antologia 1° concorso città di grottammare - pelasgo 968
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In copertina: Grottammare (scorcio panoramico)<br />
Associazione “Pelasgo <strong>968</strong>” – Concorso Letterario “Città <strong>di</strong> Grottammare”<br />
Copyright © PELASGO <strong>968</strong><br />
<strong>pelasgo</strong><strong>968</strong>@gmail.com<br />
Proprietà artistica e letteraria riservata<br />
È vietata la riproduzione, anche parziale, <strong>di</strong> testi ed illustrazioni<br />
con qualunque mezzo, compresa la fotocopia e la riproduzione elettronica.<br />
2
ASSOCIAZIONE CULTURALE “PELASGO <strong>968</strong>”<br />
CONCORSO LETTERARIO<br />
“CITTÀ DI GROTTAMMARE»<br />
1ª EDIZIONE - 2010<br />
Antologia opere premiate<br />
Associazione “Pelasgo <strong>968</strong>” – Grottammare (AP)<br />
3
PRESENTAZIONE<br />
Già in fase <strong>di</strong> programmazione del Concorso e nel bando stesso<br />
avevamo previsto <strong>di</strong> pubblicare un’<strong>antologia</strong> delle opere selezionate.<br />
Il fatto che ora la stringiate tra le mani rappresenta l’ennesimo<br />
tassello per la realizzazione del <strong>concorso</strong>, così come l’avevamo<br />
immaginato. Il mosaico originario, quello che avevamo in mente all’inizio,<br />
nella nostra fantasia, è completo proprio grazie a quest’opera.<br />
La materia prima <strong>di</strong> cui è composta la raccolta <strong>di</strong> componimenti<br />
qui contenuti viene dai suoi partecipanti, numerosi e appassionati.<br />
È stata dura per la giuria, presieduta dal nostro impeccabile<br />
Presidente, scegliere fra i 181 poeti che hanno deciso <strong>di</strong> onorarci<br />
della loro opera. È stata dura perché, oltre al dato numerico consistente<br />
che certo ci fa piacere (sono state rappresentate con le poesie<br />
tutte le regioni italiane e perfino la vicina Svizzera) ci è stato<br />
segnalato anche un <strong>di</strong>screto livello qualitativo delle opere e personalmente<br />
abbiamo avvertito una buona sensazione riguardo all’entusiasmo,<br />
alla freschezza, al clima positivo che si è creato dalla<br />
pubblicazione del bando fino alla brillante kermesse finale presso<br />
la sala Kursaal <strong>di</strong> Grottammare, dove abbiamo avuto modo <strong>di</strong> conoscere<br />
dal vivo molti <strong>di</strong> coloro che avevano affidato fino a quel<br />
momento la rappresentazione della propria persona esclusivamente<br />
ai versi dei loro componimenti in gara.<br />
È quin<strong>di</strong> col sorriso sulle labbra che abbiamo sostenuto questo<br />
ulteriore impegno per far sì che questa raccolta vedesse la luce,<br />
raggiungendo il manipolo degli autori che potranno trovare in essa<br />
un’attestazione tangibile dei loro sforzi poetici ma anche, nelle nostre<br />
speranze, un pubblico che sia il più vasto possibile.<br />
Circa gli aspetti e<strong>di</strong>toriali dell’<strong>antologia</strong> stessa, sarà il Presidente<br />
<strong>di</strong> Giuria a illustrarli con la nota che segue; a riguardo cogliamo<br />
l’occasione per ringraziarlo per quanto ha fatto, sia nel varo, sia<br />
5
nell’espletamento del <strong>concorso</strong>, sia nella realizzazione <strong>di</strong> questa<br />
<strong>antologia</strong>: le sue qualità critiche e la sua esperienza a livello organizzativo<br />
ed e<strong>di</strong>toriale ci sono stati <strong>di</strong> fondamentale aiuto. Senza <strong>di</strong><br />
essa non saremmo mai riusciti forse neppure a ban<strong>di</strong>re il <strong>concorso</strong>.<br />
Grazie dunque, Presidente!<br />
Da ultimo aggiungiamo che, a pubblicazione avvenuta, l’Associazione<br />
“Pelasgo <strong>968</strong>” in<strong>di</strong>rà una cerimonia <strong>di</strong> presentazione<br />
dell’<strong>antologia</strong>, verosimilmente entro il mese <strong>di</strong> settembre, a cui saranno<br />
invitati tutti gli autori qui presenti. Nell’occasione illustreremo<br />
anche il bando della 2’ e<strong>di</strong>zione del <strong>concorso</strong>, la cui premiazione<br />
è già stata fissata per il 7 maggio 2011.<br />
A risentirci presto e un caldo e poetico saluto a tutti.<br />
6<br />
Il Presidente “Pelasgo <strong>968</strong>”<br />
(Dr. Danilo Gabrielli)
INTRODUZIONE<br />
Come abbiamo più volte evidenziato, sia in sede conferenziale<br />
che nella stessa cerimonia <strong>di</strong> premiazione del <strong>concorso</strong>, riteniamo il<br />
livello poetico complessivo del premio <strong>di</strong> entità me<strong>di</strong>o alta, soprattutto<br />
nella sezione <strong>di</strong>alettale. E qui era ampiamente nelle nostre<br />
previsioni, considerato che il poeta che si cimenta nella poesia <strong>di</strong>alettale<br />
solitamente ha già alle spalle perlomeno una sufficiente preparazione<br />
tecnica e linguistica, nel senso che ha già dovuto leggere<br />
altre opere della stessa natura: cosa che qualche poeta in lingua<br />
non fa, convinto <strong>di</strong> essere sufficientemente preparato per comporre<br />
in poesia, magari seguendo il proprio istinto.<br />
Tuttavia, anche nella sezione in lingua abbiamo riscontrato dei<br />
lavori <strong>di</strong> ottima fattura, sia riguardo l’aspetto stilistico che quello<br />
contenutistico. Per ovvie ragioni <strong>di</strong> imparzialità, almeno in questa<br />
sede, ci evitiamo <strong>di</strong> citare opere ed autori che noi personalmente riteniamo<br />
<strong>di</strong> rilevante spessore letterario; in ogni caso la graduatoria<br />
definitiva del <strong>concorso</strong> rispecchia a gran<strong>di</strong> linee il nostro personale<br />
giu<strong>di</strong>zio. Ciò semplicemente per <strong>di</strong>re che la graduatoria è la risultante<br />
dei voti complessivi ricevuti dai cinque membri della giuria,<br />
dove in alcuni casi il nostro giu<strong>di</strong>zio non ha collimato perfettamente<br />
con quello degli altri giurati, anche se riguardo ai primi classificati<br />
l’uniformità del giu<strong>di</strong>zio stesso è stata la costante fondamentale.<br />
Riguardo, invece, alla presente opera, <strong>di</strong> concerto con la <strong>di</strong>rezione<br />
dell’Associazione “Pelasgo <strong>968</strong>”, abbiamo ritenuto <strong>di</strong> riportare<br />
esclusivamente tutte le opere selezionate, omettendo le altre,<br />
non perché non meritevoli, bensì semplicemente perché sarebbe venuto<br />
un tomo <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> pagine: sia economicamente<br />
che qualitativamente l’abbiamo ritenuto non opportuno.<br />
A tergo <strong>di</strong> ogni capitolo abbiamo riportato la graduatoria finale<br />
del <strong>concorso</strong>, dalla quale si evidenzia la copertura <strong>di</strong>remmo nazionale<br />
dei partecipanti e vincitori, che vanno dall’estremo Nord a<br />
7
quello Sud, passando per il Centro, che è stato logisticamente il più<br />
numeroso (in appen<strong>di</strong>ce riportiamo una tabella dei partecipanti per<br />
ogni singola regione).<br />
Per ogni autore abbiamo anche inserito un breve curriculum:<br />
ciò per consentire ai lettori esterni e, <strong>di</strong>remmo, soprattutto agli autori<br />
stessi <strong>di</strong> prendere in qualche modo cognizione del percorso letterario<br />
<strong>di</strong> ciascuno: si evidenzia che alcuni autori sono, in effetti,<br />
delle celebrità in campo nazionale, e la giuria stessa per molti <strong>di</strong><br />
loro, pur nell’anonimato più assoluto in sede <strong>di</strong> esame, ne ha tratto<br />
la convizione, con corrispondente positivo giu<strong>di</strong>zio. Ma anche altri<br />
che non vantavano un curriculum nutrito, o che magari erano alla<br />
loro prima esperienza, del risultato conseguito – e che questa <strong>antologia</strong><br />
ne costituisce una concreta testimonianza – possono ritenersi<br />
sod<strong>di</strong>sfatti; e il curriculum degli altri può costituire anche uno stimolo<br />
in più per convincersi delle loro potenzialità e migliorarsi. Il<br />
nostro è un augurio, oltre che una convinzione.<br />
Per concludere, auguriamo buona lettura a quanti la vorranno<br />
fare <strong>di</strong> questo libro: possiamo assicurare loro che ne vale la pena,<br />
sia come gra<strong>di</strong>mento che come confronto.<br />
8<br />
Il Presidente <strong>di</strong> Giuria<br />
(Giovanni Di Girolamo)
LA GIURIA<br />
GIOVANNI DI GIROLAMO (presidente), <strong>di</strong> Bellante (TE): scrittore,<br />
poeta, storico, critico letterario; autore <strong>di</strong> circa quaranta pubblicazioni, tra cui<br />
ricor<strong>di</strong>amo: i romanzi, Anuška, la ragazza <strong>di</strong> Kaposvár, A volo <strong>di</strong> farfalla,<br />
Sotto un cielo <strong>di</strong> Prussia; i libri <strong>di</strong> poesia: Per Estella, A ritmo <strong>di</strong> rondò, Donna,<br />
mistero senza fine bello, Via Crucis; i volumi <strong>di</strong> saggistica: Manuale <strong>di</strong><br />
metrica italiana, Pianetà Totò, Amenità poetiche. Numerose le sue vittorie in<br />
concorsi letterari ed è Presidente <strong>di</strong> Giuria in altre rassegne.<br />
NUNZIO MENNA (componente), <strong>di</strong> Avellino: scrittore, poeta, comme<strong>di</strong>ografo,<br />
e<strong>di</strong>tore; autore <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong> volumi, tra cui ricor<strong>di</strong>amo, i romanzi:<br />
Processo per eutanasia, Assassinio in cattedrale, Otto personaggi alla<br />
ricerca del tesoro <strong>di</strong> Castelsilvano; i libri <strong>di</strong> poesia: Sogno <strong>di</strong> primavera, I colori<br />
<strong>di</strong> Armento; la comme<strong>di</strong>a: I tre mariti più uno della contessa Matilde. Titolare<br />
della omonima Casa E<strong>di</strong>trice, che ha all’attivo oltre 300 titoli. Insignito<br />
del titolo <strong>di</strong> “Cavaliere del Lavoro” per meriti letterari.<br />
MARIA RIZZI (componente), <strong>di</strong> Roma: poetessa e scrittrice; autrice delle<br />
raccolte poetiche: Aironi nel vento, Ombre <strong>di</strong> sogni (opera vincitrice del XXIII<br />
Concorso “Città <strong>di</strong> Avellino”), Tante piccole vite; dell’<strong>antologia</strong> Nessun eco<br />
si estingue se rispondono note, che raccoglie molte poesie ine<strong>di</strong>te del padre<br />
Nicola Rizzi, provetto poeta anch’egli. È autrice anche <strong>di</strong> alcuni romanzi, in<br />
via <strong>di</strong> pubblicazione. Molte le sue vittorie in concorsi letterari, sia come poetessa<br />
che come scrittrice.<br />
FULVIA MARCONI (componente), <strong>di</strong> Ancona: poetessa. Venuta alla ribalta<br />
negli ultimi tre-quattro anni, ha vinto una trentina <strong>di</strong> primi premi, più altrettanti<br />
piazzamenti nei primi tre classificati, in concorsi letterari nazionali ed<br />
esteri. È stata appena e<strong>di</strong>ta la sua prima raccolta poetica, dal titolo Un’altra<br />
luna ancora, “Ripostes” E<strong>di</strong>zioni, Salerno. Membro <strong>di</strong> giuria in altri concorsi.<br />
LUCILIO SANTONI (componente), <strong>di</strong> Grottammare (AP); poeta, traduttore,<br />
stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> letterature comparate e autore <strong>di</strong> film in video. Libri pubblicati:<br />
Dopo le orde dei numeri, Ripae Ulterioris Amore, Il guerriero fantasioso,<br />
Antologia del perdente. Regie video: Nostalgia, Noxia corpori (16 spunti<br />
da Remo Pagnanelli), Questa musica che ci accompagna, ecc.<br />
9
SEZIONE “A”<br />
Poesia ine<strong>di</strong>ta in lingua italiana<br />
11
GRADUATORIA FINALE<br />
<strong>1°</strong> class. ROBERTO MESTRONE (Volvera, TO)<br />
2° class. ISABELLA SORDI (Venezia)<br />
3° class. RODOLFO VETTORELLO (Milano)<br />
Finalisti: Maria Ebe Argenti (Varese), Franco Campegiani (Marino-RM),<br />
Alberto Canfora (Roma), Umberto Druschovic (Aosta), Francesco Palermo<br />
(Brin<strong>di</strong>si), Pierino Pini (Motichiari-BS), Ramis Tenan (Rovigo).<br />
Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito: Bruna Cerro (Savona), Giovanni Lupi (Roma),<br />
Marisa Provenzano (Catanzaro), Franco Revello (Torino), Luciana<br />
Vasile (Roma).<br />
Menzione d’Onore: Maria Altomare Sardella (Milano); Anna Francesca<br />
Basso (Bassano d.G.-VI); Vittorio Iarrobino (Avellino); Anna Dudziacha<br />
(Venezia); Virginia Notarpasquale (Termoli-CB); Franca Prosperi (Roseto<br />
d.A.-TE); Patrizia Pallotta (Roma); Romeo Salvato (Bologna); Francesca<br />
Vertolo (Perugia).<br />
Segnalazione: Aloisi Domenica (Grottammare); Fabiano Braccini (Milano);<br />
Antonio Capriotti (S. Benedetto d.T.); Maria De Luca (Napoli); Giselda Desiderio<br />
(Chieti); Sara Fasciani (Pescara); Ercole Florà (S.Omero-TE); Cesarina<br />
Giustozzi (Macerata); Ida Gorgoretti (Giulianova-TE); Vinia Mantini<br />
(Ortona-CH); Anna Maria Obadon (Ancona); Marinella Paoletti (Colli del<br />
Tronto-AP); Silvia Raccichini (Porto S. Giorgio-FM); Catia Salvi (Giulianova);<br />
Patrizia Settepanella (Nereto-TE); Tiziana Totò (S. Benedetto d. T.).<br />
12
TENEREZZA (1ª classificata)<br />
<strong>di</strong> Roberto Mestrone (Volvera-TO)<br />
Dal pesco scendon giù l’ultime foglie;<br />
son lacere, le sfioro con le <strong>di</strong>ta,<br />
e il palmo d'una mano le raccoglie<br />
per custo<strong>di</strong>rne briciole <strong>di</strong> vita.<br />
Lo zeffiro dai rami il gelo toglie<br />
sbuffando sulla pianta intorpi<strong>di</strong>ta,<br />
poi stuzzica le fronde secche e spoglie<br />
... i resti dell’estate ormai finita.<br />
M’avvolge nel tepore quella brezza,<br />
somiglia al vento caldo, chiuso in cuore,<br />
dal nome melo<strong>di</strong>oso: “Tenerezza”<br />
... che scalda i fred<strong>di</strong> giorni del mio amore.<br />
Se perdo la sua morbida carezza<br />
nel petto si rifugia lo squallore.<br />
ROBERTO MESTRONE, nato a U<strong>di</strong>ne nel 1946, vive a Volvera (TO). Agente <strong>di</strong> commercio,<br />
addetto agli approvvigionamenti in aziende del settore automobilistico. Cultore della poesia nella<br />
forma classica (ha composto circa 200 sonetti, <strong>di</strong> tutti i formati e schemi), ha infatti pubblicato<br />
la sua prima raccolta poetica dal titolo emblematico Sull’ali <strong>di</strong> un sonetto, Ed. “Menna”, Avellino.<br />
Vincitore <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong> concorsi letterari, oltre ad innumerevoli piazzamenti, è inserito<br />
in varie antologie. È altresì presidente e membro <strong>di</strong> giuria <strong>di</strong> alcuni concorsi.<br />
13
DI NOTTE, AL MUSEO (2ª classificata)<br />
<strong>di</strong> Isabella Sor<strong>di</strong> (Venezia)<br />
Venere esce dalla sua conchiglia<br />
sospinta da uno Zefiro leggero;<br />
percorre cauta l’ampia galleria<br />
danzando nella luce della luna.<br />
La seguono gli sguar<strong>di</strong> incuriositi<br />
<strong>di</strong> uomini nel marmo ben scolpiti.<br />
No, non temete, donne angelicate:<br />
solo un’idea, che vaga nella mente.<br />
Le donne spigolose <strong>di</strong> Picasso<br />
tentano invano una ricostruzione<br />
nel fragore <strong>di</strong> inutili battaglie.<br />
Rimbomba l’Urlo nelle stanze vuote,<br />
ma nella confusione non si sente.<br />
Al piano terra tutte le Madonne<br />
allattano i Bambini silenziose<br />
e Monna Lisa, che sa tante cose,<br />
rimane paesaggio evanescente.<br />
La Nike tenta un battito <strong>di</strong> ali,<br />
ma senza testa non sa dove andare.<br />
E cosa fanno i Bronzi <strong>di</strong> Rïace?<br />
Ah, loro: hanno nostalgia del mare.<br />
ISABELLA SORDI, nata a U<strong>di</strong>ne nel 1954, vive a Venezia. Insegnante <strong>di</strong> Inglese al liceo.<br />
Autrice del libro <strong>di</strong> poesie Un Dio felice, ed. “Vitale”, Sanremo. Vincitrice <strong>di</strong> prestigiosi concorsi<br />
letterari, tra cui “Voga Riviera Brenta” (2008), “Dino Boscarato” (2009), “Città <strong>di</strong> Acqui<br />
Terme” (2009), Premio del lettore, Concorso IPLAC (2008), e tanti altri piazzamenti.<br />
14
FAVOLA BAROCCA (3ª classificata)<br />
<strong>di</strong> Rodolfo Vettorello (Milano)<br />
A primavera s’aprono a Venezia<br />
ciglia, corolla e labbra <strong>di</strong> corallo,<br />
e mani che accarezzano nell’aria<br />
le note <strong>di</strong> una musica barocca.<br />
La vecchia merlettaia <strong>di</strong> Burano<br />
ricama al davanzale sui canali<br />
e i gri<strong>di</strong> che si inseguono <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ni<br />
incidono nel cielo palli<strong>di</strong>ssimo<br />
le rotte, per l’Oriente, delle navi.<br />
Schiuma <strong>di</strong> sale e mare che ribolle<br />
contro i “murazzi” lunghi a Pellestrina.<br />
Barocco lo sciacquio contro gli scogli.<br />
Barocca la fontana della piazza,<br />
da mille bocche versa la sua gioia<br />
sognando che trabocchi <strong>di</strong> gorgògli.<br />
Tritoni e ninfe nu<strong>di</strong>, in abbandono,<br />
grondano perle <strong>di</strong> magia selvaggia.<br />
E tu, sudata dea della fortuna<br />
ti affacci appena al bordo della vasca<br />
e l’accarezzi piano con le mani<br />
e poi le tuffi a fondo, ad una ad una.<br />
E passerà da te, dalla tua bocca<br />
alla mia bocca,<br />
dolce <strong>di</strong> mimosa<br />
la tua saliva come un rivo d’acqua.<br />
Se immagino la favola barocca,<br />
la scena sarà solo la laguna,<br />
lo sfondo una <strong>città</strong> come sospesa<br />
sopra una coltre pallida <strong>di</strong> bruma.<br />
La fata della storia che mi invento<br />
un fiore dalle labbra <strong>di</strong> corallo<br />
e mani che profumano <strong>di</strong> vento.<br />
15
Un angelo che bacia con passione<br />
e illude con i giochi delle ciglia,<br />
come fa l’onda inquieta nei canali<br />
al passar d’una barca da lavoro<br />
e allo sciacquio del mare sulla chiglia.<br />
RODOLFO VETTORELLO, nato a Castelbaldo (PD) nel 1937, vive a Milano. Di professione<br />
architetto, ha lavorato nel settore pubblico, quin<strong>di</strong> come libero professionista. Ha pubblicato alcune<br />
sillogi poetiche, tra cui ricor<strong>di</strong>amo L’anima e i giorni, ed ha vinto un centinaio <strong>di</strong> primi<br />
premi in concorsi nazionali e internazionali <strong>di</strong> poesia (ben 23 nel solo anno 2009). È membro <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verse giurie <strong>di</strong> concorsi letterari.<br />
16
NON SCENDERE I GRADINI (finalista)<br />
<strong>di</strong> Maria Ebe Argenti (Varese)<br />
Non scendere i gra<strong>di</strong>ni del giar<strong>di</strong>no,<br />
non varcare il cancello, non andare,<br />
un perfido presagio repentino<br />
mi premonisce, mi fa me<strong>di</strong>tare.<br />
Sarà il tuo aspetto stanco, affaticato<br />
o gli occhi azzurri, molto più <strong>di</strong> ieri,<br />
che stranamente ti hanno assomigliato<br />
all’audace Aramis dei Moschettieri;<br />
sarà perché è la vita che ci sceglie<br />
e tu ti sei annidato nel mio cuore<br />
ai crocicchi dei sogni con le veglie<br />
dove ha sostato a lungo il nostro amore;<br />
sarà che mi fa male stare sola,<br />
troppa gente sta sola nella vita,<br />
né sorride né <strong>di</strong>ce una parola,<br />
ha piume lacerate fra le <strong>di</strong>ta;<br />
ma le mie piume sono ancora quelle<br />
che vollero innalzare il mio alter ego<br />
facendolo volare tra le stelle;<br />
non scendere i gra<strong>di</strong>ni, te ne prego,<br />
sono troppe le cose malsicure.<br />
Chi mi darà il vigore delle mani<br />
mentre racconterò le mie paure<br />
se dal mio itinerario t’allontani,<br />
chi ascolterà le mie contratte doglie<br />
alleviandole con la sua parola,<br />
illuminando le ingiallite foglie<br />
con quella lampada che mi consola?<br />
MARIA EBE ARGENTI, nata a Milano, vive a Varese. Autrice dei volumi <strong>di</strong> poesie: Ebe d’autunno,<br />
I luminosi accenti e Il sogno clandestino (questi ultimi due con “Prefazione” <strong>di</strong> Paolo<br />
Ruffilli), ha vinto <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> primi premi in concorsi letterari (10 negli ultimi due anni,<br />
tra cui nel 2008 “Il dolce stile eterno”, <strong>di</strong> Firenze). Sue liriche sono state declamate anche in emittenti<br />
ra<strong>di</strong>ofoniche.<br />
17
AMARTI È PERDERTI (finalista)<br />
<strong>di</strong> Franco Campegiani (Marino-RM)<br />
Buongiorno, glicine in fiore.<br />
Mi manchi,<br />
mia dea serena e limpida,<br />
fonte guizzante <strong>di</strong> energia.<br />
Sei il volubile teatro delle nuvole,<br />
sei la patria del vento e del sole.<br />
Sto nel cerchio carnale<br />
dei tuoi amplessi eterici<br />
e succhio pianto e gioia<br />
dai tuoi can<strong>di</strong><strong>di</strong> seni.<br />
Mi manchi,<br />
dolente capriccio<br />
e bianco mistero d’armonia.<br />
Eppure son qui,<br />
a brucare sui manti eburnei<br />
delle tue virginee rive.<br />
Son qui, battuto dall’onda molle<br />
dei tuoi alti venti siderali...<br />
Mi manchi,<br />
mia carne scissa da me,<br />
nascosta chissà dove.<br />
18<br />
Amo il tuo sorriso giovane<br />
e l’aria sbarazzina,<br />
la frivola criniera<br />
su quel tuo sguardo vivo.<br />
Prendo i tuoi fianchi argentei<br />
ed il roseo grappolo dei seni.<br />
Affondo nel pube angelico<br />
rapito da promesse astrali.<br />
Legarsi e sciogliersi,<br />
ecco il gioco dell’amore.<br />
Amarti è perderti,<br />
è scoprirti tua, non mia.<br />
E resto qui, chiuso nel giro<br />
delle mie ossa.<br />
Non so tendermi<br />
verso il tuo essere infinito.<br />
Mi sfibro a guardarti.<br />
Non faccio che sfiorare<br />
con un <strong>di</strong>to lieve<br />
le tue fattezze morbide,<br />
impotente <strong>di</strong> fronte all’amore<br />
che trascende i confini.<br />
FRANCO CAMPEGIANI, nato a Marino (RM) nel 1946, ivi risiede. Giornalista, ha svolto intensa<br />
attività presso emittenti ra<strong>di</strong>ofoniche e testate <strong>di</strong> interesse locale. Ha pubblicato <strong>di</strong>versi libri<br />
<strong>di</strong> poesia, tra cui ricor<strong>di</strong>amo: L’ala e la gruccia (1975), Punto e a capo (1976), Selvaggio<br />
pallido (1986), Cielo amico (1989), Canti tellurici (2000). Moltissimi i premi letterari da lui<br />
vinti e nel 1976 gli è stato conferito il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
ZINGARELLA (finalista)<br />
<strong>di</strong> Alberto Canfora (Roma)<br />
“Mamma, fa freddo e piove forte.<br />
Perché è venuta tanta polizia?”<br />
“Ci porteranno via.<br />
Sono le nostre scorte”.<br />
“Perché ci sono tanti escavatori?”<br />
“Demoliranno casa a tutti quanti”.<br />
“Dove ci porteranno? Siamo tanti”.<br />
“Saliremo sui carri e sui trattori<br />
per andare in un campo più lontano”.<br />
“Avremo una casetta bella e fine<br />
con le finestre e con le lampa<strong>di</strong>ne?<br />
Ci picchieranno? Ci sarà un guar<strong>di</strong>ano?<br />
Abbiamo avuto una male<strong>di</strong>zione?”<br />
“Non piangere. Farò una casa nuova.<br />
Appena arriveremo cerca e trova<br />
la latta per il tetto e un gran cartone”.<br />
“Che abbiamo fatto? Io non sono buona?<br />
E dove andremo ci sarà una scuola?<br />
Nel compleanno avrò la festicciola”.<br />
“Amore no, perché tu sei stracciona”.<br />
“Ma non hai detto che siamo romani?”<br />
“Siamo <strong>di</strong>versi. Noi non siamo belli.<br />
Una casa per tanti miserelli<br />
non ci sarà. Però un domani,<br />
quando il mondo avrà pochi quattrini,<br />
qualcosa cambierà. Le tue scarpette,<br />
il vestitino con le tue magliette<br />
mettile dentro a un sacco e fa’ un cuscino”.<br />
“Ho le amichette con la casa bella?”<br />
“Amore mio. Ma tu sei zingarella”.<br />
ALBERTO CANFORA vive a Roma, dove è nato nel 1934. Poeta, pittore e musicista, ha vinto<br />
alcune decine <strong>di</strong> primi premi letterari. Tra le sue pubblicazioni ricor<strong>di</strong>amo il volume Quer che<br />
me <strong>di</strong>ce er core, quanno... (poesie in <strong>di</strong>aletto romanesco), “Vitale” E<strong>di</strong>zioni, Sanremo.<br />
19
BAMBOLA DI STRACCI (finalista)<br />
<strong>di</strong> Alberto Druschovic (Sarre-AO)<br />
Nella mia campagna <strong>di</strong> bambina<br />
le sere d’autunno sapevano<br />
<strong>di</strong> terra, <strong>di</strong> nebbia e <strong>di</strong> mosto.<br />
Non ho mai voluto togliermi <strong>di</strong> dosso<br />
l’odore dei giorni andati, l’acre fumo della stufa<br />
e il sigaro dei vecchi consumato lentamente.<br />
Li porto con me ogni giorno<br />
nelle narici, nel sangue.<br />
Giocavo nel cortile, sotto file <strong>di</strong> panni appesi<br />
su corde tirate fra due lembi<br />
d’orizzonte, rosso <strong>di</strong> tramonto,<br />
salutavo con mano <strong>di</strong> bimba<br />
garruli stormi <strong>di</strong> rondoni<br />
in partenza verso cieli d’Africa.<br />
Dov’è ora la mia bambola <strong>di</strong> stracci,<br />
l’amica più cara, la fedele compagna?<br />
Parlate piano, forse dorme ancora<br />
nella vecchia stalla, adagiata nella greppia<br />
tra foglie secche e paglia <strong>di</strong> grano.<br />
Ora che il vento ha sfogliato nuvole<br />
come pagine <strong>di</strong> cielo sul libro del tempo<br />
vi chiedo, dove siete voi vecchi <strong>di</strong> allora<br />
<strong>di</strong> cui ogni sera cerco ancora la mano?<br />
Vi prego, non dormite anche voi<br />
come la mia bambola perduta,<br />
restate accanto a me<br />
come un panno caldo a lenire questo male<br />
che è l’andare dei giorni<br />
che scorre come l’acqua, non fa rumore<br />
ma consuma e scava dentro.<br />
UMBERTO DRUSCHOVIC, nato a Castellamonte (TO) nel 1952, vive a Sarre (AO). Di professione<br />
bancario. Scrive poesie da molti anni ed ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in concorsi<br />
letterari, con <strong>di</strong>versi primi premi e svariati piazzamenti nei posti alti della graduatoria.<br />
20
EROI (finalista)<br />
<strong>di</strong> Francesco Palermo (Torchiarolo-BR)<br />
Tornano sempre mosaici <strong>di</strong> stagioni buie,<br />
il pianto delle madri e le inutili ban<strong>di</strong>ere<br />
a colorare cimiteri <strong>di</strong> speranze.<br />
Troppo breve la vita <strong>di</strong> certe stelle.<br />
Tra i marmi consunti del tempo<br />
solo ri<strong>di</strong>cole retoriche<br />
per la cenere innocente degli eroi caduti.<br />
Tante pagine, per sempre, resteranno bianche.<br />
E intanto muoiono dentro,<br />
ogni giorno <strong>di</strong> nuovo,<br />
tragici eroi senza medaglia.<br />
Gridano voci sole tra i muti,<br />
raccolgono lacrime <strong>di</strong> bimbi senza volto,<br />
urla silenti <strong>di</strong> oppressi,<br />
nuotano tra fiumi dolenti.<br />
Ci sono spari che non fanno rumore,<br />
ma qualcuno vi muore.<br />
Padri sfiancati nutrono<br />
figli <strong>di</strong> terre minori<br />
<strong>di</strong> pianto e <strong>di</strong> sudore.<br />
Tanto coraggio, nonostante!<br />
Ogni giorno a incartare miserie<br />
<strong>di</strong> sogni e <strong>di</strong> futuro.<br />
Bambole truccate faticano<br />
notti bianche <strong>di</strong> veglia<br />
tra scampoli svenduti d’amore.<br />
Bimbe invecchiate troppo presto.<br />
Ogni notte a scucire<br />
un’illusione <strong>di</strong> uno strappo nella rete.<br />
Madri piegate sospingono<br />
figli a quattro ruote<br />
e i loro silenzi affaticati.<br />
21
Per ogni lacrima un sorriso.<br />
Ogni giorno a inventare<br />
nuovi cieli <strong>di</strong> aquiloni senza filo.<br />
Anche le parole faticano<br />
sul mio foglio bianco.<br />
Perché non sarà mai<br />
tempo <strong>di</strong> parole per le stelle<br />
che ancora si ostinano a brillare<br />
in questo immenso bruno.<br />
FRANCESCO PALERMO, nato a Torchiarolo (BR) nel 1967, ivi risiede. Laureato in Scienze<br />
Politiche, è <strong>di</strong>pendente del Ministero della Giustizia. Scrive poesie sin dall’età della scuola elementare,<br />
dapprima in vernacolo, quin<strong>di</strong> in lingua. Prestigiosi i riconoscimenti ottenuti in rassegne<br />
letterarie: a tutto il 2009 sono 30 i primi premi conseguiti, e svariati i piazzamenti tra i primi<br />
tre della graduatoria.<br />
22
SE NEVICASSE (finalista)<br />
<strong>di</strong> Pierino Pini (Montichiari-BS)<br />
Poggiato ch’ebbi il naso contro i vetri<br />
seguivo con lo sguardo tutto fuori<br />
la neve che cadeva a pochi metri<br />
e stava cancellando i bei colori.<br />
Già tutto ricopriva lentamente,<br />
asfalto ed erba parevan tutt’uno<br />
come un lenzuolo steso dolcemente,<br />
bianco per tutti, o forse per nessuno.<br />
Se nevicasse, forse, in qualche posto<br />
e ricoprisse i segni della guerra,<br />
<strong>di</strong> malaffari fatti <strong>di</strong> nascosto,<br />
<strong>di</strong> fame e corruzione sulla terra...<br />
Se nevicasse sempre, anche in estate<br />
sul torrido <strong>di</strong>ffondersi dei mali<br />
o sulle genti troppo martoriate<br />
e fossimo per sempre tutti uguali...<br />
Se nevicasse sulle nostre menti<br />
che tramano vendette e ritorsioni,<br />
che fanno del razzismo gli elementi<br />
<strong>di</strong> orribili olocausti, esecuzioni...<br />
Profondamente assorto nei pensieri<br />
stringevo il quoti<strong>di</strong>ano nella mano:<br />
“Un’altra guerra è cominciata ieri”,<br />
e fuori nevicava piano piano.<br />
PIERINO PINI, nato a Remedello (BS) nel 1940, vive a Montichiari (BS). Insegnante in pensione,<br />
ama <strong>di</strong>pingere e scrivere. Ha pubblicato un libro <strong>di</strong> poesie in vernacolo e sono in preparazione<br />
altri due volumi, rispettivamente <strong>di</strong> poesie in lingua e <strong>di</strong> racconti. Numerosissimi i riconoscimenti<br />
da lui conseguiti in concorsi letterari: a tutto il 2009 sono stati 82 i primi premi, 38 i<br />
secon<strong>di</strong> e 27 i terzi.<br />
23
TRA NOI (finalista)<br />
<strong>di</strong> Ramis Tenan (Len<strong>di</strong>nara-RO)<br />
Non più, tra noi, dell’anima il respiro,<br />
non più la suggestione <strong>di</strong> volare,<br />
non più la luna, il sogno, un tuo sospiro<br />
e desideri gran<strong>di</strong> più del mare.<br />
La primavera è <strong>di</strong>ventata inverno,<br />
il tempo ha seminato in<strong>di</strong>fferenza,<br />
e dell’amore che sembrava eterno<br />
noi custo<strong>di</strong>amo solo l’apparenza.<br />
Resta ogni giorno il solito saluto,<br />
senza uno sguardo, senza più calore,<br />
rinchiuso in sé, nessuno implora aiuto.<br />
Anche se questa è vita, senza amore<br />
è morte lenta, è tempo non vissuto.<br />
Ma una speranza mitiga il dolore.<br />
RAMIS TENAN è nato a Lusia (RO), nel 1937, vive a Len<strong>di</strong>nara (RO). Iscritto all’Or<strong>di</strong>ne dei<br />
giornalisti, ha <strong>di</strong>retto per molti anni il periodo trimestrale “Bancadomani”. Si occupa <strong>di</strong> arte<br />
(musica e pittura in particolare), è organista e <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> coro. Ha pubblicato quattro libri: due<br />
sui musicisti “Aureliano Ponzilacqua” e “Don Pietro Socal”, uno su “Bruno Cibotto e lo iutificio<br />
e canapificio <strong>di</strong> Len<strong>di</strong>nara” e l’altro sull’“Arte del legno a Len<strong>di</strong>nara dal ’700 ai nostri<br />
giorni”. Numerosissimi i riconoscimenti letterari, con decine <strong>di</strong> primi premi e piazzamenti vari.<br />
24
UN VELO DI CREPUSCOLO (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Bruna Cerro (Savona)<br />
Stende l’ora della sera<br />
un velo <strong>di</strong> crepuscolo<br />
quando il sole ha raccolto<br />
i suoi raggi oltre la collina<br />
e il fiato del vento<br />
è solo un sussurro.<br />
China il fiore<br />
il capo trepido sullo stelo,<br />
una musica lenta<br />
sfuma il suo languore<br />
sulla volta muta del cielo.<br />
Nel silenzio...<br />
dell’onda sale lo sciacquio<br />
a riportare voci<br />
<strong>di</strong> stagioni ormai remote,<br />
immagini <strong>di</strong> orme<br />
sulle sponde<br />
che <strong>di</strong> volti sconosciuti<br />
eran <strong>di</strong>mora.<br />
Palpitano suoni<br />
nel frangersi dell’onda,<br />
voci e brivi<strong>di</strong> già passati<br />
accendono<br />
la malinconica solitu<strong>di</strong>ne<br />
della sera.<br />
BRUNA CERRO vive a Savona. Terminati gli stu<strong>di</strong> ad in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong>dattico, anziché l’insegnamento<br />
scelse l’impiego. Oggi, libera dagli impegni, si de<strong>di</strong>ca alla poesia. Ha pubblicato due libri<br />
<strong>di</strong> poesie: Granelli <strong>di</strong> sabbia (2005) e Emozioni nel vento (2008). Numerosi i riconoscimenti<br />
conseguiti in concorsi letterari<br />
25
PAZZA (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Giovanni Lupi (Roma)<br />
Sono stata derisa perché ero pazza.<br />
Perché sentivo.<br />
Che l’amore impossibile era possibile.<br />
Che le ombre nascondevano altro.<br />
Mi urlavano <strong>di</strong> non urlare.<br />
Credevo solo in un Dio.<br />
Non sapevo cosa fosse.<br />
Solo che era buono.<br />
E a lui pensavo,<br />
quando le lacrime non avevano ragione,<br />
quando il dolore non aveva motivo,<br />
quando la felicità degli altri era oltraggio.<br />
Il mio manicomio è stato il mondo,<br />
mi seguiva con le sue sbarre,<br />
i suoi camici bianchi,<br />
i muri sporchi.<br />
Sono stata derisa perché sorridevo poco.<br />
Perché sentivo.<br />
Che non c’era nulla <strong>di</strong> cui sorridere.<br />
Che i miei figli sarebbero morti, come tutti.<br />
Che le lacrime, il dolore, la felicità degli altri,<br />
non li avrebbero risparmiati.<br />
Mi urlavo <strong>di</strong> non urlare.<br />
Faticavo a pesare le verdure,<br />
a ricordare le marche dei cibi della televisione,<br />
a veder ruotare il cestino della lavatrice.<br />
I miei bambini parlavano.<br />
Io non li sentivo.<br />
Mio marito mi baciava.<br />
Io non lo sentivo.<br />
Non sentivo più niente.<br />
Hanno smesso <strong>di</strong> deridermi.<br />
E io mi sono suicidata vivendo.<br />
GIOVANNI LUPI vive a Roma, dove è nato nel 1969. Di professione avvocato, in campo artistico<br />
è poeta, scrittore e pittore. Molti i riconoscimenti letterari conseguiti.<br />
26
ALLA MIA ETÀ (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Marisa Provenzano (Catanzaro)<br />
Alla mia età<br />
s’intrecciano i ricor<strong>di</strong> alle parole<br />
si allineano i minuti<br />
sul calendario delle stagioni.<br />
S’alza la nebbia a sera<br />
lungo i pen<strong>di</strong>i della memoria.<br />
Alla mia età<br />
s’intrecciano i sogni ad ogni alba<br />
e si rincorre il tempo<br />
come da bimbi il pallone.<br />
Soffia il vento d’inverno<br />
e spazza via le foglie<br />
portando via la vita<br />
ai rami secchi del ginepro.<br />
Sola nella mia stanza<br />
apro le persiane<br />
e raccolgo addosso<br />
la luce delle stelle.<br />
Alla mia età<br />
la notte scorre lenta<br />
nasconde al mondo<br />
gli occhi colmi <strong>di</strong> lacrime<br />
tenera accoglie i dubbi<br />
le povere paure<br />
e come vecchia amica<br />
abbraccia il corpo stanco<br />
col silenzio del buio.<br />
27<br />
Alla mia età<br />
sembra tutto raggiunto<br />
ma l’anima fida ancora<br />
nelle poche attese<br />
ed indugia amorosa<br />
sui frammenti rimasti<br />
ai margini del cuore<br />
briciole da raccogliere<br />
segreti inconfessati<br />
nell’illusione eterna<br />
della libertà delle ron<strong>di</strong>ni<br />
e del soffio vitale<br />
<strong>di</strong> un’ultima poesia.<br />
MARISA PROVENZANO, è nata e vive a Catanzaro. Laureata in Filosofia, ha insegnato nelle<br />
Scuole Superiori. Poetessa e scrittrice, ha pubblicato un libro <strong>di</strong> narrativa, Qualunque cosa accada...<br />
amala e due <strong>di</strong> poesie: Luci oblique (<strong>1°</strong> e 2° volume). Numerosi e prestigiosi i premi letterari<br />
da lei conseguiti in <strong>di</strong>verse rassegne letterarie.
UN’ALTRA ESTATE (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Franco Revello (Nichelino-TO)<br />
Un’altra estate verrà ancora<br />
a sbirciare <strong>di</strong>etro la porta socchiusa<br />
dell’eterna mia infanzia delusa<br />
e adagiata in un vaso <strong>di</strong> Pandora.<br />
Spargerà la sua invadente flora<br />
sfiorando la speranza reclusa<br />
tra i fondali della giara chiusa<br />
dove il tempo la vita scolora.<br />
Cosa sarà dei giochi tralasciati,<br />
dei sogni e dell’acerbo candore<br />
<strong>di</strong> un bacio, <strong>di</strong> sonni agitati,<br />
delle incertezze se nessun autore<br />
scriverà mai <strong>di</strong> fiori sbocciati<br />
da un coccio ricolmo <strong>di</strong> fervore?<br />
Sarà mesto languore,<br />
incerta e sciocca lacrima vera<br />
sull’ondulata carta della sera.<br />
FRANCO REVELLO, nato a Torino nel 1959, risiede a Nichelino (TO). Diplomato nelle<br />
scuole tecniche, svolge la professione <strong>di</strong> arredatore. In campo letterario è da ritenersi un auto<strong>di</strong>datta,<br />
ma molti sono stati i riconoscimenti ottenuti in <strong>di</strong>versi concorsi, tra cui spiccano: “Premio<br />
Tallone”, Alpignano (TO); Circolo “IPLAC”, Mestre (VE); “Italo Carretto”, Savona; “Città <strong>di</strong><br />
Piacenza”, XXXII E<strong>di</strong>zione; ed altri ancora.<br />
28
SE, MAI (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Luciana Vasile (Roma)<br />
Se mai riavessi<br />
il mio volto levigato <strong>di</strong> fanciulla<br />
il bello aspetto, il muscolo scattante<br />
non vorrei in<strong>di</strong>etro<br />
<strong>di</strong> quella età<br />
timori e colpe<br />
angosce e insicurezze<br />
che hanno ritmato,<br />
lacerato i giorni<br />
degli anni – spensierati? –<br />
dell’età – più bella? –<br />
A volte, sciupati,<br />
torturati, passati ad ubbi<strong>di</strong>re<br />
e a subire<br />
ad ingaggiar doveri<br />
a celare frustrazioni<br />
inadeguata ai compiti assegnati<br />
a vergognarmi <strong>di</strong> non saper – chi sono –<br />
Se mai riavessi<br />
quella amata<br />
perché sofferta gioventù<br />
<strong>di</strong>rei – No, grazie –<br />
Voto per questa età<br />
quella dai trenta in su<br />
che mi riporta giù<br />
a calpestar sentieri<br />
cercando luce nell’intricata giungla<br />
a camminare in basso a testa alta<br />
29<br />
ora che vado orgogliosa<br />
<strong>di</strong> quanto sia sapiente<br />
aver coraggio:<br />
accettare con pietà<br />
la mia pochezza.<br />
LUCIANA VASILE, è nata e vive a Roma. Di professione architetto, allo sbocciare del 2°<br />
millennio ha scoperto la poesia, iniziando nel 2004 a partecipare ad alcuni concorsi: ad oggi sono<br />
circa ottanta i premi conseguiti. Nel 2006 ha pubblicato il romanzo Per il verso del pelo, E<strong>di</strong>trice<br />
“Nuovi Autori”, Milano, e nel 2008 la sua prima raccolta poetica Lo sguardo senza volto,<br />
Fermenti E<strong>di</strong>trice. Impegnata nel volontariato, per sei mesi è stata in Nicaragua.
SANTA MARIA AI MONTI (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Anna Francesca Basso (Bassano del Grappa-VI)<br />
Avvolte nel silenzio della collina<br />
bianche mura consacrate si levano<br />
contro un cielo uniforme <strong>di</strong> cobalto;<br />
dal mare in lontananza la spuma sale<br />
e culla la lunga spiaggia affollata.<br />
Leggiadre falene volteggiano adagio<br />
tra le ginestre avviluppate dai roveti;<br />
un velo leggero d’argentea seta imperla<br />
le roride foglie degli aranci e oleandri,<br />
per l’aria si spandono balsami inebrianti.<br />
Volge il sole i raggi verso ignoti spazi,<br />
assaporo l’odore della terra riarsa<br />
come acqua <strong>di</strong> sorgente un assetato;<br />
la calma della sera mi culla mentre<br />
il crepuscolo infiamma l’orizzonte.<br />
Spuntano ad uno ad uno gli astri,<br />
piccoli frammenti <strong>di</strong> vita senza tempo;<br />
ti guardo, schiu<strong>di</strong> la bocca, ho un brivido,<br />
<strong>di</strong>vido con te il respiro, si leva il vento,<br />
all’orizzonte acuti gridano i gabbiani.<br />
ANNA FRANCESCA BASSO è nata e vive a Bassano del Grappa (VI). Insegnante nella scuola<br />
primaria, scrivere per lei è un piacere (poesia e narrativa), in risposta a un bisogno interiore. Da<br />
circa quattro partecipa a concorsi letterari, conseguendo lusinghieri risultati.<br />
30
OGGI VEDO (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Vittorio Iarrobino (Montefusco-AV)<br />
In quel viso pulito,<br />
puro ed innocente,<br />
<strong>di</strong> bambino obbe<strong>di</strong>ente<br />
<strong>di</strong> studente modello<br />
<strong>di</strong> giovane speranzoso<br />
<strong>di</strong> figlio credulone<br />
leggevo la speranza<br />
d’un domani migliore.<br />
Oggi vedo sol in me<br />
una enorme pazienza<br />
in questo enorme bordello<br />
d’uomini e <strong>di</strong> idee,<br />
d’un governo venduto<br />
al <strong>di</strong>lagante malaffare<br />
d’una società cruda,<br />
senza una vera anima.<br />
Vedo tanta ipocrisia<br />
<strong>di</strong> un popolo ingenuo<br />
gravato dalle pene<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sperati problemi<br />
psicologicamente schiavo<br />
<strong>di</strong> blasfeme parole<br />
d’una classe <strong>di</strong>rigente<br />
votata al potere.<br />
In quel viso pulito,<br />
puro ed innocente,<br />
<strong>di</strong> bambino obbe<strong>di</strong>ente<br />
<strong>di</strong> studente modello<br />
<strong>di</strong> giovane speranzoso<br />
<strong>di</strong> figlio credulone<br />
leggevo la speranza<br />
d’un domani migliore.<br />
31
Oggi vedo sol in me<br />
una enorme pazienza<br />
in questo enorme bordello<br />
d’uomini e <strong>di</strong> idee,<br />
d’un governo venduto<br />
al <strong>di</strong>lagante malaffare<br />
d’una società cruda,<br />
senza una vera anima.<br />
Vedo tanta ipocrisia<br />
<strong>di</strong> un popolo ingenuo<br />
gravato dalle pene<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sperati problemi<br />
psicologicamente schiavo<br />
<strong>di</strong> blasfeme parole<br />
d’una classe <strong>di</strong>rigente<br />
votata al potere.<br />
Vedo giovani delusi<br />
ricolmi <strong>di</strong> rabbia<br />
avvelenati dalle ingiustizie<br />
pronti a esternare il loro dolore.<br />
Vedo occhi <strong>di</strong> sangue<br />
rigonfi e rabbiosi<br />
da illusioni svanite<br />
<strong>di</strong> false promesse<br />
a <strong>di</strong>sprezzo della <strong>di</strong>gnità<br />
d’un futuro deriso,<br />
venduto al denaro.<br />
In tanta soffusa falsità<br />
la giovane speranza svanisce<br />
lasciando spazio al rancore<br />
per una vita sprecata<br />
su banchi <strong>di</strong> scuola.<br />
NICOLA IARROBINO è nato a Montefusco (AV) nel 1951, ed ivi risiede. Ha partecipato a <strong>di</strong>versi<br />
concorsi letterari, conseguendo quasi sempre lusinghieri risultati<br />
32
TERRA MIA (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Anna Dudziacha (Mestre-VE)<br />
Il seme portato dal vento<br />
ha infranto l’arida superficie<br />
che, come sabbie del deserto,<br />
sempre fu tua <strong>di</strong>fesa.<br />
Benché manifesto<br />
aspro e inospital suolo,<br />
in te, teneramente accolto,<br />
esso è germogliato,<br />
cullato e protetto<br />
da altrui mali.<br />
Le sue ra<strong>di</strong>ci<br />
nel profondo han colto<br />
amore e nutrimento,<br />
e la nuova forza<br />
ha scalfito la corazza<br />
offrendo alla vita<br />
la ricchezza celata.<br />
Pianta sei <strong>di</strong>venuta<br />
e nel sublime profumo<br />
d’incantate essenze<br />
sei fiorita nel vortice<br />
<strong>di</strong> mirifico cospetto.<br />
Terra arida eri,<br />
terra fertile ora sei!<br />
ANNA DUDZIACHA è nata a Lublin (Polonia), vive a Mestre (VE). Fin dalla giovane età ha<br />
percorso i sentieri dell’interpretazione artistica de<strong>di</strong>candosi alle varie forme dell’arte, quali il<br />
balletto, il canto, la pantomima e, non da ultimo, affrontando l’esperienza cinematografica. Con<br />
un <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Geometra, conseguito in patria, ha molto viaggiato e, dopo un lungo periodo <strong>di</strong><br />
permanenza in Canada, ha deciso <strong>di</strong> fermarsi in Italia, paese che l’ha incantata per la sua bellezza<br />
e per il calore della sua gente. Ha pubblicato due libri <strong>di</strong> poesie: Anima e Corpo e, unitamente<br />
al suo compagno Maurio Meggiorini, Sulle ali del vento, tra il mormorio <strong>di</strong> sorgenti…<br />
33
COME UN DIPINTO (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Virginia Notarpasquale (Termoli-CB)<br />
Sfumano i colori <strong>di</strong> una vita<br />
per riaccendersi poi come brace<br />
<strong>di</strong> un fuoco ardente,<br />
scoppiettano le emozioni mai spente<br />
immolandosi nell’arco dell’effimero tempo.<br />
Batuffoli <strong>di</strong> nuvole vagano,<br />
sfiorano il sole che appare<br />
scompare e torna a brillare.<br />
Metafisiche figure appaiono dal ventre<br />
che tutto racchiude e l’anima preserva.<br />
Paesaggi sbia<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> Itaca lontana<br />
catturano emozioni <strong>di</strong> un immaginario vissuto<br />
che cerca e pretende <strong>di</strong> sé l’esistenza.<br />
Gioia, amarezza, stupore, tormento<br />
nel can<strong>di</strong>do sfondo <strong>di</strong> un quadro apparente.<br />
La vita tua muore, ma il quadro è per sempre.<br />
VIRGINIA NOTARPASQUALE è nata a Petacciato (CB) nel 1949, vive a Termoli (CB). Laureata<br />
in Lingue e Letterature Straniere, insegna inglese all’Istituto Tecnico Nautico <strong>di</strong> Termoli. Ha<br />
cominciato a scrivere nel 1998. Molti i riconoscimenti ricevuti in concorsi letterari, tra cui sei<br />
primi premi e una ventina <strong>di</strong> piazzamenti tra il 2° e 3° premio.<br />
34
EREDITARE IL VENTO (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Patrizia Pallotta (Ciampino-RM)<br />
Ere<strong>di</strong>tare il vento<br />
e seduzione mentale.<br />
Eccomi, ti sfido.<br />
Slega le corde<br />
che stringono<br />
la gioventù.<br />
Allenta le stringhe<br />
della chitarra.<br />
Voglio cantare<br />
ai trampolieri rosa<br />
nello stagno d’argento.<br />
Ridammi il fiato sulla pelle,<br />
per non privarmi<br />
dell’abbraccio<br />
poetico <strong>di</strong> Saffo.<br />
Ho mille mo<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> poetare ancora.<br />
Digressioni che<br />
giacciono, in attesa<br />
<strong>di</strong> essere aperte.<br />
Vorresti sapere<br />
quale sia il mio<br />
vento preferito?<br />
Chiudo la parentesi<br />
variabile e soggettiva<br />
equazione segreta<br />
<strong>di</strong> un problema<br />
irrisolto.<br />
PATRIZIA PALLOTTA, vive a Ciampino, frazione del Comune <strong>di</strong> Roma. Poetessa, scrittrice<br />
e critica, a tutt’oggi ha pubblicato sei volumi, tra racconti e poesie. Laureata all’Università <strong>di</strong><br />
Londra, scrive articoli <strong>di</strong> letteratura inglese. Numerosi i premi da lei vinti. Ha curato <strong>di</strong>verse<br />
Prefazioni <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> colleghi.<br />
35
LE MORTI BIANCHE (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Romeo Salvato (San Benedetto Val <strong>di</strong> Sambro-BO)<br />
Vengono chiamate: “Le morti bianche”<br />
quelle pregne <strong>di</strong> stenti e sudore<br />
nel duro lavoro e notti stanche<br />
per una magra vita nel decoro.<br />
Son le morti per non morire <strong>di</strong> stenti<br />
lavorando in siti insicuri<br />
che evitano le leggi vigenti<br />
aumentando profitti e denari.<br />
Altri le chiamano: “Percentuali,<br />
per<strong>di</strong>te nel progettato lavoro,<br />
solo incidenti occasionali<br />
forse frutto d’uno scarso impegno”.<br />
Bianche morti <strong>di</strong> persone oneste<br />
che lasciano il vuoto in famiglia.<br />
Senza stipen<strong>di</strong>o finite le feste,<br />
desco vuoto, bambini alla veglia.<br />
E mentre il cuore scoppia d’angoscia<br />
per un avvenire torvo e nero<br />
con quattro monete chiudono poscia<br />
il conto... con un sorriso sincero.<br />
Quanto è sincero un coccodrillo<br />
dopo aver sbranato la preda<br />
che l’ha pasciuto grosso ed arzillo<br />
e ingrassato più che non si creda!<br />
ROMEO SALVATO, nato a Pieve <strong>di</strong> Curtarolo (PD) nel 1932, vive a San Benedetto Val <strong>di</strong><br />
Sambro (BO). Vita <strong>di</strong> emigrante e <strong>di</strong> operaio metallurgico la sua, come tale ha maturato la pensione;<br />
ma la poesia, specie a tematica impegnata (come la presente), è stata anche uno dei suoi<br />
hobby preferiti, conseguendo prestigiosi riconoscimenti in questo campo, tra cui ricor<strong>di</strong>amo:<br />
“L’Orso d’oro” a Roma (1987), la “Felce d’oro” a Bologna (1994), il premio “Regione Calabria”<br />
(1998). È presente in molte antologie e riviste.<br />
36
PICCOLE PAROLE (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Maria Altomare Sardella (Desio-MI)<br />
Con l’astuzia del serpente<br />
la destrezza del falco<br />
la sagacia della volpe<br />
imprigionerò l’anima al vento<br />
ascolterò i misteri dell’onda<br />
strapperò l’incanto a un fiore<br />
carpirò il suo segreto al fuoco<br />
ruberò la nostalgia<br />
dell’ultimo raggio <strong>di</strong> sole.<br />
E solo allora<br />
<strong>di</strong> simili gemme ricca<br />
come una giovane strega<br />
danzerò alla mezzanotte<br />
<strong>di</strong> una notte <strong>di</strong> luna piena<br />
la forsennata danza dell’amore.<br />
Poi ti cercherò<br />
e fermerò sul mio viso<br />
la dolcezza dei tuoi occhi.<br />
Nei tuoi occhi porrò<br />
la domanda del mio cuore.<br />
E così tu guardando<br />
la mia immane fatica d’amore<br />
non potrai non forgiare per me<br />
le due eterne piccole parole.<br />
MARIA ALTOMARE SARDELLA, nata a Canosa <strong>di</strong> Puglia (BA) nel 1958, vive a Desio (MI).<br />
Laureata in Pedagogia ed abilitata all’insegnamento in Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione,<br />
attualmente insegna Lettere a Seregno. Ha pubblicato i libri <strong>di</strong> poesie: Lo spirito dagli<br />
occhi ver<strong>di</strong> e Più importante del pane (da cui trarrà uno spettacolo teatrale dall’identico titolo);<br />
i drammi: Sotto un altro cielo, Il filo <strong>di</strong> Re Anna, Stazione Centrale, Tre minuti alle quattro,<br />
Di qua all’orizzonte, Ristretto. Numerosi e <strong>di</strong> prestigio i riconoscimenti ricevuti.<br />
37
OSPITE DAL CUORE FRAGILE (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Francesca Vertolo (Perugia)<br />
Vulnerabile venere senza trucco,<br />
in un angolo stringi le mani dorate<br />
i resti <strong>di</strong> una vanità che è donna.<br />
Senza applausi la tua dolce opera si è conclusa<br />
e con umore sanguigno sie<strong>di</strong> su un dondolo,<br />
perduto il tuo sguardo all’orizzonte appare.<br />
Lacrime e carezze infinite<br />
sfiora il tuo ventre bambino.<br />
Mentre ti rive<strong>di</strong> in un attimo <strong>di</strong> follia,<br />
per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> natura o scelta <strong>di</strong>vina<br />
un ospite dal cuore fragile nel tuo ventre soggiorna.<br />
Accanto a un falso e folle amante<br />
un instabile riparo costruisci.<br />
“Schiavitù e miseria germoglieranno!<br />
– <strong>di</strong>ceva il folle –<br />
dopo un attimo<br />
così breve e così infinito, sorridere dentro”.<br />
Labbra <strong>di</strong> bambino al chiarore <strong>di</strong> luna<br />
chiuse come le porte <strong>di</strong> un tempio<br />
a contemplare la notte.<br />
Flebile calore un suo respiro,<br />
odore sereno nell’aria notturna.<br />
La tua dolce opera applaude per te,<br />
ora appari innamorata <strong>di</strong> quel frutto <strong>di</strong> follia,<br />
frutto tanto immaturo quanto dolce.<br />
FRANCESCA VERTOLO è nata a Mede (PV) nel 1990, vive a Perugia. Diplomata al Liceo<br />
Classico, è iscritta all’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Perugia, facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza. Scrive poesie<br />
sin dall’età <strong>di</strong> sette anni, ma solo recentemente ha cominciato a misurarsi nei concorsi letterari,<br />
ottenendo lusinghieri riconoscimenti.<br />
38
L’ALBERO DEL CUORE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Domenica Aloisi (Grottammare-AP)<br />
Il mio cuore trapassa<br />
quel cuore <strong>di</strong> fronde<br />
ed io vedo agitarsi le onde.<br />
Nell’azzurro terso<br />
<strong>di</strong> quel mare <strong>di</strong> Grottammare,<br />
io mi voglio tuffare.<br />
Il mio sguardo spazia<br />
tra voli bianchi <strong>di</strong> gabbiani<br />
e incontro vicoli e orizzonti lontani.<br />
L’estate sta sfumando<br />
con le sue notti argentate d’incanto<br />
ed io inseguo ancora il tuo canto.<br />
Il vento gelido ha strappato<br />
le foglie imbrunite all’albero del cuore,<br />
ed io sento un acuto dolore.<br />
La piccola Ersilia<br />
ti osserva... del tuo verde stupita,<br />
lei non sa che la primavera ti ha ridato la vita.<br />
DOMENICA ALOISI è nata a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1966, vive a Grottammare<br />
(AP). Di professione Insegnante Elementare, scrive poesie sin dall’età giovanile. Ha partecipato<br />
a qualche <strong>concorso</strong>, conseguendo lusinghieri risultati. Altro suo hobby è la pittura.<br />
39
RITRATTO DI SIGNORA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Fabiano Braccini (Milano)<br />
Dipingimi con tratto elegante<br />
– tu che sai –<br />
occhi intensi che mirano lontano<br />
e un sorriso morbido,<br />
soffuso lievemente <strong>di</strong> malia.<br />
Pittura nell’ovale del mio viso<br />
– senza troppo marcare –<br />
labbra che si atteggiano al bacio<br />
e un filo appena <strong>di</strong> seduzione:<br />
che sia garbata, non volgare.<br />
Disegnami un corpo armonioso<br />
– come <strong>di</strong> sirena –<br />
snello ma non troppo magro,<br />
che sinuoso si adagi<br />
a modellare una veste leggera.<br />
Se vuoi – con la tua maestria –<br />
ritrai sullo sfondo<br />
quell’atmosfera suggestiva<br />
<strong>di</strong> una limpida sera <strong>di</strong> primavera<br />
coi riflessi rosa del tramonto.<br />
Alla mia mano, poi, dai la posa<br />
<strong>di</strong> un saluto.<br />
Che non sembri però un ad<strong>di</strong>o,<br />
perché io vorrei lasciare<br />
– a chi domani sosterà a guardare –<br />
la migliore immagine <strong>di</strong> me:<br />
una delicata sensazione<br />
del mio amore <strong>di</strong> vivere la vita<br />
e l’impressione<br />
<strong>di</strong> una interiore, pacata serenità.<br />
FABIANO BRACCINI, nato in Toscana, vive a Milano. Accademico <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse associazioni<br />
letterarie, ha pubblicato i volumi Un sentiero <strong>di</strong> spine e fiori e Un’emozione, un soffio... un niente.<br />
Molte le affermazioni in concorsi letterari, con <strong>di</strong>versi primi premi e piazzamenti vari.<br />
40
FUOCHI DI CAPODANNO (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Antonio Capriotti (S. Benedetto d. T. - AP)<br />
Ritorna acceso, irrompe ogni anno deflagrando<br />
sulla Terra il Capodanno, capo <strong>di</strong> giorni, d’ore incerte<br />
che verranno: incipit <strong>di</strong> luci e d’ombre<br />
che alternate affluiranno sulle strade e agli usci<br />
del pianeta, dove il tempo gioca in<strong>di</strong>fferente<br />
a sfarsi in refoli fuggenti ai varchi spalancati<br />
al <strong>di</strong>venire – tu parli e già il presente è attimo<br />
che sfuma, e mai Eraclito si bagna nella stessa acqua<br />
del suo fiume. Tutto scorre, muta, ma sempre<br />
col suo carico <strong>di</strong> fato il Capodanno: è tornato anche quest’anno<br />
come sempre festeggiato <strong>di</strong> fragori, scosso<br />
e fiammeggiato, intronato <strong>di</strong> brin<strong>di</strong>si e bengala<br />
nell’arco fra l’estrema notte vecchia e il primo germinare<br />
d’alba ai meri<strong>di</strong>ani. Corollari <strong>di</strong> fuochi strepitanti<br />
sopra i tetti: auspici <strong>di</strong> splendori. Oh ne restano fiammelle<br />
ovunque per l’annata che comincia: per la giostra<br />
delle notti orbitanti ignorate – or<strong>di</strong>narie notti silenziose<br />
in attesa d’un chiarore sia pur scialbo lungo i muri; ansiose<br />
sopra mari senza sponde o sorde, letargiche notti accasciate<br />
su chiusi battenti <strong>di</strong> case. Dei mille e mille fuochi<br />
sciamanti questa notte a vortici <strong>di</strong> nulla<br />
rimanga sospesa nel cuore <strong>di</strong> ogni notte una candela<br />
col suo alone giallo – scontornato e tremebondo<br />
segnacolo <strong>di</strong> pace o <strong>di</strong> speranza – su ogni soglia.<br />
ANTONIO CAPRIOTTI, nato a Ripatransone, risiende a San Benedetto del Tronto. Professore<br />
<strong>di</strong> Lettere in pensione, autore <strong>di</strong> varie sillogi <strong>di</strong> versi, ha conseguito recentemente innumerevoli<br />
vittorie in concorsi letterari (“Rassegna Letteraria Sanbenedettese”, Comune <strong>di</strong> Rivanazzano-<br />
PV, “Città <strong>di</strong> Porto Recanati”, “Città <strong>di</strong> Ancona”, “Riviera Adriatica”, “Città <strong>di</strong> Monza”, ecc.<br />
41
A CHIARA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Maria De Luca (Napoli)<br />
L’immenso negli occhi<br />
ridenti e lucenti<br />
spuma <strong>di</strong> onde<br />
nel bianco sorriso,<br />
la osservo... spiando<br />
la sua pelle <strong>di</strong> luna.<br />
Diafano e acerbo<br />
il corpo si muove<br />
tendendomi le mani<br />
come quando, bambina,<br />
mi spalancava l’alba.<br />
MARIA DE LUCA è nata e risiede a Napoli. Laureata in Scienze Biologiche, insegna Scienze<br />
Matematiche. Scrive poesie in forma estemporanea e senza alcuna finalità letteraria; tuttavia ha<br />
conseguito dei brillanti risultati nei concorsi ove ha partecipato. Nel 2009 è stata insignita del titolo<br />
<strong>di</strong> “Donna dell’anno” ad Agropoli (SA).<br />
42
L’ANIMA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Giselda Desiderio (Chieti)<br />
L’anima annaspa avvinghiata alla vita,<br />
cerca fantasmi <strong>di</strong> sogni che più le appartengono.<br />
Come foto sbia<strong>di</strong>te, tornano alla mente<br />
emozioni che hanno <strong>di</strong>vorato il cuore.<br />
Le onde fugaci <strong>di</strong> un mare sfinito<br />
rincorrono lampi <strong>di</strong> memoria<br />
ed i rami <strong>di</strong> giorni vissuti,<br />
si intrecciano nel giar<strong>di</strong>no della vita,<br />
per <strong>di</strong>ssetare la speranza.<br />
Imbrunisce la terra, il glicine è spoglio;<br />
ed ora tra foglie <strong>di</strong> silenzio, i pie<strong>di</strong><br />
frugano nel para<strong>di</strong>so dei ricor<strong>di</strong>: i rami<br />
tendono al cielo le braccia<br />
ancora verso l’Infinito.<br />
GISELDA DESIDERIO è nata e vive a Chieti. È insegnante elementare. Scrive poesie sin<br />
dall’età scolare, ma solo recentemente, grazie agli incoraggiamenti <strong>di</strong> amici poeti che hanno apprezzato<br />
le sue composizioni, ha iniziato a partecipare a concorsi letterari, conseguendo dei lusinghieri<br />
risultati.<br />
43
AMICA MIA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Sara Fasciani (Pescara)<br />
Sei amica vera, non mi lasci sola,<br />
ogni momento sento la tua voce<br />
non affralita dalla lontananza,<br />
nulla nascon<strong>di</strong> <strong>di</strong> gioie e dolori,<br />
tutto confi<strong>di</strong> con accento schietto<br />
e se racconti <strong>di</strong> esperienze belle<br />
con le parole calde <strong>di</strong> sorriso<br />
vedo il tuo volto riflesso nel cuore,<br />
e per la tua forza che sprigiona forza<br />
pervade me compresa a rievocare<br />
gli anni felici nella tua <strong>città</strong>...<br />
a progettare incontri conviviali<br />
per custo<strong>di</strong>re i ricor<strong>di</strong> più cari<br />
come suggello <strong>di</strong> amicizia intatta.<br />
SARA FASCIANI, nata a Molina Aterno (AQ), vive a Pescara. Diplomata all’Istuto Magistrale a<br />
L’Aquila, giovanissima vince il <strong>concorso</strong> e si de<strong>di</strong>ca imme<strong>di</strong>atamente all’insegnamento. Coltiva da<br />
sempre l’amore per il teatro, la musica e la poesia. Fa parte, infatti, del coro “Argento vivo” <strong>di</strong>retto<br />
dal M° Filippo Piselli. Accademica <strong>di</strong> alcune note associazioni, ha pubblicato il primo volume <strong>di</strong><br />
poesie Immagini e riflessioni (2007), ed ha conseguito brillanti risultati in <strong>di</strong>versi concorsi a cui ha<br />
partecipato.<br />
44
PER RIFLESSO (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Ercole Florà (Sant’Omero-TE)<br />
Egli percepisce lo sgomento ogni qualvolta il ritmo dei giorni l’incalza,<br />
e... lei così straor<strong>di</strong>nariamente ferita!<br />
E non c’è un minimo istante <strong>di</strong> tolleranza,<br />
ma è pur vero che dall’alto della <strong>di</strong>sperazione si alza il muro<br />
delle verità, ma senza o<strong>di</strong>o, ma sì con <strong>di</strong>sappunto.<br />
Oh, mia cara quali sensazioni spiacevoli: ma solo il volteggiare<br />
<strong>di</strong> un gabbiano o l’odore dell’erba tagliata o il colore <strong>di</strong> un narciso<br />
a primavera; oh sì che il mio volto è pieno <strong>di</strong> felicità,<br />
e... lei così straor<strong>di</strong>nariamente ferita!<br />
Il tenero ricordare, le mani vicine, il pensiero dei giorni,<br />
il caldo amore del ricordo: il tempo che s’è fermato e che genera<br />
ostilità nuove; ma è pur vero che ciò che ci accompagna non è solitu<strong>di</strong>ne.<br />
C’è una nuova speranza, ed è un’onda <strong>di</strong> propositi, ed è solo<br />
una vita, una nuova vita che arriva e che ti prende la gioia,<br />
e... lei così straor<strong>di</strong>nariamente ferita!<br />
La <strong>di</strong>mensione per sopprimere tutto ciò, non esiste.<br />
Ma c’è il risveglio, e gli occhi che ci in<strong>di</strong>cano inaspettate aperture;<br />
l’abilità dei sogni nel toccare gli orizzonti;<br />
la volontà che risalta la sopraffazione dell’inusitato,<br />
e... lei così straor<strong>di</strong>nariamente ferita!<br />
Oggi è ben altro,<br />
come se lentamente si arrivasse a un porto, sotto un cielo cupo<br />
e le stelle brillare; la composizione dell’uomo che non si è piegato<br />
alla viltà dei giorni;<br />
grazie al suo spazio, le <strong>di</strong>stanze assopite;<br />
grazie al mio fervore, lontani gli spazi ciechi.<br />
Non una fuga, ma la ricomposizione <strong>di</strong> un petto che batte<br />
e... ancora lei così straor<strong>di</strong>nariamente ferita!<br />
ERCOLE FLORÀ è nato e vive a Sant’Omero (TE). Diplomato all’Istituto Magistrale, è <strong>di</strong>pendente<br />
Amministrativo della ASL. Naturalista per passione, pratica alpinismo e sci <strong>di</strong> fondo.<br />
Poeta estemporaneo, le sue liriche sono quasi sempre de<strong>di</strong>cate alla moglie, come la presente.<br />
45
ALLA POESIA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Cesarina Giustozzi (Macerata)<br />
Nasce la poesia<br />
dalle pietre<br />
<strong>di</strong> Lascaux<br />
le Veneri sepolte<br />
acque feconde<br />
<strong>di</strong> Saffo e Nefertiti.<br />
Altare sui fregi<br />
della Grecia<br />
giovinetta.<br />
Polvere<br />
nei sotterranei<br />
del gla<strong>di</strong>atore<br />
le vie francigene<br />
i roghi delle Chiese.<br />
Train de vie<br />
tra i fili spinati<br />
e rossi e neri,<br />
nel garage<br />
Olimpo<br />
anni <strong>di</strong> piombo.<br />
Flebo cristallina<br />
nelle fredde<br />
astanterie.<br />
Peste dei vecchi.<br />
Gioia eterna<br />
mai con<strong>di</strong>visa.<br />
CESARINA GIUSTOZZI vive a Macerata. Scrive da molto tempo per hobby. Ha collaborato<br />
al perio<strong>di</strong>co “Insieme Marchigiani nel mondo”, <strong>di</strong>retto da E. Baciocchi.<br />
46
IN RIVA AL MARE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Ida Gorgoretti (Giulianova-TE)<br />
Seduta in riva al mare, con le ginocchia al petto, i capelli al vento<br />
ascolto la voce dei ricor<strong>di</strong>...<br />
pellicola in bianco e nero<br />
sbia<strong>di</strong>ta nel tempo dalle lacrime fuggite al dolore.<br />
Sul caldo manto sabbioso<br />
orme, <strong>di</strong> chi ho tanto pensato <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare,<br />
cancellate dalle maree.<br />
Urla, nella mente, zittite dallo sciabor<strong>di</strong>o delle onde.<br />
Oh... voce infinita, trasporta nella tua eco, per mari lontani,<br />
il mio pianto <strong>di</strong> bimbo ferito,<br />
memore <strong>di</strong> chi riposa per sempre nell’immensità del mare...<br />
quel mare tanto amato che a volte ferisce.<br />
IDA GORGORETTI, <strong>di</strong> anni 35, vive a Giulianova (TE). Scrive poesie sin dall’età giovanile,<br />
e recentemente ha partecipato a concorsi <strong>di</strong> rilevanza nazionale (Premi “Anfiosso”, “Ibiskos”,<br />
“Falesia”, “Lu mare nostre”, ed altri), conseguendo lusinghieri risultati e apprezzamenti.<br />
47
AMOR TACIUTO (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Vinia Mantini (Ortona-CH)<br />
Creatura dal nobile rispetto,<br />
a te basta uno sguardo per parlare,<br />
forse sogni nella mia mente metti<br />
o dal cuor devo tutto cancellare?<br />
E sguar<strong>di</strong> e labbra parlano da soli,<br />
mi tremano le gambe, il cuor s’accende,<br />
vorrei poterla <strong>di</strong>r quella parola:<br />
meglio tacere e custo<strong>di</strong>rla dentro.<br />
Le nostre strade non s’incontreranno,<br />
sperando io che un giorno non mi pento<br />
– anche se sento nel mio cuor l’affanno –<br />
<strong>di</strong> aver serrato in me quel sentimento.<br />
Le mie emozioni vibrano nel cielo,<br />
le porterò più su nel firmamento,<br />
per quando arriverà il grande gelo<br />
e conterò le stelle a cento a cento.<br />
Amore <strong>di</strong>sperato.<br />
Amor represso.<br />
Amore non vissuto.<br />
Amor taciuto.<br />
VINIA MANTINI è nata a Pianella (PE) nel 1950, vive ad Ortona (CH). Auto<strong>di</strong>datta in campo<br />
letterario, scrive tuttavia poesie, <strong>di</strong>alettali e in lingua, sin dall’età scolare. Negli ultimi anni<br />
ha cominciato a misurarsi nei concorsi letterari, ottenendo subito risultati più che lusinghieri.<br />
Scrive anche testi per canzoni, musicate dai maestri Vincenzo Coccione e Francesco Pincelli.<br />
48
MARIANNA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Anna Maria Obadon (Ancona)<br />
Al tramonto, quando si accendevano i lumi<br />
delle strade e delle piazze<br />
fra i muri dei vicoli arroccati<br />
scivolava un’ombra solitaria:<br />
leggeri i suoi passi nell’antico<br />
silenzio <strong>di</strong> pietra.<br />
A volte canticchiava strane filastrocche<br />
con voce sottile <strong>di</strong> bambina<br />
altre volte serrava le labbra<br />
in una sorta <strong>di</strong> coro muto<br />
e i suoi occhi troppo luci<strong>di</strong><br />
si perdevano lontano<br />
oltre l’immaginaria linea<br />
dell’orizzonte.<br />
È pazza – la gente mormorava –<br />
e sorpassandola affrettava il passo<br />
ed io non capivo quegli occhi sfuggenti<br />
quel parlottare sommesso<br />
per tracciare un preciso confine.<br />
A me bambina dalle ginocchia sbucciate<br />
sembrava qualcosa<br />
fra una strega e un folletto<br />
che conosceva a memoria<br />
il linguaggio <strong>di</strong> qualsiasi oggetto.<br />
Nascosta <strong>di</strong>etro lo spigolo<br />
<strong>di</strong> un angolo restavo a guardarla affascinata<br />
con quei vecchi maglioni sformati<br />
seduta per ore sui gra<strong>di</strong>ni consumati<br />
<strong>di</strong> un antico postribolo.<br />
49
È pazza – la gente mormorava –<br />
ma io guardavo quei fiori <strong>di</strong> campo<br />
quelle spighe rinsecchite<br />
che teneva poggiati sul grembo.<br />
Mi <strong>di</strong>ceva: “Puzzano i gigli”.<br />
E accarezzava<br />
con infinita dolcezza<br />
i suoi fiori <strong>di</strong> campo e le spighe<br />
come fossero stati i suoi figli.<br />
ANNA MARIA OBADON è nata nel 1947 ad Ancona ed ivi risiede. Di recente ha partecipato<br />
ad alcuni concorsi letterari (Savona, Valsorda, Senigallia, Terni, ecc.), ottenendo lusinghieri risultati.<br />
50
SACRILEGA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Marinella Paoletti (Colli del Tronto - AP)<br />
SACRILEGA!<br />
Poliedrica sciocca!<br />
Convinci le tue convinzioni<br />
a scavarti la fossa!<br />
Non sai quello che <strong>di</strong>ci,<br />
quello che scrivi.<br />
SACRILEGA!<br />
Inutile avanzo <strong>di</strong> anima...<br />
Non conosci<br />
che il tuo lato sciancato.<br />
Bastarda!<br />
Pensi che tutto ti sia dovuto,<br />
che la tua sia la parola più giusta,<br />
l’affermazione vincente,<br />
l’inafferrabile luci<strong>di</strong>tà.<br />
Tu cre<strong>di</strong>?<br />
Cre<strong>di</strong> che basti un rantolo<br />
per essere madre?<br />
È questo essere madre?<br />
Gemere, rantolare, contorcersi<br />
quel tanto che basta<br />
ad espellere vita?<br />
Espellere vita su vita...<br />
Cos’è essere madre?...<br />
Un abbraccio, un singulto,<br />
un isterismo taciuto.<br />
O<strong>di</strong>o quel tuo essere<br />
semplicemente devastante...<br />
Non cambi mai nemmeno quando<br />
dovresti nasconderti al mondo.<br />
51
MADRE...<br />
Gri<strong>di</strong>, e vorresti che il mondo<br />
si piegasse al tuo dolore<br />
che ti togliesse<br />
quel cancro <strong>di</strong> dosso,<br />
perché soffrire non fa parte <strong>di</strong> te...<br />
Non è giusto per te...<br />
Non è questo<br />
il ringraziamento alla vita...<br />
Lui ti sta solo punendo e ti fa male...<br />
È tra le gambe che scivola il sangue.<br />
Esce da te, non per te...<br />
Ti fa ancora del male<br />
e tu vuoi solo espellere.<br />
Quella punizione beffarda...<br />
Raschiata è la gola<br />
da vocali asciutte<br />
da consonanti <strong>di</strong>storte...<br />
E lì tra i pugni conserti<br />
conosci il suo volto<br />
ascolti il suo pianto.<br />
Ed il dolore non è più tuo<br />
... ORMAI...<br />
MARINELLA PAOLETTI risiede a Colli del Tronto, una “terrazzina”, la cui vista spazia sulla<br />
vallata del Tronto, per abbracciare i Monti Sibillini e il mare. Ha un <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> ragioniera, e in<br />
campo poetico da poco ha iniziato a partecipare ai concorsi, ottenendo già lusinghieri riconoscimenti:<br />
finalista al Concorso “Dell’Arco”, oltre a questo <strong>di</strong> Grottammare.<br />
52
SI ENTRA NEL TUO CORPO (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Silvia Raccichini (Porto San Giorgio - FM)<br />
Si entra nel tuo corpo<br />
come un inchino profano<br />
all’altare del giorno in cui le tue mani<br />
recidevano il filo della resurrezione,<br />
nella notte in cui niente restava<br />
e in un attimo tutto cambiava.<br />
Si entra nella tua bocca<br />
come cani affamati e senza perdono<br />
che implorano un pezzo <strong>di</strong> vita<br />
e abbaiano alle tue nuda ossa<br />
la loro noia e la loro <strong>di</strong>sperazione.<br />
Come cani in <strong>di</strong>suso<br />
si sta travolti nel seno del tuo silenzio<br />
a calpestare un passato sconsacrato,<br />
a invocare un nuovo avvenire,<br />
a cercare una storia da re<strong>di</strong>mere<br />
dove ingoiare questo presente<br />
e inchiodare ad una croce<br />
le urla scomposte degli inganni perpetrati.<br />
Si entra nella tua <strong>di</strong>mora<br />
e i cocci rotti sono occhi<br />
trapuntati nello specchio spezzato<br />
della tua <strong>di</strong>sinvolta <strong>di</strong>gnità.<br />
SILVIA RACCICHINI è nata a Fermo nel 1978, ufficialmente risiede a Porto San Giorgio, ma<br />
vive prevalentemente a Grottammare. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, lavora a San<br />
Benedetto del Tronto. Nel 2003 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica, Uno. Organizza e<br />
collabora a manifestazioni culturali. Sue poesie sono inserite in <strong>di</strong>verse antologie.<br />
53
IO, PENELOPE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Katia Salvi (Giulianova - TE)<br />
Fu ieri<br />
O forse solo un sogno<br />
Io<br />
Tu<br />
Per caso, nella stessa stanza,<br />
beffardo, il tuo cuore<br />
piangeva il ricordo.<br />
Immobili,<br />
i nostri sentimenti<br />
aggrappati al soffitto,<br />
uccelli silenziosi<br />
smaniosi <strong>di</strong> volare.<br />
Sguar<strong>di</strong><br />
pregiu<strong>di</strong>zi<br />
sicumere<br />
ricor<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> campi fioriti<br />
tutto era lì<br />
volteggiava<br />
volteggiava.<br />
54<br />
e volteggiavano i tuoi occhi<br />
tra le mie rughe<br />
urtando ciocche bianche.<br />
<strong>di</strong> nuovo il suono del violino,<br />
la fonte assolata,<br />
il pino.<br />
Imprigionate,<br />
le nostre vite<br />
volano lontano, per inerzia,<br />
cercando gua<strong>di</strong>.<br />
Tu<br />
Io<br />
la tazzina bollente<br />
la rugiada sui vetri<br />
a ricamare il sole<br />
in un giorno <strong>di</strong> Dicembre.<br />
KATIA SALVI, <strong>di</strong> Giulianova (TE), pur essendo la poesia la sua grande passione, solo recentemente<br />
si è decisa a cimentarsi anche nei concorsi letterari, conseguendo subito lusinghieri risultati,<br />
tra cui anche un primo posto al “Memorial D. Foglia”, oltre ad altri piazzamenti (tra i<br />
quali il 5° posto al prestigioso “Il Convivio”, <strong>di</strong> Catania) e menzioni d’onore. Sue poesie sono<br />
inserite in <strong>di</strong>verse antologie.
GIOIA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Patrizia Settepanella (Nereto - TE)<br />
Ti vedo. Improvvisamente.<br />
Corro tra la folla e ti abbraccio<br />
amore mio.<br />
Assaporo questo istante<br />
sentendomi come un’effimera in volo,<br />
ignara del domani.<br />
PATRIZIA SETTEPANELLA è nata e vive a Nereto. Laureata in Lingue e Letterature Straniere,<br />
nonché in Lettere, è impiegata presso la Cassa <strong>di</strong> Risparmio. La lettura, specie della poesia,<br />
è tra i suoi hobby preferiti. Questa è la sua prima partecipazione a un <strong>concorso</strong> letterario.<br />
55
I SOGNI SONO LA SCHIUMA DEL MARE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Tiziana Totò (S. Benedetto d. T. - AP)<br />
I sogni sono la schiuma del mare,<br />
fatti <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> e <strong>di</strong> promesse<br />
mi trascinano dolci,<br />
mi riportano a te.<br />
E come la schiuma del mare,<br />
i sogni svaniscono<br />
o si infrangono<br />
contro uno scoglio perduto.<br />
Il sole brilla freddo<br />
e io vorrei essere al largo,<br />
vorrei essere schiuma,<br />
lontana da te.<br />
TIZIANA TOTÒ, dopo aver trascorso infanzia e adolescenza a San Benedetto del Tronto, si è<br />
trovata per lavoro a vivere lontano dalla sua <strong>città</strong>. Ma ama tornarvi spesso per lunghe nuotate<br />
nell’Adriatico.<br />
56
SEZIONE “B”<br />
Poesia ine<strong>di</strong>ta in <strong>di</strong>aletto<br />
57
GRADUATORIA FINALE<br />
<strong>1°</strong> class. GIUSEPPE VULTAGGIO (Trapani)<br />
2° class. GUIDO LEONELLI (Trento)<br />
3° class. GIANCARLO SCARLASSARA (Verona)<br />
Finalisti: Marco Managò (Roma), Franco Ponseggi (Ravenna), Cesare Nicolini<br />
(Pescara), Attilio Rossi (Torino), Loredana Simonetti (Roma).<br />
Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito: Francesco Di Bonaventura (Roseto d.A. - TE),<br />
Sandro Angelucci (Rieti), Lucio Cancellieri (Teramo), Mauro Domenella<br />
(Castelfidardo-AN), Candeloro Lupi (Ortona-CH).<br />
Menzione d’Onore: Romolo Abbonizio (Chieti); Elisabetta Di Iaconi (Roma);<br />
Franca D’Angelo (Pescara); Maria Pia Di Nicola (Roseto d.A. - TE);<br />
Vittoria Giuliani (S. Benedetto d.T.- AP).<br />
Segnalazione: Franco Corbo (Napoli); Rina Bontempi (Ancona); Nazzareno<br />
Bruni (S. Benedetto d. T.- AP); Floredana De Felicibus (Atri-TE); Bernar<strong>di</strong>no<br />
Dell’Aguzzo (Giulianova-TE); Concezio Del Principio (Atri-TE);<br />
Sergio Gregorin (Gorizia); Paola Macellari (Perugia); Chiara Severini (Pescara);<br />
Alessandro Mor<strong>di</strong>ni (Ancona).<br />
58
ASCÙTAME VENTU (1ª classificata)<br />
<strong>di</strong> Giuseppe Vultaggio (Trapani)<br />
O ventu chi canusci tuttu ’u munnu…<br />
Senti ccà a mia, ascutami un mumentu,<br />
picchì mi noci? Nun firriari ’n tunnu...<br />
nun viri chi caminu quasi a stentu?<br />
Nun pèr<strong>di</strong>ri ’u to’ tempu, ccà, cu mia,<br />
apprezzu ’i to’ carizzi, li to’ curi,<br />
ma si ô me cori voi dari alligria...<br />
sentimi ventu, fammi stu favuri:<br />
mentri chi curri, pigghia ’i mugghi ciuri<br />
e fanni un mazzu riccu <strong>di</strong> culura,<br />
<strong>di</strong> lu me suli pigghia lu caluri,<br />
poi ’nfascia tuttu ma... mettici cura;<br />
poi aggiungi spighi e a centru un beddu gigghiu,<br />
e fallu, poi, <strong>di</strong> zàgari assai chinu<br />
e pi ciauriari mugghi, ti cunsigghiu,<br />
un mistu <strong>di</strong> limiuni e mannarinu;<br />
poi pigghi un nastru ch’àvi li culura,<br />
<strong>di</strong> quannu ’u suli sta... tra celu e mari<br />
e poi aspetta, ventu, quannu scura:<br />
servinu ’i stid<strong>di</strong>... pi fallu brillari!<br />
E ora chi si prontu, vola ventu,<br />
vola <strong>di</strong>rittu, versu lu “Signuri”,<br />
porta stu donu e <strong>di</strong>cci chi nun mentu,<br />
si a canciu ci addumannu “Paci” e “Amuri!”<br />
59
TRADUZIONE: ASCOLTAMI VENTO<br />
O vento che conosci tutto il mondo… / senti qua a me, ascoltami un istante / perché mi<br />
inquieti? Non girare intorno…/ non ve<strong>di</strong> chi cammino quasi a stento? // Non perdere il tuo<br />
tempo, qua, con me, / apprezzo le tue carezze, le tue cure, / ma se al mio cuore vuoi dare<br />
allegria… / ascoltami vento, fammi questo favore: // mentre che corri, pren<strong>di</strong> i migliori<br />
fiori / e fanne un fascio, ricco <strong>di</strong> colori, / del mio sole pren<strong>di</strong> il calore, / poi lega tutto<br />
ma…mettici cura; // poi aggiungi spighe ed a centro un bel giglio, / e fallo, poi, <strong>di</strong> zagare<br />
molto pieno / e per profumare meglio, ti consiglio, / un misto <strong>di</strong> limone e mandarino; // Poi<br />
pren<strong>di</strong> un nastro che abbia il colore, / <strong>di</strong> quando il sole sta…tra cielo e mare / e poi aspetta,<br />
vento, quando fa buio: / servono le stelle…per farlo brillare! // E ora che sei pronto,<br />
vola vento, / vola dritto, verso il “Signore”, / porta questo dono e <strong>di</strong>gli che non mento, / se<br />
in cambio gli domando “Pace” ed “Amore!”<br />
GIUSEPPE VULTAGGIO è nato ad Erice (TP) nel 1964, vive a Trapani. Diplomato in Ragioneria,<br />
svolge l’attività <strong>di</strong> agente <strong>di</strong> commercio. È poeta, comme<strong>di</strong>ografo, scrittore, nonché speaker,<br />
conduttore e regista ra<strong>di</strong>ofonico. Tra le sue opere principali ricor<strong>di</strong>amo: Scrivi... lu Cori, Nun<br />
chiamatimi... pueta, poesie in <strong>di</strong>aletto siciliano; E la Musica... non cangia, comme<strong>di</strong>a musicale;<br />
E vinni... Natali, drammatizzazione in lingua siciliana sulla nascita <strong>di</strong> Gesù; Renzu e Lucia... però<br />
secunnu mia, comme<strong>di</strong>a paro<strong>di</strong>stica del romanzo “I promessi sposi” <strong>di</strong> Manzoni, in <strong>di</strong>aletto<br />
siciliano; e tante altre. A tutto il 2009 ha conseguito 31 primi posti, 20 secon<strong>di</strong> posti, 7 premi<br />
speciali e <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> menzioni ed altre attestazioni.<br />
60
AQUA (2ª classificata)<br />
<strong>di</strong> Guido Leonelli (Calceranica-TN)<br />
No gh’è pu aqua gnanca per i sióri<br />
(formént e riso i manca za da ’n pèz)<br />
gh’è massa pòra zent che la stà ’n mez<br />
che la gà sé ne pu ne men de lori.<br />
El mondo ’l s’à fat pìcol dént ai óri<br />
quéi tesi i varda i altri de sbighèz<br />
sbòvi négri sdraméleve fòr de mez<br />
se volé sparmiarve altri dolori.<br />
Se i beve tuti ’n bicér de aqua al dì,<br />
no se pòl sbarar la neve col canón<br />
se pòl serar le tèrme e la pissìna<br />
ma ’ntant i sbòvi négri za i se bina<br />
a reversar sto mondo cossì ’mbroión<br />
anca se de qua no i à ancór capì<br />
che ’l zóch l’è zamai finì:<br />
drìo a l’ancòi no ghe sarà ’n domàn<br />
se quèi pu tési no i ghe darà na man.<br />
GUIDO LEONELLI nasce a Valdaora (BZ) nel 1939, vive a Calceranica (TN). Laureato in Sociologia,<br />
ha lavorato per il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Scrive poesie dall’età giovanile, ma<br />
da una quin<strong>di</strong>cina d’anni si è de<strong>di</strong>cato prevalentemente alla poesia <strong>di</strong>alettale trentina, per la quale<br />
ha ottenuto moltissimi riconoscimenti in concorsi e rassegne. Collaboratore delle riviste: Terra<br />
Trentina, e<strong>di</strong>ta dalla Provincia Autonoma <strong>di</strong> Trento, e Tutta Povo, entrambe con una rubrica<br />
de<strong>di</strong>cata al <strong>di</strong>aletto. Tra le sue opere più note ricor<strong>di</strong>amo: Rèfoi de destràni e Uce che spónze<br />
(2000), Sgéve de vita (2002), Amór en zìnzoria (2004), Sól e nùgole ’n riva al lach (2008), Far<br />
buti nòvi (2008), 2008 in bisèst (2009). Più <strong>di</strong> una cinquantina – tra primo, secondo e terzo classificato<br />
– i riconoscimenti conseguiti in concorsi letterari nazionali.<br />
61
TRADUZIONE: ACQUA<br />
Non c’è più acqua nemmeno per i ricchi / (frumento e riso mancano già da un pezzo) /<br />
c’è troppa povera gente che sta in mezzo / che ha sete né più né meno <strong>di</strong> loro. // Il mondo<br />
s’è fatto piccolo dentro ai confini / quelli sazi guardano gli altri <strong>di</strong> traverso / scarafaggi<br />
neri sciabattatevi fuor <strong>di</strong> mezzo / se volete risparmiarvi altri dolori. // Se bevono tutti un<br />
bicchiere d’acqua al giorno, / non si può sparare la neve col cannone / si possono chiudere<br />
le terme e la piscina // ma intanto gli scarafaggi neri già si radunano / a ribaltare questo<br />
mondo così imbroglione / anche se <strong>di</strong> qua non hanno ancor capito // che il gioco è già finito:<br />
/ <strong>di</strong>etro all’oggi non ci sarà un domani / se quelli più sazi non gli daranno una mano.<br />
62
AL JORNO COME NE LE FOLE (2ª classificata)<br />
<strong>di</strong> Giancarlo Scarlassara (Cologna Veneta - VR)<br />
Col primo ciaro la tera se sveja;<br />
bagnà dal sguazo i prà i sluse contenti;<br />
basà dal sole i xe ’na marave<strong>di</strong>.<br />
Varda rapìo ’l jorno a la so prima ora<br />
te squerzi che ’l mondo xe in tension.<br />
Soto sforzo l’amore viene fora,<br />
metendo ’n ato ’na sana emozion<br />
che la ghe vole par stare de sora;<br />
e vivar co ’na s-cianta de passion.<br />
Intanto ’l sole basa l’erba verde<br />
E lo spirito fresco no’ se perde.<br />
Più tar<strong>di</strong> sora i campi e le contrà<br />
el sole sfodra tuti i so colori:<br />
de oro, de tera e de vita impastà.<br />
Questa xe la canzon de la natura,<br />
che la canta co’ i oci driti ’l cielo.<br />
A ’olte ’l tempo tiràn mete paura;<br />
co’ corajo e passion torna anca ’l belo,<br />
parché la vita l’onesto matura.<br />
La sorte pia sta sconta soto ’n velo<br />
De bei colori e fato co’ fervore,<br />
e l’omo g’à da dare tanto amore.<br />
Co’ la sera ’l sole sbiadìo se sconde<br />
e pare che ’l se scorda de la tera;<br />
dopo ’l se buta in mare tra le onde.<br />
63
Pian i pròa la fa<strong>di</strong>ga anca i fiori,<br />
a sto ponto ’na sosta ghe voria,<br />
par tuti i èssari, senza i rumori.<br />
Le prime ombre le dà malinconia,<br />
bisogna métare ’n campo i valori:<br />
quéi che la vita dura porta via.<br />
Ma dopo co’ velo blu de la sera<br />
el cielo mostra la perla pì vera:<br />
Proprio la Luna, col so viso tondo;<br />
o quando la mete ’n mostra i bei quarti.<br />
Da inamorà la varda ’l vecio mondo.<br />
TRADUZIONE: AL GIORNO COME NELLE FAVOLE<br />
Al primo raggio la terra si desta, / umi<strong>di</strong> <strong>di</strong> rugiada i prati splendono; / baciati dal sole<br />
sono una meraviglia. // Guarda rapito il giorno nella tenue alba / e scopri che il mondo<br />
è in tensione. / Con energia l’amore viene fuori, / dando vita ad una sana emozione / che<br />
ci vuole per tenersi a galla; / e vivere con un pizzico <strong>di</strong> passione. / Intanto il sole asciuga<br />
l’erba verde / e lo spirito fresco non si perde. // Più tar<strong>di</strong> sulle contrade e i prati / il sole<br />
ostenta tutti i suoi colori: / d’oro, <strong>di</strong> terra e <strong>di</strong> vita impastati. // Questa è la canzone della<br />
natura / che la canta con gli occhi fissi al cielo. / A volte il tempo despota mette paura; /<br />
con coraggio e passione poi torna il bello, / perché la vita matura l’onesto. / La pia sorte<br />
si cela sotto un velo / <strong>di</strong> bei colori e tessuto con fervore, / e l’uomo deve espandere<br />
l’amore. // Di sera il sole pallido si nasconde / e sembra che si scor<strong>di</strong> della terra; / quin<strong>di</strong><br />
si getta in mare tra le onde. // Piano sentono la fatica anche i fiori, / a questo punto servirebbe<br />
una sosta / per tutti gli esseri, senza i rumori. // Le prime ombre portano malinconia,<br />
/ serve mettere in campo i valori: / quelli che il conformismo manda via. / Ma poi col<br />
manto blu della sera / il cielo mostra la perla più vera: // Proprio la Luna, col suo volto<br />
tondo, / o quando mette in mostra i bei quarti. / Da innamorata veglia il vecchio mondo.<br />
GIANCARLO SCARLASSARA è nato e vive a Cologna Veneta, dove lavora. Docente <strong>di</strong><br />
Scuola Me<strong>di</strong>a, oggi in pensione, scrive da oltre trent’anni in prosa e in poesia. Dal 1999 è membro<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto del CDAP-UPCE (Centro Divulgazione Arte Poetica - Unione Pionieri della Cultura<br />
Europea), nonché membro dell’Accademia “V. Alfieri”, <strong>di</strong> Firenze, e aderente al movimento<br />
letterario del “Dolce Stile Eterno”. Ha pubblicato i seguenti libri: Libero volo, El vento de<br />
l’emozion (poesie <strong>di</strong>alettali), I sonetti dell’inconscio. Tantissimi i premi letterari conseguiti, con<br />
<strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> primi premi.<br />
64
SOTTO AR CELO (Finalista)<br />
<strong>di</strong> Marco Managò (Roma)<br />
Mamma piagneva de filicità<br />
e co pacenza asciuttava la faccia<br />
finenta so’ arivato io, poraccia<br />
mongolo, nencio, l’ho fatta crepà.<br />
Mamma! Nun so’normale, nun sforzà!<br />
Me voi fa vedé bella sta robaccia<br />
ma io sto bene così tra le braccia<br />
pebbìio, der core tuo, nun raggirà!<br />
A capì nun so’ poi tanto veloce<br />
ma er mejo intanto lo capisce er core<br />
ché pure pe me Cristo morze in croce.<br />
Nun potrenno cambià sto sbozzo in fiore<br />
ciò solo un core che fa arzà la voce<br />
che a trapiantallo ve dà più valore.<br />
TRADUZIONE: SOTTO AL CIELO<br />
Mamma piangeva <strong>di</strong> felicità / e con pazienza asciugava la faccia / finché sono arrivato<br />
io, poverina / down, tardo <strong>di</strong> mente, l’ho fatta morire <strong>di</strong> crepacuore. // Mamma! Non sono<br />
normale, non sforzarti! / Mi vuoi far vedere bella questa robaccia / ma io sto bene così tra<br />
le braccia / accidenti, del cuore tuo, non cambiare quello che è. // A capire non sono poi<br />
tanto veloce / ma il meglio comunque lo capisce il cuore / perché pure per me Cristo morì<br />
in croce. // Non pretendo cambiare questa persona deforme in fiore / ho solo un cuore che<br />
fa alzare la voce / e che se ve lo trapiantassi vi darebbe più valore.<br />
MARCO MANAGÒ, nato a Roma nel 1969 e cresciuto nella stessa <strong>città</strong>, da anni è appassionato<br />
<strong>di</strong> terminologia <strong>di</strong>alettale romanesca, <strong>di</strong> poesia in lingua italiana e <strong>di</strong> narrativa. Ufficiale in<br />
congedo della Marina Militare, è giornalista pubblicista dal marzo 2003 e autore <strong>di</strong> un "Rimario<br />
del <strong>di</strong>aletto romanesco", e<strong>di</strong>to nello stesso anno. Ha pubblicato, nel 2009, un volume <strong>di</strong> saggistica<br />
dal titolo "Italiani in fila" (Serarcangeli E<strong>di</strong>tore). Svolge attività lavorativa nel settore della<br />
Pubblica Amministrazione, alla quale abbina la collaborazione alla pagina “interni” <strong>di</strong> un quoti<strong>di</strong>ano<br />
a <strong>di</strong>ffusione nazionale. Molti i premi vinti.<br />
65
A VREB AVDÉ (Finalista)<br />
<strong>di</strong> Franco Ponseggi (Bagnacavallo-RA)<br />
A vreb avdè la bleza d’un’ uviôla<br />
stra l’érba e al foj d’un fös, a premavira,<br />
a vreb sintì l’armòr de vent ch’e’ tira,<br />
d’un zöch ch’e’ bruša lent ins un’ irôla.<br />
Stra amigh sintì e’ calor d’una parôla<br />
còma un pô d’ sól d’invern’ a la custira;<br />
farmês, sintì la tëra ch’ la rispira,<br />
farmês e mets’ in sdé, ascultê una fôla.<br />
Mo tot i cor, i va, i pretènd, i ziga,<br />
sta vita senza temp la s’abarbaja,<br />
ch’ u-n s véd cvel ch’ l’ è piò cêr e misterioš,<br />
e’ côr ch’e’ bat, un fiór, una furmiga,<br />
e’ zil la nöt, e’ vól d’una parpaja.<br />
A vreb sintì e’ silenzi, la su vóš.<br />
TRADUZIONE: VORREI VEDERE<br />
Vorrei vedere la bellezza d’una viola / tra l’erbe e le foglie <strong>di</strong> un fosso, a primavera, /<br />
vorrei sentire il rumore del vento che tira, / <strong>di</strong> un ceppo che brucia lento su un’arola [piano<br />
del focolare nel camino]. // Tra amici sentire il calore <strong>di</strong> una parola / come un po’ <strong>di</strong><br />
sole d’inverno a solatio [luogo esposto al sole]; / fermarsi, sentire la terra che respira, /<br />
fermarsi e mettersi a sedere, ascoltare una favola. // Ma tutti corrono, vanno, pretendono,<br />
urlano, / questa vita senza tempo ci abbaglia, / che non si vede quello che è più chiaro e<br />
misterioso, // il cuore che batte, un fiore, una formica, / il cielo la notte, il volo <strong>di</strong> una farfalla.<br />
/ Vorrei sentire il silenzio, la sua voce.<br />
FRANCO PONSEGGI, nato a Bagnacavallo (RA) nel 1951, ivi risiede. Laureato in Ingegneria<br />
Nucleare, fino al 2009 ha insegnato a Lugo (RA). Ora è in pensione. Scrive poesie dagli anni del<br />
liceo. Nel 2003 ha pubblicato: Agli è röb da ridar, un volume <strong>di</strong> poesie umoristiche. Numerose<br />
le sue affermazioni in campo letterario, contando a tutto il 2009 oltre venti primi posti e <strong>di</strong>verse<br />
decine <strong>di</strong> altri piazzamenti e riconoscimenti vari.<br />
66
RUSARIE DE ROSE (Finalista)<br />
(canto <strong>di</strong> preghiera per l’Aquila 6 aprile 2009)<br />
<strong>di</strong> Cesare Antonio Nicolini (Pescara)<br />
Pe’ quante vote ’n cime haje ’uardate,<br />
vulesse avè’ ddù solde de cumbitte:<br />
ce-armbiesse tutte quante ’sta vallate<br />
ddo’ vole sopra sopre le cillitte.<br />
Dapù l’arcoje aleste a una a une<br />
pe’ farce ’nu Rusarie de berlante,<br />
e spere che m’aiute cacchedune<br />
p’abberrutarle a ’st’Àquele ch’ha piante.<br />
(Ritornello)<br />
O cullane de la nustalgije<br />
J’ te prehe: cunzule ’stu core!<br />
O Rusarie de l’Avemmarije<br />
J’ te cerche la pace e ’nu fiore,<br />
e vulesse pe’ nu’ n’âtra cose:<br />
che ’sta terre s’armbjesse de rose.<br />
L’Àquela stòreche, antiche e nuvelle,<br />
a la ’ndrasatte si’ ’vute ’na scosse:<br />
’n si’ fatte ’n tempe a spelli’ na favelle,<br />
già tonne tonne s’ha fatte lu fosse.<br />
Ma nghe le scenne e lu core arpezzite,<br />
e la saggezze cucciute abruzzese,<br />
a ccuna a ccune d’amore ’nfinite<br />
tu si’ arbijate, gintile e curtese.<br />
67
TRADUZIONE: ROSARIO DI ROSE<br />
Per quante volte in cima ho guardato, / vorrei avere due sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> confetti: / ci riempirei<br />
tutta la vallata / mentre più in alto volano gli uccellini. // Poi li raccolgo in fretta ad uno<br />
ad uno / per farci un Rosario <strong>di</strong> brillanti, / e spero che mi aiuti qualcuno / per cingere<br />
quest’Aquila che ha pianto. // O collana della nostalgia / io ti prego: consola il mio cuore!<br />
/ O Rosario dell’Ave Maria / io ti cerco la pace e un fiore, / e vorrei per noi un’altra cosa:<br />
/ che questa terra si riempisse <strong>di</strong> rose. // L’Aquila storica, antica e nuova, / all’improvviso<br />
hai subito una scossa: / non hai potuto proferir parola, / già tutt’intorno s’è fatto lo sfascio.<br />
// Ma con le ali ed il cuor ricuciti, / con la saggezza cocciuta abruzzese, / a poco a<br />
poco d’amore infinito / sei ripartita, gentile e cortese.<br />
CESARE NICOLINI, nato a Ortona (CH) nel 1939, risiede a Pescara. In campo letterario può<br />
definirsi un auto<strong>di</strong>datta, in quanto alla poesia è approdato in modo autonomo sin dall’età giovanile,<br />
ma ne ha interpretato subito forme e significato, riscuotendo imme<strong>di</strong>atamente consensi e<br />
riconoscimenti. Scrive in lingua e in <strong>di</strong>aletto, pre<strong>di</strong>ligendo tuttavia questa seconda forma. Ha<br />
composto anche <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> testi per canzoni, alcuni dei quali musicati dai figli musicisti<br />
(anche il testo sopra riportato è una canzone, <strong>di</strong> cui c’è già lo spartito). Ha pubblicato i volumi:<br />
Scenne <strong>di</strong> fringuelle e ’Na voce prima jurne. Molte le affermazioni, con decine <strong>di</strong> primi premi,<br />
sia in concorsi poetici che in quelli musicali, in questi ultimi come autore dei testi.<br />
68
ËL CANTÉ DËL GAL (Finalista)<br />
<strong>di</strong> Attilio Rossi (Carmagnola-TO)<br />
Coma chiel fasìa già tute le matin<br />
ëdcò col dì l’ha comensà a canté:<br />
drinta so gioch, sensa gnun sagrin,<br />
la soa testa drita mach për saluté.<br />
La soa bela crësta rossa bin solià<br />
a dasìa ciair ël sens ëd la coron-a:<br />
përché ’d col polì, chiel, a l’era ’l Re<br />
e lo controlava pròpi ’d... person-a.<br />
Andrinta na cort, ciaira e luminosa,<br />
a-i caminava col nòbil bin soagnà:<br />
con ël so pass leger a spassigiava<br />
blagand con soe piume bin pënnà.<br />
Chiel as fasia bel con soe galin-e<br />
ch’a lo cu<strong>di</strong>o pien-e d’amirassion:<br />
për ël blagheur a l’ero soe regin-e<br />
ma a deuvio capì bin la situassion.<br />
Ma ’n brut <strong>di</strong> ij làder a son passà<br />
edal polì l’han piait tute le galin-e:<br />
chiel për soa fortun-a a l’è scappà<br />
ma col brut <strong>di</strong> l’ha faije... pròpi fin-e.<br />
Për un po’ ëd temp l’ha pa pì cantà<br />
con ël so cheur pien ëd soferensa:<br />
peui con cole pole neuve l’ha trovà<br />
na rason neuva për... soa esistensa.<br />
An fond a costa stòria a-i è na mora!<br />
ch’a val s’a-i è ’l sol e con la brin-a:<br />
69
për podèj sempre senti canté ’n gal<br />
basta ch’a-i sia davzin... soa galin-a.<br />
TRADUZIONE: IL CANTARE DEL GALLO<br />
Come lui faceva tutte le mattine / anche quel giorno ha iniziato a cantare: / dentro al<br />
suo pollaio, senza nessun cruccio, / il suo capo eretto solo per salutare // La sua bella cresta<br />
rossa ben lisciata / dava chiaramente il senso della corona: / perché <strong>di</strong> quel pollaio lui<br />
era il Re / e lo controllava proprio <strong>di</strong>..persona // Dentro ad un cortile chiaro e luminoso /<br />
camminava quel nobile ben curato: / col suo passo leggero passeggiava / si vantava con le<br />
sue penne ben pettinate // Lui si faceva bello con le sue galline / che lo accu<strong>di</strong>vano piene<br />
<strong>di</strong> ammirazione: / per l’elegantone erano le sue..regine / ma dovevano capire bene la situazione<br />
// Ma un brutto giorno i ladri sono passati / e dal pollaio hanno preso tutte le galline:<br />
/ lui per sua fortuna è riuscito a scappare / ma quel brutto giorno ha avuto tanta paura<br />
// Per un po’ <strong>di</strong> tempo non ha più cantato / con il suo cuore pieno <strong>di</strong> sofferenza: / poi<br />
con quelle pollastre nuove ha trovato / una nuova ragione per... la sua esistenza // In fondo<br />
a questa storia c’è una morale / che vale se c’è il sole e con la brina: / per poter sempre<br />
sentire cantare un gallo / basta che ci sia vicina…la sua gallina.<br />
ATTILIO ROSSI è nato a Carmagnola (TO) nel 1942 ed ivi risiede. Innumerevoli i concorsi<br />
da lui vinti; analizzando solo quelli dal <strong>1°</strong> gennaio 2008 ad oggi, abbiamo: “Emozioni a Roma”,<br />
”Italian Festival Literary” ad Alice Bel Colle (AL), “Alfonso Di Benedetto” a Chiusa Pesio<br />
(CN), “Giunco” a Brugherio (MI), “Cesare Pavese” <strong>di</strong> S.Stefano Belbo (CN), per una poesia in<br />
vernacolo; “ACSI-CONI” a Roma, per una poesia in lingua; “Premio Pavese-Grinzane”, “Priamar”<br />
<strong>di</strong> Savona, per un racconto; “Micheloni <strong>di</strong> Aulla (MS) per una silloge poetica; ed altri ancora.<br />
70
SMARIMENTO (Finalista)<br />
<strong>di</strong> Loredana Simonetti (Roma)<br />
Me piacerebbe fa’ l’in<strong>di</strong>fferente:<br />
è ’n giorno come ’n’antro, stamattina<br />
nun è cambiato gnente, è tutto come prima:<br />
l’amici, la famija, l’artra ggente...<br />
Ma dentro rido, rido e so’ felice,<br />
le gambe tremmeno e ’r core batte forte;<br />
vorei che l’ore <strong>di</strong>ventassero più corte<br />
pe’ sentì lui stasera che mme <strong>di</strong>ce!<br />
Quello che <strong>di</strong>ce nun è ’na garanzia,<br />
nun è programmazione né certezza,<br />
ma se l’inquadro sotto ’na poesia<br />
lo sento, vivo n’attimo d’ebbrezza.<br />
Se chiama amore? Boh, forse sentimento,<br />
però, me trovo bene nelo smarimento!<br />
TRADUZIONE: SMARRIMENTO<br />
Mi piacerebbe fare l’in<strong>di</strong>fferente: / è un giorno come un altro, stamattina / non è cambiato<br />
nulla, è tutto come prima: / gli amici, la famiglia, l’altra gente… // Ma dentro rido,<br />
rido e sono felice, / le gambe tremano e il cuore batte forte; / vorrei che le ore <strong>di</strong>ventassero<br />
più corte / per sentire lui stasera che cosa mi <strong>di</strong>ce! // Quello che <strong>di</strong>ce non è una garanzia,<br />
/ non è programmazione né certezza, / ma se l’inquadro sotto una poesia // lo sento,<br />
vivo un attimo d’ebbrezza. / Si chiama amore? Boh, forse sentimento, / però, mi trovo bene<br />
nello smarrimento.<br />
LOREDANA SIMONETTI, nata a Roma nel 1957, ivi risiede. Laureata in Matematica, è impiegata<br />
in un istituto <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to. Coniugata, madre <strong>di</strong> due ragazzi, si <strong>di</strong>verte a scrivere filastrocche<br />
e favole. Ha infatti pubblicato due libri in tema: Filastrocca e... tutti a nanna (2008) e Eleonora<br />
e il suo libro <strong>di</strong> favole. Numerosi i premi letterari da lei vinti, tra cui spiccano “Roma... in<br />
cerca <strong>di</strong> poesia” e il “Premio Creativa”. È presente in numerose antologie (“E<strong>di</strong>giò”, “Ibiskos”,<br />
“Il Convivio”, “Sabinae”, “Creativa”, “Montag”, ecc.)<br />
71
ME VUJIE FA’ ’NA CASE… (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Francesco Di Bonaventura (Roseto degli Abruzzi - TE)<br />
(I)<br />
Me vùje fa’ ’na case a la muntagne<br />
pe’ risentì la voce de lu vente,<br />
ch’arpòrte li profùme de campagne,<br />
li cante e li suspire de la gente.<br />
’Na case me vuj fa’ mmezz’a ’nu bosche<br />
addò li more cresce e li mirtille,<br />
addò li sole voce che cunosche<br />
a primavere è chelle de li cille.<br />
(II)<br />
Me vùje fa’ ’na case entr’a ’na valle,<br />
sott’a li stelle d’ore e rilucente,<br />
famm’a svijà da cante de li halle<br />
e da cri-cri de grille a cente a cente.<br />
’Na case me vuj fa’ su ’na culline<br />
addò ’nse sente tràffeche o rumore,<br />
stàrmene sole sole ’nghe Rusine,<br />
’nghe la Rusina bbelle a fa’ l’amore.<br />
TRADUZIONE: MI VOGLIO FARE UNA CASA<br />
Mi voglio fare una casa in montagna / per risentire la voce del vento, / che riporta i<br />
profumi della campagna, / i canti e i sospiri della gente. // Una casa mi voglio fare in mezzo<br />
a un bosco / dove crescono le more e i mirtilli, / dove le sole voci che conosco / a primavera<br />
sono quelle degli uccelli. // Mi voglio fare una casa entro una valle / sotto le stelle<br />
d’oro e rilucenti, / farmi svegliare da canti dei galli / e da cri-cri <strong>di</strong> grilli a cento a cento.<br />
// Una casa mi voglio fare sopra una collina / dove non si sente traffico o rumore, / starmene<br />
solo solo con Rosina, / con la Rosina bella a far l’amore.<br />
FRANCESCO DI BONAVENTURA nasce e vive a Roseto d.A. (TE). Dipendente del Ministero<br />
delle Poste, oggi in pensione con il grado <strong>di</strong> “Direttore”; auto<strong>di</strong>datta, scrive poesie dall’età giovanile,<br />
nonché testi per canzoni (a tutt’oggi sono oltre cento quelli musicati). Ha pubblicato:<br />
Frunne <strong>di</strong> rose (poesie) e Su cantème, cantème <strong>di</strong> core (canzoni). Numerosissimi i premi vinti.<br />
72
LU MUTILLU (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Sandro Angelucci (Rieti)<br />
Quantu ji dda piace’!<br />
Quantu se la te’ dda cuntu<br />
’lla bbicicretta,<br />
lu Mutillu!<br />
Me lu recordo<br />
dda quann’ero piccirillu.<br />
Ecco sotto passaa:<br />
su e jo, su e jo...<br />
senza straccarse mai;<br />
facea lo fiume<br />
co’ ’lla bbicicretta<br />
lu Mutillu.<br />
Mo l’ajo reistu,<br />
sempre co’ la stessa bbicicretta;<br />
era ’npezzittu che no’ lu ’edeo più<br />
e a d<strong>di</strong>’ la verità<br />
mm’ha fattu ’ncertu effettu:<br />
mm’ha smossu entro,<br />
mm’ha resbejatu!<br />
Ecco se que mm’ha fattu.<br />
Oppo d<strong>di</strong>ce che non sa ’iscore...<br />
Bbasta sentillu!<br />
Sapissi quante cose<br />
mm’ha ittu stamattina<br />
lu Mutillu!<br />
TRADUZIONE: L’OMINO MUTO<br />
Quanto deve piacergli! / Quanto tiene da conto / la bicicletta, / quell’omino! / Lo ricordo<br />
/ che ero ancora un bambino. / Passava sotto casa: / su e giù, su e giù… / non si<br />
73
stancava mai; / sembrava il vento / con quella bicicletta / l’omino muto. / Oggi, dopo tanto<br />
tempo, / l’ho rivisto, / sempre sulla stessa bicicletta / e a <strong>di</strong>r la verità / è stato un po’ <strong>di</strong>verso:<br />
/ mi ha scosso dentro, / mi ha fatto risvegliare! / Ecco cos’è successo. / Poi <strong>di</strong>cono<br />
che non sa parlare… / Basta ascoltarlo! / Sapessi quante cose / m’ha detto stamattina /<br />
l’omino muto!<br />
SANDRO ANGELUCCI è nato e vive a Rieti. Insegnante, collabora a varie riviste nazionali ed<br />
è stato premiato in concorsi a livello internazionale. Un suo profilo critico è inserito nel IV volume<br />
della Storia della Letteratura Italiana. Il secondo Novecento, “Miano” E<strong>di</strong>tore. È appena<br />
uscito il suo terzo volume <strong>di</strong> liriche, Verticalità, “Book” E<strong>di</strong>tore. Del suo lavoro si sono occupati<br />
importanti critici e scrittori.<br />
74
UNE (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Lucio Cancellieri (Teramo)<br />
Vede une... arvè sole,<br />
sole a lu tramonde,<br />
une, une nghe li rughe<br />
signate scure su la fronde.<br />
Lu so viste a partì preste<br />
... era l’albe stamatine,<br />
nnù rcunosche cuscì sporche<br />
sarà cagge... o cimin<strong>di</strong>ne?<br />
Se ferme... è stracche,<br />
gne la fa a camminà,<br />
li carezze de li fije<br />
je dà forze a rcumincià.<br />
Porte cagge a la camicie,<br />
è fatije... che je fa?<br />
porte terre llà li scarpe<br />
che nz’arjesce cchiù a staccà.<br />
Nghe la mane da lundane<br />
me vò forse salutà...<br />
nde nu punde a l’urizzonde<br />
mò…lu vede a rcamminà.<br />
Nn’ahè vicchie né arzille<br />
ma stu une... chi sarà?<br />
com’addore de la sere<br />
lu ricorde de... papà.<br />
TRADUZIONE: UNO<br />
Vedo uno tornare solo, / solo al tramonto, / uno, uno con le rughe / segnate scure sulla fronte.<br />
/ L’ho visto partire presto / ch’era l’alba stamattina, / non lo riconosco così sporco, / sarà<br />
calce oppure cementina? / Si ferma... è stanco, / non ce la fa a camminare, / solo le carezze<br />
dei figli / danno forza a ricominciare. / Porta calce alla camicia, / è lavoro... ma che fa? /<br />
75
porta terra lì alle scarpe / che mai più si staccherà. / Con la mano mi fa cenno, / vorrà forse<br />
salutare... / come un punto all’orizzonte / or lo vedo allontanare. / Non è vecchio né arzillo /<br />
ma quest’uno... chi sarà? / come odore della sera / il ricordo <strong>di</strong>... mio padre.<br />
LUCIO CANCELLIERI, è nato a Teramo nel 1940 e ivi risiede. Insegnante <strong>di</strong> Educazione Fisica,<br />
oggi in pensione, è poeta e musicista <strong>di</strong> chiara fama: sono infatti tantissimi i premi da lui<br />
vinti, sia in poesia che in musica. In campo e<strong>di</strong>toriale ha esor<strong>di</strong>to nell’anno 2000 con il volume<br />
<strong>di</strong> liriche in <strong>di</strong>aletto teramano L’urticialle de Tabbusse. Sono seguiti poi: La scalatte de San<br />
Giuanne, La piazze de la verdure, Acqua chiare, Lu campanone de lu Ddome e Pin<strong>di</strong>che e mistjire<br />
an<strong>di</strong>che, La voce de sor Paule. Recentemente ha pubblicato un volume <strong>di</strong> memoria storica:<br />
Teramo 13 giugno 1944 - L’ecci<strong>di</strong>o, rivisitazione <strong>di</strong> una strage nazista perpetrata a Teramo il<br />
13 giugno 1944 in cui furono trucidati sette innocenti civili, tra cui tre minorenni.<br />
76
EL PONTE DEL MUSCIÒ (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Mauro Domenella (Castelfidardo-AN)<br />
Quanta storia l’è passata presso el ponte del Musciò,<br />
quando spalàvene la rena fino a sera daie giò,<br />
e la fame e la <strong>di</strong>speraziò che c’era a taula,<br />
a raccuntallo adé nisciu’ ce crede, sembra ’na faula.<br />
Sempre a cùre notte e giorno a fa<strong>di</strong>gà,<br />
e quando turnai stracco la sera c’era la minestra da magnà,<br />
perché era tempi che chi c’avea<br />
un cavallo vecchio e un semplice caretto,<br />
per i pori vicinati era quasi un signoretto.<br />
Quanta stracchezza sentivene ’sti ragazzi la sera,<br />
ma la voglia de cantà e de fà tar<strong>di</strong> era sincera,<br />
certo talvolta ce scappava lo scherzo e la bravata,<br />
ma quant’era dura campa’ pulenta e insalata.<br />
Poi un po’ de tempo pure troppo svelto è passato,<br />
e un po’ de benessere ’sta gente ha ritrovato.<br />
Me ricordo bé quanno el tamburo, Franco de Baricchia<br />
e Arma’ dé Dumenella,<br />
pescavene l’anguilla cu’ la mazzacchera e l’umbrella,<br />
cuscì mandavene avanti una bella tra<strong>di</strong>zione,<br />
e a Natale c’era sempre a taula un gustoso capitone.<br />
C’era ancora, cume ’na volta, le lavandare che sciacquavene i pagni,<br />
mentre no’ munelli d’estate facemie un sacco de tuffi e de bagni,<br />
era ancora anni boni perché ce se ’iutava,<br />
e prima de tajà il grà mia, quello del vicino se taiava.<br />
Poro Musciò, tra ’nquinamenti e asciutte quante ie’ n’emo combinate,<br />
però oggi, cu la <strong>di</strong>ga, pare che i sbarzi e le lasche siene turnate,<br />
mentre fino a pogo fa era quasi na fogna,<br />
che a facce el bagno se rischiava de pià la rogna.<br />
Adesso stà gente mò ce s’e’ ’nvecchiata,<br />
e la loro vita parecchia giò l’ Musciò l’anne vissuta,<br />
vedo mi’ padre ogni giorno sempre più stanco e affranto,<br />
77
e me chiedo se, come lui, saprò fare così tanto?<br />
Certo è che a stò fiume e stò paesello appartiene la vita mia,<br />
fino a che ’l Signore nun deciderà de portamme via.<br />
TRADUZIONE: IL PONTE DEL MUSONE<br />
Quanta storia è passata presso il ponte del Musone, / quando spalavano la rena fino a<br />
sera dargli giù, / e la fame e la <strong>di</strong>sperazione che c’era a tavola, / a raccontarlo adesso<br />
nessuno ci crede, sembra una favola. / Sempre a correre notte e giorno a lavorare, / e quando<br />
tornavi stanco la sera c’era la minestra da mangiare, / perché era tempi che chi c’aveva / un<br />
cavallo vecchio e un semplice carretto, / per i poveri vicinati era quasi un signoretto. /<br />
Quanta stanchezza sentivano questi ragazzi la sera, / ma la voglia <strong>di</strong> cantare e <strong>di</strong> fare tar<strong>di</strong><br />
era sincera, / certo talvolta ci scappava lo scherzo e la bravata, / ma quant’era dura vivere a<br />
polenta e insalata. / Poi un po’ <strong>di</strong> tempo pure troppo svelto è passato, / e un po’ <strong>di</strong> benessere<br />
questa gente ha ritrovato. / Mi ricordo bene quando il Tamburo, Franco dei Baricchia / e<br />
Armando dei Domenella, / pescavano l’anguilla con la mazzacchera e l’ombrella, / così<br />
mandavano avanti una bella tra<strong>di</strong>zione, / e a Natale c’era sempre a tavola un gustoso<br />
capitone. / C’erano ancora, come una volta, le lavandaie che sciacquavano i panni, / mentre<br />
noi monelli d’estate facevamo un sacco <strong>di</strong> tuffi e <strong>di</strong> bagni, / erano ancora anni buoni perché<br />
ci si aiutava, / e prima <strong>di</strong> tagliare il grano mio, quello del vicino si tagliava. / Povero<br />
Musone, tra inquinamenti e asciutte quante gliene abbiamo combinate, / però oggi, con la<br />
<strong>di</strong>ga, pare che i barbi e le lasche siano tornate, / mentre fino a poco fa era quasi una fogna, /<br />
che a farci il bagno si rischiava <strong>di</strong> prendere la rogna. / Adesso questa gente ci si è<br />
invecchiata, / e la loro vita parecchia giù al Musone l’hanno vissuta, / vedo mio padre ogni<br />
giorno sempre più stanco e affranto, / e mi chiedo se, come lui, saprò fare così tanto? / Certo<br />
è che a questo fiume e questo paesello appartiene la vita mia, / fino a che il Signore non<br />
deciderà <strong>di</strong> portarmi via.<br />
MAURO DOMENELLA, nato a Recanati (AN) nel 1961, risiede a Castelfidardo. Ha conosciuto<br />
la poesia solo da pochi anni, ma se ne è innamorato subito e, soprattutto, ha conseguito<br />
sin dalle prime partecipazioni lusinghieri risultati e apprezzamenti, vincendo numerosi primi<br />
premi e piazzamenti nei primi posti della graduatoria in concorsi a livello nazionale e internazionale.<br />
Spirito libero e pragmatico, dentro la scorza conserva comunque un animo romantico,<br />
con un profondo amore verso la natura, dalla quale attinge le tematiche alle sue esternazioni poetiche.<br />
78
’NGÀNNEME SONNE (Menzione Speciale <strong>di</strong> Merito)<br />
<strong>di</strong> Candeloro Lupi (Ortona-CH)<br />
’Nganneme, sonne. L’uocchie sta già chiuse!<br />
Fa gna la hatte quanda fa li fuse:<br />
strùsceme ’n-golle ccoma na carezze<br />
e lieveme ’sti pene e ’sta tristezze.<br />
Pene e tristezze pe’ ’stu monne ’nfème,<br />
ddo’ chi z’abbotte e chi more <strong>di</strong> fème.<br />
Pene e tristezze pe’ ’stu monn’avère,<br />
ddo’ pure ’nu surrise coste chère.<br />
’Nganneme, sonne, e chiùdeme ’sti recchie,<br />
ca chiu nen vò sindì tanda fitecchie<br />
<strong>di</strong> chi ji <strong>di</strong>ce ca và tutte bbone,<br />
mendre z’impuvireme a ccon’a ccone.<br />
E chiu nen vò sindì ’stu crepacore:<br />
huerre, viulenze, muorte a ugne hore.<br />
’N-zonne faje sindì parola bièlle<br />
e duce, gna lu cande <strong>di</strong> li cièlle.<br />
’Nganneme sonne. ’St’uocchie vò ripose.<br />
E faje cangillà tutte li cose<br />
ca <strong>di</strong> <strong>di</strong>lore me l’ha fatte piagne,<br />
pe' chi sta ssuffrì tande e nen ze lagne.<br />
’Nganneme, sonne, e famme fa ’nu sonne<br />
addò ci sta la pèce pe’ ’stu monne.<br />
Addò ci sta la ggende ca la mène<br />
li stregne pure a chi vé da lundène.<br />
79
TRADUZIONE: PRENDIMI, SONNO<br />
Pren<strong>di</strong>mi, sonno. Gli occhi stanno già chiusi! / Fai come la gatta quando fa le fusa: /<br />
strusciami addosso come una carezza / e toglimi queste pene e questa tristezza. // Pene e<br />
tristezza per questo mondo infame, / dove chi si gonfia e chi muore <strong>di</strong> fame. / Pene e tristezza<br />
per questo mondo avaro, / dove pure un sorriso costa caro. // Pren<strong>di</strong>mi, sonno, e<br />
chiu<strong>di</strong>mi queste orecchie, / che più non vogliono sentire tante bugie / <strong>di</strong> chi gli <strong>di</strong>ce che va<br />
tutto bene, / mentre ci impoveriamo a poco a poco. // E più non vogliono sentire questo<br />
crepacuore: / guerre, violenze, morti ad ogni ora. / In sogno fagli sentire parole belle / e<br />
dolci, come il canto degli uccelli. // Pren<strong>di</strong>mi, sonno. Questi occhi vogliono riposo. / E fagli<br />
cancellare tutte le cose / che <strong>di</strong> dolore me li hanno fatti piangere, / per chi sta soffrendo<br />
tanto e non si lagna. // Pren<strong>di</strong>mi, sonno, e fammi fare un sogno / dove ci sta la pace per il<br />
mondo. / Dove ci sta la gente che la mano / la stringe pure a chi viene da lontano.<br />
CANDELORO LUPI, nato a Ortona (CH) nel 1948, ivi risiede. Già <strong>di</strong>pendente del Comune <strong>di</strong><br />
Ortona, alla poesia si è avvicinato sin dall’età giovanile, leggendo soprattutto gli autori ortonesi,<br />
tra i più gran<strong>di</strong> della letteratura abruzzese: i Dommarco (Luigi e Alessandro, padre e figlio), Tosti<br />
e altri. Ha scritto in modo saltuario e altrettanto saltuariamente ha partecipato ai concorsi, ma<br />
quasi sempre ha ottenuto dei lusinghieri risultati, con <strong>di</strong>versi primi premi. Ha in preparazione<br />
una raccolta sistematica della sua produzione poetica, che annovera circa 300 liriche.<br />
80
RENELÈLLA CARE (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Romolo Abbonizio (Filetto-CH)<br />
A salutà signora primavere<br />
l’immerne a caccià fore sì ’rminute,<br />
dentr’a n’azzurre da matine e sere<br />
a ffà cchiù doce l’arie t’ha piaciùte.<br />
Ssu vole pe’ lu ciele sconfinate<br />
li suonne ci-areporte e fantasije,<br />
nu respire d’amore, ’na fiammate<br />
e tanta vita nòve e l’allegrije.<br />
La vie de lu nide a terre e pajje<br />
pe’ ssu carucce è gne n’appuntamente,<br />
dell’arie e ssole nen ti scuorde maje<br />
e pe’ lu cièle è tante gu<strong>di</strong>mente.<br />
N’arepartì, o renelélla care,<br />
sì strida tè é senza nu lamente,<br />
aunite a nnù t’aspette terr’e mare<br />
e nu spazie <strong>di</strong> monne senza vente.<br />
TRADUZIONE: RONDINELLA CARA<br />
A salutare la signora primavera, / l’inverno è tornato a cacciarla fuori, / dentro<br />
l’azzurro dalla mattina alla sera, / per far dolce più l’aria ti è piaciuto. // Questo tuo volo<br />
per il cielo sconfinato, / ci riporta il sonno e la fantasia, / un respiro d’amore, una fiamma,<br />
/ tanta vita nuova e l’allegria. // La via del nido <strong>di</strong> terra e paglia, / per il tuo cuore è come<br />
un appuntamento, / dell’aria e del sole non ti scor<strong>di</strong> mai / e per il cielo è tanto go<strong>di</strong>mento.<br />
// Non ripartire, o ron<strong>di</strong>nella cara, / le tue strida sono senza lamento, / insieme a noi ti aspettano<br />
terra e mare / e uno spazio <strong>di</strong> mondo senza vento.<br />
ROMOLO ABBONIZIO, nato a Roma nel 1939, risiede a Filetto (CH). Operaio manovratore in<br />
imprese e<strong>di</strong>li, negli anni ’90, alla vigilia della pensione, si è avvicinato alla poesia, leggendo avidamente<br />
i poeti <strong>di</strong>alettali abruzzesi e cominciando a scrivere le sue prime poesie, per le quali<br />
ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti nei concorsi letterari a cui ha iniziato a partecipare dopo<br />
le prime titubanze. Fa parte <strong>di</strong> una corale e recita anche nel teatro.<br />
81
QUANT’È BELLA L’ISTATE! (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Elisabetta Di Iaconi (Roma)<br />
So nata quanno c’era er solleone;<br />
perciò mi piace er tempo de l’istate,<br />
che m’arigala notti imbrillantate,<br />
bagni de mare in tutta la staggione.<br />
Qua c’è ’na festa, là ’na pricissione<br />
e cusì passi fora le giornate,<br />
e ciài le veste che so ciancicate<br />
frammezzo ar tatanai de le perzone.<br />
Ogni cantone cià er cocommeraro,<br />
che po’ levà da dosso callo e arzura;<br />
ce sta pe questo puro er gelataro<br />
pe li momenti de la gran calura.<br />
Poi viè l’autunno: er sole se fa raro.<br />
Che voja de tornà in villeggiatura!<br />
TRADUZIONE: QUANTO È BELLA L’ESTATE!<br />
Sono nata quando c’era il solleone; / perciò mi piace il tempo dell’estate, / che mi regala<br />
notti splendenti, / bagni <strong>di</strong> mare tutta la stagione. // Qua c’è una festa, là una processione<br />
/ e così trascorri le giornate, / e hai le vesti che sono stropicciate / in mezzo al via<br />
vai delle persone. // Ogni angolo ha il ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> cocomeri, / che può levar <strong>di</strong> dosso caldo<br />
e arsura; / c’è per questo anche il gelataio // per i momenti del gran caldo. / Poi viene<br />
l’autunno: il sole si fa raro. / Che voglia <strong>di</strong> tornare in villeggiatura.<br />
ELISABETTA DI IACONI, nata e vissuta a Roma, fino al 1995 ha insegnato Materie Letterarie<br />
nella scuola me<strong>di</strong>a. Collabora a varie riviste letterarie, con articoli, racconti, liriche e saggi.<br />
Ha pubblicato, presso la Casa E<strong>di</strong>trice “Ren<strong>di</strong>na”, un saggio sul poeta romanesco del ’600, Giovanni<br />
Camillo Peresio. Altre pubblicazioni: Quel fremito antico..., La chiave ignota (poesie in<br />
lingua), L’aura <strong>di</strong> Roma, Er celo s’arischiara (poesie in vernacolo), nonché il romanzo per la<br />
gioventù Un enigma <strong>di</strong> quartiere. Ovviamente, molti i riconoscimenti ottenuti.<br />
82
VAIE ’RÉPENZÈNNE (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Franca D’Angelo (Montesilvano-PE)<br />
Dèntre a stu cantucce<br />
abberrùtàte da l’ombre<br />
de nu fàgge ’nzunnùlîte<br />
e ’ccarezzate da lu cânte<br />
de tante cillûcce<br />
’nnammùràte,<br />
vaje ’répénzénne a lu passate!<br />
M’arvède giuvinètte<br />
che strègne fôrte a lu côre<br />
lu prime “Amôre”<br />
piène de vasce,<br />
carezze appassiunâte!<br />
Se pénzeve a la vèste da spôse<br />
’mmaculate,<br />
de sète bbianche recamàte,<br />
a la purèzze dunâte<br />
all’omméne amâte!<br />
D’allôre lu tèmpe s’arrùsciulâte<br />
e maje s’ha fermâte<br />
e tante côse a la vîte<br />
à dàte e à levate!<br />
Ecche... da luntàne se sente<br />
nu sône dôce de campâne.<br />
S’accuijète l’àneme tribbùlâte,<br />
s’assûche lu piànte accurâte!<br />
83
TRADUZIONE: VADO RIPENSANDO<br />
Dentro questo cantuccio / avvolta dall’ombra / <strong>di</strong> un faggio insonnolito / e carezzata dal<br />
canto / <strong>di</strong> tanti uccellini / innamorati, / vado ripensando al passato. // Mi rivedo giovinetta<br />
/ che stringe forte al cuore / il primo “Amore” / piena <strong>di</strong> baci, / carezze appassionate! // Si<br />
pensava alla veste da sposa / immacolata / <strong>di</strong> seta bianca ricamata, / alla purezza donata /<br />
all’uomo amato! // Da allora il tempo è rotolato / e mai si è fermato / e tante cose alla vita<br />
/ ha dato e ha tolto! // Ecco... da lontano si sente / un suono dolce <strong>di</strong> campane. / si acquieta<br />
l’anima tribolata, / si asciuga il pianto accorato.<br />
FRANCA D’ANGELO, nata a Pescara, risiede a Montesilvano (PE). Ha scritto comme<strong>di</strong>e<br />
<strong>di</strong>alettali, poesie in lingua e in vernacolo abruzzese. Nei concorsi cui ha partecipato spesso ha<br />
ottenuto lusinghieri riconoscimenti. Ha stu<strong>di</strong>ato canto (soprano) e musica, ed è <strong>di</strong>plomata in<br />
pianoforte. Socia della “Settembrata Abruzzese”, nell’<strong>antologia</strong> annuale della predetta Associazione<br />
ha pubblicato un apprezzato saggio su suo padre Fileno, dal titolo Ricordando un personaggio.<br />
84
’NU RECORDE (1) (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Maria Pia Di Nicola (Roseto degli Abruzzi - TE)<br />
Tempestose stanotte è lu mare<br />
e m’affanne ’nu dulore amare.<br />
’Nu pinzire scure e nire arrendòne<br />
pe’ sta marine fredde e burrascose.<br />
’Nu recorde triste e penose<br />
s’affacce ancore a ’stu pendone.<br />
Ere ’na bardascelle, e mamme,<br />
strette strette, pe’ mane me tenève,<br />
mentre fodde fodde arcitève<br />
a Marie, li <strong>di</strong>jasille, glorie e letanije.<br />
Senza stelle, né lune; sole paure!<br />
Che nuttate! Te l’arrecurde?<br />
Tùnnete e visdurne, all’ambruvvise,<br />
sopr’a ssotte arvuddecò<br />
nghe l’ùddeme undate, mare e lampare,<br />
e se purtò bbarche e marenare.<br />
È sole recorde de citilanze:<br />
“Curagge”, me <strong>di</strong>ce’ la ggente.<br />
Ma ’stu recorde nen me lassa mai<br />
e troppe m’affanne e me turmente.<br />
È dulore antiche, è lagne de lu core,<br />
e mamme ancore piagne e s’addulore.<br />
________________<br />
(1) – In memoria <strong>di</strong> “Titone”, noto e amato marinaio <strong>di</strong> Roseto degli Abruzzi, vittima <strong>di</strong> un<br />
naufragio.<br />
85
TRADUZIONE: UN RICORDO<br />
Tempestoso stanotte è il mare / e mi affanna un dolore amaro. // Un pensiero scuro e<br />
nero [funereo] rimbomba / lungo questa marina fredda e burrascosa. // Un ricordo si affaccia<br />
ancora da questo angolo. // Ero una bambina, e mamma / mi teneva stretta stretta per<br />
mano, / mentre velocemente ripeteva / a Maria, “Dies irae”, glorie e litanie. // Senza stelle,<br />
né luna; solo paura! / che notte! Te la ricor<strong>di</strong>? // Tuoni e sferzate <strong>di</strong> vento, all’improvviso, /<br />
rovesciò sottosopra, / con l’ultima ondata, mare e lampare, / ed ingoiò barca e marinaio. //<br />
È solo ricordo d’infanzia: / “Coraggio”, mi <strong>di</strong>ceva la gente; / ma questo ricordo non mi<br />
abbandona mai, / e troppo mi affanna e mi tormenta. // È dolore antico, è lamento del cuore,<br />
/ e mamma ancora piange e si rattrista.<br />
MARIA PIA DI NICOLA, nata a Teramo nel 1943, vive a Roseto degli Abruzzi (TE). Laureata<br />
in Pedagogia, ha insegnato materie letterarie nelle scuole me<strong>di</strong>e della provincia <strong>di</strong> Teramo.<br />
Impegnata nella vita politica e amministrativa, è stata assessore al Comune <strong>di</strong> Roseto d.A. e<br />
Consigliere Regionale. In campo letterario ha pubblicato cinque volumi: Nuvole, Un raggio <strong>di</strong><br />
sole e Vele (poesie), Donne a Roseto (racconti e saggi) e Il gomitolo della vita (racconti). Numerose<br />
le vittorie in concorsi letterari (Avellino, Deruta, Cascia, Roseto, ecc.) e tanti altri piazzamenti.<br />
Nel 1997 fu finalista al prestigioso “Premio Teramo”, rassegna nazionale <strong>di</strong> narrativa.<br />
86
L’AMMEDIE ) (Menzione d’Onore)<br />
<strong>di</strong> Vittoria Giuliani (Grottammare - AP)<br />
Tinghe na mme<strong>di</strong>e che ne vve pozze dè,<br />
de crepacore cheste mme fa merè,<br />
se sse trevèsse na mmedecene<br />
la piarì sere e matene.<br />
Je de sta mme<strong>di</strong>e ce tinghe na paore,<br />
jè ccome na mmalatì ne nge sta na core.<br />
Na vote che tte sa ttaccate,<br />
te fa campà na vete trebbelate,<br />
patrò revente de stì penzire mine,<br />
nghe jucchie mme fa uardà<br />
sempre chjè sta mije,<br />
mme fa na rabbie<br />
sta brotta mmalatì,<br />
pe ppenzzà a jatre<br />
ce remmette sta salota mì.<br />
TRADUZIONE: L’INVIDIA<br />
Ho un’invi<strong>di</strong>a che non vi posso <strong>di</strong>re, / <strong>di</strong> crepacuore questa mi fa morire, / se si trovasse<br />
una me<strong>di</strong>cina / la prenderei sera e mattina. // Io <strong>di</strong> questa invi<strong>di</strong>a ho molta paura, /<br />
per questa malattia non c’è una cura. / Una volta che si è impossessata, / mi fa vivere la<br />
vita travagliata, // <strong>di</strong>venta padrona dei miei pensieri, / guardo con grinta e invi<strong>di</strong>a gli altri,<br />
/ non penso mai ai fatti miei. // Mi fa una rabbia questa brutta malattia, / per pensare<br />
agli altri / ci rimetto solo la salute mia.<br />
VITTORIA GIULIANI è nata a San Benedetto d. T. (AP) nel 1937 ed ivi risiede. Ex commerciante,<br />
oggi pensione, ha sempre curato gli aspetti culturali e, in specie, quelli letterari, attivandosi<br />
alacremente alla organizzazione <strong>di</strong> eventi e manifestazioni aventi finalità artistiche e ricreative. È<br />
presidente dei circoli anziani ANCESCAO della Provincia <strong>di</strong> Ascoli Piceno. Oltre a poesie, scrive<br />
bozzetti e pièces teatrali, con attori prevalentemente bambini, che ritraggono la San Benedetto <strong>di</strong><br />
un tempo, ma con usi e valori consolidati e ra<strong>di</strong>cati per la formazione dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />
87
SCETANNEME MATINA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Franco Corbo (Napoli)<br />
Scetanneme matina aggio guardato<br />
’o cielo tutto chin e na fumeta,<br />
saglieva a vascio comme a ’nghiostra nera<br />
s’arravugliava chello poco ’e cielo<br />
già carcerato miez’a sti palazzi.<br />
Pensavo a me guaglione, te creatura,<br />
sotto a nu cielo e stelle c’addore de ciar<strong>di</strong>ni,<br />
giuravam ’e nui ’e cose cchiù belle.<br />
Mo invece... nu sciore appassito,<br />
nu cielo curvino cu n’aria m’brunita,<br />
è nata matina che sape ’e mappina.<br />
TRADUZIONE: SVEGLIANDOMI PRESTO LA MATTINA<br />
Svegliandomi presto la mattina ho guardato / il cielo invaso dal fumo, / saliva da terra,<br />
nero come l’inchiostro / imbrigliando quel tratto <strong>di</strong> cielo / già imprigionato tra questi<br />
palazzi. / Ricordavo me ragazzo, te bambina, / sotto un cielo denso <strong>di</strong> stelle, l’odore<br />
dell’erba, / ci scambiavamo le più belle promesse. / Ora invece... un fiore appassito, / un<br />
cielo grigio con un’aria stantia, / è un altro mattino che somiglia a uno straccio sporco.<br />
FRANCO CORBO è nato e vive a Napoli. Può definirsi un auto<strong>di</strong>datta in poesia, acquisendo<br />
un po’ <strong>di</strong> regole poetiche solo attraverso le letture dei poeti <strong>di</strong>alettali napoletani e<br />
campani in genere. Da poco ha iniziato a partecipare ai concorsi, conseguendo alcuni lusinghieri<br />
risultati, come la segnalazione al Concorso “Voci” <strong>di</strong> Mestre, ovviamente con<br />
una poesia <strong>di</strong>alettale, su un lotto <strong>di</strong> <strong>di</strong> circa 150 concorrenti.<br />
88
TE ’NCO’ SAI NA MADRE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Rina Bontempi (Ancona)<br />
Madona del domu che tuti conosci<br />
e sincò nun parlamu te già ce capisci,<br />
sente... t’ho da <strong>di</strong>te na roba... da madre a madre,<br />
cume fusi n’amiga mia: guardali... guardali te ste fioli nostri stasera,<br />
sti fioli che l’ scuru l’inghiote e po’ li stur<strong>di</strong>sce in ogni magnera.<br />
Iu sto chi ntè stu letu che me rosigu,<br />
me brilu e ribrilu tra mile pensieraci,<br />
cuminciu a pregà, po’ l’sonu me vence,<br />
pro... è n’sonu ’gitatu, c’è dentru n’ turmentu,<br />
’n sognu d’un brutu intreciatu che leva l’respiru e me fa tremà.<br />
E l’urloggiu de piaza che bate... ’ustinatu...’ncuscente...<br />
le quatru... le cinque... me sveju cu’n saltu,<br />
po’... speru.<br />
Pudarsu nun l’ho sentitu – me <strong>di</strong>gu –<br />
pudarsu che m’era supita e quantu è rivatu nun c’ho fatu casu...<br />
magari ho sugnatu!!<br />
Ma l’letu ancò è li ch’è rifate, e cuminciu a sudà...<br />
adè cusa fagu? A chi posu chiamà? Già i ochi ene perti a fanale...<br />
ncò i merli, c’urmai ene svej, s’è corti de quantu sto male...<br />
e ’sole da <strong>di</strong>etru del Guascu se facia cuntentu... è rivatu dumà.<br />
Po... ziti... me pare...<br />
lagiù n’te la strada se ferma e sba<strong>di</strong>ja inzunitu n’ mutore.<br />
Sarà lu?!... O ’ncò n’j sa ora?<br />
E, cul core che sgapa de fora, me metu a spetà.<br />
E po pian pianì, pr’ n’ fame sentì, l’pasu spetatu è su pe’ le scale,<br />
se ferma n’ mumentu... po’ rpia... sci è lu... adè l’ sentu,<br />
n’pasu de gatu felpatu che boca de dentru e riva n’tel core,<br />
89
e la chiave che gira... sta bruta rufiana... n’silenziu.<br />
“Dà?!” (Davide). “Mà!” (Mamma)<br />
Me basta sta meza parola, me basta sentìje la voce<br />
pr chiudeli i ochi... adè prò ’n peletu più n’pace.<br />
Ma prima che l’sonu me bracia c’ho da ringraziàte Madona<br />
che l’hai rpurtatu per mà a st’impiastru de madre<br />
che lu chiama “nsiosa”.<br />
Te ’nvece hai capitu cus’è che se prova...<br />
Te ’ncò sai na madre... la madre più bona,<br />
la madre de tuti sti fioli de’ ’Nncona.<br />
TRADUZIONE: TU ANCHE SEI UNA MADRE.<br />
Madonna del duomo che tutti conosci, e se anche non parliamo tu già ci capisci, / senti…ti<br />
devo <strong>di</strong>re una cosa…da madre a madre, / come fossi una mia amica: guardali…guardali<br />
tu questi figli nostri stasera, / questi nostri ragazzi che il buio inghiottisce e poi stor<strong>di</strong>sce<br />
in ogni maniera. // Io sto qui in questo letto che mi tormento, mi giro e rigiro tra mille<br />
pensieracci, / comincio a pregare, poi il sonno mi vince, però… è un sonno agitato, c’è<br />
dentro un tormento, / un sogno <strong>di</strong> un brutto intrecciato che toglie il respiro e mi fa tremare.<br />
// È l’orologio della piazza che batte... ostinato... insistente... le quattro... le cinque.../<br />
mi sveglio con un salto, poi... spero. / Forse non l’ho sentito – mi <strong>di</strong>co – / Forse mi ero sopita<br />
e quando è arrivato non ci ho fatto caso... magari ho sognato! // Ma il letto è lì ancora<br />
rifatto, e comincio a sudare... / Adesso cosa faccio? Chi posso chiamare? Già gli occhi<br />
sono aperti a fanale... / anche i merli, che ormai sono svegli, si sono accorti <strong>di</strong> quanto sto<br />
male... / e il sole da <strong>di</strong>etro del colle Guasco si affaccia contento...è arrivato domani. //<br />
Poi... zitti... mi pare... laggiù nella strada si ferma e sba<strong>di</strong>glia assonnato un motore. / Sarà<br />
lui?!... O ancora non gli pare l’ora? / E, con il cuore che esce <strong>di</strong> fuori, mi metto ad aspettare.<br />
//E poi piano pianino, per non farmi sentire, il passo aspettato è su per le scale, / si<br />
ferma un momento... poi riprende... sì è lui... adesso lo sento, / un passo <strong>di</strong> gatto felpato<br />
che entra <strong>di</strong> dentro e arriva nel cuore, / e la chiave che gira... questa brutta ruffiana... in<br />
silenzio. / “Davide?!” “Mamma!” // Mi basta questa mezza parola, mi basta sentirgli la<br />
voce / per chiuderli gli occhi... adesso però un pochino più in pace. / Ma prima che il sonno<br />
mi abbracci ho da ringraziarti Madonna / che l’hai riportato per mano a questa lagna<br />
<strong>di</strong> madre che lui chiama “ansiosa”. / Tu invece hai capito cos’è che si prova...Tu pure sei<br />
una madre... la Madre più buona, / la Madre <strong>di</strong> tutti questi figli <strong>di</strong> Ancona.<br />
RINA BONTEMPI vive ad Ancona. Andata in pensione, ha cominciato a scrivere quasi per<br />
gioco poesie e racconti; vincendo qualche titubanza ha partecipato anche a dei concorsi letterari,<br />
vincendone alcuni abbastanza prestigiosi (Parco Maiella, La Clessidra, ecc). Ha pubblicato il<br />
romanzo La casa dal tetto bianco.<br />
90
LE GROTTE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Nazzareno Bruni (Cupramarittima-AP)<br />
Sci’ belle, tù t’assumiie a nà perle,<br />
co stù sole che te respecchie,<br />
fa ngandà frichi e vicchie.<br />
Ce stà la frane, ce stà tisci’,<br />
che te guarda notte e <strong>di</strong>’.<br />
Ogni vote che ce venete,<br />
rimanete n’ammurate,<br />
se guardete lù belle mare,<br />
dentre l’arche de lu teatre,<br />
ncioccorre serenate,<br />
se vulete davve nu vace,<br />
vaste sole respirà l’arie,<br />
che stà quassù lù paese ate,<br />
ma fosse nen sò se lù sapete,<br />
che qua cià nate pure nù Pape.<br />
Se ncora voi salete,<br />
putete vede: la torre,<br />
la chjisce de Santa Lucì,<br />
le funtanelle,<br />
fine arrivà succime a lù cunvente de li frate.<br />
Vabbè, se dope tutte sa chiacchierarate,<br />
pense i che caccuse ve so nsegnate,<br />
mà se pù vù nen me credete,<br />
nà cuse sole m’à remaste dà <strong>di</strong>vve:<br />
“Le Grotte visitete” .<br />
TRADUZIONE: GROTTAMMARE<br />
Sei bella / tu assomigli ad una perla, / con questo sole che ti rispecchia, / fa incantare<br />
bambini e vecchi. / C’è la frana, / c’è il tesino, / che ti guarda notte e giorno. / Ogni volta<br />
che ci venite, / rimanete innamorati, / se guardate il bel mare, / dentro gli occhi del teatro,<br />
/ non occorre serenate, / se volete darvi un bacio, / basta solo respirare l’aria, / che sta<br />
91
qui al paese alto, / ma forse non so se lo sapete, / che qui sopra c’è nato un Papa./ Se ancora<br />
voi salite, / potreste vedere: / la torre, / la chiesa <strong>di</strong> Santa Lucia, / le fontanelle, / fino<br />
ad arrivare al convento dei frati. / Va bene, / dopo tutta questa chiacchierata / penso io<br />
che qualcosa vi ho insegnato, / ma poi se voi non ci credete, / solo una cosa mi rimane da<br />
<strong>di</strong>re: / “Grottammare visitate”.<br />
NAZZARENO BRUNI , 44 anni, sposato e padre <strong>di</strong> due figli, vive a Cupramarittima (AP). Attratto<br />
dalla poesia fin dall’età scolare, a 10 anni partecipa al suo primo <strong>concorso</strong> letterario, conseguendo<br />
ottimi risultati. La vita, purtroppo, scan<strong>di</strong>sce altri percorsi e l’autore quasi abbandona<br />
del tutto la poesia. Ma l’anima poetica non muore mai, e lui è tornato a scrivere e a partecipare<br />
saltuariamente a dei concorsi, i cui risultati sono stati più che lusinghieri. Sue poesie sono comprese<br />
in alcune antologie, quali: Poesie del nuovo millennio, Ed. “Aletti”, Concorso Letterario<br />
“Il Golfo”.<br />
92
A MAMMÀ (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Floredana De Felicibus (Atri-TE)<br />
M’arcorde lu glicine<br />
prufumate de viole delicate tra li ripe<br />
accuccirsi sopre li culline,<br />
caleije la stradarelle<br />
de polvere ’ntiche,<br />
’nghè l’ucchie accarezzeije prufume<br />
de la jierve pepe e rusmarine.<br />
Li passe mì a seguì<br />
’nghe li passe tù lu rembombe,<br />
o mà,<br />
fine a ’rrivì<br />
luntane là na funtane.<br />
Je a corre arrete a li farfalle,<br />
tu a ’rpiccì lu chiare,<br />
’ncruce <strong>di</strong> sguarde e de surrise,<br />
na cantilena dogge<br />
e silenzie de para<strong>di</strong>se.<br />
Dapù, jienne su la stradarelle pulverose<br />
sole trunche ’ncruceije l’ucchie mì,<br />
de nu carre li orme<br />
e lu camminì de la carne stracche tò.<br />
Ferme a la piane de li Marucce,<br />
spannije lu bianche ’mmaculate<br />
sopre li fiure de jinestre<br />
e cerascitte de rose rusce,<br />
là, ferme a ’rmirì lu mare,<br />
e quande lu cile<br />
se sculureije llà l’ucchie mì<br />
arbijavame a camminà.<br />
93
TRADUZIONE: A MIA MADRE<br />
Ricordo il glicine / odoroso <strong>di</strong> viola tenero fra i <strong>di</strong>rupi / chinarsi sulle colline, / scendevo<br />
la stra<strong>di</strong>na / <strong>di</strong> polvere antica, / con gli occhi accarezzavo olezzi / <strong>di</strong> timo e rosmarino.<br />
/ I miei passi a incedere / con i tuoi passi l’eco, / madre, / fino a raggiungere / lontano<br />
una fontana. / Io a rincorrere farfalle, / tu a riaccendere il candore, / incroci <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong> e<br />
<strong>di</strong> sorrisi, / una dolce nenia / e silenzi da para<strong>di</strong>so. // Poi, insù alla stra<strong>di</strong>na polverosa /<br />
solo tronchi incrociavano i miei occhi, / <strong>di</strong> un carro il solco / e l’incedere della tua carne<br />
stanca. / Fermati nella piana dei Marucci / stendevi il tuo bianco immacolato / su fiori essiccati<br />
<strong>di</strong> ginestre / e bacche <strong>di</strong> rose rosse, / lì, immobili a rimirare il mare / e quando il<br />
cielo / scolorava nei miei occhi, / riprendere il cammino.<br />
FLOREDANA DE FELICIBUS è nata e risiede ad Atri. Insegnante elementare, ama scrivere e<br />
<strong>di</strong>pingere. Ha partecipato <strong>di</strong> recente a concorsi nazionali e internazionali <strong>di</strong> poesia e narrativa,<br />
riscuotendo costanti e lusinghieri riconoscimenti, con <strong>di</strong>versi primi premi: Bussolengo, Adria,<br />
Val d’Arno, Teramo, Minturno, Chieti, Pistoia, Cosenza, Senigallia, ecc. A settembre uscirà il<br />
suo primo libro <strong>di</strong> liriche, I confini dell’ombra, in cui raccoglie la produzione degli anni più recenti.<br />
Suoi lavori sono presenti in note e prestigiose antologie.<br />
94
LU CANTASTORIE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>no Dell’Aguzzo (Giulianova-TE)<br />
Cacchë voddë, la serë, d’ëstatë,<br />
nu rëcordë carë s’avvëcënë;<br />
l’arrëvë a lu paesë,<br />
quand’erë uaijonë,<br />
dë na strana coppië<br />
n’ommënë nghë nu carrattë<br />
sëguitë, passë passë, da nu cagnulënë.<br />
A ’lli timbë nn’a erë comë mò,<br />
chë pë li uaijunë cë sta<br />
tandë giucattulë e dëvertëmendë,<br />
cë duvavamë accundëndà nghë pochë<br />
p’armbiì lu corë,<br />
ma, quand’arrëvavë lu cantastorië,<br />
tuttë nu monnë c’ëndravë dendrë.<br />
Cë mëttavamë tuttë attornë,<br />
zittë zittë, sinza fiatà;<br />
l’ucchië e lu corë quasë vulavë,<br />
già erë prundë a sugnà.<br />
Nghë lu solë ggërà ’na manuvellë,<br />
’na musëchë, doggië e vellutatë,<br />
sciavë da ’na cassa chiusë<br />
e l’ommënë cumëngiavë a cantà<br />
dë storië ’ncandatë,<br />
dë paiscë lundanë... dë n’età cchiù bellë.<br />
M’arcordë l’uddëma voddë<br />
chë li vë<strong>di</strong>vë sparì arretë a la curvë<br />
dë lu vialë dë përiferië;<br />
95
lu corë mië së në ijavë nghë iscë,<br />
mendrë lu corpë armanò fissë,<br />
mmezz’a ’la vië.<br />
Më piacë pënzarlë pë li vië dë lu Ciëlë,<br />
atturniatë da li uaijunë<br />
chë n’avutë lu tembë dë fassë grussë,<br />
a cantàijë storië dë mammë<br />
chë fra pochë saijarannë pë staijë vëcënë,<br />
e storië dë tandë, cchiù furtunatë,<br />
c’ha dëvëndatë grandë,<br />
ma chë troppë spassë së scordë<br />
d’essë statë frëchënë.<br />
TRADUZIONE: IL CANTASTORIE<br />
Qualche volta, la sera, d’estate, / un ricordo caro si avvicina; / l’arrivo al paese, /<br />
quand’ero ragazzo, / <strong>di</strong> una strana coppia, / un uomo con un carretto / seguito, passo passo,<br />
da un cagnolino. // A quei tempi non era come adesso, / che per i ragazzi ci sono / tanti<br />
giocattoli e <strong>di</strong>vertimenti, / ci dovevamo accontentare con poco / per riempire il cuore, /<br />
ma, quando arrivava il cantastorie, / tutto un mondo ci entrava dentro. // Ci mettevamo<br />
tutti attorno, / zitti zitti, senza fiatare; / gli occhi e il cuore quasi volavano, / già erano<br />
pronti a sognare. // Con il solo girare una manovella, / una musica, dolce e vellutata, / usciva<br />
da una cassa chiusa / e l’uomo cominciava a cantare / <strong>di</strong> storie incantate, / <strong>di</strong> paesi<br />
lontani… <strong>di</strong> un’età più bella. // Mi ricordo l’ultima volta / che li vi<strong>di</strong> sparire <strong>di</strong>etro la curva<br />
/ <strong>di</strong> quel viale <strong>di</strong> periferia; / il cuore mio se ne andava con loro, / mentre il corpo rimase<br />
fisso, / in mezzo a quella via. // Mi piace pensarli per le vie del Cielo, / attorniati dai<br />
ragazzi / che non hanno avuto il tempo <strong>di</strong> farsi gran<strong>di</strong>, / a cantare storie <strong>di</strong> mamme / che<br />
fra poco saliranno per stare loro vicini, / e storie <strong>di</strong> tanti, più fortunati, / che sono <strong>di</strong>ventati<br />
gran<strong>di</strong>, / ma che troppo spesso si <strong>di</strong>menticano / <strong>di</strong> essere stati bambini.<br />
BERNARDINO DELL’AGUZZO è nato a L’Aquila nel 1950 e vive a Giulianova (TE). Da circa<br />
vent’anni ha iniziato a scrivere poesie, obbedendo a un bisogno interiore <strong>di</strong> calare sulla carta<br />
le proprie emozioni. Ha raccolto le sue poesie in 13 opuscoli, tutti depositati nella Biblioteca<br />
Comunale “V. Bin<strong>di</strong>” <strong>di</strong> Giulianova. Molti e lusinghieri i riconoscimenti conseguiti in partecipazioni<br />
a concorsi in <strong>di</strong>verse località d’Italia.<br />
96
’DDÙ MAMME (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Concezio Del Principio (Atri-TE)<br />
Faccia dogge e sguard’ rassicurant’<br />
prutigge tutte quille che a te fa ricorse<br />
pije pe mane ogne core traballant’<br />
e ce da la retta vije s’ha perse.<br />
Oh, Mamme de ogne ffije,<br />
oh Vergine Marije,<br />
’nzègnece la strate cchiù mije<br />
pe fa la vuluntà de D<strong>di</strong>je.<br />
Nen fa’ sentì maj sole<br />
ce te chiame mamme,<br />
a sapelle ce cunzole<br />
e ce done serenità e calme.<br />
Prutigge pure la mamma mè<br />
che quande so’ nate me <strong>di</strong>ciò:<br />
“Va’ tu pe lu monne, te lasce la vita mè”;<br />
chiudò l’ucchje e se murò!<br />
M’avesse piaciute vedelle,<br />
accarezzaje li mane,<br />
putè pe nu mument’ abbraccialle<br />
e <strong>di</strong>je: “Te vuje bene”, piane piane.<br />
Ma sacce che sta ’nghe tè,<br />
che me prutegge da lassù,<br />
e me sent’ pure furtunate, pecché<br />
quande chiame mamme, me n’asponne ddù!<br />
97
Traduzione: DUE MAMME<br />
Viso dolce e sguardo rassicurante / proteggi tutti quelli che fanno a Te ricorso, / pren<strong>di</strong><br />
per mano ogni cuore traballante / e chi ha perso la retta via. // Oh, Mamma <strong>di</strong> ogni figlio,<br />
/ oh Vergine Maria, / insegnaci la strada migliore / per fare la volontà <strong>di</strong> Dio. // Non<br />
far sentire mai solo / chi si rivolge a Te chiamandoti “Mamma”, / sapere che ci sei vicina,<br />
ci consola / e ci dona serenità e calma. // Proteggi anche la mia mamma / che quando sono<br />
nato mi <strong>di</strong>sse: / “Vai tu per il mondo, ti lascio la mia vita!”; / chiuse gli occhi e spirò! //<br />
Mi sarebbe tanto piaciuto vederla, / accarezzarle le mani, / poterla per un momento abbracciarla<br />
/ e <strong>di</strong>rle: “Ti voglio bene”, piano piano. // Ma so che è vicina a Te, / che mi<br />
protegge da lassù, / e mi sento tanto fortunato, perché / quando chiamo “Mamma”, mi rispondono<br />
in due!<br />
CONCEZIO DEL PRINCIPIO, nato ad Atri (TE) nel 1963, ivi risiede. Impegnato nell’attività<br />
corale e teatrale, oltre a quella poetica, la sua produzione si snoda essenzialmente attraverso il<br />
profondo ra<strong>di</strong>camento ai valori e ai costumi locali. Ha pubblicato due volumi <strong>di</strong> poesie: Senza<br />
voce e Nde na gocce da lu cìle. Molti e lusinghieri i premi conseguiti nei concorsi letterari in <strong>di</strong>verse<br />
località d’Italia.<br />
98
IMIGRATION (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Sergio Gregorin (Turriaco-GO)<br />
Restemo zi<strong>di</strong>ni<br />
se oci negri tal scur<br />
slonga roba par do schèi<br />
unbrìe che sparisse<br />
co riva ’l giandarmo<br />
como ’l sass<br />
tirà tal gatiun de verdo<br />
fa scampar i useleti.<br />
Restemo zi<strong>di</strong>ni<br />
se ’na imigration<br />
zòvina<br />
poreta<br />
zerca ’n logo iust<br />
par vivar<br />
par cressar garzoneti<br />
par murir.<br />
Restemo zi<strong>di</strong>ni<br />
co i se ’nbardèa<br />
in afari malsesti<br />
nòvi ultimi<br />
ta la scala<br />
de la <strong>di</strong>sperazion<br />
ma i pol sol crèssar.<br />
Naltri se vemo fermà.<br />
Restemo zi<strong>di</strong>ni<br />
anca se<br />
cui oci del temp<br />
vedèmo le umbrìe<br />
99
dei nostri veci<br />
tal passar tere foreste<br />
par zercar lavor<br />
par tentar de vivar mei.<br />
TRADUZIONE: IMMIGRAZIONE<br />
Restiamo in silenzio / se occhi neri nel buio / offrono merci per pochi spiccioli / ombre<br />
che scompaiono / all’arrivo della polizia / come il sasso / gettato nel groviglio <strong>di</strong> verde / fa<br />
scappare gli uccellini. // Restiamo in silenzio / se una immigrazione / giovane / povera /<br />
cerca un posto giusto / per vivere / per crescere i figli / per morire. // Restiamo in silenzio /<br />
se li ve<strong>di</strong>amo coinvolti / in affari balor<strong>di</strong> / sono i nuovi ultimi / nella scala / della <strong>di</strong>sperazione<br />
/ ma possono solo crescere. / Noi ci siamo fermati. // Restiamo in silenzio / anche se<br />
/ con gli occhi del tempo / ve<strong>di</strong>amo le ombre / dei nostri vecchi / calpestare terre straniere<br />
/ per cercare lavoro / alla ricerca <strong>di</strong> una vita migliore.<br />
SERGIO GREGORIN è nato a Turriaco (GO) nel 1945 ed ivi risiede. Scrivere per lui ha sempre<br />
rappresentato un modo <strong>di</strong> essere interprete <strong>di</strong> emozioni e sensazioni legate soprattutto alla<br />
sua terra. Ha pubblicato nel 2005 un volume <strong>di</strong> poesie in <strong>di</strong>aletto “bisiaco” (veneto arcaico). Un<br />
secondo volume è in fase <strong>di</strong> approntamento. Ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti in concorsi<br />
nazionali, e sue liriche sono presenti in <strong>di</strong>verse antologie.<br />
100
PLENILUNIO (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Paola Macellari (Perugia)<br />
’L buio me coje d’ botto come l’onde<br />
mentre ntorno ’l bosco è silenzioso<br />
Camino pian piano e fra le fronde,<br />
’n chiarore m’apare a l’impruviso.<br />
Me segue sempre a gni movimento,<br />
sta luce è tonda e luminosa,<br />
suscita drento me ’n certo fermento<br />
na sensazione ch’è meravijosa.<br />
Sé’ tlì luna ruffiana e silente<br />
che metti ’n bocca ta ji innamorati,<br />
le promesse d’amore più ardente<br />
da falli doventà rimbecilliti.<br />
Sé magica, m’encante, par che ride,<br />
quanno che te guardo so trasec(q)lata.<br />
I pensiere più niscosti t’affido<br />
e me sento mbompò risollevata.<br />
Ho nostalgia d’ te quan vè a durmì,<br />
te cerco perché me manca qualcosa;<br />
aspetto finché n’sé pronta pe scappì<br />
così ’l chiarore llùmina gni cosa.<br />
TRADUZIONE: PLENILUNIO<br />
Il buio mi coglie all’improvviso come le onde / mentre intorno il bosco è silenzioso. /<br />
Cammino piano piano fra le fronde, / un chiarore mi appare all’improvviso. // Segue sempre<br />
ogni mio movimento / questa luce è tonda e luminosa, / suscita dentro me un certo<br />
fermento; / una sensazione che è meravigliosa. // Sei lì luna ruffiana e silente / e metti in<br />
bocca agli innamorati / le promesse d’amore più ardenti / da farli rimbecillire. // Sei ma-<br />
101
gica, m’incanti, sembra che ri<strong>di</strong>, / quando ti guardo sono trasecolata. / I pensieri più nascosti<br />
ti affido / e mi sento molto sollevata. // Ho nostalgia <strong>di</strong> te quando vai a dormire, / ti<br />
cerco perché mi manca qualche cosa; / aspetto che ritorni <strong>di</strong> nuovo, / così il chiarore illumina<br />
ogni cosa.<br />
PAOLA MACELLARI, <strong>di</strong> Perugia, con un <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> tecnico commerciale, si definisce<br />
un’auto<strong>di</strong>datta in campo letterario. Da circa tre anni ha iniziato a scrivere anche in vernacolo,<br />
frequentando l’ “Accademia del Donca”, un corso <strong>di</strong> poesia patrocinato dal Comune <strong>di</strong> Perugia,<br />
e che al termine dell’anno accademico pubblica un’<strong>antologia</strong> degli elaborati migliori. Ha conseguito<br />
lusinghieri riconoscimenti nei concorsi letterari a cui ha partecipato.<br />
102
LU MARE, QUANDE LU SOLE SPUNTE (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Chiara Severini (Pescara)<br />
È l’albe!... S’affacce lu prime chiarore.<br />
Lu sole, tra ciele e mare sta’ spuntà;<br />
culore de rose se tegne lu monne,<br />
su l’acque, se spanne, nu sfarfallijà!<br />
Che luce!... Già l’onne s’allume, s’arschiare,<br />
lu vende s’arsbeje e ce vo’ pazzijà!<br />
Appare lu sole, ra<strong>di</strong>ose, trionfale,<br />
carezze lu mare e nu basce je dà.<br />
Che ’ngande!... Lu core s’inebrie, s’ammalie...<br />
dulore e suspire m’ha fatte scurdà!<br />
Beate gabbiane che sembre t’armire!<br />
Vulesse nghe isse ogne jurne vulà!<br />
(Ritornello)<br />
Se mette, stu mare<br />
de chiare turchine,<br />
na veste de sete,<br />
de rose e de trine.<br />
De perle lucende<br />
dapù s’ariveste...<br />
Li ragge le ’ndore,<br />
è tutte na feste.<br />
TRADUZIONE: IL MARE, QUANDO IL SOLE SPUNTA<br />
È l’alba!... Si affaccia il primo chiarore. / Il sole, tra cielo e mare, sta per spuntare; /<br />
color <strong>di</strong> rosa si tinge tutt’intorno, / sull’acqua si spande uno sfarfallio! // Che luce!... Già<br />
le onde s’illuminano, schiariscono, / il vento si sveglia e ci vuole giocare. / Il sole fa il suo<br />
ingresso ra<strong>di</strong>oso, trionfale, / carezza il mare ed un bacio gli dà! // Che incanto!... Il cuore<br />
103
s’inebria, s’ammalia... / dolori e sospiri mi ha fatto scordare! / Beati gabbiani che sempre<br />
ti rimirano... / Vorrei, ogni giorno, con loro volare! // Si mette, questo mare / <strong>di</strong> chiaro<br />
turchino, / una veste <strong>di</strong> seta, / <strong>di</strong> rosa e <strong>di</strong> trine. // Di perle lucenti / dopo si riveste... / I<br />
raggi l’indorano, / è tutta una festa!<br />
CHIARA SEVERINI risiede a Pescara. Scrive poesie e canzoni, sia in lingua che in <strong>di</strong>aletto,<br />
che assommano, queste ultime, a circa un centinaio. In Abruzzo, infatti, è molto nota in questo<br />
campo. Molti i concorsi vinti, specie in ambito musicale, come autrice <strong>di</strong> testi (quello sopra riportato<br />
è, appunto, un testo per canzone). Nel <strong>di</strong>cembre 2009 è stato pubblicato un CD <strong>di</strong> canzoni<br />
folkloristiche, i cui versi sono, appunto, tutti della poetessa.<br />
104
CUME ’NA PREGHIÈRA (Segnalata)<br />
<strong>di</strong> Alessandro Mor<strong>di</strong>ni (Ancona)<br />
Stanne pusàte a lì<br />
nte na scujèra.<br />
Tutte ccucciàte<br />
nun pìula ngnisciùna.<br />
Nun ha leàtu ’ncò<br />
mancu la luna.<br />
Ècca el celàndru<br />
s’edè fatta sera.<br />
Ha sbunazzatu adè<br />
la baa da fòra.<br />
Derète i mónti<br />
’a a repusasse el zole...<br />
A béccu apèrtu<br />
spalegena un cucile.<br />
El marinàru pesca,<br />
canta e spèra.<br />
Un càntu che se rmàgna<br />
le paròle<br />
e ’rìa dalòngu<br />
cume ’na preghièra...<br />
TRADUZIONE: COME UNA PREGHIERA<br />
Stanno posati / sopra la scogliera. / Accovacciati senza pigolare. / La luna ancora /<br />
non è salita in cielo. / Ecco il tramonto / oramai è già sera. // Non spira più la brezza /<br />
verso terra. / Dietro i monti / va a riposare il sole... / A becco aperto / sba<strong>di</strong>glia un gabbiano.<br />
/ Il pescatore pesca, / canta e spera. // Un canto che strozza in gola / le parole / e<br />
giunge lontano / come una preghiera.<br />
ALESSANDRO MORDINI, nato a Porto Recanati nel 1931, risiede ad Ancona. Ha conseguito<br />
la licenza me<strong>di</strong>a. Già <strong>di</strong>rigente politico locale (PCI), ama da sempre la poesia. Partecipa ai concorsi<br />
dal 1996. Ha pubblicato: Il Cantico dei cantici (passi della Bibbia tradotti in <strong>di</strong>aletto recanatese),<br />
Proverbi, Sei bellu e caru, Trasposizione, La ’oce del maru, El core <strong>di</strong>ce canta!<br />
105
106
PREMI SPECIALI<br />
107
PREMIO SPECIALE “POESIA IN METRICA”<br />
<strong>1°</strong> class. assoluto – VITTORIO VERDUCCI (Notaresco-TE)<br />
Segnalati: Franco Ponseggi (Ravenna)<br />
Giancarlo Scarlassara (Verona)<br />
Elisabetta Di Iaconi (Roma)<br />
PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE<br />
– CESARE DE RUGERIIS (Castel Castagna - TE)<br />
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA<br />
– TOMMASO STELLA (Arielli-CH)<br />
PREMIO SPECIALE ASSESSORATO ALLA CULTURA<br />
COMUNE DI RECANATI PER UNA POESIA A TEMATICA ECOLOGICA<br />
– CARMELO CONSOLI (Firenze)<br />
PREMIO SPECIALE “GIOVANE MERITEVOLE”<br />
IN MEMORIA DI FELICE PIEMONTESE:<br />
– DOMENICO CASSESE (Palma Campania-NA).<br />
108
MEMORIE LONTANE (<strong>1°</strong> premio assoluto “Poesia in metrica”)<br />
<strong>di</strong> Vittorio Verducci (Notaresco-TE)<br />
La calda fragranza del pane<br />
ch’usciva, ho sentito, dal forno,<br />
e a care memorie lontane<br />
ha fatto la mente ritorno:<br />
<strong>di</strong> quella fragranza era adorno<br />
il desco <strong>di</strong> casa, <strong>di</strong> buono<br />
croccava, era un lieto contorno<br />
per me, come un dono.<br />
È un dolce, suadente, abbandono<br />
che fa nel rimpianto la mente:<br />
la casa, felice nel suono<br />
<strong>di</strong> voci passate, ora spente,<br />
<strong>di</strong> poco, arredata, <strong>di</strong> niente,<br />
la casa… ma quanto fu bello<br />
quel tempo che vissi innocente<br />
nel vecchio castello!<br />
Mia madre, col suo matterello<br />
stendeva sottile la sfoglia,<br />
d’aromi con<strong>di</strong>to al fornello<br />
quel cibo accendeva la voglia:<br />
mia madre, a me giovane foglia<br />
<strong>di</strong> fronte alla vita oscillante,<br />
a entrarne in<strong>di</strong>cava la soglia,<br />
accorta insegnante.<br />
La schiva bottega, stagnante<br />
d’odori d’antico: al lavoro<br />
rivedo mio padre zelante,<br />
squillava il martello sonoro.<br />
Giammai ricevevan ristoro<br />
le mani consunte, callose,<br />
109
scavava la fronte un decoro<br />
<strong>di</strong> rughe pensose.<br />
Memorie fanciulle, preziose<br />
<strong>di</strong> lievi atmosfere rosate:<br />
sull’ali del tempo armoniose<br />
<strong>di</strong> sogni, chimere incantate.<br />
Volavano l’ore beate<br />
nei dondoli dell’altalena,<br />
trillava <strong>di</strong> gioie eccitate<br />
la piazza serena!<br />
Oh, come il ricordo mi mena<br />
l’età così bella, leggera:<br />
mia madre chiamava per cena…<br />
chiamava… d’arcano foriera<br />
veniva, maliosa, la sera:<br />
scendeva col suon <strong>di</strong> campane,<br />
nei giochi del rubaban<strong>di</strong>era<br />
e <strong>di</strong> cerbottane.<br />
VITTORIO VERDUCCI, nato a Notaresco (TE) nel 1947, ivi risiede. Insegnante <strong>di</strong> materie<br />
letterarie nelle scuole me<strong>di</strong>e, ma abilitato anche all’insegnamento <strong>di</strong> italiano e latino nei licei. È<br />
in pensione dal <strong>1°</strong> settembre 2009. Autore <strong>di</strong> racconti e poesie, in lingua e in vernacolo, ha vinto<br />
numerosi concorsi a livello nazionale (Messina, Venezia, Avellino, Teramo, ecc.), specie negli<br />
ultimi anni. Ha pubblicato: Paose mi, racconto in versi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> e personaggi della sua <strong>città</strong>, in<br />
vernacolo locale; Via Crucis, poesie sulla Passione <strong>di</strong> Cristo, in vernacolo abruzzese; Oltre<br />
l’esistere, poemetto metafisico in rigoroso formato metrico. È inoltre autore dei versi <strong>di</strong> una<br />
ventina <strong>di</strong> canzoni, alcune delle quali incise da artisti <strong>di</strong> fama nazionale.<br />
110
LA SULEDARIETÀ (Premio Speciale del Presidente)<br />
<strong>di</strong> Cesare De Rugeriis (Castel Castagna - TE)<br />
Quanne che vède sprèche tónne tónne<br />
de gènere de tutte qualetà,<br />
a mènta mé, me l’addumànne e ’rspónne :<br />
“Ma la muràla nostre duhua stà?”<br />
Chelli frechìne de lu terze mónne<br />
che nen te’ prubbje nìnte pe’ magnà<br />
che sta ’bbunnanzje a nû ’nce s’arempónne,<br />
penzènne a quèlle che nen po’ campà?<br />
Lu core me se trince a ’lla vesióne :<br />
de ’lli mammucce sècche ’nta li spine,<br />
quanne li vede lò ’n televisióne!<br />
La suledarjetà pe ’lli frechìne<br />
’nce sta, e nen ce fa cumpassijóne:<br />
appena nate... e va’ verse la fine?<br />
TRADUZIONE: LA SOLIDARIETÀ<br />
Quando penso a tutti quegli sprechi / <strong>di</strong> generi <strong>di</strong> ogni qualità, / a mente mia mi chiedo<br />
e rispondo: / “Ma la morale nostra dov’è?” // Quei bambini del terzo mondo, / che non<br />
hanno proprio nulla da mangiare, / questa abbondanza nostra non ci va <strong>di</strong> traverso, / pensando<br />
a quelli che muoiono <strong>di</strong> fame? // Il cuore mi si comprime a quella visione: / <strong>di</strong> quei<br />
piccoli, magri come spini, / quando li vedo lì in televbisione! // La solidarietà per quei<br />
bambini / non c’è, e non ci fanno compassione: / appena nati... e vanno [già] verso la fine?<br />
CESARE DE RUGERIIS, nato nel 1932 a Colledara (TE), vive a Santa Maria, fraz. <strong>di</strong> Castel Castagna<br />
(TE), piccolo paese alle pen<strong>di</strong>ci del Gran Sasso. Per circa trent’anni è stato impiegato alle<br />
Ferrovie dello Stato. Scrive poesie dall’età giovanile, ma solo recentemente ha dato alle stampe un<br />
corposo volume <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong>alettali, All’ombre de lu Gran Sasse. Sono in preparazione altri tre<br />
volumi <strong>di</strong> poesie, tra cui in fase <strong>di</strong> stampa, una Via Crucis, rivisitazione poetica in <strong>di</strong>aletto locale<br />
sulla Passione <strong>di</strong> Nostro Signore. Da un paio d’anni ha iniziato a partecipare ai concorsi letterari,<br />
ottenendo subito lusinghieri riconoscimenti, grazie anche alla sua profon<strong>di</strong>tà ispirativa, cui<br />
unisce uno stile sobrio e metricamente perfetto.<br />
111
ARTRUVARSE (Premio Speciale della Giuria)<br />
<strong>di</strong> Tommaso Stella (Arielli-CH)<br />
Artruvarse ahhunìte, a gna savème,<br />
assittate, assopre a la luggette<br />
pe’ ffarce na parlate a ccore a ccore<br />
sott’a la stillijate <strong>di</strong> lu ciele,<br />
’mbracciate a li carezze <strong>di</strong> la sere<br />
e a riguardà, nu ccone ’nzunnacchjite,<br />
la zurle <strong>di</strong> la lune ch’arcujeve<br />
li voce nnammurate a la pazzije.<br />
Artruvarse ahunìte, gna savème,<br />
’n silenzie, nghe li pàlpite a lu core:<br />
quanta suspire a scioje <strong>di</strong> capille<br />
ndramezze a cante nûve, nghe parole<br />
ch’arbivé lu ricame <strong>di</strong> la vite.<br />
Artruvarse ahhunìte, gna savème,<br />
spuse d’amore a <strong>di</strong>siderie vive<br />
pe’ ccòjece lu fiore che nasceve<br />
a lu cagnà <strong>di</strong> lune entr’a lu ciele<br />
e crèscele a chell’arie <strong>di</strong> famije<br />
p’arnazzicà’ nghe tte lu pizzingrille.<br />
Artruvarse mo, ancore gna savème...<br />
TRADUZIONE: RITROVARSI<br />
Ritrovarsi insieme, come eravamo, / seduti sulla loggia, / per parlarci cuore a cuore /<br />
sotto il cielo stellato, / in braccio alle carezze della sera / e osservare <strong>di</strong> nuovo, insonnoliti,<br />
/ il gioco della luna che raccoglieva / le voci innamorate nel celiare. / Ritrovarsi insieme,<br />
come eravamo, / in silenzio, con i palpiti <strong>di</strong> cuore: / quanti sospiri allo sciogliere dei<br />
capelli / durante i nuovi canti, con parole / che ravvivavano il ricamo della vita. / Ritrovarsi<br />
insieme, come eravamo, / sposi innamorati nel desiderio vivo / per raccogliere il fiore<br />
che nasceva / in cielo alla nuova fase lunare, / e crescerlo in quell’aria familiare / per<br />
cullare insieme a te il piccolino. / Ritrovarsi ora, ancora come eravamo...<br />
TOMMASO STELLA è nato ad Arielli nel 1940 ed ivi risiede. Svolge la professione <strong>di</strong> agricoltore,<br />
conducendo anche un’avviata e nota casa vinicola. Auto<strong>di</strong>datta in campo letterario, ma i<br />
premi da lui vinti in campo regionale e nazionale ad oggi assommano a un centinaio, con oltre<br />
trenta primi premi. Diverse anche le sue pubblicazioni, tra cui ricor<strong>di</strong>amo: A passe lente e Vente<br />
d’aprile, che hanno riscosso gran<strong>di</strong>ssimo favore da parte della critica, anche nazionale.<br />
112
DAL FINESTRINO DI UN TRENO (Premio dell’Assessorato alla<br />
Cultura del Comune <strong>di</strong> Recanati, per una poesia a tematica ecologica<br />
o <strong>di</strong> rispetto dell’Ambiente e del Territorio)<br />
<strong>di</strong> Carmelo Consoli (Firenze)<br />
La ve<strong>di</strong> l’estate come dai pianori d’un tempo<br />
entrare a pari silenzi, pari fragranze<br />
dal finestrino <strong>di</strong> un treno fermo<br />
nell’oblio solare dei campi d’agosto,<br />
sospeso dalla frenesia del moto, dagli affanni.<br />
E riconosci la traccia dei sentieri<br />
stretta e sinuosa rimasta alla giovinezza,<br />
confusa nel verde, nell’ocra dei campi;<br />
ti stringe l’abbraccio antico delle vigne,<br />
degli ulivi, quel placido rosa mescolato<br />
all’azzurro cielo della casa cantoniera.<br />
Sei viaggiatore e viaggi appeso<br />
al sorriso dei girasoli, cuore e convoglio perso<br />
tra covoni <strong>di</strong> grano e stoppie arse.<br />
Immagini che la corsa all’errare<br />
per mon<strong>di</strong> <strong>di</strong> linee, scambi, in<strong>di</strong>fferenze<br />
finisca lì oltre le retrovie dei tralicci, i filari dei cipressi.<br />
Arrivi come quando eri fanciullo<br />
a sognare l’altro mondo <strong>di</strong>etro le colline,<br />
il confine celeste e verde tra cielo e terra.<br />
All’improvviso più non riconosci<br />
l’uomo che è in te, il giorno, l’ora<br />
ricondotti alla pena dei grigi urbani<br />
ma rinasci a un rifiorire <strong>di</strong> essenze, sbocci,<br />
canti <strong>di</strong> cicale, ve<strong>di</strong> solo curve dolci, colli e balzi,<br />
fumide sagome <strong>di</strong> casolari e sei<br />
nel cuore saldo degli alberi, nel colore delle ortensie,<br />
nel profumo misto e arcano <strong>di</strong> agrumi e gelsomini.<br />
All’improvviso ecco il gesto antico<br />
chino ai solchi, alla semina, quel nascere<br />
113
odoroso del pane, del vino alla controra,<br />
quella vita altra <strong>di</strong>menticata<br />
riemersa dal cuore della terra.<br />
Così, prima che il treno riparta<br />
sul filo del dubbio, dell’incantamento,<br />
della memoria smarrita <strong>di</strong> semafori e metropolitane.<br />
Solo nu<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> rami, respiro <strong>di</strong> foglie, cromie risorte.<br />
CARMELO CANSOLI, nato a Catania, vive e lavora a Firenze. Poeta, saggista, critico letterario<br />
e d’arte, operatore umanitario. Autore <strong>di</strong> cinque raccolte poetiche: Il canto dell’eremita, Ed.<br />
“Ibiskos”; Percorsi quoti<strong>di</strong>ani e Eppure mi sfiorano le stelle, Ed. “Bastogi”; Un amore chiamato<br />
Firenze e Strade con vista para<strong>di</strong>so, Ed. “Del Leone”. Tantissimi i premi conseguiti, tra cui<br />
recentemente il “Fiorino d’oro” a Firenze e il <strong>1°</strong> premio al “Città <strong>di</strong> Quarrata”. È altresì autore<br />
<strong>di</strong> saggi sulla pittura contemporanea. Di lui hanno parlato e scritto famosi critici nazionali.<br />
114
GLI OCCHI DI UN ADDIO (Premio Speciale “Pelasgo <strong>968</strong>” alla<br />
memoria <strong>di</strong> Felice Piemontese a un giovane meritevole)<br />
<strong>di</strong> Domenico Cassese (Palma Campania - NA)<br />
Presagio <strong>di</strong> tempesta s’ode tra gli umori del cielo<br />
che oggi da ovest abbaglia, da est spaura<br />
e tuona come il tonfo <strong>di</strong> un’onda su uno scoglio.<br />
Un azzurro e poi quel grigio che sconfina nel nero<br />
persino gli alberi piangono sul lido.<br />
La palma esile perde una, due, tre foglie<br />
si piega come l’arco forgiato del guerriero<br />
abbracciato all’ultima vitale speranza.<br />
Mi vedo in bilico su quella corda tesa<br />
come una goccia <strong>di</strong> sangue esitante…<br />
La pioggia intensa riposa con forza su questo foglio bianco<br />
in queste righe, tra questo pianto <strong>di</strong>sperato.<br />
L’ultima lettera per te, amore, è su<strong>di</strong>cia <strong>di</strong> orrori.<br />
Le urla della guerra arrivano fin alle mie mani<br />
trasportate dal vento e tremano, forte, tremano.<br />
Mi sento l’ultimo arrivato <strong>di</strong> questa missione<br />
l’ultimo uomo e il primo ad essere chiamato alla morte.<br />
Il cielo tuona ancora ma è sparito l’azzurro<br />
mentre un flash mi ricorda il vestito della nostra bambina<br />
quello a fiori rossi e gialli…<br />
Ancora un tuono<br />
la memoria si infrange al <strong>di</strong> là delle nubi<br />
è il presente che uccide le emozioni<br />
quello che muore nell’ultimo sospiro della tempesta.<br />
DOMENICO CASSESE, nato ad Avellino nel 1986, risiede a Palma Campania (NA). Studente<br />
universitario a Napoli, Facoltà <strong>di</strong> Lettere, in campo poetico la sua passione a comporre risale al<br />
periodo liceale. Comincia a partecipare ai concorsi nel 2005, conseguendo imme<strong>di</strong>atamente<br />
consensi e lusinghieri riconoscimenti, tra cui spicca il <strong>1°</strong> premio al Concorso “Giovanni Paolo<br />
II”, con la delegazione pontificia del Santuario <strong>di</strong> Pompei.<br />
115
116
A P P E N D I C E<br />
(Tabelle e notizie varie)<br />
117
118
<strong>1°</strong> CONCORSO “CITTÀ DI GROTTAMMARE”<br />
Distribuzione per Regione dei 181 concorrenti<br />
Svizzera = 1<br />
Trentino<br />
Valle d’A. 3 Friuli<br />
1 Lombar<strong>di</strong>a 5<br />
Piemonte 18 Veneto<br />
7 16<br />
Liguria Emilia Romagna<br />
3 6<br />
Toscana<br />
10 Marche<br />
Umbria 23<br />
3<br />
Abruzzo<br />
Lazio 35<br />
24 Molise<br />
3<br />
Campania Puglia<br />
10 Basilicata 4<br />
Sardegna 2<br />
1<br />
119<br />
Sicilia<br />
5<br />
Calabria<br />
1
Abruzzo<br />
Lazio<br />
Marche<br />
Lombar<strong>di</strong>a<br />
Veneto<br />
<strong>1°</strong> CONCORSO “CITTÀ DI GROTTAMMARE”<br />
Graduatoria per regioni concorrenti partecipanti<br />
Italia = 180<br />
Svizzera = 1<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Toscana 10<br />
Campania 10<br />
Piemonte 7<br />
Emilia Romagna 6<br />
Friuli 5<br />
Sicilia 5<br />
Puglia 4<br />
Trentino 3<br />
Liguria 3<br />
Umbria 3<br />
Molise 3<br />
Basilicata 2<br />
Valle d’Aosta 1<br />
Calabria 1<br />
Sardegna 1<br />
120<br />
35<br />
24<br />
23<br />
18<br />
16
I N D I C E<br />
121
122
Presentazione Pag. 5<br />
Introduzione ” 7<br />
La Giuria ” 9<br />
SEZIONE “A” – POESIE IN LINGUA ” 11<br />
Tenerezza, <strong>di</strong> Roberto Mestrone ” 13<br />
Di notte al museo, <strong>di</strong> Isabella Sor<strong>di</strong> ” 14<br />
Favola barocca, <strong>di</strong> Rodolfo Vettorello ” 15<br />
Non scendere i gra<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong> Maria Ebe Argenti ” 17<br />
Amarti è perderti, <strong>di</strong> Franco Campegiani ” 18<br />
Zingarella, <strong>di</strong> Alberto Canfora ” 19<br />
Bambola <strong>di</strong> stracci, <strong>di</strong> Alberto Druschovic ” 20<br />
Eroi, <strong>di</strong> Francesco Palermo ” 21<br />
Se nevicasse, <strong>di</strong> Pierino Pini ” 23<br />
Tra noi, <strong>di</strong> Ramis Tenan ” 24<br />
Un velo <strong>di</strong> crepuscolo, <strong>di</strong> Bruna Cerro ” 25<br />
Pazza, <strong>di</strong> Giovanni Lupi ” 26<br />
Alla mia età, <strong>di</strong> Marisa Provenzano ” 27<br />
Un’altra estate, <strong>di</strong> Franco Revello ” 28<br />
Se mai, <strong>di</strong> Luciana Vasile ” 29<br />
Santa Maria ai Monti, <strong>di</strong> Anna Francesca Basso ” 30<br />
Oggi vedo, <strong>di</strong> Vittorio Iarrobino ” 31<br />
Terra mia, <strong>di</strong> Anna Dudziacha ” 33<br />
Come un <strong>di</strong>pinto, <strong>di</strong> Virginia Notarpasquale ” 34<br />
Ere<strong>di</strong>tare il vento, <strong>di</strong> Patrizia Pallotta ” 35<br />
Le morti bianche, <strong>di</strong> Romeo Salvato ” 36<br />
Piccole parole, <strong>di</strong> Maria Altomare Sardella ” 37<br />
Ospite dal cuore fragile, <strong>di</strong> Francesca Vertolo ” 38<br />
L’albero del cuore, <strong>di</strong> Domenica Aloisi ” 39<br />
Ritratto <strong>di</strong> signora, <strong>di</strong> Fabiano Braccini ” 40<br />
Fuochi <strong>di</strong> capodanno, <strong>di</strong> Antonio Capriotti ” 41<br />
A chiara, <strong>di</strong> Maria De Luca ” 42<br />
123
L’anima, <strong>di</strong> Giselda Desiderio Pag. 43<br />
Amica mia, <strong>di</strong> Sara Fasciani ” 44<br />
Per riflesso, <strong>di</strong> Ercole Florà ” 45<br />
Alla poesia, <strong>di</strong> Cesarina Giustozzi ” 46<br />
In riva al mare, <strong>di</strong> Ida Gorgoretti ” 47<br />
Amor taciuto, <strong>di</strong> Vinia Mantini ” 48<br />
Marianna, <strong>di</strong> Anna Maria Obadon ” 49<br />
Sacrilega, <strong>di</strong> Marinella Paoletti ” 51<br />
Si entra nel tuo corpo, <strong>di</strong> Silvia Raccichini ” 53<br />
Io, penelope, <strong>di</strong> Katia Salvi ” 54<br />
Gioia, <strong>di</strong> Patrizia Settepanella ” 55<br />
I sogni sono la schiuma del mare, <strong>di</strong> Tiziana Totò ” 56<br />
SEZIONE “B” - POESIA INEDITA IN DIALETTO ” 57<br />
Ascùtame ventu, <strong>di</strong> Giuseppe Vultaggio ” 59<br />
Aqua, <strong>di</strong> Guido Leonelli ” 61<br />
Al jorno come ne le fole, <strong>di</strong> Giancarlo Scarlassara ” 63<br />
Sotto ar celo, <strong>di</strong> Marco Managò ” 65<br />
A vreb avdé, <strong>di</strong> Franco Ponseggi ” 66<br />
Rusarie de rose, <strong>di</strong> Cesare Antonio Nicolini ” 67<br />
Ël canté dël gal, <strong>di</strong> Attilio Rossi ” 69<br />
Smarimento, <strong>di</strong> Loredana Simonetti ” 71<br />
Me vujie fa’ ’na case, <strong>di</strong> Francesco Di Bonaventura ” 72<br />
Lu mutillu, <strong>di</strong> Sandro Angelucci ” 73<br />
Une, <strong>di</strong> Lucio Cancellieri ” 75<br />
El ponte del musciò, <strong>di</strong> Mauro Domenella ” 77<br />
’Ngànneme sonne, <strong>di</strong> Candeloro Lupi ” 79<br />
Renelèlla care, <strong>di</strong> Romolo Abbonizio ” 81<br />
Quant’è bella l’istate!, <strong>di</strong> Elisabetta Di Iaconi ” 82<br />
Vaie ’répenzènne, <strong>di</strong> Franca D’Angelo ” 83<br />
’Nu recorde, <strong>di</strong> Maria Pia Di Nicola ” 85<br />
L’amme<strong>di</strong>e, <strong>di</strong> Vittoria Giuliani ” 87<br />
124
Scetanneme matina, <strong>di</strong> Franco Corbo Pag. 88<br />
Te ’nco’ sai na madre, <strong>di</strong> Rina Bontempi ” 89<br />
Le Grotte, <strong>di</strong> Nazzareno Bruni ” 91<br />
A mammà, <strong>di</strong> Floredana De Felicibus ” 93<br />
Lu cantastorie, <strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>no Dell’Aguzzo ” 95<br />
’Ddù mamme, <strong>di</strong> Concezio Del Principio ” 97<br />
Imigration, <strong>di</strong> Sergio Gregorin ” 99<br />
Plenilunio, <strong>di</strong> Paola Macellari ” 101<br />
Lu mare, quande lu sole spunte, <strong>di</strong> Chiara Severini ” 103<br />
Cume ’na preghièra, <strong>di</strong> Alessandro Mor<strong>di</strong>ni ” 105<br />
PREMI SPECIALI ” 107<br />
Memorie lontane, <strong>di</strong> Vittorio Verducci ” 109<br />
La suledarietà, <strong>di</strong> Cesare De Rugeriis ” 111<br />
Artruvarse, <strong>di</strong> Tommaso Stella ” 112<br />
Dal finestrino <strong>di</strong> un treno, <strong>di</strong> Carmelo Consoli ” 113<br />
Gli occhi <strong>di</strong> un ad<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> Domenico Cassese ” 115<br />
APPENDICE ” 117<br />
Distribuzione partecipanti per regione ” 119<br />
Tabella graduatoria regionale ” 120<br />
125
126
127
STAMPATO PER CONTO DELL’ASSOCIAZIONE<br />
“PELASGO <strong>968</strong>”<br />
presso<br />
ARTI GRAFICHE “CANTAGALLO”<br />
C.da Sant’Antonio, 24<br />
65017 – PENNE (PE)<br />
Sono fatti salvi tutti i <strong>di</strong>ritti<br />
128