estratto antologia.pdf - ICS Quasimodo Oberdan
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-Sono due ragazzi!<br />
Io e Tore scattammo dalla panchina e c'imbucammo in quel caos di ferro e di fumo<br />
nell'attimo giusto in cui uno dei pompieri alzava una grossa trave di legno. Ci<br />
accorgemmo che da lì sotto sbucava una scarpa familiare, una Converse rossa, la stessa<br />
scarpa che portava al piede Panzarotto. I pompieri provavano a cacciarci ma io e Tore ci<br />
avvicinavamo a quella scarpa come ipnotizzati.<br />
In vita mia non ho mai sofferto per così pochi secondi come quel giorno. Secondi che<br />
furono pochi perché da lì a non so quanto tempo, non riesco neanche a quantificarlo,<br />
non ricordai più nulla. Sotto quelle macerie, sotto quei residui di palazzo bruciato<br />
vedemmo il nostro amico Panzarotto. Era lui, sotto a un tavolo ormai carbonizzato, che<br />
si teneva stretta la sua Filomena. Tutti e due avvinghiati l'uno all'altro. Sembrava che<br />
stessero sorridendo. Sembrava che stessero aspettando quella sera da tutta<br />
un'adolescenza:<br />
potersi abbracciare in<br />
silenzio, nel buio di<br />
un locale ormai<br />
chiuso. Questo<br />
fecero Panzarotto e<br />
Filomena. Decisero<br />
di restarci nel locale,<br />
chiudersi dentro e<br />
chissà, dare vita alla<br />
loro prima<br />
conoscenza, alla loro<br />
prima uscita di<br />
coppia che uscita in<br />
realtà non fu,<br />
trattandosi dello<br />
stesso luogo in cui il<br />
destino li aveva fatti<br />
incontrare. E in cui decise di farli morire”.<br />
(da Scimmie, Palermo, 2011, pp.31-36)<br />
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