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VII<br />

CONCORSO MAILING<br />

LIST HISTRIA<br />

e poi mi ricordai delle storie della mia n<strong>on</strong>nina<br />

e del vaso che le regalò sua madre quando era<br />

piccola, prima ancora dello scoppio della guerra. La<br />

n<strong>on</strong>na credeva che c<strong>on</strong> la guerra il vaso era andato<br />

distrutto.<br />

Guardandolo meglio all’interno vidi una piccola<br />

bambolina di porcellana c<strong>on</strong> dei finissimi vestitini di<br />

seta, aveva occhietti azzurri come il cielo senza nuvole,<br />

un sorriso allegro che dava la sensazi<strong>on</strong>e di sicurezza!<br />

In un sec<strong>on</strong>do ero già in salotto dalla mammma e dalla<br />

n<strong>on</strong>na a cui mostrai i tesori ritrovati.<br />

N<strong>on</strong> vedevo l’ora di sentire le storie di quei bellissimi<br />

oggetti, mi ero già messa comoda seduta sulla<br />

poltr<strong>on</strong>a pr<strong>on</strong>ta ad ascoltare. La n<strong>on</strong>na mi parlò<br />

dei bei tempi passati da bambina, da ragazza e<br />

da d<strong>on</strong>na e di quando c<strong>on</strong>obbe il n<strong>on</strong>no. Poi la<br />

mamma mi racc<strong>on</strong>tò della sua bambolina preferita<br />

che da piccola credeva di aver perso e perciò ave a<br />

pianto giorno e notte disperatamente. La bambola<br />

proveniva dalla Francia e per questo motivo a scuola<br />

tutte le ragazzine ci volevano giocare; era tipo la<br />

«Barbie» di oggi.<br />

Felice della mia scoperta giocai per tutto il giorno<br />

c<strong>on</strong> la bambolina e dimenticai completamente la<br />

noia nemica!!!<br />

alBeRto stanko peRkoVić<br />

motto MARLEY -<br />

Classe III a<br />

Scuola Elementare Italiana “Giuseppina Martinuzzi”<br />

Pola<br />

Una PagIna BIanca PIEna dI … qUEllO chE<br />

vI PaRE“<br />

Un amico perduto<br />

Tre anni fa, alla festa del mio quinto compleanno,<br />

avevo sentito dei rumori strani provenire dalla<br />

mia cameretta. I miei amici ed io ci siamo subito<br />

precipitati a vedere chi era l’ essere che produceva<br />

quei rumoretti. Aperta la porta della cameretta<br />

n<strong>on</strong> potevo credere ai miei occhi: un piccolissimo<br />

cagnolino scodinzolava sul pavimento! Era così<br />

piccolo e indifeso! Da quel momento passavo quasi<br />

tutto il tempo c<strong>on</strong> lui, adoravo giocare c<strong>on</strong> lui. Mio<br />

fratello ed io decidemmo di chiamarlo Piko. Così<br />

71<br />

Piko divenne un nuovo membro della famiglia e<br />

il nostro più bel passatempo. Alla mattina Piko si<br />

svegliava per primo e veniva a farci le coccole. La<br />

mamma preparava la colazi<strong>on</strong>e per noi e una ciotola<br />

per il cagnolino, così si mangiava assieme. Piko ci<br />

accompagnava alla macchina, quando noi dovevamo<br />

andare a scuola, e ci faceva festa al nostro ritorno.<br />

Facevamo delle lunghe camminate nel bosco e<br />

mi accompagnava quando imparavo ad andare<br />

in bicicletta. Veniva c<strong>on</strong> me quando andavo<br />

a raccogliere i fiori per la mamma e quando<br />

vendemmiavo c<strong>on</strong> il n<strong>on</strong>no. Piko accompagnava<br />

sempre mio fratello e me; era come il nostro angelo<br />

custode. Ma un brutto giorno, quando tornavamo dal<br />

bosco Siana, arrivò una macchina a grande velocità:<br />

mio fratello ed io riuscimmo a metterci in salvo, ma<br />

Piko, purtroppo, venne investito da quella orribile<br />

macchina. Lo prendemmo allora tra le braccia, ma<br />

vedemmo subito che n<strong>on</strong> c’ erano speranze…<br />

Piko diventò per me un angelo, che ancora oggi<br />

vedo brillare come una stella nel cielo. N<strong>on</strong> lo<br />

dimenticherò mai, per me è stato un grande amico.<br />

Mateo koceV<br />

motto UOMO INVISIBILE -<br />

Classe III a<br />

Scuola Elementare Italiana “Giuseppina Martinuzzi”<br />

Pola<br />

Una PagIna BIanca PIEna dI … qUEllO chE<br />

vI PaRE“<br />

Nei guai<br />

Il tutto è successo l’ anno scorso.<br />

Un giorno, mentre guidavo la bici, s<strong>on</strong>o stato<br />

inseguito da alcuni ragazzi di quindici, sedici anni,<br />

i quali me la volevano rubare. Ho cominciato a<br />

pedalare più veloce che potevo.<br />

Prima di arrivare a casa ho inc<strong>on</strong>trato un mio amico<br />

e gli ho chiesto aiuto, ma lui si è spaventato e mi ha<br />

risposto che n<strong>on</strong> poteva far nulla.<br />

Per fortuna s<strong>on</strong>o riuscito ad arrivare a casa<br />

sfuggendo ai quattro bulli e ho racc<strong>on</strong>tato tutto ai<br />

miei genitori.<br />

Loro mi hanno detto di n<strong>on</strong> aver paura perché quei<br />

ragazzi volevano solo prendermi in giro.

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