong>di</strong><br />

dense nuvole piroclastiche dotate <strong>di</strong> elevata mobilità, in grado <strong>di</strong> trasportare enormi quantità <strong>di</strong><br />

materiale piroclastico. Queste nuvole sono note con il termine <strong>di</strong> colate piroclastiche.<br />

Con il termine <strong>di</strong> tufo viene in<strong>di</strong>cato qualsiasi deposito <strong>di</strong> ceneri e lapilli, in<strong>di</strong>pendentemente dal<br />

meccanismo <strong>di</strong> messa in posto.<br />

Il trasporto da parte dell'acqua genera la formazione <strong>di</strong> colate <strong>di</strong> fango o lahar. Queste sono delle<br />

miscele <strong>di</strong> acqua, ceneri e blocchi che si formano, per esempio, in seguito a piogge copiose che<br />

interessano aree coperte da piroclastiti non consolidate, oppure quando l'eruzione esplosiva avviene<br />

in un lago craterico. L'acqua si mescola alle ceneri e produce un fluido dotato <strong>di</strong> elevata mobilità e<br />

velocità. I lahar sono tra i fenomeni più <strong>di</strong>struttivi del vulcanismo e si possono verificare anche<br />

molto tempo dopo un'eruzione vulcanica. Ad esempio, i lahar che hanno causato nell'autunno del<br />

'98 <strong>di</strong>struzione e vittime a Sarno e altri comuni della Campania si sono verificati lungo tempo dopo<br />

la deposizioni delle ceneri del Vesuvio che è in fase <strong>di</strong> quiescenza dal 1944.


Il vulcanismo e l'ambiente<br />

Gli effetti dei fenomeni vulcanici sull'ambiente nel quale l'uomo vive sono molteplici e complessi.<br />

L'aspetto più noto è quello operato dalla potenza <strong>di</strong>struttiva <strong>di</strong> alcune eruzioni. Tra le più note<br />

ricor<strong>di</strong>amo quella del Vesuvio del 79 d.C., quella dell'Isola <strong>di</strong> Santorini nell'arco delle Cicla<strong>di</strong> nel<br />

mar Egeo che determinò la scomparsa intorno al 1600 a.C. della civiltà minoica e quella del 1902<br />

del vulcano Pelée nella Martinica. Durante le eruzioni i maggiori danni possono essere provocati<br />

<strong>di</strong>rettamente dalle colate e surge piroclastici, dalla caduta <strong>di</strong> cenere che copre e <strong>di</strong>strugge i raccolti,<br />

dai gas emessi in gran quantità che determinano asfissia negli esseri viventi nelle aree più vicine al<br />

vulcano, dai lahar che si verificano se dopo un'eruzione esplosiva si hanno abbondanti piogge o se<br />

l'eruzione avviene in un lago craterico. Relativamente poco pericolose sono invece le colate laviche<br />

che scorrono a velocità non molto elevata e il cui percorso, che segue quello delle valli può essere<br />

previsto e, in alcuni casi, deviato. Da quanto detto è evidenteche le eruzioni maggiormente<br />

<strong>di</strong>struttive sono quelle esplosive quali quelle pliniane e vulcaniane, mentre quelle <strong>di</strong> tipo hawaiano<br />

presentano minore pericolosità. In Italia un'attività <strong>di</strong> tipo esplosivo si verifica al Vesuvio e a<br />

Vulcano mentre l'Etna ha un regime piu tranquillo e meno pericoloso. Per ridurre i rischi connessi<br />

all'attività vulcanica è necessaria una sorveglianza continua dei singoli sistemi attivi. E' ormai noto<br />

che ogni eruzione è preceduta da una serie <strong>di</strong> eventi costituiti da sollevamento del suolo in<br />

prossimità del centro eruttivo, da un aumento dell'attività sismica superficiale connessa con la<br />

risalita dei magmi, da cambiamenti nella temperatura e composizione dei gas emessi dalle fumarole<br />

e da variazioni nel campo magnetico locale. I continui rilevamenti geofisici, geochimici e<br />

topografici possono consentire, pertanto, <strong>di</strong> prevedere un'eruzione vulcanica anche se allo stato<br />

attuale delle conoscenze non è possibile pre<strong>di</strong>re con precisione il momento e l'intensità dell'eruzione<br />

stessa.<br />

L'attività vulcanica può produrre importanti effetti sul clima. Questi sono connessi con l'immissione<br />

nell'atmosfera <strong>di</strong> enormi quantità <strong>di</strong> ceneri e <strong>di</strong> gas che possono rimanere in sospensione per molti<br />

anni causando notevole assorbimento delle ra<strong>di</strong>azioni solari con conseguente abbassamento della<br />

temperatura su vaste regioni. L'eruzione del vulcano Tambora in Indonesia, avvenuta nel 1915,<br />

immise nell'atmosfera una quantità <strong>di</strong> ceneri tale da causare la completa oscurità per tre giorni in un<br />

raggio <strong>di</strong> 500 km intorno al vulcano. La permanenza delle particelle <strong>di</strong> cenere e gas in sospensione<br />

causò l'abbassamento della temperatura me<strong>di</strong>a mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un grado con forti danni per<br />

l'agricoltura tanto che il 1916 fu conosciuto come l'anno senza estate e come l'anno della povertà.


A <strong>di</strong>fferenza dei peccati capitali i nuovi peccati non sono più una<br />

deviazione, una caratteristica o una malattia della personalità <strong>di</strong><br />

un in<strong>di</strong>viduo; ma tendenze collettive a cui un in<strong>di</strong>viduo non può<br />

opporre una resistenza in<strong>di</strong>viduale. Sono: consumismo,<br />

conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, <strong>di</strong>niego,<br />

vuoto.<br />

Secondo un personale sondaggio effettuato su un campione <strong>di</strong> 120<br />

persone <strong>di</strong> età compresa tra i 16 e i 50 anni, il peccato in cui si eccede <strong>di</strong><br />

più è la Gola…Beh, forse meglio così, perché è l’unico peccato che<br />

danneggia solo noi stessi..!<br />

37%<br />

acci<strong>di</strong>a lussuria invi<strong>di</strong>a superbia ira avarizia gola<br />

4%<br />

Ma poi, Temiamo <strong>di</strong> più che le fiamme dell'Inferno ci<br />

lambiscono per i nostri reiterati peccati <strong>di</strong> gola o più<br />

semplicemente le "ire" della bilancia?...<br />

13%<br />

8%<br />

8%<br />

6%<br />

24%


E se provassimo a considerare i 7 peccati capitali nei telefilm più “cult” degli ultimi<br />

anni, avremmo:<br />

GOLA –> LA TATA: quando si parla <strong>di</strong> gola, impossibile non ritornare con la mente alla<br />

spassosissima sit-com “La Tata”. La protagonista ha una linea mozzafiato, eppure la<br />

ve<strong>di</strong>amo spesso ingozzarsi con barili <strong>di</strong> gelato o rovistare nel frigo alla ricerca <strong>di</strong><br />

qualche avanzo della cena, dopo una dolorosa riflessione sulla sua vita.<br />

INVIDIA –> <strong>DE</strong>SPERATE HOUSEWIVES: nella via più famosa della TV, Wisteria Lane,<br />

serpeggia la sensazione che l’erba del vicino sia sempre più verde; le 4 casalinghe<br />

<strong>di</strong>sperate segretamente, si invi<strong>di</strong>ano a vicenda: chi non vorrebbe un corpo come quello<br />

<strong>di</strong> Gabrielle (Eva Longoria), o chi non invi<strong>di</strong>a l’intuito sul lavoro <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone Lynette<br />

(Felicity Huffmann), o la capacità nelle faccende domestiche <strong>di</strong> Bree (Marcia Cross) o<br />

l’inguaribile ottimismo <strong>di</strong> Susan (teri Hatcher)? L’invi<strong>di</strong>a <strong>di</strong>laga per un prato del<br />

tenuto, per delle gardenie più rigogliose <strong>di</strong> altre o per un uomo, come accade tra Susan<br />

e I<strong>di</strong>e (Nicolette Sheridan), che prima si contendono l’idraulico Mike (James Denton), e<br />

che poi si accapigliano quando Susan scopre che il suo ex-marito si è trasferito nella<br />

casa <strong>di</strong> I<strong>di</strong>e…<br />

IRA -> THE O.C.: ira fa rima con Newport Beach. Le cose cominciano a mettersi male<br />

all’arrivo <strong>di</strong> Ryan (Benjamin McKenzie): il classico ragazzo poche parole molti muscoli<br />

che è pronto a fare a botte per qualsiasi motivo e soprattutto per l’amata Marissa<br />

(Misha Barton), e infatti non si risparmia, tirando cazzotti a destra e manca! E che<br />

<strong>di</strong>re <strong>di</strong> Summer (Rachael Bilson) che in una delle prime puntate minaccia <strong>di</strong> piantare<br />

una forchetta nell’occhio del povero Seth (Adam Brody)?<br />

LUSSURIA -> NIP/TUCK: la palma del telefilm più lussurioso della storia della tv non<br />

poteva non andare a Nip/Tuck a al famoso stu<strong>di</strong>o chirurgico McNamara/Troy. Tra un<br />

intervento ed un altro il belloccio <strong>di</strong> turno Christian Troy alias Julian McMahon, se le<br />

passa tutte e non perde occasione per incontri molto hard in qualsiasi momento della<br />

giornata Anche il piccolo Matt sarà al centro <strong>di</strong> turbinosi incontri sessuali a tre, con<br />

pazze razziste e con “donne” con ben più <strong>di</strong> un segreto…<br />

SUPERBIA –> BEVERLY HILLS/DAWSON’S CREEK: il poco ambito premio <strong>di</strong> superbo per<br />

eccellenza delle serie tv va spartito a pari merito tra due mostri sacri dei teen-drama<br />

come Brandon Walsh <strong>di</strong> Beverly Hills 90210 e il Dawson Leary <strong>di</strong> Dawson’s Creek.<br />

Entrambi pensano <strong>di</strong> poter cambiare il mondo celandosi <strong>di</strong>etro alla classica maschera<br />

del bravo ragazzo: per entrambi urge un imme<strong>di</strong>ato e drastico ri<strong>di</strong>mensionamento.<br />

AVARIZIA –> SETTIMO CIELO: il reverendo Eric Campden ha un posto assicurato tra gli<br />

avari della tv, infatti il bilancio familiare è sempre in primissimo piano; ma come<br />

potrebbe essere altrimenti con ben 7 figli da mantenere? Simon appare come un<br />

rubacuori che colleziona bion<strong>di</strong>ne e che se la deve vedere con presunte gravidanze e<br />

malattie veneree, mentre Mary ne ha combinate <strong>di</strong> cotte e <strong>di</strong> crude.<br />

ACCIDIA –> SIX FEET UN<strong>DE</strong>R: meritano <strong>di</strong> trovare il posto d’onore nel girone dantesco<br />

degli acci<strong>di</strong>osi i protagonisti <strong>di</strong> “six feet under”, dove le aspettative del domani sono<br />

ridotte all’osso, e dove la noia imperversa tra l’atmosfera dark e la routine dell’impresa<br />

familiare <strong>di</strong> pompe funebri. E così tra incomprensioni, rimorsi, crisi isteriche e follie<br />

varie i Fisher sembrano non conoscere il significato della parola “felicità”.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!