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VII<br />

CONCORSO MAILING<br />

LIST HISTRIA<br />

sue forze c<strong>on</strong>ficcò l’arpi<strong>on</strong>e nel drago perforandogli<br />

un’ala. La membrana si lacerò, l’arpi<strong>on</strong>e si incastrò<br />

nelle scaglie della pancia e Giorgio, nel tentativo di<br />

estrarlo e c<strong>on</strong>ficcarglielo nel cuore, perse l’equilibrio<br />

e per poco n<strong>on</strong> cadde giù dal faro. Rimase appeso ai<br />

gradini un paio di metri più in sotto. Il drago si mosse<br />

nel s<strong>on</strong>no e l’arpi<strong>on</strong>e gli toccò un nervo scoperto<br />

dell’ala. Un dolore lancinante lo svegliò, e n<strong>on</strong> potendo<br />

muovere l’ala, cacciò un urlo agghiacciante. C<strong>on</strong> un<br />

dolore tremendo, sfregando l’arpi<strong>on</strong>e sulla pancia,<br />

spianò le ali, e fu in quel preciso momento che un<br />

fulmine, attratto dall’arpi<strong>on</strong>e, lo colpì, sbalzandolo<br />

dalla cima del faro. Il drago rovinò rumorosamente in<br />

mare. Era morto ancor prima di toccar l’acqua. Giorgio<br />

si issò c<strong>on</strong> fatica e guardò verso il buio del mare. I<br />

fulmini, squarciando il buio c<strong>on</strong> la loro luce, ogni tanto<br />

gli permettevano, ogni tanto, di vedere la sagoma<br />

immobile sugli scogli sotto il faro.<br />

Il mattino seguente, gli abitanti, timorosi, si<br />

avvicinar<strong>on</strong>o alla carcassa, e vedendo che il drago<br />

era morto, cominciar<strong>on</strong>o a smembrarlo. L’avrebbero<br />

venduto, pezzo per pezzo, a peso d’oro. Poi, c<strong>on</strong> i soldi<br />

ricavati, buttar<strong>on</strong>o giù la chiesa e ne fecero una più<br />

grande e maestosa col campanile. Ma, innanzitutto,<br />

smantellar<strong>on</strong>o il faro e ne costruir<strong>on</strong>o uno più<br />

piccolo, n<strong>on</strong> più alto di quindici metri. La sua torre era<br />

costellata di merletti a punta, così che nessun drago si<br />

sarebbe mai appollaiato di nuovo su.<br />

Così oggi sappiamo, che il San Giorgio patr<strong>on</strong>o di<br />

Pirano n<strong>on</strong> era il santo, ma bensì Giorgio, lo scemo del<br />

villaggio.<br />

sABrinA CurAVić, VitA DoBrosHi,<br />

pAoLA HorBunoVA, ALissA<br />

MArkežič, ALeksAnDrA pireC,<br />

serenA protič, GiorGio rosso,<br />

nikoLA stAnkoVić, serenA<br />

VeGLiACH, BArBArA zLAtič<br />

motto CHE BELLO GIOCARE!<br />

Classe VI - novennale Scuola Elementare Italiana<br />

“Vincenzo e Diego de Castro” Pirano<br />

“din, d<strong>on</strong> canpan<strong>on</strong> ... c<strong>on</strong>te,<br />

filaStrocche e giochi nell’era di<br />

internet”<br />

131<br />

Noi, come tutti i bambini, amiamo giocare. Siamo<br />

affascinati, come tanti altri nell’era di internet, dai<br />

videogiochi, ma n<strong>on</strong> ci dispiacci<strong>on</strong>o neanche i giochi<br />

all’aperto. Quando eravamo più piccoli ne abbiamo<br />

addirittura inventato uno che abbiamo intitolato la<br />

mummia.<br />

Il gioco c<strong>on</strong>sisteva nell’acchiappare i ladri. La<br />

mummia si metteva dietro ad un’asse e aspettava<br />

che venissero i ladri. Quando essi arrivavano e<br />

bussavano sull’asse la mummia li spaventava<br />

buttando via l’asse c<strong>on</strong> delle urla terrificanti. I<br />

ladri, pensando che la mummia fosse resuscitata,<br />

scappavano. La mummia intanto cercava di<br />

acchiapparli. I ladri spesso si nasc<strong>on</strong>devano ed era<br />

difficile scovarli. Quando la mummia li prendeva,<br />

doveva portarli in prigi<strong>on</strong>e. In questo gioco vigevano<br />

delle regole ferree: una volta che il ladro era stato<br />

imprigi<strong>on</strong>ato n<strong>on</strong> doveva più scappare, inoltre, gli<br />

altri giocatori n<strong>on</strong> dovevano entrare nella prigi<strong>on</strong>e<br />

per farlo evadere. Quando tutti i giocatori erano<br />

stati acchiappati dalla mummia, il gioco ricominciava<br />

daccapo.<br />

Siccome da piccoli avevamo una fervida fantasia,<br />

avevamo inventato anche un altro gioco che<br />

avevamo intitolato il ciupa capra.<br />

Dopo aver fatto una c<strong>on</strong>ta per scegliere chi<br />

acchiappava gli altri giocatori, iniziava il gioco.<br />

C’era, però, un angolo nel quale si era al sicuro e<br />

chi acchiappava n<strong>on</strong> poteva far nulla. Noi tutti ci<br />

divertivamo e ridevamo come pazzi. Abbiamo tanti<br />

bei ricordi.<br />

Lo giocavamo sempre nel cortile della scuola accanto<br />

ad un’aiuola.<br />

Giocavamo spesso pure a guardia e ladri.<br />

A Guardia e ladri si gioca in almeno 4 pers<strong>on</strong>e.<br />

Uno tra i giocatori fa il cavallino e si mette a terra.<br />

Un altro giocatore ha il compito di mostrare una<br />

pers<strong>on</strong>a che gioca a questo gioco e il cavallino deve<br />

dire poliziotto o ladro. Quando s<strong>on</strong>o stati decisi tutti<br />

i ruoli si inizia a giocare.<br />

Si gioca così: i poliziotti c<strong>on</strong>tano fino a dieci, mentre<br />

i ladri si nasc<strong>on</strong>d<strong>on</strong>o. Quando i poliziotti trovano<br />

un ladro, il ladro può scappare e se viene preso dal<br />

poliziotto, può anche liberarsi. Quando tutti i ladri<br />

veng<strong>on</strong>o acchiappati e portati in prigi<strong>on</strong>e, i giocatori<br />

si scambiano i ruoli e ricominciano a giocare.<br />

Nel cortile della scuola giocavamo pure a<br />

nasc<strong>on</strong>dino.<br />

All’inizio sceglievamo chi stava sotto c<strong>on</strong> una

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