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VII<br />

CONCORSO MAILING<br />

LIST HISTRIA<br />

soffitta n<strong>on</strong> era una di quelle che nei film c<strong>on</strong>teng<strong>on</strong>o<br />

mappe e tesori, o almeno lo pensavo, pensavo in<br />

effetti che la nostra soffitta fosse semplicemente<br />

ciò che sembrava e appariva agli occhi di noi comuni<br />

mortali, ovvero di chiunque andasse a vederla: un<br />

posto dove i papà, compreso il mio, tenevano le loro<br />

riserve di salsicce e prosciutti, curandoli e mettendoli<br />

nella posizi<strong>on</strong>e strategica più c<strong>on</strong>veniente per farli<br />

asciugare il più presto possibile. Reputavo inoltre<br />

che lì ci dovesse essere il passeggino di mia sorella<br />

e il mio e la raccolta di fumetti di papà. Infatti vidi<br />

ciò che mi ero aspettata: i passeggini, la raccolta di<br />

Alan Ford di papà e il prosciutto e delle salsicce che<br />

penzolavano da un bast<strong>on</strong>e. Tutto questo l’ avevo<br />

visto quella volta quando avevo aiutato papà ad<br />

imbiancare le pareti. Da allora n<strong>on</strong> ci ero più salita,<br />

anzi n<strong>on</strong> me ne ero sognata per nulla. La temevo, mi<br />

metteva i brividi. Spesso la notte, quando tutti i miei<br />

famigliari dorm<strong>on</strong>o e io me ne sto sveglia nel letto,<br />

magari dopo essermi destata per un n<strong>on</strong>nulla a causa<br />

del mio s<strong>on</strong>no troppo leggero, mi capita di sentire<br />

giungere dalla soffitta un qualcosa che assomiglia<br />

troppo a dei passi e al respiro di qualcuno. Mi capita<br />

anche di avere degli incubi orrendi. Alcuni dic<strong>on</strong>o che<br />

n<strong>on</strong> dovrei avere la testa rivolta verso sud. Ma anche<br />

dopo aver rivoltato il mio letto da tutte le parti gli<br />

incubi n<strong>on</strong> mi hanno abband<strong>on</strong>ata. Mia sorella, tra l’<br />

altro gemella, invece n<strong>on</strong> fa altro che sognare cose<br />

dolci come il miele. Il suo m<strong>on</strong>do è fatto di rose e fiori,<br />

ma per questo motivo n<strong>on</strong> la odio, anzi noi due siamo<br />

inseparabili, ci capiamo in ogni momento.<br />

Comunque per qualche loro strana ragi<strong>on</strong>e<br />

– decisi<strong>on</strong>e i nostri genitori ci hanno messe in<br />

classi separate e così in quel momento mi trovavo<br />

da sola a casa. Eppure siamo f<strong>on</strong>damentalmente<br />

diverse, io pallidissima, lei rosea, le mie mani s<strong>on</strong>o<br />

costantemente gelide, le sue caldissime, io s<strong>on</strong>o<br />

bi<strong>on</strong>da, lei castana, i miei occhi s<strong>on</strong>o di un azzurro<br />

pallidissimo, i suoi castano dorati. In più s<strong>on</strong>o molto<br />

curiosa. Ed è per questo che quel giorno, essendo<br />

sola soletta decisi di andare a vedere cosa celava<br />

„il posto dei misteri“. Presi una seggiola per poter<br />

entrare dalla porta che era situata in alto. Una porta<br />

di quercia, di quelle che ormai n<strong>on</strong> se ne fanno più.<br />

Entrai. Il pavimento scricchiolava sotto i miei passi.<br />

Le ragnatele regnavano sovrane. Eppure tutto ciò<br />

n<strong>on</strong> mi disturbava affatto. Mi disturbava il fatto che l’<br />

ambiente mi stesse deludendo all’ ennesima potenza.<br />

N<strong>on</strong> c’ era nulla di nuovo, rividi ciò che avevo già visto<br />

117<br />

un paio d’anni prima. Niente si era mosso. Lì, e questo<br />

era certo, nessuno c’ era entrato da anni. Niente si<br />

era spostato di neanche un millimetro. C’ era tanta<br />

polvere e mancava la luce, così decisi di aprire un po’<br />

le persiane. Il pavimento sembrava strano, anche se in<br />

un primo momento n<strong>on</strong> ci feci caso.<br />

Chiusi nuovamente le imposte e stavo per aprire la<br />

porta e andarmene, quando caddi. Mi feci talmente<br />

male al naso che in un primo momento credetti<br />

di averlo rotto. Guardai il pavimento per riuscire a<br />

capire a cosa fosse dovuto il terribile capitombolo,<br />

quando mi accorsi che da una parte si era sollevato.<br />

Corsi alla finestra per farmi luce e rimettere tutto<br />

in ordine di modo che il papà n<strong>on</strong> si accorgesse di<br />

nulla. Era difficile, n<strong>on</strong> ce la facevo. Per la testa mi<br />

frullavano come una cantilena le parole di papà: n<strong>on</strong><br />

ci entrare, è pericoloso, il pavimento è pericolante.<br />

Sollevai ancora qualche piastrella e cominciai a<br />

vedere qualcosa: sotto ci stavano foto, carte e<br />

libricini. I fogli erano recenti, scritti al computer, i libri<br />

vecchi, scritti a mano. Le foto invece partivano dal<br />

Settecento, lo si capiva dagli abiti, per giungere fino<br />

ai giorni nostri. Le ultime e più recenti erano foto di<br />

mio papà e di suo fratello, mio zio.<br />

Era evidente che tutte quelle pers<strong>on</strong>e, dalle più<br />

antiche a quelle di oggigiorno erano in qualche<br />

maniera imparentate e tutte, dico tutte, riportavano<br />

incisa o la lettera L o la lettera V. Le più recenti solo ed<br />

esclusivamante la lettera L. Diedi un occhiata ai fogli:<br />

erano scritti in delle lingue per me astruse, l<strong>on</strong>tane<br />

e difficilissime, una addirittura „morta“. Erano scritte<br />

in latino e greco. C’erano delle parole che ricorrevano<br />

costantemente: geminus, wampyr e lykus anthropos.<br />

Trovai anche una busta piena di indirizzi. L’ultimo era il<br />

nostro. Nella busta c’era anche una chiave. Notai che<br />

la busta all’interno era tutta macchiata di qualcosa<br />

che sembrava sangue. Cominciai ad avvertire i morsi<br />

della fame. Ma trascurai la sensazi<strong>on</strong>e. Lessi le parole<br />

di uno dei foglietti: athibeo ut unus b<strong>on</strong>us propositum.<br />

La prima parola n<strong>on</strong> la c<strong>on</strong>oscevo le altre invece, lo<br />

avevo imparato a scuola, significavano “per un bu<strong>on</strong><br />

scopo”. La chiave era molto pesante. Doveva avere<br />

almeno un paio di secoli. N<strong>on</strong> avevo la più pallida idea<br />

di cosa aprisse.<br />

Tra i fogli ne trovai anche uno scritto in italiano e me<br />

ne rallegrai molto. Il c<strong>on</strong>tenuto era però alquanto<br />

insolito: c’ erano un mucchio di formule chimiche.<br />

Era riportata anche una c<strong>on</strong>versazi<strong>on</strong>e di mio padre<br />

c<strong>on</strong> mio zio. La lessi in un lampo. Ed ebbi paura.

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