estratto antologia.pdf - ICS Quasimodo Oberdan

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30.05.2013 Views

-Zio, ti ho portato questo ragazzo, è un amico, ha bisogno di sapere cosa succede in questi territori, dice che da grande vuole diventare come Antonio Bardellino. Mi sentii in imbarazzo, il vecchietto mi guardava, silenzioso, fisso, senza battere ciglio. A un certo punto si alzò e si sbottonò la camicia. Al terzo bottone vidi che la sua pelle aveva qualcosa di strano, al quinto bottone mi resi conto che era completamente bruciato, dal petto ai piedi. Bardellino, chill’omme ‘e niente. Tu avresti mai ‘o curaggio di prendere un uomo e buttarlo su una lastra di bitume caldo, schiacciandolo con il piede sulla schiena, mango fosse una fetta di arrosto? Rispondimi? -Ma io…. -Ma tu cosa? Che ne sai tu di violenza, che ne sai tu di camorra. Questa è gente spietata che non si merita la vostra ammirazione. Io avevo un solo compito, quello di fare attenzione a tutti i carichi di sigarette che arrivavano dal mare, sugli scafi, caricati su dei camion di bestiame e portati in un capannone a Cancello Arnone, da Zazzà, un contadino che aveva deciso di prestarci le sue stalle. Ma una sera qualcosa andò storto e fummo assaliti da centinaia di carabinieri. Mi disse Bardellino che per nessun motivo dovevo lasciare il carico, “falli pure sparare, ma tu non lasciare mai il carico”. Scappai dopo aver visto due carabinieri feriti e tre dei miei amici morti, al volante delle alfette che ci scortavano. Per ore mi sono rifugiato in un vecchio casolare a Mondragone, la mattina seguente, e poi riuscii a raggiungere un cantiere dove stavano tutti gli uomini del clan. Non ci furono scuse, fui preso da due uomini, uno mi teneva la testa tirata su e l’altro mi stendeva a terra sul bitume caldo. Arrivò Bardellino, e senza neanche dire una parola poggiò il suo piede destro sulla mia schiena, e fece lo stesso per le cosce, per le gambe. Rimasi senza parole, non credevo che un uomo sarebbe stato capace di usare tanta violenza su un altro. -Mentre a Napoli si sparavano per il regolamenti dei conti, per spaccio o per estorsioni, qui l’aria è diversa. Qui il clan si è cucito un vestito elegante, ormai sono tutti manager. Si occupano di frutta, di armi ma soprattutto di cemento. (da Scimmie, Palermo, 2011, pp.51-52) 16

IL COMMENTO di Ruben Torchiano, Carlo Temperino, Fabiola Marchese (classe 3h) Il brano induce a riflettere sulla violenza che ci può essere tra gli uomini: in questo caso, violenza dettata dai soldi che il clan aveva perso per la paura umana di zio Nicola. Pummarò rivive, attraverso il racconto dello zio, la brutalità di quegli attimi: “fui preso da due uomini, uno mi teneva la testa tirata in su e l’altro mi stendeva a terra sul bitume caldo”. Anche il lettore riesce a immedesimarsi grazie al linguaggio semplice e attuale utilizzato dall'autore. LETTURA 4 … E POI SORRIDERE Nel brano scelto, che coincide con la fine del romanzo, Pummarò, uno dei tre protagonisti, rimpiange tutte le sue scelte sbagliate e si abbandona ad un pianto tra le braccia delle persone che ama. ‘’Quella sera del 23 settembre 1985 piansi tra le sue braccia, e non solo, piansi tra le braccia di mia madre e di mio padre; corsi da lui, nel lettone, per dirgli con tutta la mia forza che era il più bravo chitarrista che conoscevo. Quella sera piansi tra le braccia di Annarella, piansi tra le braccia della gelataia. Piansi per giorni. Molti giorni. Poi dopo il pianto urlai. Urlai al mio quartiere, ai miei coetanei, alla mia gente. Urlai alla mia città, da sopra San Martino. Urlai al funerale di Giancarlo dopo uno straziante applauso. Oggi, dopo tanti anni trascorsi da quella sera sorrido. Sorrido ai miei clienti quando gli vendo la frutta migliore, sorrido a tutti i ragazzini ai quali dedico il mio tempo, sorrido ai nuovi proprietari dell’Hotel La Mela, finalmente ripulito. Sorrido a mio padre, che mentre mi intona i suoi soliti accordi mi racconta le sue vecchie bravate da studente militare. Sorrido a mia madre, sempre più bella, che mi coccola come fossi ancora un bambino. Sorrido a Tore, libero dalla droga, che mi guarda dal balcone della sua nuova casa, sorrido al suo piccolo ma già grasso figlio Franco che di nome e di fatto sembra la copia di Panzerotto, e ama stare con me al negozio ascoltando Vasco Rossi. Sorrido 17

-Zio, ti ho portato questo ragazzo, è un amico, ha bisogno di<br />

sapere cosa succede in questi territori, dice che da grande vuole diventare come Antonio<br />

Bardellino. Mi sentii in imbarazzo, il vecchietto mi guardava, silenzioso, fisso, senza<br />

battere ciglio. A un certo punto si alzò e si sbottonò la camicia. Al terzo bottone vidi che<br />

la sua pelle aveva qualcosa di strano, al quinto bottone mi resi conto che era<br />

completamente bruciato, dal petto ai piedi. Bardellino, chill’omme ‘e niente. Tu avresti mai ‘o<br />

curaggio di prendere un uomo e buttarlo su una lastra di bitume caldo, schiacciandolo con<br />

il piede sulla schiena, mango fosse una fetta di arrosto? Rispondimi?<br />

-Ma io….<br />

-Ma tu cosa? Che ne sai tu di violenza, che ne sai tu di camorra. Questa è gente spietata<br />

che non si merita la vostra ammirazione. Io avevo un solo compito, quello di fare<br />

attenzione a tutti i carichi di sigarette che arrivavano dal mare, sugli scafi, caricati su dei<br />

camion di bestiame e portati in un capannone a Cancello Arnone, da Zazzà, un<br />

contadino che aveva deciso di prestarci le sue stalle. Ma una sera qualcosa andò storto e<br />

fummo assaliti da centinaia di carabinieri. Mi disse Bardellino che per nessun motivo<br />

dovevo lasciare il carico, “falli pure sparare, ma tu non lasciare mai il carico”. Scappai<br />

dopo aver visto due carabinieri feriti e tre dei miei amici morti, al volante delle alfette che<br />

ci scortavano. Per ore mi sono rifugiato in un vecchio casolare a Mondragone, la mattina<br />

seguente, e poi riuscii a raggiungere un cantiere dove stavano tutti gli uomini del clan.<br />

Non ci furono scuse, fui preso da due uomini, uno mi teneva la testa tirata su e l’altro mi<br />

stendeva a terra sul bitume caldo. Arrivò Bardellino, e senza neanche dire una parola<br />

poggiò il suo piede destro sulla mia schiena, e fece lo stesso per le cosce, per le gambe.<br />

Rimasi senza parole, non credevo<br />

che un uomo sarebbe stato capace di<br />

usare tanta violenza su un altro.<br />

-Mentre a Napoli si sparavano per il<br />

regolamenti dei conti, per spaccio o<br />

per estorsioni, qui l’aria è diversa.<br />

Qui il clan si è cucito un vestito<br />

elegante, ormai sono tutti manager.<br />

Si occupano di frutta, di armi ma<br />

soprattutto di cemento.<br />

(da Scimmie, Palermo, 2011, pp.51-52)<br />

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