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114 Edizi<strong>on</strong>e<br />

2009<br />

fossero discesi dal fara<strong>on</strong>e Tolomeo. „Questo vuol dire<br />

che ho ucciso un discendente di Tolomeo? N<strong>on</strong> me ne<br />

importa nulla!“ –proruppe Jennifer e tutti si misero a<br />

ridere perché tutto è bene ciò che finisce bene.<br />

Padre e figlia tornar<strong>on</strong>o alla vita di ogni giorno e ogni<br />

mese andavano a trovare Jennifer. Il fattaccio venne<br />

taciuto e mi raccomando, lo stesso lo pretendo pure<br />

da voi, perché ciò che succede nell’ Area 51 deve<br />

rimanere un segreto!<br />

DeA niCoLettA C<strong>on</strong>tinoLo<br />

motto L’ANTIQUARIA<br />

Classe VII a<br />

Scuola Elementare Italiana<br />

“Giuseppina Martinuzzi” Pola<br />

prof. Ingrid Ukmar Lakoseljac<br />

in Soffitta Scopro oggetti che<br />

cominciano a racc<strong>on</strong>tare la loro Storia<br />

La storia che sto per racc<strong>on</strong>tarvi è successa tempo<br />

fa. Fu quel giorno quando mia madre mi disse: „Dea,<br />

vai in soffitta e prendi uno zerbino pulito, perché<br />

quello che sta davanti alla porta è tutto bagnato.<br />

“ Feci le scale e mi trovai davan ti all’ entrata del<br />

solaio. N<strong>on</strong> ci avevo mai messo piede prima ed ero<br />

molto curiosa di vedere cosa ci avrei trovato. Una<br />

volta entrata, la prima cosa che mi colpì fu il forte<br />

odore di stantio e la sec<strong>on</strong>da e deludente il gran<br />

ammasso di vecchiume e polvere. I mobili erano<br />

vecchi, vecchissimi, sembrava che appartenessero<br />

n<strong>on</strong> alla storia, ma addirittura alla preistoria. Alcuni<br />

oggetti però spiccavano per la loro bellezza: un comò,<br />

un candelabro e una sedia a d<strong>on</strong>dolo. Erano tutti<br />

rigorosamente ricoperti di strati e strati di polvere. Mi<br />

misi a cercare lo zerbino e n<strong>on</strong> trovandolo mi accinsi<br />

ad andarmene, quando una voce roca mi fermò.<br />

„Ehi, tu!“ Mi girai di scatto, alquanto spaventata, ma<br />

n<strong>on</strong> vidi nessuno. C<strong>on</strong> un po’ di timore chiesi: „Chi<br />

c’ è?“ Mi sentii chiedere se n<strong>on</strong> avevo mai sentito<br />

parlare un comò e di venirgli vicino, in quanto gli<br />

serviva un po’ di compagnia. Gli chiesi incuriosita<br />

come potesse parlare e cosa volesse. Mi disse di<br />

starmene calma e di n<strong>on</strong> avere paura siccome n<strong>on</strong><br />

era cattivo. Voleva soltanto racc<strong>on</strong>tarmi la sua storia.<br />

Era tanto tempo che n<strong>on</strong> parlava c<strong>on</strong> qualcuno ed<br />

era desideroso di un po’ di c<strong>on</strong>versazi<strong>on</strong>e. Volevo<br />

sentire la sua storia? Certo che lo volevo! Il bel<br />

comò cominciò a narrarmi che era stato costruito<br />

nel l<strong>on</strong>tano 1740 e che aveva girato da casa in casa<br />

finché un giorno, e qui cominciò a tossire per il lungo<br />

silenzio e la tanta polvere, finché un giorno... „Finché<br />

un giorno?“ – lo incitai. C<strong>on</strong>tinuò dicendomi che<br />

un giorno finalmente inc<strong>on</strong>trò il suo grande amore:<br />

una cassapanca. Bei tempi quelli, mi disse. Mi stupii<br />

molto per la cassapanca, ma lui imperterrito mi<br />

spiegò che n<strong>on</strong> c’ era nulla di strano ma che anzi<br />

quella era stata una cassapanca reale, appartenuta<br />

alla regina d’Inghilterra, mentre lui, poveretto era<br />

soltanto un comò di umili dimore. Eppure l’ aveva<br />

amata perdutamente. „ E poi, cosa successe?“ chiesi<br />

. Mi rispose d’essere stato in seguito trasferito in<br />

Canada e poi, dopo molti molti anni mia madre l’<br />

aveva trovato da un antiquario, l’ aveva comperato<br />

e portato a casa nostra. N<strong>on</strong> aveva potuto prendere<br />

posto tra gli altri mobili perché quando ero nata io<br />

aveva rappresentato un pericolo c<strong>on</strong> i suoi spigoli e<br />

quindi era stato relegato tra le cose vecchie ed inutili,<br />

pazientemente in attesa che qualcuno si ricordasse<br />

della sua esistenza e della sua utilità.<br />

Lo salutai affettuosamente, accingendomi a prendere<br />

la via del ritorno quando un’altra voce bloccò<br />

nuovamente le mie intenzi<strong>on</strong>i. Una vocina timida mi<br />

chiese se pure lui poteva racc<strong>on</strong>tarmi la sua storia.<br />

Era stato il candelabro e io ormai, preparata a tutto<br />

e soprattutto alle cose strane n<strong>on</strong> mi spaventati<br />

per nulla e naturalmente accettai. Ascoltai c<strong>on</strong><br />

piacere quello che mi narrò. Era stato costruito<br />

nel 1610 e d<strong>on</strong>ato in seguito al grande letterato<br />

inglese Shakespeare. Un grande uomo e un grande<br />

drammaturgo, ma c<strong>on</strong> un caratterino... Spiegò che<br />

una volta, essendoglisi rotto un braccio, per la rabbia<br />

e reputandolo ormai inutile l’ aveva lanciato dalla<br />

finestra. „Quello stolto, ma un giorno mi vendicherò!“-<br />

proruppe. Gli spiegai che avrebbe fatto bene a<br />

dimenticare i suoi propositi di vendetta in quanto l’<br />

uomo era morto già da molti secoli. Sembrò appagato,<br />

credendo d’aver avuta così realizzata la sua intenzi<strong>on</strong>e.<br />

Il braccio ora era al proprio posto perché mia madre<br />

glielo aveva fatto aggiustare. Volli andarmene,<br />

spiegandogli di temere che mia madre pensasse<br />

che mi fossi persa nel solaio, quando lui espresse un<br />

desiderio. Voleva, essendosene innamorato, che gli<br />

lasciassi la lampadina accesa, per poter ammirare<br />

per sempre la sua luminosità. „Ma n<strong>on</strong> sei mica<br />

Maria De Filippi di „Uomini e d<strong>on</strong>ne“- esclamai, ma lo

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