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Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano

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umoristi o comici e neppure bambini, che, data la <strong>loro</strong> data di nascita, vorrebbe dire<br />

infantiloidi o precocemente rimbambiti, ma semplicemente «amici» in tutti i sen<strong>si</strong><br />

della parola, e non solo perché <strong>si</strong> conoscono <strong>si</strong>n da ragazzi. Non solo perché hanno<br />

cominciato a fare una specie di cabaret da studenti alla fine degli anni Sessanta, come<br />

raccontano <strong>loro</strong>, che non parlano mai contemporaneamente perché sono molto bene<br />

educati e hanno la coscienza che, quando apre la bocca uno, l’altro può risparmiar<strong>si</strong> la<br />

fatica. «Tempi di ideologia e<strong>si</strong>gente.» «Pallo<strong>si</strong>s<strong>si</strong>mi.» «Cabaret è una brutta parola.»<br />

«Comunque, u<strong>si</strong>amola.» «Il cabaret ha ripreso perché è un fenomeno borghese e la<br />

borghe<strong>si</strong>a ha smesso di con<strong>si</strong>derar<strong>si</strong> in cri<strong>si</strong>.» «Cercavamo di essere divertenti, di far<br />

ridere.» Miche<strong>le</strong>, appena laureato in <strong>le</strong>ttere era entrato a lavorare alla Emme Edizioni<br />

di Rosellina Archinto, tra tante donne, «tutte più o meno femministe.» Gino faceva i<br />

controlli di gestione per varie aziende, e <strong>si</strong> definiva «ragioniere politico, anziché<br />

prigioniero.» «Però, ogni tanto ripetevamo che c’era bisogno di cominciare a ridere<br />

anche da <strong>si</strong>nistra della <strong>si</strong>nistra.» «Qualche volta andavamo <strong>nel</strong><strong>le</strong> fabbriche.» «Gli<br />

operai non gradivano.» «In mensa ci tiravano dietro i panini.»<br />

Al momento della pubblicazione di <strong>Anche</strong> <strong>le</strong> <strong>formiche</strong> <strong>nel</strong> <strong>loro</strong> <strong>piccolo</strong><br />

s’<strong>incazzano</strong>, Gino & Miche<strong>le</strong> avevano già lavorato moltis<strong>si</strong>mo grazie o per colpa dei<br />

<strong>loro</strong> tantis<strong>si</strong>mi amici. La prima occa<strong>si</strong>one gliel’avevano fornita certi <strong>loro</strong> amici che<br />

facevano Radio Popolare. Gino & Miche<strong>le</strong> sono nati <strong>nel</strong> 1976 da Radio Popolare. Per<br />

la verità, Radio Popolare è nata da <strong>loro</strong> e da qualche altro, da un gruppo di amici,<br />

insomma, di mutuo soccorso. Solidarnosc meneghina. «Quando <strong>si</strong> va in giro tra la<br />

gente, la gente ti guarda e puoi tentare di re<strong>si</strong>stere quanto vuoi. Prima o poi finisci per<br />

guardarla e sei fregato. Almeno se sei una persona per bene, ogni e<strong>si</strong>bizione ti pesa e<br />

rischi la parali<strong>si</strong>.» Gino & Miche<strong>le</strong> erano timidis<strong>si</strong>mi. Ma i microfoni della radio che<br />

col<strong>le</strong>gano il pubblico e <strong>nel</strong>lo stesso tempo lo tengono lontano, privandolo di qual<strong>si</strong>a<strong>si</strong><br />

pos<strong>si</strong>bi<strong>le</strong> reazione immediata, avevano favorito l’esplo<strong>si</strong>one di Gino & Miche<strong>le</strong> che<br />

avevano attaccato a ricordare, a ce<strong>le</strong>brare, a commemorare il passato pros<strong>si</strong>mo.<br />

Un’operazione tipicamente sessantottina.<br />

Do you remember Sixty Eight? Oh, l’indimenticabi<strong>le</strong> Sessantotto! Per<br />

commemorarlo Gino & Miche<strong>le</strong> non avevano aspettato che scadesse il primo<br />

decennio e tanto meno il secondo. «Un grande successo», dice Gino. «<strong>Anche</strong> se solo<br />

milanese», dice Miche<strong>le</strong>. «Di radio loca<strong>le</strong>», «Ma diffondibi<strong>le</strong> per contagio.» «Ci<br />

divertivamo da pazzi.» Da allora avevano lavorato sempre di più, cercando di non<br />

divertir<strong>si</strong> di meno. Per scritto avevano collaborato a Linus, Il Mondo, il Corriere<br />

d’Informazione, il Guerin Sportivo, Tango, l’inserto satirico dell’Unità fermamente<br />

voluto da Sergio Staino; poi, quando Staino <strong>si</strong> era stufato, all’inserto satirico<br />

succes<strong>si</strong>vo Cuore diretto da Miche<strong>le</strong> Serra; e avevano continuato a collaborare<br />

quando Cuore <strong>si</strong> era staccato dal giorna<strong>le</strong> marsupio ed era andato a vivere per conto<br />

proprio, prima con ancora Miche<strong>le</strong> Serra pilota, poi, quando pure Serra <strong>si</strong> era stufato<br />

di guidare un foglio satirico, con Claudio Sabelli Fioretti conducator. Il primo <strong>loro</strong><br />

libro, forse il più impegnativo, Rosso un cuore in petto mi è fiorito, lo aveva stampato<br />

<strong>nel</strong> 1978 Giulio Savelli, tipico editore sessantottino, che attualmente va passando di<br />

destra in destra come tanti altri, del resto. Nel 1979 Gino & Miche<strong>le</strong> avevano bissato<br />

l’impresa con M’avessero imparato a votare. Nel 1986 era stata la volta di Faceva un<br />

caldo torrenzia<strong>le</strong> e <strong>nel</strong> 1988 di Nomi dell’Oggi, apparso <strong>nel</strong>la collana dei libri di

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