estratto antologia.pdf - ICS Quasimodo Oberdan

LETTURA
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PICCHI’’ Ú QUATTRU?
In questa scena Luigi si appresta a ricevere la sua paga per il lavoro svolto. Nella
scena alcuni particolari vengono ampliamente descritti dal protagonista, il quale li
osserva con stupore. Il primo particolare che salta all’occhio di Luigi è il fatto che i
suoi superiori si rivolgono ai colleghi chiamandoli per soprannome come “facci ri
surciu”, “occhi ri attu” ecc. Il secondo è lo chef (cioè il capo cantiere), che assume
uno strano comportamento: mentre i poveri operai sono in coda per ricevere la
scarsa paga, lui addenta un filone intero condito con i più svariati condimenti.
Quando arriva il turno di Luigi si verifica ancora un’altra stranezza: la paga
consiste in una carta da gioco siciliana. A Luigi viene dato il quattro di denari carta
che susciterà un enorme dubbio nel protagonista il quale alla fine del capitolo
pronuncerà la frase (che abbiamo scelto come titolo per questo brano) “Picchì ù
quattru?!”
“Mi pare che c'erano una fila lunga di noi gastarbeiter che si prendeva la paga. Eravamo
tutti siciliani. Tutti del mio paese eravamo! (Ride) E lo sceffi ci chiamava per nome e
pure il ragioniere chiamava, con la voce un po' grossa. Ma il ragioniere quando chiamava
stava seduto dietro un tavolo apparecchiato e mangiava e si agghiottieva un pane tanto
(gesto) e ogni volta che agghiottieva gridava un nome nostro che pareva dovesse
affogarsi. Ma la cosa strana è che non ci chiamava col nome italiano ma con la nostra
'nciuria. Col soprannome! E lui come
faceva a saperlo qual era la nostra
'nciuria? No, non ci chiamava, che so,
Catalano Giuseppe... Tumminello
Pietro. No! Quello a ogni boccone
gridava Cacasutta, Mennulamara! Che
poi il ragionieri grida con quella voce
tedesca che pare tutta affocata...
Grida, facendo il verso al ragioniere
tedesco che chiama per 'nciuria i suoi
compaesani...
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