Leggi pubblicazione on line - Arcipelago Adriatico
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118 Edizi<strong>on</strong>e<br />
2009<br />
Quella vera. Le mani mi tremavano e lasciai cadere<br />
il foglio. Licantropi, vampiri, Mary... io? N<strong>on</strong> ci capivo<br />
più niente. N<strong>on</strong> avevo nessuna intenzi<strong>on</strong>e di scoprire<br />
cose del genere sul c<strong>on</strong>to della nostra famiglia. Su<br />
quel foglio stava scritto che nella nostra famiglia n<strong>on</strong><br />
sarebbero mai nati dei gemelli e che anche se fosse<br />
successa una cosa del genere uno dei due avrebbe<br />
ucciso l’ altro nel grembo matern o o sarebbe morto<br />
entro il decimo mese di vita dopo la nascita. Eppure<br />
io e Mary eravamo vive. Scriveva inoltre che n<strong>on</strong><br />
avrebbero potuto avere caratteristiche simili e che<br />
la loro c<strong>on</strong>vivenza sarebbe stata impossibile. Io e<br />
Mary eravamo diverse e anche andavamo d’amore<br />
e d’accordo. Ecco spiegato il motivo dell’ aver<br />
voluto matterci in classi separate. I nostri genitori<br />
lo sapevano da subito. Da sempre. Ero furiosa. Ero<br />
attorniata da un’aura negativa e questa si percepiva<br />
in tutta la casa. Presi le carte, le misi sul tavolo in<br />
cucina e me ne andai a pallavolo. Mi sfogavo c<strong>on</strong><br />
la palla. Dopo due ore di duro allenamento ero<br />
esausta, mi sembrava di n<strong>on</strong> poter più neanche<br />
camminare. Tornata a casa trovai i miei famigliari<br />
che mi aspettavano in cucina. Cominciar<strong>on</strong>o a<br />
spiegare e io compresi. Io ero un vampiro, Mary<br />
un licantropo, però, come disse il papà, avevamo<br />
stretto un „pactium“ c<strong>on</strong> un „master“. I nostri poteri<br />
si sarebbero sprigi<strong>on</strong>ati solo ed esclusivamente per<br />
fare del bene. Fu così che finalmente scoprimmo la<br />
nostra vera natura e la storia della nostra famiglia.<br />
Siamo creature della notte, siamo così come siamo e<br />
per me va benissimo.<br />
CeLine koLić<br />
motto IZMA<br />
Classe VII<br />
Scuola Elementare Italiana<br />
“Giuseppina Martinuzzi” Pola<br />
prof. Ingrid Ukmar Lakoseljac<br />
in Una Soffitta Scopri oggetti antichi<br />
che incominciano a racc<strong>on</strong>tare la loro<br />
Storia<br />
Era una giornata come tutte le altre, calda, afosa. Era<br />
estate. Feci ciò che in genere facevo sempre, mi alzai,<br />
andai al mare, tornai, mangiai e andai in... soffitta<br />
perché la mamma quel giorno aveva bisogno di<br />
alcuni cuscini. In soffitta trovai quello che stava là da<br />
sempre: dei vasi antichi pieni di fiori colorati, messi<br />
vicino alle finestre perché per crescere avevano<br />
bisogno di tanta luce.<br />
Ad un tratto mi sembrò di udire una vocina. Guardai<br />
fuori dalla finestra e n<strong>on</strong> vidi niente. C<strong>on</strong>vinta<br />
d’essermi inventeta tutto volli uscire, quando riudii la<br />
voce che che mi chiedeva come fosse possibile che<br />
n<strong>on</strong> le risp<strong>on</strong>dessi . Esterefatta notai che a parlare<br />
era stato un vaso. Rimasi imbambolata ad ammirarlo.<br />
Credevo d’essere diventata matta, quando l’oggetto<br />
cominciò a narrare la propria storia. Disse d’avere più<br />
di diecimila anni e che faceva parte delle mie sei vite.<br />
Tutto d’un tratto i petali del fiore che c<strong>on</strong>teneva si<br />
trasformar<strong>on</strong>o in illustrazi<strong>on</strong>i che rappresentavano<br />
la mia vita in epoche diverse. In una immagine<br />
ero addirittura assieme a Cleopatra. Volli sentirmi<br />
racc<strong>on</strong>tare quella „mia“ vita. Ero stata colei che aveva<br />
inciso i geroglifici e i disegni sulla tomba di Cleopatra.<br />
Essendo stata in quel periodo una rispettata artista<br />
avevo risvegliato l’ invidia di un altro artista che poi<br />
mi aveva uccisa.<br />
In un’altra vita ero stata un cagnolino abband<strong>on</strong>ato<br />
e trovato poi da una barb<strong>on</strong>a che mi aveva preso<br />
c<strong>on</strong> sé. Mi aveva chiamato Cheeck perché le era<br />
sembrato un nome, buffo, carino e simpatico.<br />
Essendo stata un cane intelligente, la d<strong>on</strong>na mi<br />
aveva usata per fare degli spettacoli che le avevano<br />
fatto guadagnare dei soldi c<strong>on</strong> cui poter vivere.<br />
Quando la d<strong>on</strong>na morì di una malattia incurabile a<br />
quel tempo scappai nel bosco e, giunta dinanzi a<br />
una capanna, avevo atteso che qualcuno uscisse. Ne<br />
uscì una d<strong>on</strong>na anziana che risultò essere una strega<br />
bu<strong>on</strong>a, esperta nel preparare intrugli medicamentosi<br />
c<strong>on</strong> le erbe. Da lei imparai quest’ arte.<br />
In una mia terza vita fui una famosa pasticcera. Ero la<br />
proprietaria di una, chiamiamola fattoria dei dolci in<br />
quanto tutto cioò che vi, per modo di dire cresceva,<br />
era fatto di pasticcini: il fiume, le mele, gli alberi, i<br />
fiori. Fu una vita molto „dolce“ quella e guadagnai<br />
anche tanto denaro. Feci molte cose „bu<strong>on</strong>e“ : case<br />
per i poveri e anche per animali abband<strong>on</strong>ati. Ero<br />
molto amata e ciò mi rendeva felice. In quel periodo<br />
ebbi anche occasi<strong>on</strong>e di c<strong>on</strong>oscere un giovane<br />
che provava pieta nei c<strong>on</strong>fr<strong>on</strong>ti degli animali che<br />
soffrivano e li amava molto. La nostra fu prima<br />
amicizia e poi amore. Ci sposammo. Ma la storia,<br />
sembra, n<strong>on</strong> era destinata ad avere un lieto fine.<br />
Infatti nel frattempo scoppiò la guerra e il mio