n°2 - Congregazione di Gesù Sacerdote
n°2 - Congregazione di Gesù Sacerdote n°2 - Congregazione di Gesù Sacerdote
P Periodico trimestrale anno VIII n. 2 - 2012 - Poste Italiane s.p.a. - sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento In caso di mancato recapito inviare al CPO di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi - Taxe perçue G iccolo regge Congregazione di Gesù Sacerdote numero 2 2012 7 marzo 1912-2012
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Perio<strong>di</strong>co trimestrale anno VIII n. 2 - 2012 - Poste Italiane s.p.a. - sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento<br />
In caso <strong>di</strong> mancato recapito inviare al CPO <strong>di</strong> Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi - Taxe perçue<br />
G<br />
iccolo<br />
regge<br />
<strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> numero 2 2012<br />
7 marzo 1912-2012
COPIA<br />
GRATUITA<br />
Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />
numero 2 2012<br />
Redazione<br />
sr Chiara Curzel<br />
fr. Antonio Lorenzi<br />
p. Roberto Raschetti<br />
p. Giuseppe Stegagno<br />
p. Giovanni Mario Tirante<br />
(segretario <strong>di</strong> redazione)<br />
Dir. e Amm.<br />
Piccolo Gregge.<br />
<strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />
via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36<br />
38122 Trento<br />
tel. 0461.983844<br />
www.padriventurini.it<br />
piccologregge@padriventurini.it<br />
Curia <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />
c.c.p. 15352388<br />
Aut. Trib. Trento<br />
n. 1216 del 27.07.2004<br />
Responsabile<br />
a norma <strong>di</strong> legge<br />
Vittorio Cristelli<br />
Grafiche Argentarium<br />
Trento<br />
s o m m a r i o<br />
1 la lettera<br />
5 ai lettori<br />
6 speciale 7 marzo<br />
14 la voce dei padri<br />
16 una vita per loro<br />
24 chiesa oggi<br />
28 seguimi<br />
30 venturini in preghiera<br />
37 vita dell’opera<br />
49 esperienze<br />
50 e anche Dio rise<br />
Informativa per il trattamento dei dati personali in ottemperanza al D.Lgs 196/2003<br />
Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 informiamo che i dati personali raccolti nel presente atto dalla <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> sono utilizzati esclusivamente per il perfezionamento dello<br />
stesso e conservati a fini contabili, fiscali, e <strong>di</strong> prova. Tali dati sono trattati con modalità cartacee ed elettroniche. I dati richiesti sono soltanto quelli strettamente necessari, non vengono trasferiti,<br />
venduti o ceduti a terzi non <strong>di</strong>rettamente collegati alla scrivente da contratti <strong>di</strong> prestazione d’opera ed ai quali è stata fatta firmare una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> responsabilità per il trattamento in esterno<br />
dei dati della scrivente. La <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> ha adottato tutte le misure <strong>di</strong> sicurezza idonee a tutelare i dati degli interessati e un Documento Programmatico sulla Sicurezza nel<br />
quale sono descritte le procedure seguite dagli incaricati per garantire la riservatezza dei dati personali e sensibili secondo le previsioni del D. Lgs. 196/2003. Chiunque sia legittimato a farlo può in<br />
ogni momento esercitare i <strong>di</strong>ritti previsti dall’art. 7 del D. Lgs 196/2003 e cioè ottenere l’origine dei dati, aggiornamento, la correzione, l’integrazione, la cancellazione, la trasformazione in forma<br />
anonima, il blocco dei dati trattati in violazione <strong>di</strong> legge. Titolare del trattamento dei dati è la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> - P.I. 00241130228. Per ogni comunicazione è possibile inviare un fax<br />
al numero (+39) 0461 237462 o spe<strong>di</strong>re una raccomandata a: <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/a - 38122 Trento. Responsabile del trattamento dei dati è padre Gianluigi Pastò.
Carissimi,<br />
La Lettera<br />
giugno è il mese che la tra<strong>di</strong>zione della Chiesa de<strong>di</strong>ca alla devozione al Sacro<br />
Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Il nostro Fondatore è cresciuto ra<strong>di</strong>cato profondamente<br />
in questa devozione. P. Soncin, nella prima biografia <strong>di</strong> p. Venturini, descrive<br />
così il suo tempo degli stu<strong>di</strong> nel Seminario <strong>di</strong> Padova e della particolare amicizia<br />
con il con<strong>di</strong>scepolo Luigi Simoni:<br />
“Tra i due amici ci fu una vera comunanza <strong>di</strong> grazie e certamente<br />
quella più caratteristica fu la devozione al S. Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. In quei<br />
tempi i devoti del S. Cuore erano una schiera valorosa, sì, ma non nutrita;<br />
stavano per sparire gli ultimi oppositori e il trionfo della devozione<br />
era imminente.<br />
Simoni e Venturini, <strong>di</strong> comune accordo, stu<strong>di</strong>arono a fondo la teologia<br />
del S. Cuore, lessero e rilessero la Vita della B. Margherita Alacoque<br />
e fecero tesoro degli scritti della pre<strong>di</strong>letta del S. Cuore. L’Ora<br />
santa, il primo Venerdì del mese e altri ossequi caratteristici della devozione<br />
erano praticati con fedeltà e ardore. Sopra tutto puntarono<br />
sulla riparazione da offrire al Cuore Sacratissimo <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Conobbero<br />
l’Associazione della Guar<strong>di</strong>a d’Onore e vi si iscrissero, ma ottennero<br />
dal Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> una grazia ancora più segnalata: l’iscrizione alla<br />
Associazione delle Anime-Vittime [in unione ai Sacri Cuori <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
e Maria].<br />
Venturini fu entusiasta <strong>di</strong> quest’Associazione fattagli conoscere dall’amico<br />
Simoni e vi si iscrisse il 3 maggio 1910. Fu osservante delle pratiche<br />
della pia Associazione e ne visse lo spirito. La sua ora <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>a<br />
d’Onore fu segnata dalle 6 alle 7 antemeri<strong>di</strong>ane e fu fedele.<br />
Caratteristica del sodalizio è <strong>di</strong> promuovere anche la riparazione sacerdotale.<br />
I chierici Venturini e Simoni lo capirono bene e vi si applicarono<br />
con commovente ardore. A motivo <strong>di</strong> vaste conoscenze e<br />
<strong>di</strong> amici che lo visitavano spesso, il Simoni veniva a sapere certi fatti<br />
dolorosi e alle volte anche clamorosi. Subito ne informava il chierico<br />
Venturini e insieme si spronavano al santo timore <strong>di</strong> Dio, rinnovavano<br />
la promessa <strong>di</strong> un Sacerdozio santo e poi intensificavano lo spirito<br />
<strong>di</strong> riparazione. Anche questa fu una grazia singolare del buon Dio: la<br />
cognizione del male non solo non li scandalizzò, ma li spronò a mag-<br />
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giore virtù. Fatti dolorosi non mancavano in quel tempo <strong>di</strong> modernismo<br />
e <strong>di</strong> liberalismo che facilmente sfioravano anche il clero. Senza<br />
poi notare le insi<strong>di</strong>e più o meno subdole della massoneria per tendere<br />
tranelli ai Sacerdoti, specialmente giovani”.<br />
Sempre p. Soncin, raccontando poi le prime esperienze apostoliche del giovane<br />
cappellano <strong>di</strong> Cavarzere, scrive:<br />
“Un’altra devozione don Mario coltivò a Cavarzere e ne fu promotore<br />
infaticabile: la devozione al S. Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Capì tutta l’importanza<br />
che essa aveva per attirare le anime all’Eucarestia, alla Comunione frequente<br />
riparatrice e a instaurare in seno alle famiglie una vita cristiana.<br />
Sermoncini, fervorini, si moltiplicarono senza numero, per illuminare le<br />
anime pie e i fedeli. In modo speciale propagò la stampa (foglietti) riguardante<br />
il S. Cuore. Diede particolare impulso alle Guar<strong>di</strong>e d’onore e,<br />
volendo arrivare a tutti i fedeli e spiegare in modo facile e pratico la devozione<br />
al S. Cuore, curò la stampa <strong>di</strong> un libretto “Il devoto del S. Cuore”;<br />
il prezzo economico lo mise in mano a tanti e tanti fedeli, i quali<br />
trovarono nella devozione, allora quasi nuova, tanta forza cristiana.<br />
Quando don Mario si recava a bene<strong>di</strong>re le case curava che avessero<br />
l’immagine del S. Cuore, che ne praticassero la devozione. Ebbe la<br />
grande gioia, quando dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale scoppiò la spagnola,<br />
<strong>di</strong> vedere il suo “reparto” rimanere immune dal flagello, mentre<br />
altrove mieteva vittime, e questo perché esortò i suoi fedeli a consacrarsi<br />
al S. Cuore e a fare novene speciali in suo onore.<br />
La statua marmorea del S. Cuore che troneggia da un altare del Duomo<br />
è testimone del suo zelo per <strong>di</strong>ffonderne la devozione. Lanciò l’idea<br />
<strong>di</strong> erigere un bel monumento al Cuore Divino e i fedeli, sopra tutto<br />
le Guar<strong>di</strong>e d’Onore, vi corrisposero generosamente e fu possibile<br />
l’acquisto della statua (1912 a Cavarzere).<br />
La fama del suo zelo, della sua pietà, della sua devozione al S. Cuore<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, furono presto note ai Confratelli della Vicaria, e a quelli <strong>di</strong><br />
tutta la Diocesi e Diocesi limitrofe; santamente celiando lo chiamavano<br />
il S. Cuore <strong>di</strong> Cavarzere”.<br />
Con queste premesse era naturale che, dopo l’esperienza vissuta il 7 marzo<br />
1912, nel pensare prima e nel fondare poi la <strong>Congregazione</strong> il nome dato ad<br />
essa fosse “Figli del Cuore sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>”.<br />
Nel volumetto Spirito della <strong>Congregazione</strong>, nel capitolo che p. Venturini de<strong>di</strong>ca<br />
all’approfon<strong>di</strong>mento del “Cuore Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>” così egli scriveva per noi:<br />
“Tutti quelli che sono stati chiamati al piccolo gregge del Cuore sacerdotale<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, sappiano che questo è il fine principale della nostra<br />
<strong>Congregazione</strong>: sommamente onorare e con tutte le forze imitare
<strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>, nel quale la devozione nostra riguarda specialmente<br />
il Cuore, quale principio <strong>di</strong> tutte le sue azioni sacerdotali. Tuttavia la<br />
migliore e la principale maniera <strong>di</strong> onorare <strong>Gesù</strong> Cristo <strong>Sacerdote</strong> sarà<br />
l’imitazione fedele delle virtù del suo Cuore sacerdotale”.<br />
Volle che la chiesa dell’Istituto, costruita nel 1936, fosse de<strong>di</strong>cata al Cuore Sacerdotale<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Forse unica nel mondo! L’affresco del Corompai, <strong>di</strong>pinto<br />
sul catino e seguito passopasso da p. Mario che dava concrete in<strong>di</strong>cazioni allo<br />
stesso artista, parla plasticamente a chi entra in chiesa dell’amore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
sacerdote per i suoi <strong>di</strong>scepoli, mentre prega il Padre per loro.<br />
Lanciando l’iniziativa della Giornata <strong>di</strong> santificazione sacerdotale – nel 1947<br />
solo per l’Italia, l’anno successivo per tutto il mondo – il nostro Fondatore volle<br />
che fosse celebrata nella solennità liturgica del Sacro Cuore proprio per quell’aggettivo<br />
sacerdotale che caratterizzava per lui la devozione del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />
Quando nel Capitolo generale del 1980-81 sono stati riscritti i nostri testi Costitutivi<br />
e si decise <strong>di</strong> dare alla nostra Famiglia il nome nuovo <strong>di</strong> <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> (nel 1946 al momento del Decretum lau<strong>di</strong>s con cui la<br />
<strong>Congregazione</strong> dei Religiosi approvava la <strong>Congregazione</strong>, l’aggettivo sacerdotale<br />
era stato spostato dopo <strong>Congregazione</strong> con sofferta obbe<strong>di</strong>enza da<br />
parte <strong>di</strong> p. Venturini e <strong>di</strong> tutta la Famiglia) i confratelli capitolari vollero ancora<br />
sottolineare nelle Costituzioni stesse come la <strong>Congregazione</strong> non rinun-<br />
Catino della Chiesa <strong>di</strong> Casa Madre a Trento. Opera <strong>di</strong> Duilio Corompai 1876-1952.<br />
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4<br />
ciava alla particolare identità lasciata in ere<strong>di</strong>tà dal Fondatore. Riba<strong>di</strong>rono che<br />
tra gli scopi della <strong>Congregazione</strong> rimaneva vivo:<br />
Ed ancora:<br />
Onorare e imitare <strong>Gesù</strong> sacerdote, consacrato e inviato dal Padre per<br />
la vita del mondo, contemplando e annunciando gli atteggiamenti più<br />
profon<strong>di</strong> del suo Cuore sacerdotale.<br />
Attingendo alle ricchezze inesauribili del Cuore sacerdotale ricco <strong>di</strong><br />
misericor<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> grazia, <strong>di</strong>ventiamo con lui adoratori <strong>di</strong> Dio in spirito<br />
e verità. Consacrati e inviati come Cristo nel mondo riproduciamo a<br />
nuovo titolo, per vocazione speciale, i suoi atteggiamenti sacerdotali.<br />
Nella <strong>Congregazione</strong> teniamo vivo oggi questo prezioso deposito. Desideriamo<br />
con<strong>di</strong>viderne la ricchezza anche con tutti voi amici, benefattori<br />
e familiari pur con questi brevi e semplici accenni.<br />
7 marzo: giornata gioiosa nella celebrazione del centenario<br />
della Prima Idea-Ispirazione<br />
Tutte le nostre Comunità, in Italia e in Brasile, hanno vissuto il ricordo centenario<br />
della Prima Idea-Ispirazione in momenti celebrativi, coinvolgendo le<br />
Chiese locali, sacerdoti e amici.<br />
I nostri convegni formativi vissuti a Loreto ci hanno aiutato ad aprire ulteriori<br />
approfon<strong>di</strong>menti, soprattutto nella contemplazione e comprensione dell’esperienza<br />
vissuta da <strong>Gesù</strong> nell’orto degli ulivi: proprio dalla contemplazione<br />
<strong>di</strong> questo momento <strong>di</strong> vita del Signore è partita la nostra Opera sacerdotale<br />
nel cuore del nostro Fondatore.<br />
Con le rubriche Vita dell’Opera e Speciale 7 marzo desideriamo con<strong>di</strong>videre<br />
con tutti voi un po’ della nostra storia <strong>di</strong> Famiglia nel contesto dell’anno centenario<br />
e degli avvenimenti che <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente abbiamo vissuto<br />
in questi ultimi mesi.<br />
Speranze dal polmone brasiliano della <strong>Congregazione</strong><br />
Concludendo desidero con<strong>di</strong>videre con tutti voi la gioia che come Famiglia<br />
stiamo per apprestarci a vivere nel prossimo mese <strong>di</strong> luglio.<br />
In Brasile, a Barretos-SP, il giorno 14 il nostro fratello Nivaldo emetterà la sua<br />
professione definitiva e il 28 verrà or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong>acono.<br />
Daremo notizia delle celebrazioni nel prossimo numero <strong>di</strong> questo nostro Piccolo<br />
Gregge (nel rinnovato sito dei nostri fratelli brasiliani si potranno seguire<br />
le celebrazioni quasi in <strong>di</strong>retta…!! http://www.jesussacerdote.org.br/). Chie<strong>di</strong>amo<br />
per questo giovane fratello un particolare ricordo al Cuore sacerdotale<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e alla Madre del <strong>Sacerdote</strong>.<br />
Da parte mia un rinnovato grazie per la vostra amicizia, benevolenza, con<strong>di</strong>visione<br />
e preghiera.<br />
p. Gian Luigi Pastò<br />
superiore generale
Ai Lettori<br />
Cari amici vicini e lontani,<br />
anzitutto vogliamo ringraziarvi per<br />
l’amicizia che <strong>di</strong>mostrate in tante<br />
vostre lettere che giungono alla Redazione<br />
<strong>di</strong> Piccolo Gregge, per noi è motivo <strong>di</strong> gioia<br />
sapere che apprezzate questo piccolo strumento<br />
nei contenuti e nella forma.<br />
Desideriamo presentarvi brevemente questo<br />
secondo numero della rivista.<br />
Speciale 7 marzo offrirà due punti <strong>di</strong> vista per<br />
ricordare il centenario della prima Ispirazione:<br />
biblico e spirituale. Il verbo sul quale rifletteremo in queste pagine sarà: far amare.<br />
Una vita per loro ci condurrà in due momenti <strong>di</strong> fondamentale importanza<br />
per i nostri protagonisti: padre Venturini sarà alle prese con la fondazione della<br />
Casa Maris Stella <strong>di</strong> Loreto e madre Bice ci parlerà della sua salute cagionevole<br />
e la sua convalescenza a Caldonazzo TN.<br />
Venturini in Preghiera proporrà uno schema <strong>di</strong> preghiera con testi significativi<br />
per l’Opera.<br />
In Chiesa oggi proporremo alla vostra lettura la “Lettera per la Giornata Mon<strong>di</strong>ale<br />
<strong>di</strong> preghiera per la Santificazione del Clero”.<br />
La rubrica Vita dell’Opera sarà più ampia del solito, l’album delle foto metterà<br />
in evidenza come in alcune delle nostre comunità abbiamo celebrato il 7 marzo.<br />
Cogliamo l’occasione per ricordare alcuni amici che in questo periodo sono<br />
deceduti:<br />
Raffaella Jellici sorella <strong>di</strong> p. Tarcisio; Giammarelli Teresa (aggregata esterna)<br />
<strong>di</strong> Bitonto; Caterina Olivo, mamma <strong>di</strong> don Pierino Fietta (aggregato interno);<br />
Stefano Gastal<strong>di</strong> il marito <strong>di</strong> Milly (aggr. est.); Felice Iannello il padre <strong>di</strong> don<br />
Tindaro (parroco <strong>di</strong> San Sebastiano in Barcellona).<br />
Diamo il benvenuto al piccolo Michele nipotino <strong>di</strong> Maria Pasqua (aggr. est.).<br />
Auguriamo a fr. Nivaldo un buon cammino in preparazione alla sua Professione<br />
perpetua e alla sua Or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong>aconale che saranno celebrate nel mese<br />
<strong>di</strong> luglio.<br />
A voi tutti una bella estate<br />
La Redazione<br />
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L’orazione<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
nell’orto<br />
Speciale<br />
7 marzo<br />
Il momento dell’agonia <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nell’orto degli ulivi (Getsèmani)<br />
è uno dei pilastri della spiritualità <strong>di</strong> p. Mario Venturini e<br />
della <strong>Congregazione</strong> da lui fondata; fr. Dario in questo contributo<br />
offre ai lettori una lettura biblico-spirituale dell’evento.<br />
L<br />
a prima Idea dell’Opera p. Mario Venturini la ebbe contemplando il<br />
quadro <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> che prega nell’orto degli Ulivi.<br />
La Cena, l’Ultima Cena, quella che, come scrive l’Evangelista Luca,<br />
<strong>Gesù</strong> aveva ardentemente desiderato <strong>di</strong> mangiare è ormai conclusa.<br />
Giuda si è già allontanato da <strong>Gesù</strong>.<br />
Pietro si è appena offerto <strong>di</strong> dare la sua vita per <strong>Gesù</strong>… e <strong>Gesù</strong> ha risposto<br />
annunciando i tre canti del gallo e l’ormai molto prossimo rinnegamento.<br />
I <strong>di</strong>scepoli che lo hanno seguito sul Monte degli Ulivi, detto anche Getsèmani,<br />
sono addormentati proprio mentre <strong>Gesù</strong> sta pregando.<br />
Insomma non proprio una bella compagnia quella che attornia <strong>Gesù</strong> in questa<br />
serata dove Lui, nei riti dell’Ultima Cena, si offre e si sostituisce all’ebraico<br />
Agnello, per <strong>di</strong>ventare Lui stesso Agnello senza macchia che raccoglie su<br />
<strong>di</strong> sé le conseguenze dei peccati dei figli dell’uomo: annuncio, tutto questo,<br />
della sua Crocifissione.<br />
D’altronde queste cose <strong>Gesù</strong> le aveva predette ben tre volte in quelle che conosciamo<br />
come “le pre<strong>di</strong>zioni della Passione, Morte e Risurrezione <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>”.<br />
Ma anche la Domenica delle Palme, in occasione del suo ingresso nella Città<br />
santa, quando il volto <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> si fece duro come pietra, Egli pre<strong>di</strong>sse: “Gerusalemme,<br />
Gerusalemme, che ucci<strong>di</strong> i profeti e lapi<strong>di</strong> quelli che ti sono<br />
inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, […] e voi non avete<br />
voluto”.<br />
<strong>Gesù</strong> sa cosa lo aspetta, conosce quello che le prossime ore gli riserveranno…<br />
ma in questo momento è nel Getsèmani in preghiera: Giuda è uscito e<br />
sta preparandosi a consegnarlo; <strong>di</strong> Pietro ha appena profetizzato il rinnegamento<br />
e gli apostoli addormentati, che, appena si sveglieranno, all’arrivo <strong>di</strong><br />
Giuda, fuggiranno tutti lasciandolo solo. Insomma tutto quello che era scritto,<br />
tutto quello che <strong>Gesù</strong> ha annunciato si sta ormai realizzando… ma è in<br />
preghiera con il Padre suo.<br />
Ha un incarico da compiere, un progetto da realizzare, una volontà da ese-
guire, e sa che tutto ciò sta sulle sue spalle, nessun altro potrà portare il carico<br />
che lui si sta accingendo a portare. E neppure avrà qualcuno vicino: è e<br />
sarà solo.<br />
Tante volte, osservando questo momento della vita <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, mi sono domandato:<br />
ma chi glielo ha fatto fare… non avrebbe potuto uscire dalla città e lasciare<br />
tutto lì?…<br />
Probabilmente lo avrebbe potuto fare, probabilmente era una delle possibilità<br />
previste dal progetto del Padre. Ma <strong>Gesù</strong> in prima persona si impegna<br />
a restare fedele al progetto del Padre, quello <strong>di</strong> raccogliere i figli <strong>di</strong> Gerusalemme,<br />
e non solo. <strong>Gesù</strong> sceglie liberamente, senza nessuna imposizione,<br />
<strong>di</strong> aderire a un progetto che gli viene proposto. Nessuno gli urla <strong>di</strong> aderire<br />
a questo progetto, nessuno lo costringe, nessuno lo ricatta … semplicemente<br />
gli viene proposto qualcosa e semplicemente decide <strong>di</strong> aderire a<br />
questo qualcosa!<br />
Nessuna scenata isterica tra il Padre, che vuole imporre un progetto costringendo<br />
<strong>Gesù</strong> a realizzarlo, e <strong>Gesù</strong> stesso… no, niente <strong>di</strong> tutto questo. Solo uno<br />
sguardo silenzioso, quello del Padre, che offre un progetto, la Croce, e solo<br />
uno sguardo silenzioso, quello del Figlio, che quel progetto accetta <strong>di</strong> realizzare<br />
portandolo sulle sue spalle. Nient’altro.<br />
7
8<br />
Eppure <strong>Gesù</strong> sta sudando sangue: è un sangue strano che deriva dalle sofferenze<br />
che quella scelta sta già portando sulla pelle <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. È come se i peccati<br />
che gli uomini commetteranno nel corso dei secoli fossero tutti concentrati<br />
negli attimi della preghiera <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nel giar<strong>di</strong>no degli Olivi. <strong>Gesù</strong>, quei<br />
peccati, li porterà sulla sua pelle nel corso <strong>di</strong> tutti i secoli che vanno dal momento<br />
della sua elevazione sulla Croce sino al suo ritorno su questa terra, ma<br />
li porta, tutti assieme, adesso nel giar<strong>di</strong>no degli Ulivi, come se fossero concentrati<br />
tutti in un unico momento, quello della sua preghiera. Ed è da solo.<br />
Non c’è nessuno accanto a Lui, se non qualche <strong>di</strong>scepolo ormai addormentato,<br />
e Giuda, con la sua turba armata <strong>di</strong> bastoni e spade, che ormai si avvicina,<br />
unica vera alternativa alla sua solitu<strong>di</strong>ne.<br />
Contemplando la scena <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nel giar<strong>di</strong>no del Getsèmani, p. Mario Venturini<br />
è come se avesse deciso <strong>di</strong> stare accanto a <strong>Gesù</strong> abbandonato dai suoi.<br />
Altro luogo in cui p. Mario si ritroverà a stare vicino a <strong>Gesù</strong> è ai pie<strong>di</strong> della<br />
Croce. Ne “Lo Spirito della <strong>Congregazione</strong>”, scrive infatti p. Mario Venturini:<br />
“Perché l’unione al Sacrificio <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sia più fruttuosa per le anime<br />
per le quali ci siamo offerti; e perché durante questo eccelso atto la<br />
nostra mente non si <strong>di</strong>stragga in cose vane, ma resti raccolta nel pensiero<br />
dell’Offerta Santa, c’immagineremo d’essere genuflessi ai pie<strong>di</strong><br />
della Croce, mentre <strong>Gesù</strong> spira fra in<strong>di</strong>cibili dolori e umiliazioni, e sopra<br />
<strong>di</strong> noi cadono gocce del suo preziosissimo Sangue in redenzione<br />
nostra e aumento <strong>di</strong> grazia. Frattanto le nostre labbra pronunceranno<br />
l’invocazione: <strong>Gesù</strong> Agnello <strong>di</strong> Dio perennemente immolato sugli altari<br />
del mondo, io mi unisco a Voi”.<br />
fr. Dario<br />
Casa Madre - Trento
Pensando<br />
all’ispirazione<br />
dell’Opera<br />
Speciale<br />
7 marzo<br />
Ispira le nostre azioni, Signore,<br />
e accompagnale con il tuo aiuto:<br />
perché ogni nostra attività abbia in te il suo inizio<br />
e il suo compimento.<br />
P<br />
adre Mario Venturini pregava molte volte con queste parole e,<br />
senza dubbio, era cosciente <strong>di</strong> quello che pronunciava, ma quando<br />
in quel 7 marzo del 1912 una grande ispirazione batté alla sua<br />
porta, rimase un po’ colpito, impressionato, meravigliato!<br />
Pregare va bene ma avere la percezione che Dio ti sta chiedendo qualcosa <strong>di</strong><br />
particolare, per compiere una grande missione, è un’altra cosa!<br />
Così il nostro Fondatore un po’ alla volta, ha capito che questa “idea” stava<br />
mettendo ra<strong>di</strong>ci: dalla testa era passata al cuore e, pian piano, all’azione!<br />
Quello che mi colpisce <strong>di</strong> più, e che può sembrare scontato, sono gli atteggiamenti<br />
del Fondatore. Lui ha contemplato, ha pregato, ha chiesto consiglio, ha<br />
“lottato”… e col passar del tempo è riuscito a vedere chiaramente. Si è sentito<br />
spinto a fare qualcosa, non una volta, né due ma tante volte.<br />
Durante i 14 anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento ha potuto vedere chiaramente che quello<br />
che Dio gli aveva ispirato era qualcosa <strong>di</strong> molto concreto e che lui stesso era<br />
chiamato a dare inizio all’Opera.<br />
Parlò <strong>di</strong> questa ispirazione a quelli che gli erano vicini e in particolare ad alcune<br />
donne che lui accompagnava spiritualmente e alle quali aveva chiesto<br />
un ricordo nella preghiera. Di questo gruppo faceva parte anche Madre Bice<br />
che, in seguito, <strong>di</strong>venne la prima superiora della comunità femminile che ebbe<br />
inizio, ufficialmente, l’8 <strong>di</strong>cembre del 1929.<br />
Questa donna accompagnò il Fondatore da vicino dandogli un grande appoggio<br />
spirituale e morale affinché arrivasse alla concretizzazione <strong>di</strong> questa<br />
Ispirazione.<br />
Ci sono idee che passano per la testa e poi vanno via e ci sono idee, ispirazioni,<br />
che pian piano si realizzano. Piano, piano, perché quando è Dio che<br />
agisce è normale incontrare ostacoli, <strong>di</strong>fficoltà, prove… <strong>Gesù</strong> Cristo per primo<br />
ha fatto esperienza <strong>di</strong> tutto questo! Però tutto è servito per capire che in<br />
9
10<br />
fondo era un’Ispirazione <strong>di</strong>vina e che sarebbe stata un tesoro per la Chiesa e<br />
in particolare per i sacerdoti e per i religiosi; un tesoro che era necessario proteggere,<br />
coltivare e con<strong>di</strong>videre.<br />
Dio non lasciò da solo padre Mario ma chiamò uomini e donne per portare<br />
avanti questa grande missione attraverso la consacrazione religiosa, l’Or<strong>di</strong>nazione<br />
sacerdotale, l’aggregazione e la preziosa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> tanti amici<br />
dell’Opera sia in Italia che in Brasile.<br />
Se pensiamo ora alla nostra vita percepiamo che Dio desidera che noi siamo<br />
attenti per cogliere la sua chiamata attraverso gli avvenimenti nel mondo,<br />
nella Chiesa, nelle famiglie, nelle comunità religiose… Lui si fa sentire in<br />
modo <strong>di</strong>verso, ci ispira e ci lascia “inquieti”: ci invita a fermarci per <strong>di</strong>scernere<br />
per rispondere con <strong>di</strong>sponibilità al Suo appello.<br />
A questo punto mi piace ricordare il ritornello <strong>di</strong> un canto brasiliano che <strong>di</strong>ce<br />
così:<br />
“<strong>Gesù</strong> Cristo mi ha lasciato inquieto<br />
con le parole che ha pronunciato<br />
non sono più riuscito a guardare il mondo<br />
senza sentire quello che Lui ha sentito”…<br />
Dio non lasciò da solo padre Mario, ma chiamò uomini e donne per portare avanti questa<br />
grande missione.
Ricordando quest’anno il centenario dell’ispirazione dell’Opera, sento il desiderio<br />
<strong>di</strong> ringraziare il Signore non solo per questa Ispirazione ma anche per<br />
la <strong>di</strong>sponibilità del Fondatore, <strong>di</strong> Madre Bice e <strong>di</strong> tanti confratelli e consorelle,<br />
che ci hanno già preceduto, che si sono resi <strong>di</strong>sponibili alla volontà del Signore<br />
offrendo la loro vita per la santificazione dei sacerdoti.<br />
Potevano, anche loro, portare mille scuse per non considerare seriamente<br />
quello che stava succedendo, ma Dio, che li seguiva da vicino, non ha permesso<br />
che questo succedesse.<br />
Anche noi a volte ci “spaventiamo” quando il Signore ci chiede qualcosa che<br />
ci sembra impossibile da realizzare e cerchiamo delle scuse: «Non sono capace»;<br />
«È pura fantasia»; «Non sono la persona più in<strong>di</strong>cata»; «Chi sono io<br />
per meritare questo?»;… Che il Signore ci conceda la semplicità <strong>di</strong> Maria e <strong>di</strong><br />
tanti altri uomini e donne, compresi Padre Mario Venturini e Madre Bice, affinché<br />
Lui possa “contare” anche sulla nostra collaborazione per la realizzazione<br />
del Suo Regno.<br />
A te, fratello e sorella, che hai <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> fermarti e <strong>di</strong> ascoltare; a te che stai<br />
percependo che Dio desidera affidarti una missione; a te che cerchi qualcuno<br />
che ti aiuti nel <strong>di</strong>scernimento… a me stessa <strong>di</strong>co: «Fermati, ascolta, abbi fiducia<br />
(più in Dio che nelle tue proprie capacità), mettiti a servizio…» affinché<br />
ogni ispirazione possa incontrare un terreno fertile e fecondo e avere in Dio<br />
il suo inizio e il suo compimento!<br />
sr Caterina<br />
San Cleto - Roma<br />
11
12<br />
«Amare e<br />
far amare…»<br />
Speciale<br />
7 marzo<br />
I<br />
l germe messo nel cuore del giovane don Mario<br />
quel 7 marzo 1912 non era solo una spinta alla<br />
santità personale, a verificare con onestà il grado<br />
del proprio amore, ma una vera e propria “vocazione<br />
<strong>di</strong> fondatore”, cioè una chiamata a <strong>di</strong>ffondere con tutto<br />
se stesso la tensione amorosa verso il Cuore Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> che deve<br />
animare la vita <strong>di</strong> ogni sacerdote e <strong>di</strong> ogni credente.<br />
L’amore non si impone, non si comanda, non si insegna: come dunque si può<br />
obbe<strong>di</strong>re a quel trasporto interiore che spinge a “far amare” ciò che si ama?<br />
Eppure chi ama davvero sente nel cuore questa esigenza, desidera mettersi<br />
in gioco per mostrare la bellezza, l’amabilità, il fascino <strong>di</strong> colui che è l’oggetto<br />
del suo amore, pur nella consapevolezza che potrà fallire perché troppo<br />
grande e misteriosa è la libertà <strong>di</strong> ogni cuore.<br />
Per far amare bisogna prima <strong>di</strong> tutto far conoscere. Non si può amare ciò che<br />
non si conosce e non si frequenta. Parlare con chiarezza e competenza <strong>di</strong> Dio,<br />
del suo amore per noi, rendere consapevoli dei doni ricevuti, impegnarsi nello<br />
stu<strong>di</strong>o, nell’insegnamento, nell’esposizione dei misteri su cui si basa la nostra<br />
fede aiuta altri a entrare in un rapporto d’amore. Padre Venturini fu un<br />
instancabile pre<strong>di</strong>catore, sia nel campo degli Esercizi spirituali che attraverso<br />
le riviste da lui fondate, sapeva che l’Amore <strong>di</strong> Cristo deve essere conosciuto<br />
e solo allora potrà essere ricambiato.<br />
La conoscenza però non basta, per far amare ci è chiesto <strong>di</strong> vivere nell’amore.<br />
Da sempre è l’esempio che attrae, la vita fraterna che affascina, la<br />
santità e il martirio che convertono. La vita cristiana è manifestazione continua<br />
e in ogni circostanza <strong>di</strong> un rapporto d’amore con Cristo che <strong>di</strong>venta<br />
carità verso il prossimo. Se alla base <strong>di</strong> una vita donata sta l’amore <strong>di</strong> Cristo,<br />
chi riceve questo dono sarà attratto ad approfon<strong>di</strong>re e coltivare questo<br />
stesso rapporto. Padre Venturini era fortemente consapevole che dalla<br />
sua santità <strong>di</strong>pendeva l’intera Opera da lui fondata, che ogni suo comportamento<br />
poteva avvicinare o allontanare qualcun altro dal Cuore <strong>di</strong> Cristo,<br />
si sentiva responsabile della fede dei suoi “figli” e dei molti sacerdoti<br />
che avvicinava.<br />
Il desiderio che altri amino l’Amore <strong>di</strong>venta infine preghiera. L’intercessione è<br />
un’alta forma <strong>di</strong> carità che immette l’altro nel cuore <strong>di</strong> Dio senza imporre la
propria volontà. Dove noi non arriviamo, arriva lo Spirito <strong>di</strong> Cristo, per strade<br />
a noi sconosciute. Padre Venturini visse con questa consapevolezza: davanti<br />
all’altare si alza continua la preghiera «perché tutti rimangano o ritornino al<br />
Cuore sacerdotale <strong>di</strong> Cristo».<br />
Per noi, per ogni credente, continua la missione, perché con la vita e la preghiera<br />
possiamo essere trasparenza dell’Amore e attrarre all’Amore.<br />
sr Chiara<br />
San Cleto - Roma<br />
13
14<br />
…per coloro<br />
che aveva<br />
preso con sé<br />
M<br />
a bisogna esaminare tutto<br />
questo passo, in cui<br />
leggiamo che il Signore<br />
fu triste, per trovare le cause della<br />
sua tristezza. (…) Presi con sé Pietro,<br />
Giacomo e Giovanni, cominciò<br />
ad essere triste. Egli quin<strong>di</strong> non è triste<br />
prima <strong>di</strong> prenderli con sé, e tutta<br />
la sua paura è cominciata dopo averli<br />
presi con sé: così la sua tristezza è<br />
sorta non per se stesso, ma per coloro<br />
che aveva preso con sé. (…) Sapeva<br />
che i suoi <strong>di</strong>scepoli avrebbero<br />
avuto paura, sarebbero scappati, lo<br />
avrebbero rinnegato. Ma poiché la<br />
bestemmia verso lo Spirito non è rimessa<br />
né in questo mondo né nell’eternità,<br />
temeva che lo avrebbero rinnegato<br />
come Dio, quando lo avrebbero<br />
visto bastonato, coperto <strong>di</strong><br />
sputi e crocifisso. (…) Egli quin<strong>di</strong> è<br />
triste fino alla morte. La paura dunque<br />
non si riferisce alla morte, ma al<br />
momento della morte, poiché, dopo<br />
La voce<br />
dei Padri<br />
Osserviamo la scena evangelica dell’agonia <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nell’orto degli Ulivi<br />
con gli occhi <strong>di</strong> Ilario <strong>di</strong> Poitiers, vescovo del IV secolo, nella sua opera<br />
Commentario a Matteo. La sofferenza che <strong>Gesù</strong> prova nasce dal suo sguardo<br />
d’amore sugli apostoli. Egli soffre, teme e prega per loro, perché vedendolo<br />
<strong>di</strong>sprezzato non perdano la fede nella sua <strong>di</strong>vinità, perché immersi<br />
nella sofferenza non soccombano, perché nella tentazione siano vincitori.<br />
<strong>Gesù</strong> ama sino alla fine perché anche nel momento più tragico della vita<br />
prega che il dolore da lui sofferto <strong>di</strong>venti fonte <strong>di</strong> speranza e forza per<br />
coloro che lo seguiranno.<br />
<strong>di</strong> essa, la fede dei credenti sarebbe<br />
stata confermata dalla potenza della<br />
risurrezione.<br />
Seguono queste parole: «Restate qui<br />
e vegliate con me. E avanzatosi un<br />
poco, si prostrò con la faccia a terra<br />
e pregava». Egli li invita a restare<br />
con lui e a vegliare. Sapeva infatti<br />
che, appesantiti dal <strong>di</strong>avolo, la loro<br />
fede si sarebbe assopita, e coman-<br />
Restate qui e vegliate con me.
da loro <strong>di</strong> avere una vigilanza uguale<br />
alla sua, poiché una stessa passione<br />
incombe su <strong>di</strong> loro.<br />
Dopo prega <strong>di</strong>cendo: «Padre mio,<br />
se è possibile passi da me questo<br />
calice! Però non come voglio io,<br />
ma come vuoi tu». (…) Tutta la sua<br />
paura, in realtà, riguarda coloro che<br />
avrebbero sofferto. E poiché non è<br />
possibile che lui non soffra, fa una<br />
richiesta per quelli che avrebbero<br />
sofferto dopo <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong>cendo: «Passi<br />
da me questo calice». Come, cioè,<br />
è bevuto da me, così sia bevuto da<br />
loro, senza sfiducia nella speranza,<br />
senza sentirne il dolore, senza paura<br />
della morte.<br />
«Se è possibile» poi, perché la carne<br />
e il sangue hanno un grande terrore<br />
<strong>di</strong> queste cose ed è improbabile<br />
che i corpi umani non soccombano<br />
alla loro asprezza. Dicendo poi:<br />
«Non come voglio io, ma come vuoi<br />
tu», egli vorrebbe che i suoi <strong>di</strong>scepoli<br />
non soffrano, affinché non rischino<br />
<strong>di</strong> perdere la fede nella sofferenza<br />
e meritino la gloria della sua ere<strong>di</strong>tà<br />
senza l’ostacolo della sofferenza.<br />
Egli, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>cendo: «Non come<br />
Sant’Ilario <strong>di</strong> Poitiers.<br />
voglio io», non chiede che non soffrano,<br />
ma che la forza <strong>di</strong> bere il calice,<br />
ciò che vuole il Padre, come <strong>di</strong>ce,<br />
passi da lui a loro.<br />
(Ilario <strong>di</strong> Poitiers,<br />
Commentario a Matteo, 31)<br />
15
16<br />
Una Vita per Loro<br />
ventiduesima puntata<br />
Padre, l’ultima volta che ci siamo incontrati mi ha raccontato<br />
dell’apertura <strong>di</strong> Villa San Giuseppe e che oggi<br />
ha ripreso il suo antico nome <strong>di</strong> Villa Iride e anche<br />
del giovane p. Carli morto proprio all’inizio <strong>di</strong> quell’esperienza;<br />
mi sorge una curiosità e per questo la invito<br />
a fare un passo in<strong>di</strong>etro nel tempo: a Cavarzere avevate ancora la casa, anche<br />
se non abitavate più in quella sede ormai da tempo, ma che cosa è successo<br />
con quella casa?<br />
Beh! Figliolo quella fu un’altra pagina dolorosa della nostra storia, un “regalo”<br />
della guerra. Una bomba la fece saltare durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />
Soffrii molto e con me tutti i religiosi, la consideravamo la culla dell’Opera.<br />
Quanti ricor<strong>di</strong> mi richiamano alla mente quelle mura, in fondo al cuore<br />
speravo sempre che prima o poi potessimo tornare, aprendo lì una nuova comunità,<br />
ma nulla. Oggi, dove una volta c’era la casa, c’è una via. E già le vie<br />
del Signore erano altre e queste non tardarono a farsi intravvedere.<br />
Cosa vuol <strong>di</strong>re?<br />
Alla fine del mese <strong>di</strong> agosto del ’45 ricevetti una comunicazione da parte della<br />
Superiora generale delle Figlie del Cuor <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, lo stesso Istituto dove molti<br />
anni prima era entrata Bice <strong>di</strong> Rorai, non so se ricor<strong>di</strong>? Te ne avevo parlato.<br />
La suora mi avvisava: “Per varie <strong>di</strong>fficoltà purtroppo siamo costrette a chiudere<br />
la Casa che avevamo aperta alcuni anni fa a Loreto”. A questa notizia<br />
mi balenò per la mente un pensiero: cogliere questa occasione propizia per<br />
trapiantare anche là, nella terra <strong>di</strong> Maria santissima, un germoglio della Pia<br />
Società. Ero trepidante all’idea, ci pregai su e decisi <strong>di</strong> parlarne al Consiglio il<br />
quale si <strong>di</strong>mostrò più che favorevole! Entusiasta.<br />
Scrissi subito alla Superiora generale, ma la prima risposta fu negativa: “Reverendo<br />
Padre, siamo rammaricate, ma preferiremmo che la proprietà fosse<br />
acquistata da un Istituto femminile”.<br />
E perche una scelta del genere?<br />
Non lo so, non ne compresi il motivo, ma quella non fu l’ultima comunicazione<br />
che ricevetti dalla stessa Superiora generale. Mi scrisse nuovamente a<br />
metà ottobre <strong>di</strong>cendomi che forse si poteva combinare; e poi ricevetti ancora<br />
una lettera all’inizio del mese <strong>di</strong> novembre nella quale comunicava la no
Cappella della Casa Maris Stella.<br />
tizia che erano <strong>di</strong>sposte a trattare con noi. Siccome il Convento sorgeva sul<br />
terreno <strong>di</strong> proprietà della Santa Sede, si doveva chiedere il permesso <strong>di</strong> acquisto<br />
al Nunzio d’Italia. Lo chiedemmo subito accompagnandolo con una<br />
lettera commendatizia dell’Arcivescovo <strong>di</strong> Trento. Il Nunzio inoltrò la pratica<br />
alla Santa Sede e il 21 novembre il Papa si degnava <strong>di</strong> dare il suo consenso.<br />
Lei pensò <strong>di</strong> recarsi visitare la casa a Loreto?<br />
Sarebbe stato necessario andare subito sul luogo e quin<strong>di</strong> a Roma, ma si preferì<br />
<strong>di</strong>fferire sia per l’imminenza della Festa <strong>di</strong> Maria Immacolata, sia perché<br />
il 21 <strong>di</strong>cembre un sacerdote ospite avrebbe celebrato il 50° della sua Or<strong>di</strong>nazione<br />
sacerdotale.<br />
Quando comunicò alla Comunità dell’intenzione <strong>di</strong> acquistare una nuova<br />
Casa, quale fu la reazione?<br />
Quando si seppe in Comunità che si stava trattando per una nuova fondazione<br />
a Loreto, fu un’esplosione <strong>di</strong> gioia in tutti. Sembrava quasi evidente la risposta<br />
dall’alto al grave danno subìto dalla Pia Società per la per<strong>di</strong>ta della casa<br />
<strong>di</strong> Cavarzere. Il Signore, che aveva permesso la <strong>di</strong>struzione della culla dell’Opera,<br />
stava per darci una Casa nuova in quella Loreto, città che custo<strong>di</strong>sce l’abitazione<br />
santa in cui la Beata Vergine Maria ricevette l’Annuncio Divino. Sono<br />
veramente adorabili i <strong>di</strong>vini <strong>di</strong>segni! Intanto invitai la Comunità a preparare<br />
con preghiere e sacrifici quanto si sarebbe concluso dopo le feste natalizie.<br />
17
18<br />
E quando si recò a vedere la nuova abitazione?<br />
Mi preparai per il viaggio nel periodo attorno alla solennità <strong>di</strong> Natale. Ero consapevole<br />
che l’assenza non sarebbe stata <strong>di</strong> breve durata, ma non si poteva<br />
<strong>di</strong>fferire più oltre: avevamo atteso fin troppo. Partii con p. Giovanni Gregolin.<br />
Viaggiammo in treno e con un notevole <strong>di</strong>sagio, ma ti assicuro, figliolo, che i<br />
sacrifici in tale circostanza giovano assai. Partiti al mattino del 26 verso le 8,<br />
arriviamo a Loreto il 28 alle 1.30 del mattino.<br />
Dal 26 mattino al 28 all’1,30? Però che viaggio!<br />
Eh! Figlio mio, erano tempi <strong>di</strong>fficili quelli e poi mica si viaggiava come oggi, i<br />
mezzi erano molto più lenti! Ma d’altro canto abbiamo avuto la possibilità <strong>di</strong><br />
ammirare durante il viaggio parecchie combinazioni della Provvidenza, e l’assistenza<br />
particolare del buon S. Giuseppe. Alloggiammo alla casa del Clero<br />
retta dai Signori della Missione che furono molto cortesi. Celebrai il 28 nella S.<br />
Casetta: oh il luogo dove “Verbum caro factum est!”. Che gioia. Nella stessa<br />
giornata con Mons. Malchio<strong>di</strong>, vicario dell’Amministrazione Apostolica, visitammo<br />
il Convento. Ci accompagnava pure suo fratello, Mons. Umberto, Arcivescovo<br />
<strong>di</strong> Camerino. La Casa si presentava a prima vista assai bene e adatta<br />
al nostro stile <strong>di</strong> vita, mi sembrava anche troppo bella per noi. Mons. Malchio<strong>di</strong><br />
ci <strong>di</strong>ede delle informazioni tanto preziose e ci consigliò l’acquisto. Sentivano<br />
urgente il bisogno <strong>di</strong> una Casa <strong>di</strong> Esercizi per il Clero, non essendovene<br />
alcuna in tutta la regione delle Marche.<br />
Casa Maris Stella.
Piazza e Basilica <strong>di</strong> Loreto (AN).<br />
Il giorno seguente io e p. Gregolin visitammo nuovamente la Casa, ma questa<br />
volta da soli per valutare meglio. Prendemmo visione <strong>di</strong> tutto e ci accorgemmo<br />
che vi era una notevole <strong>di</strong>fficoltà: l’acqua era fornita da un pozzo artesiano<br />
a pompa elettrica, che funzionava poco bene. Mancava anche la legna<br />
e al presente non veniva fornita l’energia elettrica per cucina e riscaldamento.<br />
Ma dove trovare un luogo senza <strong>di</strong>fficoltà - ci <strong>di</strong>cevamo - non mancherà<br />
il demonio <strong>di</strong> moltiplicarle per <strong>di</strong>stoglierci ora dall’acquisto e in seguito,<br />
se l’acquisto si farà, per impe<strong>di</strong>re il bene. Piuttosto le <strong>di</strong>fficoltà dovrebbero<br />
essere un argomento in favore, se la prudenza giu<strong>di</strong>ca che vi si potrà porre<br />
rime<strong>di</strong>o. Sono accidentalità che non intaccano la sostanza.<br />
Avevamo intenzione <strong>di</strong> recarci anche a Roma, ma aspettavamo prima l’arrivo<br />
<strong>di</strong> due religiosi da Trento per affidare loro la Casa. Intanto ne approfittammo<br />
<strong>di</strong> quel periodo <strong>di</strong> attesa per conoscere meglio la struttura, le persone e alcuni<br />
Istituti che visitammo. Continuavo a pensare che anche per questa fondazione<br />
non mancheranno i sacrifici: solo su queste pietre si costruisce solidamente.<br />
Confidavo questi pensieri a p. Giovanni il quale si limitava ad osservarmi<br />
e a fare cenni <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> quel pensiero con il capo.<br />
Partiti da Loreto restammo ad Ancona tutto il giorno attendendo il treno. Anche<br />
questo fu un viaggio molto <strong>di</strong>sagiato, ma poteva essere peggiore. Arrivammo<br />
a Roma al mattino del 6 gennaio alle ore 8. Celebrammo la S. Messa<br />
presso la Chiesa del S. Cuore (Salesiani) e poi ci alloggiammo al Collegio Mascherone.<br />
Dopo qualche giorno ci venne concessa senza <strong>di</strong>fficoltà l’u<strong>di</strong>enza<br />
dal Papa, fissata per sabato 12 gennaio.<br />
19
20<br />
Ci recammo poi dalle Figlie<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, proprietarie<br />
della Casa <strong>di</strong> Loreto. Erano<br />
contente che l’acquistavamo<br />
noi essendo affine lo spirito<br />
dei nostri Istituti. Ci presentammo<br />
pure a Mons. Borgoncini<br />
- Duca, Nunzio per l’Italia<br />
e Amministratore Apostolico<br />
<strong>di</strong> Loreto: anch’Egli si <strong>di</strong>sse<br />
contento del nostro arrivo<br />
a Loreto e ci salutò con le parole:<br />
Bene<strong>di</strong>cti qui veniunt in<br />
nomine Domini!<br />
Andati dalle suore proprietarie<br />
della Casa <strong>di</strong> Loreto, mi senti-<br />
Santa Casa (Basilica <strong>di</strong> Loreto).<br />
vo deciso a vincere ogni indugio:<br />
sentivo che l’acquisto <strong>di</strong><br />
quella casa sarebbe tornato tutto a gloria <strong>di</strong> Dio. E si concluse l’acquisto. Si<br />
stabilì il prezzo <strong>di</strong> 2.500.000 lire, comprendendo in questo: gli arre<strong>di</strong> sacri della<br />
Chiesa e alcuni mobili della Casa. Ci accordammo perché la somma venisse<br />
pagata in <strong>di</strong>eci anni. Ricordo che <strong>di</strong>ssi alle suore:<br />
- Abbiamo le tasche vuote, ma pagheremo puntualmente, perché il nostro<br />
Padre Celeste è ricco, e non trascurerà <strong>di</strong> pagare un debito che noi, suoi figli,<br />
facciamo per occuparci dei suoi più cari interessi.<br />
Trovai le suore persuase da questo ragionamento, e ne fui contento.<br />
Tornato a Loreto trascorsi più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni nella nuova casa assieme a p.<br />
Gregolin, p. Menichelli e fr. Trangoni. La Casa si presentava bella, comoda,<br />
solida, in posizione solitaria e incantevole, ma sprovvista <strong>di</strong> tutto. Cercammo<br />
<strong>di</strong> provvedere in qualche modo alle prime necessità, ma ci rendevamo conto<br />
che ogni sforzo era ben poca cosa in confronto al bisogno. Prolungai la mia<br />
<strong>di</strong>mora per motivo <strong>di</strong> salute essendomi stancato un pochino a Roma. Alla fine<br />
io e p. Menichelli ritornammo a Trento; restarono alla custo<strong>di</strong>a della nuova<br />
Casa p. Gregolin e fr. Trangoni.<br />
- Vergine santa bene<strong>di</strong>teli e custo<strong>di</strong>teli!<br />
Continuavo a ripetere lungo il viaggio.<br />
La ringrazio, padre, del tempo che mi ha concesso, continueremo la prossima<br />
volta.<br />
Certo figliolo, alla prossima. Sii contento e fatti santo!<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Sesta puntata<br />
Dopo la fondazione maschile, nel <strong>di</strong>cembre 1926, Bice<br />
continua a lavorare e pregare in casa a Cavarzere, assieme<br />
alle sue compagne, per il bene dell’Opera e perché<br />
presto anche loro possano unirsi ufficialmente in una<br />
piccola Comunità Religiosa. Il 1929 – dopo il passaggio<br />
<strong>di</strong> padre Mario a Trento – si apre per lei con una dura<br />
prova <strong>di</strong> salute, che però preparerà i passi successivi.<br />
Caldonazzo, 7 luglio 1929<br />
D<br />
avvero, davvero non avrei pensato, solo pochi mesi or sono, <strong>di</strong> trovarmi<br />
qui, in questo paese del Trentino tra il lago e i monti, a una<br />
ventina <strong>di</strong> chilometri da padre Mario e dall’Opera portata ora a<br />
Trento, ed io circondata <strong>di</strong> buone persone: le suore <strong>di</strong> Maria Bambina dell’asilo<br />
che tanto si preoccupano per me, la signora che mi ospita in questa stanzetta<br />
in via della Stazione, mia cugina Tina che mi fa compagnia e mi aiuta nelle<br />
piccole fatiche quoti<strong>di</strong>ane e, da domani… l’intera Piccola Comunità che da Cavarzere<br />
verrà quassù, assieme alla signora Carlotta, la mamma <strong>di</strong> padre Mario!<br />
Ma come è accaduto? Davvero il Signore è buono e dopo la sofferenza non<br />
fa mancare la consolazione!<br />
Questo anno 1929 si è aperto nella prova. Il 3 gennaio, a causa <strong>di</strong> inappetenza<br />
e altri <strong>di</strong>sturbi, mi feci visitare da un me<strong>di</strong>co ed egli mi <strong>di</strong>sse che tutto ciò<br />
derivava da un fibroma (parola che a <strong>di</strong>r la verità non capivo), una specie <strong>di</strong><br />
piccolo tumore sotto l’intestino che necessitava <strong>di</strong> un’operazione chirurgica.<br />
Fu per me una spada piantata nel profondo del cuore: paura per la malattia,<br />
paura per la sofferenza, paura per l’operazione, paura per la purezza, bene<br />
per me preziosissimo e che veniva messo in pericolo. All’inizio la cosa non era<br />
certa e sembrava si potesse risolvere senza la temuta operazione, così anche<br />
mi aveva assicurato padre Mario, alla cui volontà sempre ho cercato <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re.<br />
Ma la parola del chirurgo sulla necessità dell’operazione fu poi definitiva…<br />
per tutti. Ho imparato, ancora una volta e da capo, a fidarmi <strong>di</strong> Dio e<br />
della Sua Provvidenza, ad abbandonarmi alla Sua volontà. Continuavo a sperare<br />
in un miracolo, ho composto anche una preghiera, chiedendo l’intercessione<br />
della Madre Maria, recitavo con fede:<br />
21
22<br />
…M’affido al Tuo amore - fedel Tu mi sei<br />
<strong>Gesù</strong> gran favore domando al Tuo Cor<br />
allor più che mai per ciò gusterei<br />
la Tua protezione mio dolce Signor.<br />
Ebben Tu lo sai che malata io sono<br />
esser guarita sol richiedo da Te<br />
Tu Me<strong>di</strong>co sei - oh in Te m’abbandono<br />
o Sposo lo sai - sol mi fido <strong>di</strong> Te.<br />
Anche la Vergine che <strong>di</strong>ede il suo sangue<br />
per me implora tal grazia presso il tuo Cor.<br />
Tu che sei buono per chi tanto langue<br />
conce<strong>di</strong> a me grazia - a Lei splenda fulgor.<br />
Con la quaresima il dolore <strong>di</strong>ventò sempre più forte, prima solo nei movimenti,<br />
poi continuo, con solo qualche breve sosta. Ma continua fu anche la preghiera<br />
e la preparazione per questa nuova immolazione, per questo grande<br />
magnum sacrificio. Il dolore ci coglie sempre impreparati, ma tutto ritorna in<br />
bene, nostro e delle anime a noi affidate. Quando poi tutto sarà finito, il Sole<br />
del Para<strong>di</strong>so brillerà sulle nostre lacrime ed abbellendole per il Cielo ne imperlerà<br />
la nostra corona. Intanto, qui sulla terra cooperiamo con Lui all’Opera<br />
<strong>di</strong> Redenzione affinché si compia in noi ciò che manca alla sua Passione<br />
per la Chiesa, soprattutto per le<br />
anime Sacerdotali a bene delle quali<br />
siamo offerti e veniamo immolati.<br />
Quando tutto ci sembra cadere è<br />
proprio allora che viviamo realmente<br />
la nostra Vocazione, e proprio allora<br />
si guadagnano anime a <strong>Gesù</strong>.<br />
Oh – mi <strong>di</strong>cevo – coraggio sempre e<br />
avanti con generosità e fedeltà perché,<br />
quando meno lo cre<strong>di</strong>amo, <strong>Gesù</strong><br />
si manifesti e la gioia ritorni: Me<strong>di</strong>a<br />
autem nocte clamor factus est:<br />
Ecce Sponsus venit!<br />
L’operazione, prevista per la settimana<br />
santa, avvenne a Piove <strong>di</strong> Sacco<br />
il 18 aprile. Fu dolorosa, ma sempre<br />
accompagnata dalla calma che<br />
padre Mario mi aveva comandato<br />
<strong>di</strong> tenere («Intanto le do obbe<strong>di</strong>enza<br />
assoluta <strong>di</strong> rimanere in pace tanto<br />
per il presente come per il passa-<br />
Lago <strong>di</strong> Caldonazzo.<br />
to in tutto e per tutto» – mi <strong>di</strong>sse) e
soprattutto dall’aiuto <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, che ogni giorno mi fu portato nella Santa Comunione<br />
e che, benché lo sperimentassi silenzioso, sapevo presente.<br />
Rimasi per un po’ <strong>di</strong> tempo a Piove, presso le brave suore <strong>di</strong> Maria Bambina<br />
che mi avevano curato e assistito durante la malattia. Ma poi si presentò<br />
il problema della convalescenza: dove andare? Quel paese non è certo luogo<br />
adatto per rimettersi bene; mi era necessaria un po’ <strong>di</strong> aria buona ed anche<br />
presto, perché ritornando in famiglia, dato l’ambiente così opposto per la pace<br />
dello spirito, e la posizione sfavorevole per il clima, non avrei fatto altro che<br />
<strong>di</strong>struggere quanto fino a quel momento avevo guadagnato. Fu allora che le<br />
suore mi parlarono <strong>di</strong> due paesi del Trentino, dove avrei potuto avere le cure<br />
premurose delle suore e respirare aria buona e fortificante: Malè e Caldonazzo.<br />
Mi parve un sogno, poter andare a ristabilirmi in salute in quella regione, a<br />
pochi chilometri dall’Opera da poco trasferita a Trento… Padre Mario mi <strong>di</strong>sse<br />
che Malè prevedeva un viaggio più lungo e con treni elettrici scomo<strong>di</strong>, così<br />
si scelse Caldonazzo, alloggiando non presso le suore, la cui casa è davvero<br />
piccola, ma presso una famiglia vicina, con la compagnia <strong>di</strong> mia cugina Tina.<br />
Ora ogni giorno va meglio e mi sento più forte… tanto è il tempo per pregare<br />
e pensare, e un progetto comincia a sorgermi nella mente… e se fosse questo<br />
un viaggio <strong>di</strong> fondazione? Mi pare che sia giunta l’ora della Fondazione, anzi<br />
sento internamente che il viaggio, a mia insaputa, l’aveva così proprio <strong>di</strong>sposto<br />
<strong>Gesù</strong> per incominciare la Fondazione. Mi sembra che non ritornerò più in<br />
famiglia per rimanervi a lungo… La Superiora dell’Asilo mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rimanere, il<br />
lavoro non manca e potremmo aiutarci. Sono sogni? Ma se tutto considerato<br />
e riflettuto, la nostra Fondazione forse per il momento inopportuna a Trento,<br />
perché non si potrebbe farla qui? Noi siamo piccole, non abbiamo né apostolato,<br />
né opere esteriori; una casetta per raccoglierci a pregare e lavorare basta<br />
a meraviglia, una volta poi ben sistemate a vera vita religiosa, si potrebbe passare<br />
a Trento. E anche la mamma <strong>di</strong> padre Mario potrebbe venire con noi…<br />
Inseguendo questi pensieri per il momento si è organizzato che la signora<br />
Carlotta e le quatto componenti della Piccola Comunità con cui stiamo preparando<br />
la vita comune religiosa vengano qui per un periodo “<strong>di</strong> villeggiatura”.<br />
Arrivano domani! Poi si vedrà…<br />
Per ora sempre e comunque grazie a <strong>Gesù</strong> e Maria che mai ci abbandonano.<br />
Da mane a sera non è che un giorno e la nostra vita non può contare che su<br />
questo giorno. Passato che sia, l’indomani ne incomincia un altro; non sono<br />
sempre eguali è vero, né sempre si rassomigliano, ma insomma il cammino<br />
si compie ed ogni giorno si avanza. Non rallentiamo il passo, non lasciamoci<br />
abbattere: oggi, <strong>di</strong>ciamo al mattino, fede grande, abbandono in Dio, amore<br />
a Lui senza misura. La sera: riconoscenza del bene operato, umiltà nei <strong>di</strong>fetti,<br />
ardente proposito per l’indomani. E il domani a lungo atteso ormai si avvicina.<br />
sr Chiara<br />
San Cleto - Roma<br />
23
24<br />
Lettera ai<br />
Sacerdoti<br />
C<br />
ari Sacerdoti,<br />
nella prossima solennità<br />
del Sacro Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
(che ricorre il 15 giugno 2012)<br />
celebreremo, come <strong>di</strong> consueto, la<br />
“Giornata Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Preghiera per<br />
la Santificazione del Clero”.<br />
L’espressione della Scrittura «Questa<br />
è la volontà <strong>di</strong> Dio: la vostra santificazione!»<br />
(1Tess 4,3), pur essendo<br />
rivolta a tutti i cristiani, riguarda<br />
in modo particolare noi sacerdoti<br />
che abbiamo accolto non solo l’invito<br />
a “santificarci”, ma anche quello<br />
a <strong>di</strong>ventare “ministri <strong>di</strong> santificazione”<br />
per i nostri fratelli.<br />
Questa “volontà <strong>di</strong> Dio”, nel nostro<br />
caso, si è, per così <strong>di</strong>re, raddoppiata<br />
e moltiplicata all’infinito, tanto che<br />
ad essa possiamo e dobbiamo obbe<strong>di</strong>re<br />
ad ogni azione ministeriale che<br />
compiamo.<br />
È questo il nostro stupendo desti no:<br />
non possiamo santificarci senza lavorare<br />
alla santità dei nostri fratelli,<br />
e non possiamo lavorare alla santi-<br />
Chiesa oggi<br />
Presentiamo il testo del messaggio <strong>di</strong>ffuso dalla <strong>Congregazione</strong><br />
per il Clero per la Giornata mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> preghiera per<br />
la santificazione sacerdotale. Il testo porta le firme del car<strong>di</strong>nale<br />
Mauro Piacenza e <strong>di</strong> monsignor Celso Morga Iruzubieta,<br />
rispettivamente prefetto e segretario del <strong>di</strong>castero.<br />
tà dei nostri fratelli senza che abbiamo<br />
prima lavorato e lavoriamo alla<br />
nostra santità.<br />
Introducendo la Chiesa nel nuovo<br />
millennio, il Beato Giovanni Paolo<br />
II ci ricordava la normalità <strong>di</strong> questo<br />
“ideale <strong>di</strong> perfezione”, che deve essere<br />
offerto subito a tutti: «Chiedere<br />
a un catecumeno: “Vuoi ricevere il<br />
Battesimo?” significa al tempo stesso<br />
chiedergli: “Vuoi <strong>di</strong>ventare santo?”».<br />
Certamente, nel giorno della nostra<br />
Or<strong>di</strong>nazione Sacerdotale, questa<br />
stessa domanda battesimale è risuonata<br />
nuovamente nel nostro cuore,<br />
chiedendo ancora la nostra personale<br />
risposta; ma essa ci è stata anche<br />
affidata, perché sapessimo rivolgerla<br />
ai nostri fedeli, custodendone la<br />
bellezza e la preziosità.<br />
Questa persuasione non è contraddetta<br />
dalla coscienza delle nostre<br />
personali inadempienze, e nemmeno<br />
dalle colpe <strong>di</strong> alcuni che, a volte,<br />
hanno umiliato il sacerdozio agli<br />
occhi del mondo.
A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni – considerando<br />
gli ulteriori aggravamenti delle<br />
notizie <strong>di</strong>ffuse – dobbiamo far risuonare<br />
ancora nel nostro cuore,<br />
con più forza ed urgenza, le parole<br />
che Giovanni Paolo II ci ha rivolto<br />
nel Giovedì Santo dell’anno 2002:<br />
«In questo momento, inoltre, in<br />
quanto sacerdoti, noi siamo personalmente<br />
scossi nel profondo dai<br />
peccati <strong>di</strong> alcuni nostri fratelli che<br />
hanno tra<strong>di</strong>to la grazia ricevuta con<br />
l’Or<strong>di</strong>nazione, cedendo anche alle<br />
peggiori manifestazioni del mysterium<br />
iniquitatis che opera nel mondo.<br />
Sorgono così scandali gravi, con<br />
la conseguenza <strong>di</strong> gettare una pesante<br />
ombra <strong>di</strong> sospetto su tutti gli<br />
altri benemeriti sacerdoti, che svolgono<br />
il loro ministero con onestà e<br />
coerenza, e talora con eroica carità.<br />
Mentre la Chiesa esprime la propria<br />
sollecitu<strong>di</strong>ne per le vittime e si<br />
sforza <strong>di</strong> rispondere secondo verità<br />
e giustizia a ogni penosa situazione,<br />
noi tutti – coscienti dell’umana<br />
debolezza, ma fidando nella potenza<br />
sanatrice della grazia <strong>di</strong>vina – siamo<br />
chiamati ad abbracciare il “mysterium<br />
Crucis” e a impegnarci ulteriorm<br />
ente nella ricerca della santità.<br />
Dobbiamo pregare perché Dio,<br />
nella sua provvidenza, susciti nei<br />
cuori un generoso rilancio <strong>di</strong> quegli<br />
ideali <strong>di</strong> totale donazione a Cristo<br />
che stanno alla base del ministero<br />
sacerdotale».<br />
Come ministri della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Dio, noi sappiamo, dunque, che la<br />
ricerca della santità può sempre ricominciare<br />
dal pentimento e dal<br />
perdono. Ma sentiamo anche il bisogno<br />
<strong>di</strong> chiederlo, come singoli sa-<br />
cerdoti, a nome <strong>di</strong> tutti i sacerdoti e<br />
per tutti i sacerdoti.<br />
La nostra fiducia viene poi ulteriormente<br />
rafforzata dall’invito<br />
che la Chiesa stessa ci rivolge a oltrepassare<br />
nuovamente la Porta fidei,<br />
accompagnando tutti i nostri<br />
fedeli. Sappiamo che questo è il<br />
titolo della Lettera Apostolica con<br />
la quale il Santo Padre Benedetto<br />
XVI ha indetto l’Anno della Fede<br />
che avrà inizio il prossimo 12 ottobre<br />
2012.<br />
Una riflessione sulle circostanze <strong>di</strong><br />
questo invito ci può aiutare.<br />
Esso si colloca nel cinquantesimo<br />
anniversario dell’apertura del<br />
Concilio Ecumenico Vaticano II<br />
(11 ottobre 1962) e nel ventesimo<br />
anniversario della pubblicazione<br />
del Catechismo della Chiesa Cattolica<br />
(11 ottobre 1992). Inoltre,<br />
per il mese <strong>di</strong> ottobre 2012, è stata<br />
convocata l’Assemblea Generale<br />
del Sinodo dei Vescovi sul tema<br />
de La nuova evangelizzazione<br />
per la trasmissione della fede cristiana.<br />
Ci sarà chiesto, dunque, <strong>di</strong> lavorare<br />
in profon<strong>di</strong>tà su ognuno <strong>di</strong> questi<br />
“capitoli”:<br />
– sul Concilio Vaticano II, affinché<br />
sia nuovamente accolto come «la<br />
grande grazia <strong>di</strong> cui la Chiesa ha<br />
beneficiato nel secolo XX»: “Una<br />
sicura bussola per orientarci nel<br />
cammino del secolo che si apre”,<br />
“una grande forza per il sempre<br />
necessario rinnovamento della<br />
Chiesa”;<br />
– sul Catechismo della Chiesa Cattolica,<br />
perché sia davvero accolto<br />
e utilizzato «come uno strumento<br />
25
26<br />
valido e legittimo al servizio della<br />
comunione ecclesiale e come una<br />
norma sicura per l’insegnamento<br />
della fede»;<br />
– sulla preparazione del prossimo Sinodo<br />
dei Vescovi perché sia davvero<br />
«un’occasione propizia per introdurre<br />
l’intera compagine ecclesiale<br />
a un tempo <strong>di</strong> particolare riflessione<br />
e riscoperta della fede».<br />
Per ora – come introduzione a tutto<br />
il lavoro – possiamo brevemente<br />
me<strong>di</strong>tare su questa in<strong>di</strong>cazione del<br />
Pontefice, verso la quale tutto converge:<br />
«È l’amore <strong>di</strong> Cristo che colma i nostri<br />
cuori e ci spinge a evangelizzar<br />
e. Egli, oggi come allora, ci invia<br />
per le strade del mondo per proclamare<br />
il suo Vangelo a tutti i popoli<br />
della terra (cfr. Mt 28,19). Con<br />
il suo amore, <strong>Gesù</strong> Cristo attira a sé<br />
gli uomini <strong>di</strong> ogni generazione: in<br />
ogni tempo Egli convoca la Chiesa<br />
affidando le l’annuncio del Vangelo,<br />
con un mandato che è sempre nuo-<br />
vo. Per questo anche oggi<br />
è necessario un più convinto<br />
impegno ecclesiale a<br />
favore <strong>di</strong> una nuova evangelizzazione<br />
per riscoprire<br />
la gioia nel credere e ritrovare<br />
l’entusiasmo nel comunicare<br />
la fede».<br />
“Tutti gli uomini <strong>di</strong> ogni<br />
generazione”, “tutti i popoli<br />
della terra”, “nuova<br />
evangelizzazione”: davanti<br />
a questo orizzonte così<br />
universale, soprattutto noi<br />
sacerdoti dobbiamo chiederci<br />
come e dove queste<br />
affermazioni possano legarsi<br />
e consistere.<br />
Possiamo allora cominciare ricordando<br />
come già il Catechismo della<br />
Chiesa Cattolica si apra con un<br />
abbraccio universale, riconoscendo<br />
che “L’uomo è «capace» <strong>di</strong> Dio”;<br />
ma, lo ha fatto scegliendo – come<br />
sua prima citazione – questo testo<br />
del Concilio Ecumenico Vaticano II:<br />
«La ragione più alta (“eximia ratio”)<br />
della <strong>di</strong>gnità umana consiste<br />
nella chiamata dell’uomo alla comunione<br />
con Dio. L’uomo è invitato<br />
al colloquio con Dio, fin dalla<br />
sua origine: egli, infatti, non esiste,<br />
se non perché, creato da Dio dalle<br />
vis cere del Suo amore (“ex amore”),<br />
viene mantenuto nell’esistenza<br />
sempre tratto dal grembo <strong>di</strong> tale<br />
amore (“ex amore”); e non vive<br />
pienamente secondo verità, se non<br />
riconosce liberamente questo amore<br />
e se non si affida al suo Creatore.<br />
Tuttavia molti nostri contemporanei<br />
non percepiscono affatto o esplicitamente<br />
rigettano questo intimo
e vitale congiungimento con Dio»<br />
(“hanc intimam ac vitalem coniunctionem<br />
cum Deo”).<br />
Come <strong>di</strong>menticare che, col testo appena<br />
citato – proprio nella ricchezza<br />
delle formulazioni scelte – i Padri<br />
conciliari intendevano rivolgersi<br />
<strong>di</strong>rettamente agli atei, affermando<br />
l’immensa <strong>di</strong>gnità della vocazione,<br />
da cui si erano estraniati già in<br />
quanto uomini? E lo facevano con le<br />
stesse parole che servono a descrivere<br />
l’esperienza cristiana, al massimo<br />
della sua intensità mistica!<br />
Anche la Lettera Apostolica Porta<br />
Fidei inizia affermando che questa<br />
«introduce alla vita <strong>di</strong> comunione<br />
con Dio», il che significa che essa<br />
ci permette <strong>di</strong> immergerci <strong>di</strong>rettamente<br />
nel mistero centrale della fede<br />
che dobbiamo professare: «Professare<br />
la fede nella Trinità – Padre,<br />
Figlio e Spirito Santo – equivale a<br />
credere in un solo Dio che è Amore»<br />
(ivi. n. 1).<br />
Tutto questo deve risuonare particolarmente<br />
nel nostro cuore e nella<br />
nostra intelligenza, per renderci<br />
consapevoli <strong>di</strong> quale sia oggi il<br />
dramma più grave dei nostri tempi.<br />
Le nazioni già cristianizzate non sono<br />
più tentate <strong>di</strong> cedere a un generico<br />
ateismo (come nel passato), ma<br />
rischiano <strong>di</strong> essere vittime <strong>di</strong> quel<br />
particolare ateismo che viene dall’aver<br />
<strong>di</strong>menticato la bellezza e il calore<br />
della Rivelazione Trinitaria. Oggi<br />
sono soprattutto i sacerdoti, nella<br />
loro quoti<strong>di</strong>ana adorazione e nel<br />
loro quoti<strong>di</strong>ano ministero che devono<br />
ricondurre tutto alla Comunione<br />
Trinitaria: solo a partire da essa e<br />
immergendosi in essa, i fedeli pos-<br />
sono scoprire davvero il volto del Figlio<br />
<strong>di</strong> Dio e la sua contemporaneità,<br />
e possono davvero raggiungere<br />
il cuore <strong>di</strong> ogni uomo e la patria a<br />
cui tutti sono chiamati. E solo così<br />
noi sacerdoti possiamo offrire <strong>di</strong><br />
nuovo agli uomini <strong>di</strong> oggi la <strong>di</strong>gnità<br />
dell’essere persona, il senso delle<br />
umane relazioni e della vita sociale,<br />
e lo scopo dell’intera creazione.<br />
“Credere in un solo Dio che è Amore”:<br />
nessuna nuova evangelizzazione<br />
sarà davvero possibile se noi cristiani<br />
non saremo in grado <strong>di</strong> stupire<br />
e commuovere nuovamente il mondo<br />
con l’annuncio della Natura d’Amore<br />
del Nostro Dio, nelle Tre Divine<br />
Persone che la esprimono e che<br />
ci coinvolgono nella loro stessa vita.<br />
Il mondo <strong>di</strong> oggi, con le sue lacerazioni<br />
sempre più dolorose e preoccupanti,<br />
ha bisogno <strong>di</strong> Dio-Trinità,<br />
e annunciarlo è il compito della<br />
Chiesa.<br />
La Chiesa, per poter adempiere questo<br />
compito, deve restare in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />
abbracciata a Cristo e non<br />
lasciarsene mai separare: ha bisogno<br />
<strong>di</strong> Santi che abitino “nel cuore<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>” e siano testimoni felici<br />
dell’Amore Trinitario <strong>di</strong> Dio.<br />
E i Sacerdoti, per servire la Chiesa<br />
e il Mondo, hanno bisogno <strong>di</strong> essere<br />
Santi!<br />
Dal Vaticano, 26 marzo 2012<br />
Solennità dell’Annunciazione<br />
della B.V.<br />
Mauro Card. Piacenza<br />
Prefetto<br />
+ Celso Morga Iruzubieta<br />
Arciv. tit. <strong>di</strong> Alba Marittima<br />
Segretario<br />
27
28<br />
Il Signore non<br />
abbandona<br />
mai i suoi<br />
Nel centenario dell’Ispirazione<br />
dell’Opera <strong>di</strong> p. Venturini<br />
mi piacerebbe lasciare<br />
una mia testimonianza per <strong>di</strong>re che<br />
il Signore non abbandona mai i suoi.<br />
A <strong>di</strong>re il vero quello che racconto non<br />
è successo nel giorno in cui si ricorda<br />
l’Ispirazione ma nel giorno 3 maggio<br />
che ricorda l’offerta del Padre.<br />
La mattina del 3 maggio 1997, con<br />
la grazia del Signore sono andata in<br />
cripta e rivolgendomi al Signore e a p.<br />
Venturini ho offerto la mia vita, perché<br />
Lui sapeva, sapeva tutto quello<br />
che stava succedendo e sono riuscita<br />
a <strong>di</strong>re: “Signore, io confido in te”!<br />
Ho anche scritto qualcosa sul <strong>di</strong>ario<br />
che si trovava vicino al sarcofago:<br />
non so se esiste ancora!<br />
Dopo 10 giorni sono ritornata in Brasile.<br />
Ho lasciato il vestito religioso alle<br />
suore <strong>di</strong> Marilia e loro mi hanno accompagnato<br />
a casa <strong>di</strong> mio papà ad<br />
Adamantina.<br />
Il 28 maggio <strong>di</strong> quell’anno, sono andata<br />
a Marilia per conversare col<br />
mio ex <strong>di</strong>rettore spirituale e qualcosa<br />
dentro <strong>di</strong> me <strong>di</strong>ceva: “Vai a visitare<br />
don Sergio” (<strong>di</strong>rettore degli stu<strong>di</strong><br />
Seguimi<br />
Marta in questo suo contributo ci narra una sua esperienza nella quale, partendo dalla<br />
sua vicenda storica e vocazionale, mette in luce un mistero importante: il Signore<br />
non abbandona mai i suoi.<br />
nel Seminario <strong>di</strong> Teologia e oggi Vescovo<br />
della Diocesi <strong>di</strong> Araçatuba-SP).<br />
Qui ho capito che il Signore non mi<br />
aveva abbandonato!<br />
Don Sergio mi suggerì <strong>di</strong> rivolgermi<br />
a don Maurizio (<strong>di</strong>rettore degli stu<strong>di</strong><br />
del Seminario Provinciale Sacro Cuore,<br />
che fu consacrato Vescovo <strong>di</strong> Assis<br />
e attualmente Arcivescovo <strong>di</strong> Botucatù-<br />
SP). Lui mi ha subito assunta<br />
come segretaria del seminario.<br />
Dico che il Signore non mi ha abbandonata,<br />
non solo per gli aspetti<br />
finanziari ma soprattutto perché pur<br />
non facendo più parte della <strong>Congregazione</strong><br />
delle Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>,<br />
io potevo continuare a vivere il<br />
Carisma <strong>di</strong> p. Venturini, in modo <strong>di</strong>verso,<br />
ma sempre io, col mio modo<br />
<strong>di</strong> essere, con la mia testimonianza,<br />
con la mia accoglienza a giovani vocazionati,<br />
seminaristi, religiosi e religiose,<br />
<strong>di</strong>aconi, sacerdoti, Vescovi e<br />
tutti quelli che sarebbero passati. Dio<br />
sa quanto ho pianto, ma ho pianto <strong>di</strong><br />
gioia e <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne per avermi dato<br />
questa opportunità e per aver visto<br />
che non era finito tutto con la mia<br />
uscita dalla <strong>Congregazione</strong>.
Credo che ci sia stato l’intervento<br />
<strong>di</strong> p. Venturini per due motivi: primo<br />
perché dopo un mese, il 2 <strong>di</strong> giugno,<br />
sono stata assunta e assicurata,<br />
secondo perché non era un Seminario<br />
qualsiasi ma il Seminario Provinciale<br />
del SACRO CUORE DI GESÙ,<br />
e ancora, nel mese de<strong>di</strong>cato al Sacro<br />
Cuore, del quale p. Venturini era<br />
tanto devoto.<br />
Non è stata una coincidenza, ma la<br />
Provvidenza del Signore non abbandona<br />
mai i suoi e se “si chiude una<br />
porta Lui apre una finestra” perché il<br />
Suo piano <strong>di</strong> Amore si realizzi.<br />
Il 2 giugno 2012 completerò quin<strong>di</strong>ci<br />
anni <strong>di</strong> presenza in questo seminario.<br />
Molte cose sono successe (in<br />
questi quin<strong>di</strong>ci anni). La formazione<br />
che i seminaristi hanno ricevuto oggi<br />
è riconosciuta dal Governo…<br />
Nel 2004 mi sono sposata con una<br />
persona meravigliosa che il Signore<br />
mi ha fatto incontrare e che con<strong>di</strong>vide<br />
quello che io ho dentro; una persona<br />
che non poteva essere migliore<br />
in questa nuova forma <strong>di</strong> vita…<br />
29
30<br />
Il Signore vuole<br />
che ricor<strong>di</strong>amo<br />
i suoi giorni<br />
Venturini<br />
in preghiera<br />
Bene<strong>di</strong>te Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché<br />
sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini<br />
le opere <strong>di</strong> Dio, come è giusto. E non trascurate <strong>di</strong> ringraziarlo (Tb 12, 6).<br />
ANIMA CHRISTI (M. Frisina)<br />
Rit.<br />
Anima Christi, santifica me<br />
Corpus Christi, salva me.<br />
Sanguis Christi, inebria me<br />
Aqua lateris Christi, lava me.<br />
1. Passio Christi, conforta me.<br />
O bone Iesu, exau<strong>di</strong> me.<br />
Intra vulnera tua absconde me.<br />
2. Ne permittas a te me separari.<br />
Ab hoste maligno defende me.<br />
In hora mortis meæ voca me.<br />
3. Et iube me venire ad te,<br />
ut cum sanctis tuis laudem te<br />
per infinita sæcula sæculorum.<br />
Amen.<br />
Anima <strong>di</strong> Cristo, santificami,<br />
Corpo <strong>di</strong> Cristo, salvami.<br />
Sangue <strong>di</strong> Cristo, inebriami,<br />
acqua del costato <strong>di</strong> Cristo, lavami.<br />
Passione <strong>di</strong> Cristo, fortificami.<br />
Oh buon <strong>Gesù</strong>, esau<strong>di</strong>scimi.<br />
Nelle tue piaghe, nascon<strong>di</strong>mi.<br />
Non permettere che io sia separato da Te.<br />
Dal nemico <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>mi.<br />
Nell’ora della mia morte chiamami,<br />
e comandami <strong>di</strong> venire a Te,<br />
Perché con i tuoi Santi ti lo<strong>di</strong>,<br />
nei secoli dei secoli.<br />
Amen.
1L. Il Signore vuole che ricor<strong>di</strong>amo i suoi giorni. Nell’esistenza <strong>di</strong> una creatura<br />
vi sono giorni dell’uomo e giorni <strong>di</strong> Dio: quelli, purtroppo, si richiamano<br />
alla mente «in amaritu<strong>di</strong>ne animae» (Is 38, 5), questi si ricordano<br />
nell’esultanza dello spirito: «exultavit spiritus meus in Deo salutari meo»<br />
(Lc 1, 47).<br />
E la gioia è tanto più intensa e più elevata quando, col trascorrere degli<br />
anni, questi giorni del Signore appaiono al nostro sguardo interiore maggiormente<br />
chiari e luminosi. Ogni giorno ha la sua aurora e il suo meriggio.<br />
La gioia del pieno giorno è più viva <strong>di</strong> quella che si prova nelle prime<br />
ore del mattino.<br />
Anche i giorni del Signore hanno la loro alba, e il loro meriggio: ma non hanno<br />
né crepuscolo, né tramonto, perché le opere <strong>di</strong> Dio partecipano, sono emanazione<br />
della sua verità: «veritas Domini manet in aeternum».<br />
2L. Il 7 Marzo fu uno <strong>di</strong> questi giorni del Signore: col passare del tempo ce ne<br />
convinciamo sempre più.<br />
Era il primo giovedì del mese: il giorno dell’Istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio,<br />
il giorno delle maggiori effusioni del S. Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Ora la Chiesa<br />
ha consacrato i primi Giovedì <strong>di</strong> ogni mese a <strong>Gesù</strong> Cristo, Sommo ed Eterno<br />
<strong>Sacerdote</strong>.<br />
31
32<br />
Nei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio la creatura (don Mario Venturini) non ha che la funzione<br />
<strong>di</strong> istrumento, non necessario, non in<strong>di</strong> spensabile, ma solo voluto dal Signore<br />
perché si vegga chiara l’opera sua, e molto spesso, e partico larissimamente<br />
nel nostro caso, la miseria e la infedeltà dello strumento, fanno meglio comparire<br />
l’onnipotente Mano <strong>di</strong> Dio che sa trionfare d’ogni ostacolo, anche <strong>di</strong><br />
quelli posti dallo stesso istru mento.<br />
Lo strumento se lo prepara il buon Dio: <strong>di</strong> lunga mano, senza che egli se ne<br />
accorga. La mano <strong>di</strong> Dio è <strong>di</strong>screta: opera a gra<strong>di</strong>: prepara il terreno per le<br />
sue grazie. Forse questo è il lavoro più fatico so: rendere strumento una materia<br />
informe e sorda!<br />
Devono nel caso nostro essere preceduti dai fatti, dalle considerazioni che<br />
hanno preparato il cuore, perché fosse sensibile alla grazia. Ambiente sacerdotale<br />
abbastanza freddo; avvenimenti tanto dolorosi passati <strong>di</strong> fresco,<br />
perciò vivi ancora nel ricordo <strong>di</strong> tutti; la solitu<strong>di</strong>ne e la quiete <strong>di</strong> giorni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>sposizione<br />
fisica... Tutto aveva servito al Signore per il Suo <strong>di</strong>segno. Bene<strong>di</strong>ctus<br />
Deus!<br />
3L. La cara Immagine <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Agonizzante nell’Orto, pendeva al fianco sinistro<br />
del letto dello stru mento. Era forse nel pomeriggio. La figura <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nel<br />
suo estremo dolore intimo attirò lo sguardo.<br />
Un complesso <strong>di</strong> cause, a noi note solo in parte, martoriavano quel Cuore SS.<br />
spasimante d’amore nell’agonia tanto dolorosa. La mente e il cuore della creatura,<br />
sotto l’influsso della grazia, considera, me<strong>di</strong>ta queste cause, e l’una si<br />
mostra più forte, più formidabile, più schiacciante dell’altra: finché arriva ad<br />
una <strong>di</strong> esse che sembra quasi irreale, inconcepibile, tanto è grave e tremenda.<br />
Il dolore si misura dall’amore! Una carità, una pre<strong>di</strong>lezione spinta sino all’ultimo<br />
limite, «in finem <strong>di</strong>lexit» portava il Cuore Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> all’ultimo<br />
limite del dolore, perché l’amore non era stato compreso, anzi respinto, anzi<br />
calpestato da colui che ne era il principale oggetto: Giuda!.<br />
Sì, Giuda, fu, perché tra<strong>di</strong>tore, il tormento più terribile per il Cuore amantissimo<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nel corso della sua dolorosissima Passione.<br />
E dopo Giuda, gli altri, i seguaci, gli imitatori! Naturale conseguenza del lavorio<br />
della grazia nel cuore dello strumento: la necessità della riparazione <strong>di</strong><br />
tanta offesa consolando il Divin Cuore Sacer dotale trafitto.<br />
La semente era stata deposta dalla mano <strong>di</strong> Dio. A Lui completare l’operazione,<br />
nascondendola nel terreno del cuore.<br />
Susseguì un tempo notevole <strong>di</strong> dubbio, ma tranquillo sereno: ha lavorato la<br />
grazia? o la fantasia? o il maligno? La pace del cuore rassicurò lo strumento,<br />
finché vi fu chi gli <strong>di</strong>sse con autorità: non la fantasia, non il maligno, ma la<br />
grazia: qui c’è la mano del Signore onnipotente!
FIAMMA VIVA D’AMORE (M. Frisina)<br />
O fiamma viva d’amore che soave ferisci.<br />
O fiamma squarcia la tela<br />
a questo dolce incontro.<br />
O dolce soave piaga<br />
delicata carezza,<br />
Tu parli <strong>di</strong> vita eterna<br />
cambiando la morte in vita.<br />
O amore che tutto crei<br />
sublime eterna carità,<br />
la tua fiamma è più forte d’ogni cosa,<br />
più forte della morte.<br />
O amato che sul mio petto dolcemente riposi.<br />
D’amore e gloria piena teneramente m’innamori.<br />
O fuoco nel cui splendore<br />
le oscure profon<strong>di</strong>tà,<br />
rischiari al mio <strong>di</strong>letto<br />
portando luce e calore.<br />
O amore che tutto crei<br />
sublime eterna carità,<br />
la tua fiamma è più forte d’ogni cosa,<br />
più forte della morte.<br />
Dal Vangelo secondo Luca<br />
Lc 22, 47-62<br />
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava<br />
Giuda, uno dei Do<strong>di</strong>ci, li precedeva e si avvicinò a <strong>Gesù</strong> per baciarlo. <strong>Gesù</strong> gli<br />
<strong>di</strong>sse: “Giuda, con un bacio tu tra<strong>di</strong>sci il Figlio dell’uomo?”. Allora quelli che<br />
erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, <strong>di</strong>ssero: “Signore, dobbiamo<br />
colpire con la spada?”. E uno <strong>di</strong> loro colpì il servo del sommo sacerdote<br />
e gli staccò l’orecchio destro. Ma <strong>Gesù</strong> intervenne <strong>di</strong>cendo: “Lasciate! Basta<br />
così!”. E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.<br />
Poi <strong>Gesù</strong> <strong>di</strong>sse a coloro che erano venuti contro <strong>di</strong> lui, capi dei sacerdoti, capi<br />
delle guar<strong>di</strong>e del tempio e anziani: “Come se fossi un ladro siete venuti con<br />
spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo<br />
le mani su <strong>di</strong> me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre”.<br />
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del<br />
sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco<br />
in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo<br />
a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo<br />
33
34<br />
attentamente, <strong>di</strong>sse: “Anche questi<br />
era con lui”. Ma egli negò <strong>di</strong>cendo:<br />
“O donna, non lo conosco!”.<br />
Poco dopo un altro lo vide<br />
e <strong>di</strong>sse: “Anche tu sei uno <strong>di</strong> loro!”.<br />
Ma Pietro rispose: “O uomo,<br />
non lo sono!”. Passata circa un’ora,<br />
un altro insisteva: “In verità,<br />
anche questi era con lui; infatti è<br />
Galileo”. Ma Pietro <strong>di</strong>sse: “O uomo,<br />
non so quello che <strong>di</strong>ci”. E in<br />
quell’istante, mentre ancora parlava,<br />
un gallo cantò. Allora il Signore<br />
si voltò e fissò lo sguardo<br />
su Pietro, e Pietro si ricordò della<br />
parola che il Signore gli aveva detto:<br />
“Prima che il gallo canti, oggi<br />
mi rinnegherai tre volte”. E, uscito<br />
fuori, pianse amaramente.<br />
Parola del Signore.<br />
4L. Ora due considerazioni, necessarie; conseguenza della ispirazione e da tenersi<br />
presenti sempre.<br />
I. Una pittura qualsiasi, per essere completa, è formata <strong>di</strong> luci e <strong>di</strong> ombre: né<br />
le une, né le altre pos sono essere trascurate: si aiutano, si completano a vicenda.<br />
La luce è sempre più apprezzabile dell’ombra, ma risplende maggiormente<br />
se messa in relazione con questa: mentre l’ombra deve alla luce se è<br />
notata e se attira su <strong>di</strong> sé gli sguar<strong>di</strong>.<br />
Ma luce e ombra non sono che un solo oggetto il quale rimane illuminato nella<br />
sua parte che è esposta al sole, e oscurato in quella che al sole si è nascosta.<br />
Questa notte non è più notte davanti a te,<br />
il buio come luce risplende.<br />
L’Opera è emanazione del Cuore Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>!<br />
L’Opera non è che un raggio <strong>di</strong> questo benedetto Cuore!<br />
Ha però nella sua unità le sue parti <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> ombre.<br />
Ricor<strong>di</strong>amolo! A questa parte <strong>di</strong> luce debbono appartenere anzitutto quelli<br />
che all’Opera sono stati chiamati dall’infinita bontà <strong>di</strong> Dio.<br />
Siamo stati chiamati tutti, a risplendere della luce e dello spirito Sacerdotale.<br />
La nostra voca zione questo domanda, a questo ci impegna: <strong>di</strong>venire luminosi.
Luminosi, per dare gioia, gusto, sod<strong>di</strong>sfazione al Cuore Benedetto <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>,<br />
autore <strong>di</strong>vino del Sacerdozio. Vivere in modo da effettuare in noi, per quanto<br />
è possibile, i suoi ardenti desideri per coloro che elegge a tanta <strong>di</strong>gnità.<br />
Luminosi, per godere sempre <strong>di</strong> quella felicità tutta particolare che fa provare<br />
il Signore ai Sa cerdoti che gli sono veramente fedeli.<br />
Luminosi, per <strong>di</strong>ffondere, se ve ne fosse bisogno, luce <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione sui Ministri<br />
del Signore, non certo per metterci <strong>di</strong>nanzi agli altri, ma per adempiere<br />
in noi la volontà <strong>di</strong>vina: Luceat lux vestra coram hominibus (Sacerdotibus) ut<br />
videant... et glorificent Patrem vestrum (Mt 5, 16).<br />
Questa notte non è più notte davanti a te,<br />
il buio come luce risplende.<br />
Per questo <strong>Gesù</strong> nell’Eucaristia si degna rimanere esposto tutto il giorno sul<br />
suo Trono e noi ci accostiamo a Lui con la mente, col cuore e con la persona<br />
per restarne illuminati. Acce<strong>di</strong>te et il luminamini (Sal 33, 6).<br />
Chi sta vicino a Lui risplende: chi si allontana, perde la sua luce, e tanto più<br />
quanto più si allon tana: Ricor<strong>di</strong>amo S. Pietro: sequebatur eum a longe. (Mt.<br />
26, 58). Da quel momento perdette la luce, <strong>di</strong>venne ombra, un’ombra nel<br />
quadro della Passione, e cadde. Ricor<strong>di</strong>amo Giuda: quando uscì dal Cenacolo<br />
«erat autem nox».<br />
La luce che ci sfolgora <strong>di</strong>nanzi deve interessarci dell’ombra, <strong>di</strong> quanti vivono<br />
nell’ombra, ombra più o meno oscura.<br />
Si tratta anzitutto <strong>di</strong> noi. È una verità questa che forse non consideriamo. L’Opera<br />
si occupa della luce e dell’ombra nel Sacerdozio. Dobbiamo essere luce,<br />
ne abbiamo la grazia, ma chi fra noi, fra quelli che fanno parte della <strong>Congregazione</strong><br />
può <strong>di</strong>re: io sono stato sempre fedele, io ho bene corrisposto alla mia<br />
vocazione sacerdotale?<br />
Nessuno può <strong>di</strong>rlo: dunque in ciascuno c’è qualche cosa <strong>di</strong> ombra, più o meno<br />
ombra: quin<strong>di</strong> an che da questa parte il primo lavoro, è per noi.<br />
Ci ha chiamati il Signore per aiutare quelli che sono un po’ nell’ombra, per risarcirlo<br />
della offesa, del dolore, che ciò Gli reca, per consolarlo. Ebbene, mettiamo<br />
noi in prima fila: potremo pensare agli altri, ma dopo aver pensato a<br />
noi. Non piacerebbe al Signore il nostro lavoro, anche i nostri sacrifici, se non<br />
cercassimo <strong>di</strong> togliere le ombre da noi per tornargli accetti.<br />
Questa notte non è più notte davanti a te,<br />
il buio come luce risplende.<br />
35
36<br />
5 L.<br />
II. L’Opera è sgorgata dal Cuore Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> agonizzante. Deve vivere,<br />
coltivare questo spirito suo proprio: nessuno altro le converrebbe.<br />
Più che un fiore del Calvario, è un fiore del Getsemani. Deve costarci il nostro<br />
lavoro; se non fosse così non renderebbe. Costerà assai il tenerci sempre,<br />
sempre vicini alla luce: costerà il tor nare dall’ombra al Sole: costerà l’aiutare<br />
i nostri fratelli a vivere nella luminosità Sacerdotale: ma la nostra vocazione<br />
è questa.<br />
Non c’è da meravigliarsi se il Signore si degna farci vivere in questo spirito<br />
mettendoci a parte della sua Croce. Ci sarebbe da fare le meraviglie se così<br />
non fosse, perché si potrebbe temere che il Signore non fosse contento <strong>di</strong><br />
noi, e cercasse altri per affidare ad essi quest’Opera preziosa.<br />
Proprio stamane (Feria IV Dom. II Quadr.) il Vangelo della S. Messa de Tempore<br />
ci presentava questa considerazione: «C’era un padre <strong>di</strong> famiglia il quale<br />
piantò una vigna, la cinse <strong>di</strong> siepe, scavò un frantoio, vi fabbricò una torre<br />
e la <strong>di</strong>ede a lavorare a coloni». Questi non corrisposero ai <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio,<br />
che è il Padre <strong>di</strong> famiglia <strong>di</strong> questa parabola, e Egli «vineam suam locabit aliis<br />
agricolis qui reddent ei fructum temporibus suis: rimetterà la vigna ad altri<br />
coloni i quali glie ne rendano il frutto a suo tempo». (Mt 21, 33 e seg.).<br />
Il Signore non permetta tanta <strong>di</strong>sgrazia.<br />
Chie<strong>di</strong>amogli oggi grazia <strong>di</strong> fedeltà: chie<strong>di</strong>amogliela per intercessione <strong>di</strong> Maria<br />
SS. Immacolata, che la <strong>Congregazione</strong> ama e venera quale Madre dei Sacerdoti.<br />
Amen!<br />
(Esortazione LXXXIV, 7 Marzo 1912 – 1947 P. Mario F.C.J.)<br />
Magnificat<br />
Padre nostro.<br />
O Dio, fonte <strong>di</strong> ogni bene,<br />
che nel Cuore del tuo Figlio<br />
ci hai aperto i tesori infiniti del tuo amore,<br />
fa’ che rendendogli l’omaggio della nostra fede<br />
adempiamo anche al dovere <strong>di</strong> una giusta riparazione.<br />
Per il nostro Signore <strong>Gesù</strong> Cristo...<br />
Bene<strong>di</strong>zione eucaristica<br />
Canto finale.<br />
p. Giuseppe (a cura <strong>di</strong>)<br />
Il Cenacolo- Barcellona P.G. (ME)
L<br />
a vita qui in Brasile, per noi,<br />
trascorre normale: vita <strong>di</strong> comunità,<br />
espressa nei momenti<br />
<strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong> riunioni, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />
<strong>di</strong> svago, mensa comune e <strong>di</strong> apostolato<br />
in parrocchia, oltre a impegni<br />
più specifici della nostra missione.<br />
La nostra salute è buona e per<br />
quello che <strong>di</strong>pende da noi ci sforziamo<br />
<strong>di</strong> mantenerla tale.<br />
In Brasile fa ancora caldo, ma adesso<br />
con minore intensità. Il tempo incomincia<br />
già ad “allenarsi” per l’inverno.<br />
Infatti al mattino e alla sera<br />
fa fresco.<br />
Desidero, in questa lettera, con<strong>di</strong>videre<br />
con voi due avvenimenti che<br />
per noi, nei mesi <strong>di</strong> marzo ed aprile,<br />
sono stati importanti e significativi.<br />
Il primo è stato la celebrazione commemorativa<br />
del centenario della Prima<br />
Ispirazione del Fondatore, avvenimento<br />
che ha segnato le nostre<br />
due famiglie religiose, maschile e<br />
femminile, sia in Brasile che in Italia.<br />
Vita<br />
dell’opera<br />
Pubblichiamo in questa rubrica la lettera che p. Marzio ha<br />
spe<strong>di</strong>to alle comunità italiane. In essa ci rende partecipi degli<br />
eventi che le nostre comunità in Brasile hanno vissuto in<br />
questi ultimi mesi.<br />
Il giorno 7 marzo noi delle tre comunità<br />
religiose, più le nostre sorelle,<br />
suor Carla e suor Rosecler, ci siamo<br />
trovati a Osasco per il nostro incontro<br />
intercomunitario che inizia<br />
sempre con un ritiro animato, questa<br />
volta, da p. Mario Revolti. Ha<br />
presentato l’esperienza dolorosa <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> nell’orto degli Ulivi, mettendo<br />
in risalto la reazione del Fondatore<br />
<strong>di</strong>nnanzi il dolore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, ritratto sul<br />
quadro che era in camera sua in quel<br />
7 marzo 1912.<br />
Per arricchire il tema del ritiro, p.<br />
Mario ha fatto un parallelo tra i vari<br />
testi evangelici che narrano l’Agonia<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nell’Orto degli Ulivi. Dopo<br />
la riflessione <strong>di</strong> p. Mario, ognuno<br />
<strong>di</strong> noi ha avuto circa tre quarti d’ora<br />
<strong>di</strong> tempo per fare la propria preghiera<br />
personale. Il terzo momento del<br />
ritiro è stato la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> quello<br />
che ognuno ha me<strong>di</strong>tato e pregato,<br />
stimolato dal tema commentato.<br />
Il momento della con<strong>di</strong>visione è<br />
sempre ricco per tutti, visto che l’e-<br />
37
38<br />
sperienza <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> preghiera del<br />
singolo arricchisce vicendevolmente<br />
la vita dell’altro. Finito il momento<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, abbiamo celebrato<br />
la S. Messa.<br />
Dopo la cena, abbiamo fatto un’ora<br />
<strong>di</strong> adorazione davanti al Santissimo<br />
esposto. A questa celebrazione<br />
notturna hanno partecipato anche<br />
tre aggregati. Insieme, tra tante motivazioni,<br />
abbiamo ringraziato il Signore<br />
per quanto ha realizzato nella<br />
Chiesa per mezzo <strong>di</strong> noi in favore<br />
dei ministri sacri. Dopo questo prezioso<br />
momento <strong>di</strong> preghiera, ci siamo<br />
riuniti in casa per con<strong>di</strong>videre insieme<br />
la nostra esperienza <strong>di</strong> cammino<br />
<strong>di</strong> <strong>Congregazione</strong>. Per concludere,<br />
abbiamo festeggiato con un incontro<br />
festivo alla mensa fraterna.<br />
Oltre a questa esperienza intercomunitaria,<br />
ogni comunità, poi, ha<br />
organizzato in parrocchia momenti<br />
celebrativi con il popolo: Messe e<br />
Adorazioni. Sempre, in queste circostanze,<br />
abbiamo presentato il quadro<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nell’Orto che abbiamo<br />
riprodotto per tutte tre le comunità<br />
in formato originale, spiegando alla<br />
gente il significato del quadro e<br />
<strong>di</strong> quello che stavamo celebrando. È<br />
stata, ancora una volta, l’occasione<br />
per annunciare la nostra identità come<br />
<strong>Congregazione</strong> religiosa iniziata<br />
con p. Mario Venturini e poi ere<strong>di</strong>tata<br />
e continuata da noi.<br />
Il 18 marzo abbiamo avuto a Marilia<br />
l’incontro degli aggregati esterni:<br />
il tema era l’Ispirazione del fondatore<br />
nel 7 marzo 1912. Punti forti<br />
dell’incontro sono stati: la riflessione<br />
su alcuni testi dal Diario del Fondatore<br />
nei quali narra l’esperienza della<br />
Prima Ispirazione e la Lectio Divina<br />
sui testi riguardanti l’Agonia <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
nell’Orto degli Ulivi. La domenica<br />
mattina, come momento finale, avevamo<br />
in progetto l’ascolto della registrazione<br />
delle riflessioni <strong>di</strong> p. Pietro<br />
Menotti, fatte in Casa Madre in occasione<br />
<strong>di</strong> un anniversario del 7 marzo,<br />
ma non è stato possibile per problemi<br />
tecnici legati all’apparecchio.<br />
Questo punto verrà certamente riproposto<br />
in un’altra occasione.<br />
L’incontro degli aggregati si è concluso<br />
con la S. Messa e dopo questa<br />
con un pranzo tipico: il churrasco.<br />
L’altro avvenimento riguarda il giubileo<br />
sacerdotale <strong>di</strong> P. Angelo Fornari.<br />
L’8 aprile, in coincidenza con la Domenica<br />
<strong>di</strong> Pasqua, egli ha compiuto<br />
cinquant’anni <strong>di</strong> sacerdozio. P. Angelo<br />
ha celebrato le Messe <strong>di</strong> ringraziamento<br />
nelle tre chiese della parrocchia.<br />
I gruppi <strong>di</strong> Liturgia <strong>di</strong> ogni<br />
comunità parrocchiale hanno preparato<br />
bene le celebrazioni, in modo<br />
da sottolineare la solennità della<br />
Pasqua e, al contempo, il cinquante-
simo <strong>di</strong> p. Angelo. La gente si è manifestata<br />
sensibile rendendogli calorosi<br />
omaggi.<br />
Dopo le Messe, insieme alla gente,<br />
abbiamo fatto festa nel salone della<br />
parrocchia, in un clima fraterno e <strong>di</strong><br />
molta gioia. Per p. Angelo aver celebrato<br />
il cinquantesimo <strong>di</strong> sacerdozio<br />
è stata un’occasione in<strong>di</strong>menticabile,<br />
ha ringraziato i fedeli per questa<br />
manifestazione <strong>di</strong> affetto nei suoi<br />
confronti. La stessa gioia p. Angelo<br />
l’ha potuta sperimentare a Barretos<br />
ed Osasco nelle domeniche seguenti.<br />
L’aver celebrato il giubileo sacerdotale<br />
<strong>di</strong> p. Angelo ha messo in luce<br />
due particolari aspetti: ringraziare<br />
il sacerdozio donato da <strong>Gesù</strong> alla<br />
Chiesa e al confratello e dare un<br />
annuncio vocazionale. Ne abbiamo<br />
approfittato per annunciare, specialmente<br />
ai giovani, la bellezza e l’im-<br />
<br />
Ricordando Stefano<br />
P. Angelo Fornari.<br />
Pubblichiamo la lettera che p. Franco Fornari ha inviato al<br />
superiore generale in occasione della morte <strong>di</strong> un amico<br />
<strong>di</strong> <strong>Congregazione</strong>, Stefano Gastal<strong>di</strong>, marito dell’aggregata<br />
esterna Milly. Impossibilitato per impegni ad essere presente<br />
al funerale, traccia alcuni suoi ricor<strong>di</strong>.<br />
C arissimo,<br />
è una presenza - quella<br />
della nostra famiglia alla<br />
liturgia funebre dell’amico Stefano<br />
- che avrei voluto rappresentare<br />
anch’io (ma sono a Roma per un<br />
impegno non prorogabile), e senza<br />
dubbio pure p. Mario Revolti, essen-<br />
portanza della vocazionale sacerdotale.<br />
Buon cammino a tutti voi e un abbraccio<br />
fraterno.<br />
p. Marzio<br />
Marilia SP (Brasile)<br />
do stati i primi a fare la conoscenza<br />
con Stefano e Milly in un incontro <strong>di</strong><br />
Torino - credo a Villa Lascaris - con<br />
un gruppo <strong>di</strong> preti sposati e loro spose.<br />
È stato un incontro storico, perché<br />
non molto dopo abbiamo iniziato,<br />
assieme a don Giacomo dell’OA-<br />
RI, il Gruppo che abbiamo chiama-<br />
39
40<br />
to “Gruppo Brescia” (dei preti sposati<br />
e loro famiglie), e che è giunto<br />
al 67.mo incontro nell’aprile scorso.<br />
Stefano e Milly, oltre ad essere sempre<br />
presenti e molto motivati nel<br />
coinvolgere altri a questi incontri<br />
che hanno segnato la storia per molte<br />
famiglie <strong>di</strong> amici preti sposati, sono<br />
<strong>di</strong>ventati particolarmente vicini e<br />
sempre molto accoglienti <strong>di</strong> p. Mario<br />
e <strong>di</strong> me più volte loro ospiti nella<br />
casa <strong>di</strong> Caramagna. Oltre ad essere<br />
sempre stati fedeli collaboratori,<br />
non hanno mai nascosto la loro riconoscenza<br />
per la nostra vicinanza,<br />
particolarmente in tempi in cui i preti<br />
sposati erano da tutti allontanati;<br />
che ci fosse un Istituto che li accoglieva<br />
con affetto era per loro conforto<br />
e balsamo.<br />
Abbiamo visto crescere e accompagnato<br />
anche i loro figli che agli<br />
incontri estivi <strong>di</strong> Baita Castil hanno<br />
portato una in<strong>di</strong>menticabile nota<br />
<strong>di</strong> vita, insieme ai molti bimbi degli<br />
amici del gruppo che vivevano<br />
quella settimana sempre attesa e<br />
poi in<strong>di</strong>menticabile. Stefano poi celebrava<br />
il suo compleanno proprio<br />
nei giorni <strong>di</strong> Baita Castil ed esprimeva<br />
sempre riconoscenza per gli amici<br />
e per la famiglia dei padri Venturini<br />
che sentiva far parte della sua<br />
famiglia.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo con piacere le visite <strong>di</strong><br />
Stefano e Milly a Trento per rivivere<br />
insieme con noi, più <strong>di</strong> una volta,<br />
l’anniversario del loro matrimonio,<br />
mentre Milly ricordava anche<br />
la sua aggregazione alla nostra Famiglia…<br />
A me spiace proprio <strong>di</strong> non poter<br />
essere a Caramagna per dare l’ulti-<br />
mo saluto giovedì prossimo, ma p.<br />
Clau<strong>di</strong>o, accompagnato da fr. Dario,<br />
ci rappresenterà bene, <strong>di</strong>venuto<br />
anche lui particolare amico e sostegno<br />
<strong>di</strong> Stefano, Milly e dei loro<br />
figli.<br />
Carissimo p. Gianluigi: ho scritto<br />
quanto mi veniva spontaneo... ma<br />
gli avvenimenti vissuti insieme con<br />
Stefano e Milly sono moltissimi: il<br />
Signore li ha certo registrati nel suo<br />
amore. Raccoman<strong>di</strong>amo a Lui Stefano<br />
perché l’accolga fra le sue braccia,<br />
dopo gli ultimi anni <strong>di</strong> sofferenza<br />
fisica e morale. Raccoman<strong>di</strong>amo<br />
Milly e i figli con le loro famiglie:<br />
continuiamo a camminare insieme<br />
sotto l’amore del Signore e ora<br />
anche sotto lo sguardo <strong>di</strong> Stefano. E<br />
an<strong>di</strong>amo avanti.<br />
Un fraterno abbraccio.<br />
p. Franco<br />
Roma - Trento
Ere<strong>di</strong>tà preziosa<br />
Il titolo suggerisce già che il contenuto <strong>di</strong> questo testo merita<br />
valore. Potrebbe essere un’opera d’arte, un fine gioiello opera<br />
<strong>di</strong> un artigiano orafo che molto ha impiegato nella finitura<br />
<strong>di</strong> questo oppure un monaco che ha dato tutto se stesso<br />
nella realizzazione <strong>di</strong> una miniatura che andrà poi a ornare<br />
un testo <strong>di</strong> un’opera importante.<br />
Ere<strong>di</strong>tà preziosa, certamente sì, un’ere<strong>di</strong>tà che non richiama<br />
solo il passato ma dove passato e presente vanno <strong>di</strong> pari<br />
passo e non si può comprendere il nuovo se non si è compreso<br />
l’antico.<br />
C<br />
ari amici lettori<br />
Ho posto questa premessa<br />
perché il contenuto <strong>di</strong> ciò che vi<br />
scrivo riguarda profondamente l’Opera<br />
<strong>di</strong> p. Mario Venturini, Opera<br />
che oggi è affidata a noi dal Signore.<br />
Nei giorni seguenti alla S. Pasqua,<br />
dalla serata <strong>di</strong> giovedì al pomeriggio<br />
<strong>di</strong> sabato, noi giovani figli e figlie<br />
spirituali <strong>di</strong> p. Venturini ci siamo<br />
incontrati nella nostra Parrocchia <strong>di</strong><br />
S. Cleto a Roma per con<strong>di</strong>videre l’esperienza<br />
che è emersa nella lettura<br />
degli scritti tratti dal <strong>di</strong>ario, dalle<br />
lettere, dalle esortazioni del Padre<br />
e dalle lettere <strong>di</strong> Bice <strong>di</strong> Rorai riguardanti<br />
la PRIMA IDEA-ISPIRAZIONE<br />
del nostro Fondatore nel Suo ricordo<br />
del 7 marzo 1912 anche a <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi anni.<br />
Un secondo e vicendevole dono è<br />
stato anche il racconto della nostra<br />
vocazione.<br />
Come ogni anno, anche in questo,<br />
vi sono delle nuove presenze, come<br />
il canto nuovo della Pasqua: partecipa<br />
infatti all’incontro anche il nostro<br />
confratello P. Josè Antonio, connazionale<br />
della nostra Sr. Marzia, e Piero,<br />
un giovane <strong>di</strong> Messina.<br />
La modalità che abbiamo seguito nel<br />
nostro incontro è stata quella della<br />
narrazione, come è già ormai consolidata<br />
modalità nei nostri incontri<br />
formativi non solo Roma ma anche<br />
a Baita Castil.<br />
La nostra preziosa ere<strong>di</strong>tà ha origine,<br />
come già detto, in quel 7 marzo<br />
dove P. Mario contempla il quadro <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> nell’orto del Getsèmani, quadro<br />
regalatogli dal papà in occasione<br />
della sua prima S. Messa.<br />
Così scrive nel suo Diario: «Sono da<br />
più giorni in preda ad una commozione;<br />
sento nel mio Cuore un bisogno<br />
immenso <strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> riparare<br />
il Signore».<br />
41
42<br />
Interessante è leggere cosa p. Mario<br />
scrive il 7 marzo 1947, dopo trentacinque<br />
anni!<br />
«L’Opera è emanazione del Cuore<br />
sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>! L’Opera non è<br />
che un raggio <strong>di</strong> questo benedetto<br />
cuore! Ha però nella sua unità le sue<br />
parti <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> ombre».<br />
Da queste righe notiamo p. Mario<br />
“maturo” e il frutto dell’Opera che<br />
<strong>Gesù</strong> ha affidato a lui e a noi lo è altrettanto.<br />
Mi piace definire questa esortazione<br />
(LXXXIV) come la “Magna Charta”<br />
dell’Opera.<br />
Mentre desidererei che tutti i fratelli<br />
e le sorelle firmassero <strong>di</strong> loro pugno<br />
queste righe, segno della col-<br />
laborazione preziosa <strong>di</strong> tutti e tutte<br />
alla riuscita <strong>di</strong> questa ottima esperienza<br />
da mettere ora in pratica,<br />
chiedo al Signore <strong>di</strong> donare a ciascuno<br />
<strong>di</strong> noi, figli e figlie <strong>di</strong> p. Mario<br />
– non importa l’età! – il suo Santo<br />
Spirito per una vita sempre più nuova,<br />
nella coerenza con l’ere<strong>di</strong>tà preziosa<br />
del nostro Fondatore, per una<br />
nuova, vera fraterna Comunione,<br />
per fare qualche passo in più verso<br />
la santità!<br />
(P. Giannantonio, p. Giuseppe,<br />
p. Giovanni T, p. Josè Antonio,<br />
p. Roberto R, fr. Antonio, fr. Dario,<br />
sr Chiara, sr Marzia, Piero, fr. Albi<br />
e fr. Davide autore dell’articolo).
Trento<br />
Celebrazioni<br />
del<br />
centenario<br />
43
44<br />
Trento
Barcellona P.G.<br />
45
46<br />
Zevio<br />
Barretos
Convegno <strong>di</strong> primavera<br />
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48<br />
Spera nel Signore<br />
e lui farà tutto<br />
Esperienze<br />
Sono stata invitata a fare un’esperienza <strong>di</strong><br />
‘accampamento’ per adulti realizzata nella<br />
<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Marilia dall’11 al 15 novembre<br />
2011, esperienza promossa da un movimento chiamato<br />
“Scuola <strong>di</strong> Sant’Andrea” con l’obiettivo <strong>di</strong> formare<br />
Agenti <strong>di</strong> pastorale. Siccome è un movimento che si<br />
sta allargando in tutta la zona ecclesiastica e quin<strong>di</strong> anche<br />
nella nostra <strong>di</strong>ocesi, io e p. Rui (un giovane sacerdote <strong>di</strong>ocesano) siamo stati<br />
invitati per conoscere questa realtà.<br />
Così siamo partiti insieme al gruppo formato da 80 persone. Siamo stati informati<br />
che era necessario portare con sé: un impermeabile, stivali, lanterna,<br />
materasso, Bibbia, corona del Rosario e il puro necessario.<br />
Prima <strong>di</strong> arrivare al luogo dell’accampamento abbiamo fatto una fermata e<br />
siamo stati invitati a consegnare l’orologio, il cellulare, il computer, perché<br />
non sarebbero serviti.<br />
Ho cominciato a pensare: «Mio Dio, cosa sta succedendo...?» Abbiamo preso<br />
un autobus che in mezz’ora ci ha portati al campo. Lungo il tragitto si percepiva<br />
un po’ <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne, soprattutto da parte dei più anziani: «Sarà che<br />
dovremo dormire nelle tende? Ma no, ci saranno le stanze!...». E cosí siamo<br />
arrivati in una fazenda (un terreno molto vasto) e appena scesi dall’autobus<br />
abbiamo visto le tende montate: erano <strong>di</strong> colore azzurro e tutte in fila, sembrava<br />
un accampamento militare. Tutto molto ‘rustico’: il luogo degli incontri,<br />
il ‘refettorio’ (non c’erano tavoli), una bella cappellina.<br />
Subito siamo stati <strong>di</strong>visi in gruppi e<br />
ad ogni gruppo è stato assegnato un<br />
nome. Il mio era “Tribù Ruben”. C’erano<br />
tre orientatori.<br />
La prima notte è stata un po’ <strong>di</strong>fficile<br />
per tutti. Le tende sembravano strette:<br />
ognuna doveva ospitare tre persone,<br />
per fortuna nella mia eravamo<br />
solo due. Era anche romantico:<br />
era possibile vedere il cielo stellato,<br />
il chiarore della luna, sentire il canto<br />
dei galli, il muggire delle mucche e il
elare delle pecore che ci passavano<br />
vicine quando andavano a pascolare...<br />
Ma poi sono arrivati due giorni <strong>di</strong><br />
pioggia con tuoni, lampi e in alcune<br />
tende è entrata acqua. Io, insieme alla<br />
mia compagna, mi sono resa conto<br />
che la tenda poteva resistere perché<br />
era un po’ inclinata e l’acqua scorreva<br />
meglio, bagnando solo una piccola<br />
parte del ‘materasso’... In ogni caso<br />
per me è stato un momento critico<br />
perché ho paura del temporale. Non potevamo fare altro se non pregare.<br />
A parte le <strong>di</strong>fficoltà, abbiamo trascorso delle giornate intense <strong>di</strong> preghiera. Sono<br />
state usate alcune <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> gruppo simili agli esercizi <strong>di</strong> addestramento dei<br />
soldati, che richiedevano lavoro <strong>di</strong> equipe, momenti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione dell’esperienza<br />
fatta evidenziando soprattutto le sfide e gli ostacoli; momenti che aiutavano<br />
ad aprire il cuore esponendo le proprie sofferenze, paure ed incertezze;<br />
momenti <strong>di</strong> preghiera davanti al Signore dove <strong>di</strong>ventava impossibile trattenere<br />
le lacrime poiché si è riflettuto sul proprio peccato e sull’amore del Padre che<br />
aspetta il ritorno del figlio e sulla realtà della propria famiglia...<br />
Il tema che ci ha accompagnati é stato il testo <strong>di</strong> un canto dove si prega:<br />
Spera nel Signore e Lui farà tutto anche quando la vita ti chiede <strong>di</strong> piú<br />
<strong>di</strong> quello che puoi dare e la stanchezza ti fa vacillare.<br />
Spera nel Signore anche quando la solitu<strong>di</strong>ne ti ferisce e ti vien voglia<br />
<strong>di</strong> andar via e abbandonare tutto.<br />
Spera nel Signore! C’é un Dio che ti ama e che puó trasformare tutto:<br />
il suo amore ti sará sostegno.<br />
Concludendo posso <strong>di</strong>re che è stata un’esperienza intensa, un ritiro spirituale<br />
<strong>di</strong>verso. Di fronte a quelle sfide ho percepito che anche noi religiosi, con l’andar<br />
del tempo o, meglio, degli anni, corriamo il rischio <strong>di</strong> porci degli ostacoli,<br />
<strong>di</strong> essere paurosi o pieni <strong>di</strong> manie...<br />
Ho preso la pioggia,<br />
ho corso sul prato,<br />
mi sono seduta a terra,<br />
ho camminato in mezzo all’erba,<br />
ho giocato come uma bambina,<br />
ho visto “l’inizio e la fine del giorno”,<br />
ma soprattutto ho sentito la presenza del Signore che ci ha accompagnati.<br />
Allora è bello sperare e confidare sempre nel Signore perché Lui non ci abbandonerà.<br />
sr Rosecler - Marilia - SP (Brasile)<br />
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Uno strano<br />
nascon<strong>di</strong>no<br />
E anche<br />
Dio rise<br />
Ambaraba cci ccì coccò, tre civette sul como…<br />
così cominciavamo da bambini l’organizzazione<br />
<strong>di</strong> un gioco: recitavamo questa filastrocca mentre<br />
eravamo in cerchio e grazie a questa stabilivamo chi<br />
doveva ’mpuzzari quando giocavamo a mmucciatedda<br />
(nascon<strong>di</strong>no). Attenzione amici ’mpuzzari non ha niente a che vedere con la<br />
puzza ma chi ’mpuzzava era colui che era incaricato <strong>di</strong> contare con la faccia<br />
al muro e poi cercare chi si era mmucciatu (nascosto). Che gioco simpatico!<br />
Io ricordo che nei momenti che mi toccava ’mpuzzari non mi muovevo dal<br />
luogo dove avevo effettuato la conta (10 per ogni partecipante al gioco, figuratevi<br />
quando i bambini erano 18 bisognava contare fino a 180… veniva<br />
notte!), come <strong>di</strong>cevo non mi muovevo da quel luogo perché chi si nascondeva<br />
doveva riuscire a toccare il punto dove chi ’mpuzzava faceva la sua benedetta<br />
conta e con me nei paraggi era un po’ <strong>di</strong>fficile; ecco perché i miei compagni<br />
<strong>di</strong> giochi mi <strong>di</strong>cevano:<br />
- Cu tia non si pò giucàri, tu si scuncicùsu!<br />
- (Con te non si può giocare, tu bari!).<br />
Pensate che alcuni dei miei piccoli amici avevano una fantasia straor<strong>di</strong>naria:<br />
andavano a cercare i posti più impensabili per nascondersi e io con la mia<br />
tecnica scuncicùsa mandavo tutto il loro sforzo in malora. Ma la fantasia dei<br />
miei piccoli compagni <strong>di</strong> gioco non poteva mai arrivare a quella <strong>di</strong> Maria. Chi<br />
è Maria? Vi chiederete.<br />
Maria era una povera donna del mio paese che viveva da barbona. Sì, poverina,<br />
aveva anche la barba, ma non intendo questo significato; una clochard<br />
<strong>di</strong>rete voi, no non era una clochard cioè una senza tetto, perche il tetto ce l’aveva,<br />
aveva una casa anche molto grande, evidentemente messa molto male,<br />
ma lei preferiva stare in giro e accamparsi con tutta libertà dove meglio riteneva.<br />
Ricordo che attorno a questa povera donna giravano molte leggende;<br />
i miei amici le facevano i <strong>di</strong>spetti e a me questo faceva molto male. Mi suscitava<br />
simpatia quella donna ma al contempo coriosità: Ma dove mangia? Dove<br />
dorme? Ha parenti? Come è stato il suo passato? Domande queste che <strong>di</strong><br />
tanto in tanto avevano qualche risposta da parte delle suore che, quando lo<br />
permetteva, si prendevano cura <strong>di</strong> lei.
Uno… due… tre… quattro…<br />
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52<br />
’Mari Rosa, invece, ogni mattina andava al camposanto a curare la tomba del<br />
suo caro consorte deceduto durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale: era chiamato<br />
u pattiggiàno (il partigiano). Il camposanto al mio paese, come in molti paesi<br />
della Sicilia, non è vicino al centro abitato ma <strong>di</strong>stante e normalmente adagiato<br />
su una collina. Anche il mio camposanto, ma che <strong>di</strong>co ancora sono vivo! anche<br />
il camposanto del mio paese è adagiato sulla collina. È un luogo silenzioso,<br />
pacifico, non ci sono liti <strong>di</strong> vicinato e <strong>di</strong> condominio ma tutti vanno d’accordo<br />
perche a Livella ha fatto da paciere anche tra coloro che nutrivano l’un l’altro<br />
qualche antipatia. Torniamo a ’Mari Rosa. La povera vedova aveva la tomba<br />
del marito non per terra con il mausoleo, roba da ricchi quella, ma nelle tombe<br />
a muro dette anche celle. Nella fila della tomba del pattiggiàno erano a cinque<br />
piani e il pattiggiàno si trovava in mezzo. Qua e là c’erano ancora celle vuote in<br />
attesa <strong>di</strong> essere “abitate”. Mentre ’Mari Rosa, ci lavava a facci a so maritu (puliva<br />
la foto del marito) tutta intenta nella sua affettuosa preghiera:<br />
- Fulippu, Fulippùzzu, rifrìscu e ripòsu mi hai, quantu eri beddu, un omu a<br />
modu eri; ricòd<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> to’ figghi e prega u Signuri pi nujautri!<br />
- (Filippo, Filippuccio abbi refrigerio e riposo, quanto eri bello, eri un uomo<br />
con bei mo<strong>di</strong>; ricordati dei tuoi figli e prega il Signore per noi!).<br />
Mentre pregava così vide in basso, in modo offuscato a causa delle lacrime, una<br />
testa che stava uscendo dal loculo sottostante, na fìmmina tutta spinnàta risorgeva<br />
dal suo lungo sonno. A causa <strong>di</strong> quella orribile visione ’Mari Rosa gridò:<br />
- Maria Santa! Maria Santa!<br />
E fu come paralizzata. A quel punto quell’essere fuoriuscì totalmente dal suo<br />
nascon<strong>di</strong>glio risvegliato dalle preghiere <strong>di</strong> ’Mari Rosa. La povera donna esclamò<br />
tremante:<br />
- Maria Santa!<br />
allora quella tetra figura parlò:<br />
- Non mi ghiàmu Santa ma sulaménti Maria; è possibili chi mancu ’nto campusanto<br />
pozzu arripusari in santa paci? E si sugnu a me casa, i <strong>di</strong>linquénti<br />
<strong>di</strong> carùsi mi jéttunu a potta ’nterra a cauci, e si sugnu cca ’nto campusantu,<br />
chista parra sula, unni me nnennàri mi mi uccu? non si po’ cchiu dommiri a<br />
nudda banna ’nta stu munnu!<br />
- (Non mi chiamo Santa ma soltanto Maria; è possibile che neanche nel camposanto<br />
posso riposare in santa pace? E se sono a casa mia, quei delinquenti<br />
dei ragazzi mi buttano a terra la porta a calci, e se sono qui nel camposanto,<br />
questa parla da sola, dove devo andare per coricarmi? Non si può più dormire<br />
in nessun posto in questo mondo!).<br />
E in<strong>di</strong>spettita andò via brontolando, mentre ’Mari Rosa era ancora tremante<br />
dalla paura dopo quella visione.<br />
Quando, raccontò il tutto ai suoi figli, non smisero <strong>di</strong> ridere; e anche Dio in<br />
Cielo rise <strong>di</strong> cuore e con lui anche u pattiggiànu perché, anche là dove si suole<br />
riposare in pace, la povera Maria fece l’esperienza <strong>di</strong> un ennesimo <strong>di</strong>sturbo.<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Signore <strong>Gesù</strong>, che il mio cuore ti appartenga oggi e sempre e per<br />
l’eternità.<br />
Mi hai dato un cuore troppo grande perché possa appagarlo la<br />
creatura: tu solo puoi sod<strong>di</strong>sfarlo pienamente.<br />
Che mi doni a te con grande trasporto, per imitare almeno in<br />
piccola parte i tuoi slanci d’amore.<br />
Vergine Immacolata, insegnami a vivere costantemente nell’amore<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> mio Diletto.<br />
Padre Mario Venturini - dalle Memorie, aprile 1946<br />
III
Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />
via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/A<br />
38122 Trento