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Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano

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Tango. Ma non <strong>si</strong> erano limitati a scrivere articoli e libri.<br />

Oltre a Radio Popolare, infatti, avevano frequentato <strong>le</strong> te<strong>le</strong>vi<strong>si</strong>oni. La Rai in una<br />

trasmis<strong>si</strong>one di Nanni Svampa, poi avevano conosciuto Beppe Recchia, regista di<br />

Drive In, ed erano entrati in Fininvest a far parte del per così dire comitato centra<strong>le</strong><br />

per la preparazione della risata pre<strong>si</strong>eduto da Antonio Ricci, «marxista wagneriano»<br />

per sua definizione. Avevano collaborato così con Lorenzo Beccati, da anni dedito a<br />

Ricci, e con Max Greggio, il vignettista e coautore dell’irriverente foglio satirico<br />

livornese Il Vernacoliere di Mario Cardinali. Oltre che a Drive In avevano prestato<br />

opera ad altre imprese di Ricci e anche all’Emilio di Gaspare e Zuzzurro; appunto<br />

quando uscì <strong>Anche</strong> <strong>le</strong> <strong>formiche</strong> <strong>nel</strong> <strong>loro</strong> <strong>piccolo</strong> s’<strong>incazzano</strong> lavoravano per una serie<br />

di <strong>si</strong>t-com per Cana<strong>le</strong> 5 o altro cana<strong>le</strong> berlusconiano - protagonisti: Silvio Orlando e<br />

Teo Teocoli - un’attività che permetteva <strong>loro</strong> di riprendere un poco il discorso<br />

teatra<strong>le</strong>.<br />

Al teatro li aveva introdotti un altro <strong>loro</strong> amico, l’attore Paolo Ros<strong>si</strong>. Il regista<br />

Gabrie<strong>le</strong> Salvatores aveva deciso di mettere in scena Comedians di Trevor Griffifh al<br />

Teatro dell’Elfo di Milano. Un testo ing<strong>le</strong>se, ing<strong>le</strong><strong>si</strong>s<strong>si</strong>mo, da italianizzare con<br />

pas<strong>si</strong>one. Paolo Ros<strong>si</strong> vo<strong>le</strong>va articolare meglio i dialoghi italiani del suo personaggio<br />

e <strong>si</strong> era fatto aiutare da Gino & Miche<strong>le</strong>. Gino & Miche<strong>le</strong> avevano cominciato a<br />

lavorare solo per lui, ma poi gli altri attori <strong>si</strong> erano interessati e avevano voluto che<br />

lavorassero anche per <strong>loro</strong>. Gino & Miche<strong>le</strong> <strong>si</strong> erano specializzati come parolieri di<br />

personaggi, di personalità in formazione, emergenza e affermazione. Per l’agenda più<br />

o meno scolastica Smemoranda, edita da <strong>loro</strong> amici, sceglievano intanto<br />

vertiginosamente testi e collaboratori. E per altri amici sempre <strong>si</strong>mili, con lo stesso<br />

passato sessantottino, promuovevano <strong>le</strong>ve di nuovi comici allo «Zelig», suggerendo<br />

nuove battute pos<strong>si</strong>bili e impos<strong>si</strong>bili. Le battute s’inventano, è chiaro, ma molto più<br />

spesso <strong>si</strong> tramandano, ovvero <strong>si</strong> rubano.<br />

Nel<strong>le</strong> prime interviste Gino & Miche<strong>le</strong>, più che dire, come avrebbero potuto, che il<br />

<strong>loro</strong> libro costituiva la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong>, il bilancio della <strong>loro</strong> vita da «amici», preferirono<br />

in<strong>si</strong>stere su questo concetto riduttivo del furto. «<strong>Anche</strong> <strong>le</strong> <strong>formiche</strong> <strong>nel</strong> <strong>loro</strong> <strong>piccolo</strong><br />

s’<strong>incazzano</strong> è un titolo “rubato” come “rubate” sono tutte <strong>le</strong> battute - 540 - di questo<br />

libro...» Il libro ebbe un successo straordinario <strong>nel</strong> 1991, un successo che continuò<br />

<strong>si</strong>nché <strong>nel</strong> 1992 non uscì <strong>Anche</strong> <strong>le</strong> <strong>formiche</strong> <strong>nel</strong> <strong>loro</strong> <strong>piccolo</strong> s’<strong>incazzano</strong>. Anno<br />

secondo, con l’incipit identico a quello dell’anno precedente: «Sottilis<strong>si</strong>mo è il filo<br />

che separa una buona battuta da una tremenda stronzata. Lo abbiamo scritto poco più<br />

di un anno fa. Dopo il successo del primo libro ne <strong>si</strong>amo sempre più convinti». Tutto<br />

ugua<strong>le</strong> o qua<strong>si</strong>. Era cambiato l’editore. Non più Einaudi. Se l’esperimento<br />

<strong>formiche</strong>sco fosse fallito, infatti, avrei potuto restare all’Einaudi a sorbirmi tutte <strong>le</strong><br />

critiche dovute in quel<strong>le</strong> mitiche riunioni a cui da ragazzo avevo tanto sognato di<br />

partecipare, ma ormai non erano più frequentate da Leone Ginzburg, Cesare Pavese e<br />

Italo Calvino. C’erano altri ed era una noia morta<strong>le</strong>. Ma il successo era stato<br />

straordinario. E come avrei potuto convivere? Io, a dar <strong>le</strong> dimis<strong>si</strong>oni sono abituato e<br />

ho proceduto secondo abitudine, uno sbaglio, e ciao, ma mi ha stupito e consolato che<br />

anche mio nipote se ne <strong>si</strong>a venuto via, riprendendo una vecchia <strong>si</strong>gla editoria<strong>le</strong>,<br />

Baldini&Castoldi, che da un certo momento in poi era scomparsa dal<strong>le</strong> librerie e<br />

facendone una nuova casa editrice per <strong>le</strong>ttori e non <strong>le</strong>ttori. Le Formiche. Anno

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