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VII CONCORSO MAILING LIST HISTRIA la laMPada fantaStIca (Il mistero del genio) Me ne capitano di tutti i colori, specialmente quando devo sbrigare qualche commissione per la mamma. Vi racconto cosa mi successe tanto tempo fa: sentite un pò di che cosa si tratta... Passavo per la via che conduce al negozio della signora Anderson, quando all’ improvviso, notai una lampada sul marciapiedi. La raccolsi, la misi in tasca ed entrai nel negozio a comperare le cose che la mamma mi aveva ordinato. Tornata a casa, decisi di ritirarmi nella mia cameretta per osservare meglio la lampada; in santa pace, senza occhi curiosi intorno. Notai subito che sulla lampada stava scritto qualcosa, ma non riuscivo a leggere a causa della polvere che ricopriva il mio tesoro. Soffiai via la polvere e vidi apparire immediatamente una scritta molto curiosa: “Se tre desideri esprimerai, il mondo salverai”. Caspita!!! Non ci capivo proprio nulla! Pensai, comunque, che non ci sarebbe stato nulla da perdere ad esprimere i tre desideri e così avrei visto cosa sarebbe accaduto. Espressi i tre desideri in men che non si dica, ma... nulla! Proprio nulla! Pensai che qualcuno aveva voluto farmi un brutto scherzo, che qualcuno voleva prendermi in giro. Dopo qualche istante, però, sentii una vocina fioca e dalla lampada uscì qualcosa di blu, ma non sapevo proprio cosa fosse! Dopo un secondo vidi ...UN GENIOOOO!!!!! Si presentò subito: era Alan. Sì, si chiamava proprio così. Alan, felice di poter parlare con qualcuno, mi raccontò la sua storia: - Molto, molto, ma molto tempo fa ero un giocattolo e me ne stavo seduto tranquillo nella vetrina di un negozio vicino ad una lampada, anche questa un giocattolo. Un brutto giorno arrivò un mago, appiccò un incendio al negozio e fece una maledizione a me ed alla mia amica lampada. Ad un tratto mi trovai dentro la lampada. Non potevo crederci! Prima di andarsene, il mago disse che sarei stato condannato a rimanere nella lampada per sempre, e non era tutto... ogni anno un bambino avrebbe dovuto trovarmi ed esprimere tre desideri, altrimenti... sarebbe stata la fine! E non solo la mia, ma di tutto il mondo! Quei tre desideri sarebbero serviti solo a farmi uscire per un pò dalla lampada, per vedere la luce del sole. - Così il genio mi raccontò la sua storia con le lacrime agli occhi. Il povero genio mi faceva tanta pena... avrei voluto aiutarlo, rompere l’ incantesimo, ma non era possibile. 73 Mi disse allora, che avevo fatto già tanto esprimendo i tre desideri. Mi ringraziò e, proprio nel momento quando stava per rientrare nella lampada, lo abbracciai, gli diedi un bacio sulla guancia e .... a quel punto… non ci credereste mai!!! Per prima cosa ci fu una grande esplosione verde – bluastra che mi accecò completamente e quando riuscii a vedere nuovamente qualcosa, al posto del genio c’ era un ragazzo similissimo a lui. Diventammo così i migliori amici del mondo!!!! Ero veramente fiera di me stessa… tutto si era risolto nel migliore dei modi! Alan, alla fine, venne ad abitare da me!!!!!! paolo zacchiGna motto PARENZANA Classe V Scuola Elementare Italiana “Galileo Galilei” Umago In Una SOffItta ScOPRI OggEttI antIchI cOMIncIanO a RaccOntaRtI la lORO StORIa In un piovoso pomeriggio a casa di mio nonno, trovo aperta la botola del soffitto, cosa assai strana perché, per salire, bisogna portare una scala e appoggiarla in modo sbilenco alla parete. Finalmente posso salire a perlustrare un luogo a me sempre proibito stando attento che nessuno mi veda. Salgo gli scalini lentamente per non scivolare. Arrivo in cima e con un salto balzo dentro. Meraviglioso, fantastico, sembra di stare in un altro mondo: vecchi cassettoni, letti accatastati, biciclette più a pezzi che intere, armadi pieni di abiti vecchi, in un angolo una brocca scheggiata, due ruote di carro e… sto ancora esplorando quando sento una voce “Ehi, tu!” Faccio un salto per lo spavento. So di essere solo, non so se scappare o rimanere. Guardo meglio, non c’è nessuno. Di nuovo la voce “Ehi tu, dico a te sì, qui non c’è nessun altro.” Cerco di respirare lentamente, mi guardo meglio intorno e, appeso in un angolo, vedo un vecchio lampadario, completamente ricoperto da un grosso strato di polvere e circondato da ragnatele, come del resto tutto lì in torno “Sì, sono io che ti chiamo.” Lo guardo meglio. Una cupola di vetro di colore
74 Edizione 2009 bianco, circondata da catene che, in origine, dovevano essere di colore argento. Più in basso un contenitore di porcellana, decorato con un disegno a fiori e dentro uno stoppino e un tubo di vetro poggiato sopra. Mi faccio coraggio e chiedo: “Sei proprio tu che mi chiami?” “Già, e chi altro senno? Guarda che cosa mi tocca, stare qui appeso nell’angolo più oscuro di questa soffitta. Ero abituato a ben altro, sai? Una volta questa era una stazione, il treno passava ogni giorno, con la pioggia e con il sole, arrivava sbuffando e quando si fermava qui alla stazione, fischiava così forte che lo sentivano tutti per chilometri qui in torno. A quel tempo il mio posto non era qui, ma nel salone dove i passeggeri attendevano l’arrivo del treno! Ogni giorno qualcuno mi lucidava, aggiungeva del petrolio nella vaschetta e regolava lo stoppino. Grazie a me, il salone era sempre ben illuminato e tutti quelli che passavano mi davano almeno un’occhiata. Ne ho vista sì di gente passare di qua. Signore eleganti con abiti lunghi ornati di pizzo e pettinature elaborate, uomini in abiti scuri con cappelli, ombrelli, bastoni e naturalmente lunghi baffi acconciati nei modi più disparati, ma anche contadine dalle lunghe gonne scure e fazzoletti calati in testa con le ceste piane di vari prodotti, frutta, verdura, uova, asparagi o ciliegie, patate o vino, dipendeva dalle stagioni, non come adesso che c’è sempre di tutto. Guarda fuori dalla finestra, vedi questo spiazzo? I bambini dei paesi vicini erano sempre qui a ridere e scherzare. Ogni cosa persa o abbandonata dai viaggiatori era buona per giocare: bottiglie, tappi, biglietti… tutto veniva salvato come fosse un tesoro. E adesso eccomi qui, abbandonato come un ferro vecchio”. Che storia emozionante, non immaginavo che questo luogo fosse così interessante. Mi dispiaceva veramente per quel lampadario e gli chiesi se avessi potuto fare qualcosa per lui. “Sì, ti prego!” mi rispose “Mettimi vicino alla finestra, potranno così, vedendo i binari abbandonati, riaffiorare nella mia mente piacevoli ricordi di un tempo lontano.“ Sento qualcuno che mi chiama, metto velocemente il lampadario vicino alla finestra e corro verso l’uscita “Ti saluto lampadario, verrò a trovarti appena mi sarà possibile”. “Arrivederci piccolo e grazie per la compagnia”. kaRlo kloBuČaR motto LE GABBIE Classe V Scuola Elementare Italiana “Galileo Galilei” Umago OggEttI chE RaccOntanO ... Tempo fa go butà un ociada in sofita... là iera bastanza robe interessanti. Rovistando go trovà do gabie per uxei. Al inizio pareva fero vecio... Le go pusade su un scagneto e me go sentà vizin per ripoxar. Visto che mio papà iera andà in bagno, iero solo e go senti un susuro. Me go voltà de scato e go sentì le due gabie che le me ciamava, le me zigava de tuto. Mi ge go domandà cosa le vol de mi, e lore le ga dito che xe tanto tempo che non le parlava con qulchedun. E mi ge go dito che le me conti la loro storia e come le xe finide qua. Qusì le ga comincià a contarme che lore le ga tanti ani, che le ga sta tanto tempo in sofita e che ge parevo la persona giusta ala quala confidarse. Le me ga dito: „Noi al inizio ierimo belisime piastre de fero e se volevimo tanto ben. Un giorno un grandisimo camion che portava fero vecio, el ne ga ingrumado e butado in rimurcio con altro fero vecio. Iera la prima volta che se gavemo diviso un dal altro. Se ciamavimo e ciamavimo ma per el rumomor, non se rivavimo sentir. El camion ne ga portà in una fabrica dove se riciclava fero.Mi son diventado el cofano de un auto e ela un lampion. Ierimo tristi un senza ľ altro, in diverse cità, e per no parlar de che tortura per noi eser squaiadi, dopo batudi e dopo montadi. Un giorno sto auto col cofano xe andà sbater proprio in tel lampion. Anche se ierimo scasai, ierimo contenti che finalmente ierimo denovo insieme. Ma per poco. Dopo denovo semo tornai
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CONCORSO MAILING<br />
LIST HISTRIA<br />
la laMPada fantaStIca<br />
(Il mistero del genio)<br />
Me ne capitano di tutti i colori, specialmente quando<br />
devo sbrigare qualche commissi<strong>on</strong>e per la mamma.<br />
Vi racc<strong>on</strong>to cosa mi successe tanto tempo fa: sentite<br />
un pò di che cosa si tratta...<br />
Passavo per la via che c<strong>on</strong>duce al negozio della<br />
signora Anders<strong>on</strong>, quando all’ improvviso, notai una<br />
lampada sul marciapiedi. La raccolsi, la misi in tasca<br />
ed entrai nel negozio a comperare le cose che la<br />
mamma mi aveva ordinato. Tornata a casa, decisi di<br />
ritirarmi nella mia cameretta per osservare meglio la<br />
lampada; in santa pace, senza occhi curiosi intorno.<br />
Notai subito che sulla lampada stava scritto<br />
qualcosa, ma n<strong>on</strong> riuscivo a leggere a causa della<br />
polvere che ricopriva il mio tesoro. Soffiai via la<br />
polvere e vidi apparire immediatamente una scritta<br />
molto curiosa: “Se tre desideri esprimerai, il m<strong>on</strong>do<br />
salverai”. Caspita!!! N<strong>on</strong> ci capivo proprio nulla!<br />
Pensai, comunque, che n<strong>on</strong> ci sarebbe stato nulla da<br />
perdere ad esprimere i tre desideri e così avrei visto<br />
cosa sarebbe accaduto. Espressi i tre desideri in men<br />
che n<strong>on</strong> si dica, ma... nulla! Proprio nulla!<br />
Pensai che qualcuno aveva voluto farmi un brutto<br />
scherzo, che qualcuno voleva prendermi in giro.<br />
Dopo qualche istante, però, sentii una vocina fioca e<br />
dalla lampada uscì qualcosa di blu, ma n<strong>on</strong> sapevo<br />
proprio cosa fosse! Dopo un sec<strong>on</strong>do vidi ...UN<br />
GENIOOOO!!!!! Si presentò subito: era Alan. Sì, si<br />
chiamava proprio così. Alan, felice di poter parlare<br />
c<strong>on</strong> qualcuno, mi racc<strong>on</strong>tò la sua storia:<br />
- Molto, molto, ma molto tempo fa ero un giocattolo<br />
e me ne stavo seduto tranquillo nella vetrina di un<br />
negozio vicino ad una lampada, anche questa un<br />
giocattolo. Un brutto giorno arrivò un mago, appiccò<br />
un incendio al negozio e fece una maledizi<strong>on</strong>e a me ed<br />
alla mia amica lampada. Ad un tratto mi trovai dentro<br />
la lampada. N<strong>on</strong> potevo crederci! Prima di andarsene,<br />
il mago disse che sarei stato c<strong>on</strong>dannato a rimanere<br />
nella lampada per sempre, e n<strong>on</strong> era tutto... ogni anno<br />
un bambino avrebbe dovuto trovarmi ed esprimere tre<br />
desideri, altrimenti... sarebbe stata la fine! E n<strong>on</strong> solo la<br />
mia, ma di tutto il m<strong>on</strong>do! Quei tre desideri sarebbero<br />
serviti solo a farmi uscire per un pò dalla lampada, per<br />
vedere la luce del sole. -<br />
Così il genio mi racc<strong>on</strong>tò la sua storia c<strong>on</strong> le lacrime<br />
agli occhi. Il povero genio mi faceva tanta pena...<br />
avrei voluto aiutarlo, rompere l’ incantesimo, ma n<strong>on</strong><br />
era possibile.<br />
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Mi disse allora, che avevo fatto già tanto esprimendo<br />
i tre desideri. Mi ringraziò e, proprio nel momento<br />
quando stava per rientrare nella lampada, lo<br />
abbracciai, gli diedi un bacio sulla guancia e .... a<br />
quel punto… n<strong>on</strong> ci credereste mai!!! Per prima<br />
cosa ci fu una grande esplosi<strong>on</strong>e verde – bluastra<br />
che mi accecò completamente e quando riuscii a<br />
vedere nuovamente qualcosa, al posto del genio c’<br />
era un ragazzo similissimo a lui. Diventammo così i<br />
migliori amici del m<strong>on</strong>do!!!! Ero veramente fiera di me<br />
stessa… tutto si era risolto nel migliore dei modi!<br />
Alan, alla fine, venne ad abitare da me!!!!!!<br />
paolo zacchiGna<br />
motto PARENZANA<br />
Classe V<br />
Scuola Elementare Italiana “Galileo Galilei” Umago<br />
In Una SOffItta ScOPRI OggEttI antIchI<br />
cOMIncIanO a RaccOntaRtI la lORO<br />
StORIa<br />
In un piovoso pomeriggio a casa di mio n<strong>on</strong>no, trovo<br />
aperta la botola del soffitto, cosa assai strana perché,<br />
per salire, bisogna portare una scala e appoggiarla in<br />
modo sbilenco alla parete. Finalmente posso salire<br />
a perlustrare un luogo a me sempre proibito stando<br />
attento che nessuno mi veda.<br />
Salgo gli scalini lentamente per n<strong>on</strong> scivolare. Arrivo<br />
in cima e c<strong>on</strong> un salto balzo dentro.<br />
Meraviglioso, fantastico, sembra di stare in un altro<br />
m<strong>on</strong>do: vecchi cassett<strong>on</strong>i, letti accatastati, biciclette<br />
più a pezzi che intere, armadi pieni di abiti vecchi, in<br />
un angolo una brocca scheggiata, due ruote di carro<br />
e… sto ancora esplorando quando sento una voce<br />
“Ehi, tu!”<br />
Faccio un salto per lo spavento. So di essere solo,<br />
n<strong>on</strong> so se scappare o rimanere. Guardo meglio, n<strong>on</strong><br />
c’è nessuno. Di nuovo la voce<br />
“Ehi tu, dico a te sì, qui n<strong>on</strong> c’è nessun altro.”<br />
Cerco di respirare lentamente, mi guardo meglio<br />
intorno e, appeso in un angolo, vedo un vecchio<br />
lampadario, completamente ricoperto da un grosso<br />
strato di polvere e circ<strong>on</strong>dato da ragnatele, come del<br />
resto tutto lì in torno<br />
“Sì, s<strong>on</strong>o io che ti chiamo.”<br />
Lo guardo meglio. Una cupola di vetro di colore