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Marzo - Club Alpino Italiano

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COOPERAZIONE. Formaggio di yak, gustoso e... decisamente benefico<br />

Dalle Langhe al Tibet<br />

tra montagne di latte<br />

Sono di quelli che la montagna la<br />

vivono e quando non la vivono la<br />

sognano. Per me, iscritto alla<br />

Sezione di Ceva del <strong>Club</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>Italiano</strong>,<br />

la parola Tibet è evocatrice di montagne<br />

meravigliose. E quando la sento pronunciare<br />

il mio pensiero vola laggiù, sul tetto<br />

del mondo. Ma ecco, un giorno squilla il<br />

telefono e il sogno di colpo diventa realtà.<br />

Premessa. Io vivo nelle Langhe e per<br />

qualche tempo il mio lavoro è stato quello<br />

di produrre formaggio. Il nostro caseificio<br />

a conduzione famigliare conta un allevamento<br />

di circa 300 capi ovini (razza<br />

“delle Langhe”) e ha come produzione di<br />

punta una D.O.P. piemontese, il Murazzano,<br />

e anche un prodotto di pecora. Per<br />

sette anni ho assunto il ruolo del “casaro”.<br />

Quasi per gioco poi ho iniziato un po’ di<br />

consulenza in giro per il mondo.<br />

Chi sarà mai a cercarmi? Dall’altra<br />

parte del filo è l’associazione internazionale<br />

non profit Slow Food che mi propone<br />

una trasferta in Tibet. Scopo della missione?<br />

Creare i presupposti per l’avvio di<br />

una produzione di formaggio con latte di<br />

yak sotto l’egida dell’associazione benefica<br />

Trace Foundation con sede a New<br />

York, che promuove la cultura e lo sviluppo<br />

sostenibile delle comunità tibetane<br />

residenti in Cina.<br />

Non mi pare vero. Lascio l’Italia in un<br />

caldo giorno di luglio con il volo Milano-<br />

Francoforte-Pechino. Ad attendermi in<br />

Cina è Paola Vanzo, responsabile del pro-<br />

Un gruppo di casari tibetani con<br />

gli esperti occidentali che hanno<br />

messo a frutto la loro<br />

esperienza nella lavorazione del<br />

latte. L’iniziativa è patrocinata<br />

da Trace Foundation che<br />

promuove lo sviluppo delle<br />

comunità del Tibet.<br />

getto e mio angelo custode. Dopo un volo<br />

interno fino a Xining al centro della Cina,<br />

il viaggio prosegue in fuoristrada per 400<br />

chilometri attraverso il Qinghai, regione<br />

alle porte del Tibet.<br />

Come da programma si arriva nella prefettura<br />

di Golok e si sosta alla scuola privata<br />

“Ragya”. Qui mi accoglie il direttore<br />

Jigme Gyaltsen, monaco buddista di notevole<br />

intelligenza e umanità, e mi illustra il<br />

progetto finalizzato alla produzione del<br />

formaggio di yak. I proventi delle vendite,<br />

m’informa, forniranno un concreto sostegno<br />

all’educazione scolastica dei bambini<br />

tibetani di quella zona.<br />

Sono entusiasta e un po’ commosso<br />

quando raggiungo il caseificio costruito<br />

con tecniche moderne a quota 4500 metri<br />

in una conca circondata da cime maestose.<br />

Qui le mandrie di yak s’inseriscono in<br />

uno scenario stupendo dove vive una<br />

popolazione nomade dedita alla pastorizia.<br />

E’ il momento di passare all’azione. E<br />

subito mi metto al lavoro utilizzando un<br />

latte particolarmente sano che i nomadi<br />

forniscono giornalmente per i pochi mesi<br />

estivi alla cheese factory. Fantastico. I<br />

risultati sono subito incoraggianti, tanto<br />

che il formaggio prodotto verrà esposto<br />

insieme con i produttori al Salone del<br />

gusto di Torino nell’ambito del progetto<br />

“Terra Madre” , quest’anno in programma<br />

dal 26 al 30 ottobre.<br />

Il formaggio ha caratteristiche particolari.<br />

E’ molto più grasso di un formaggio<br />

La trasferta organizzata<br />

da Slow Food ha tratto<br />

profitto dall’esperienza<br />

di un socio del <strong>Club</strong> alpino<br />

nell’industria casearia. Che<br />

qui racconta l’insolita trasferta<br />

vaccino, ricorda più la pecora nonostante<br />

lo yak ricordi più una vacca (non mucca).<br />

Il colore è giallo paglierino dopo alcuni<br />

mesi di stagionatura; il sapore è ottimo<br />

nonostante siano state delle lavorazioni di<br />

prova. Potremmo dire molte cose su questo<br />

prodotto ma provate a immaginare:<br />

come può essere un formaggio prodotto a<br />

4000 metri con latte di animali sani che<br />

pascolano nel posto meno inquinato della<br />

terra? Ora la brutta notizia.<br />

Il formaggio per il momento è in vendita<br />

solo negli USA. La comunità europea<br />

non permette ancora l’arrivo di questi<br />

prodotti sul mercato.<br />

Mi rimane il tempo di qualche escursione<br />

oltre i 5000 metri, in un silenzio assoluto<br />

mentre un’aquila si lascia immortalare<br />

dalla mia macchina fotografica.<br />

L’indomani a Golok m’immergo in una<br />

grande fiera popolare in uno stridente<br />

contrasto tra forze militari cinesi e semplicità<br />

e sorrisi tibetani. Tra le bancarelle<br />

irresistibile è l’invito a mescolarsi tra<br />

donne, uomini ma sopratutto splendidi<br />

bambini nei loro abiti della festa. Sempre<br />

sorridente e ospitale, questa gente ti coinvolge<br />

con il suo modo di vivere, semplice<br />

e intenso, tanto da farti dimenticare per<br />

un attimo il mondo assurdamente caotico<br />

da cui proveniamo.<br />

Andrea Adami<br />

adami77@libero.it

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