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ALL’ILL.MO SIG.<br />

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA<br />

DOMANDA DI GRAZIA<br />

In favore di<br />

IVAN LIGGI<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 1


ILL.MO SIG. PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA<br />

Io sottoscritto IVAN LIGGI, nato a Cesena il 9 marzo 1972,<br />

attualmente ristretto nella Casa Circondariale di Forlì, ritenuto<br />

responsabile dalla Corte di Assise di Appello di Bologna il 9 ottobre<br />

2002, con sentenza n. 21/2002, dell’omicidio volontario di Giovanni<br />

Pascale, fatto accaduto in Rimini il 24 febbraio 1997, condanna<br />

successivamente confermata dalla Suprema Corte di Cassazione in<br />

data 15 ottobre 2004, con l’ausilio dell’ AVV. ROBERTO MANZO<br />

del Foro di Forlì-Cesena, mio difensore, con Studio Legale sito in<br />

P.zza della Libertà n° 2 Cesena (FC), che sottoscrive<br />

congiuntamente,<br />

FORMULO<br />

Domanda di Grazia ex art. 681, co. 2°, c.p.p.<br />

ED ESPONGO:<br />

Quello di fare il poliziotto è stato un sogno che ho voluto e che<br />

ho vissuto con tutto il cuore.<br />

Mio padre Natale, è stato poliziotto prima di me e così due miei<br />

cugini, due zii, dei quali uno ora é in pensione mentre l’altro è deceduto<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 2


per causa di servizio, e persino, il fidanzato di mia sorella.<br />

Dopo i miei cari, la salute e la libertà, era la cosa a cui tenevo<br />

maggiormente.<br />

Sarei stato pronto a sacrificare la mia vita per quella divisa: non<br />

scorderò mai il 18 marzo 1992, data in cui mi sono arruolato,<br />

coronando il mio sogno.<br />

Nonostante io non possa indossare più quella divisa, continuerò<br />

ad averla tatuata nel mio corpo e farà parte del mio DNA, fino alla<br />

morte.<br />

Il mio sogno si è avverato il giorno 18.03.1992, quando, per<br />

svolgere il servizio militare obbligatorio, sono entrato in Polizia come<br />

Agente Ausiliario.<br />

Al termine della leva, ho apposto la mia firma per rimanere in<br />

Polizia, diventando Agente Ausiliario Trattenuto.<br />

Durante il 1994 ho frequentato un corso a Brescia, grazie al quale<br />

ho conseguito la qualifica di Agente Effettivo e sono stato assegnato<br />

alla Polizia Stradale di Casalecchio di Reno (BO), dal 1994 al 1996.<br />

Successivamente, dopo aver ac<strong>qui</strong>sito la specialità, sono stato<br />

trasferito prima a Riccione e <strong>qui</strong>ndi alla Polizia Stradale di Rimini,<br />

dove sono rimasto in forza fino al 3 marzo 1997.<br />

In tale data, a seguito della morte di Giovanni Pascale, sono stato<br />

sospeso cautelarmente da ogni incarico ed incarcerato presso la<br />

prigione di Forte Boccea (Roma).<br />

Trascorse quasi tre settimane, mi venivano concessi gli arresti<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 3


domiciliari, finché, il 14 aprile 1997 mi veniva revocata qualsiasi<br />

misura cautelare.<br />

Dopo cinque anni di inattività, il 3 marzo 2002, sono stato<br />

riammesso in servizio presso la Polfer di Pesaro.<br />

Durante la permanenza al Compartimento di Polizia ferroviaria e<br />

fino al definitivo arresto, avvenuto il 16 ottobre 2004, mi sono distinto,<br />

insieme ad altri colleghi, in alcune occasioni meritevoli di proposte di<br />

Lode, in particolare:<br />

1) In data 31 agosto 2002, durante l’attività di pattugliamento,<br />

assieme al Sovrintendente Festuccia Alessandro, Agente Scelto<br />

Vascotto Roberta, Agente Catalani Mirko e Agente Zampolla Gianluca,<br />

avevo tempestivamente bloccato il rapinatore Baracchino Antonio,<br />

pluripregiudicato, che aveva selvaggiamente picchiato una donna, nel<br />

tentativo di sottrarle un orologio d’oro marca Rolex.<br />

Per tale azione, in data 9 settembre 2002, il Dirigente Superiore,<br />

Dr. Mario Ferretti, ha avanzato proposta di conferimento di lode al<br />

Questore di Rimini a favore di noi suddetti Pubblici Ufficiali.<br />

2) In data 4 maggio 2003, inoltre, durante un’attività di<br />

prevenzione e di vigilanza lungo la linea ferroviaria Rimini – Pesaro, in<br />

collaborazione con gli Agenti di P.G., Ass. Dario Moscarella ed Ass.<br />

Mario Grassi, ho partecipato all’arresto di Ismet Ziberi, resosi<br />

responsabile di furto aggravato, in concorso con altra persona sfuggita<br />

alla cattura, di alcuni telefonini cellulari, blocchetti di assegni ed un<br />

paio di orecchini.<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 4


3) Fuori dall’orario di servizio mi sono prodigato nelle seguenti<br />

tre operazioni:<br />

a) Ho eseguito i rilievi attinenti un investimento mortale<br />

ferroviario, avvenuto nella Stazione di Pesaro;<br />

b) ho fatto desistere una ragazza da un tentativo di suicidio. Il<br />

fatto è avvenuto sempre nella Stazione di Pesaro;<br />

c) ho provveduto, unitamente ad un altro collega, all’arresto di<br />

due ragazzi che erano in possesso di alcuni cellulari e di una carta di<br />

credito di provenienza furtiva. Il fatto è avvenuto in uno stabilimento<br />

balneare della spiaggia di Riccione.*<br />

(* Delle tre operazioni non ho potuto allegare la documentazione,<br />

poiché non è in mio possesso; se necessario, può essere ac<strong>qui</strong>sita presso<br />

il Compartimento Polfer di Ancona )<br />

Per poter far parte del corpo di Polizia ho dovuto<br />

necessariamente conseguire l’abilitazione all’uso delle armi.<br />

Tra il 21 maggio 1992 ed il 15 luglio 1992, ho seguito il corso di<br />

esercitazione di I° livello di addestramento obbligatorio al Poligono di<br />

Tiro, per diventare Agente Ausiliario.<br />

Il corso di esercitazione prevede una prima fase, detta<br />

preparatoria, una seconda di abilitazione, ed il consolidamento del I°<br />

livello.<br />

mantenerlo.<br />

Una volta consolidato il I° livello, occorre necessariamente<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 5


Tale percorso è obbligatorio, poiché chiunque abbia intenzione di<br />

diventare e restare Poliziotto, deve necessariamente conseguire<br />

l’abilitazione al I° livello.<br />

Così è accaduto per me.<br />

Una volta entrato in servizio e aver conseguito l’abilitazione al I°<br />

livello, nei due anni successivi, ho sparato soltanto cinque volte e<br />

precisamente nelle seguenti date: 22.09.1992, 28.04.93 (in due<br />

occasioni), 28.05.1993 (in due occasioni).<br />

Dal 20 aprile 1994 al 26 luglio 1994 ho frequentato il poligono di<br />

tiro per eseguire l’esercitazioni obbligatorie al fine di diventare Agente<br />

Effettivo.<br />

Una volta diventato Agente Effettivo mi sono recato al Poligono<br />

di Tiro unicamente per mantenere il I° livello e per gli aggiornamenti<br />

professionali obbligatori.<br />

Dopo la riammissione in servizio nella Polfer di Pesaro, sono<br />

tornato una sola volta al Poligono di Tiro, per un’ esercitazione<br />

obbligatoria.<br />

Dai dati tecnici risulto essere un tiratore nella media, privo di<br />

particolari doti di mira e precisione.<br />

Il mio iter professionale ha, forse, poca importanza, ma vorrei<br />

evidenziare che, in sede di reinserimento in servizio, mi veniva<br />

nuovamente corrisposto sia il tesserino di riconoscimento, sia la pistola<br />

d’ordinanza Beretta 92/FS avente matricola S65754Z, matricola<br />

canna S65754Z, completa di caricatore e n. 15 cartucce calibro 9<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 6


nato parabellum.<br />

Credo che la mia reintegrazione in servizio e soprattutto la<br />

restituzione della pistola, con la quale ipoteticamente avrei potuto<br />

ancora incorrere in comportamenti delittuosi, siano state una chiara<br />

manifestazione che non sono, né sono stato ritenuto, dopo i fatti del 24<br />

febbraio 1997, socialmente pericoloso.<br />

Vorrei ora descrivere brevemente il fatto che ha portato alla mia<br />

incriminazione ed alla successiva condanna per omicidio volontario.<br />

Nel 1997 ero Agente della Polizia Stradale di Rimini.<br />

Il giorno 24 febbraio 1997, mi trovavo in servizio di pattuglia<br />

sulla SS. 9 Emilia, in località Rimini, insieme all’Agente Scelto<br />

Christian Briganti, quest’ultimo Capo Pattuglia.<br />

Mentre ero alla guida dell’auto di servizio, dallo specchietto<br />

retrovisore notavo un veicolo, esattamente un auto A112, che stava<br />

effettuando diversi sorpassi in un tratto di strada ove tali manovre erano<br />

vietate.<br />

Il conducente del mezzo, successivamente identificato come<br />

Giovanni Pascale, risultato, altresì, incensurato, accortosi della presenza<br />

della nostra auto di Servizio, con i colori d’Istituto, cessava le manovre<br />

di sorpasso, posizionandosi immediatamente dietro di noi.<br />

Riferivo quanto notato in merito al comportamento del sig.<br />

Pascale al Capo Pattuglia Christian Briganti, e quest’ultimo rispondeva<br />

di volerlo fermare; attivavo, così, il lampeggiante, e l’Agente Scelto<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 7


Briganti, con la paletta di servizio, invitava l’automobilista a fermarsi.<br />

Ciò nonostante, Giovanni Pascale, non ottemperando<br />

all’intimazione dell’alt, invertiva il proprio senso di marcia,<br />

imboccando contromano una via laterale a doppio senso, composta da<br />

due corsie per ogni senso di marcia, divise da uno spartitraffico rialzato<br />

al centro della carreggiata.<br />

Dopo averlo informato della manovra del sig. Pascale, il Capo<br />

Pattuglia Briganti mi ordinava di inseguirlo.<br />

Anch’io, pertanto, invertivo il senso di marcia, attivando sia la<br />

sirena che i fari fendinebbia ed ogni altro sistema di emergenza che<br />

rendesse visibile l’auto della Polizia.<br />

Giovanni Pascale, pur di sottrarsi al nostro controllo, poneva in<br />

essere manovre azzardate che mettevano a rischio non solo la sua<br />

incolumità, ma anche quella di altri utenti della strada, nonché di noi<br />

Pubblici Ufficiali, addirittura tentando, ad un certo punto, di mandare<br />

fuori strada la nostra auto.<br />

Tale comportamento ci faceva pensare che Giovanni Pascale<br />

volesse nascondere qualcosa, forse droga o refurtiva, o avesse altre<br />

ragioni per sfuggire ad un controllo personale.<br />

Dopo un interminabile inseguimento, riuscivamo a chiudere al<br />

sig. Pascale ogni via di fuga, in piazzale Gondar, sul lungomare<br />

riminese, in prossimità di un semaforo che emetteva luce rossa di<br />

arresto nel nostro senso di marcia, anche grazie alla presenza di alcune<br />

auto che, in quel frangente, erano ferme all’incrocio, in attesa che<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 8


scattasse il verde.<br />

Io e l’Agente Scelto Briganti, scesi dall’auto, estraevamo la<br />

pistola di ordinanza ed, entrambi, inserivamo anche il colpo in canna<br />

perché questa, come altre situazioni in passato, era ad alto rischio e non<br />

sapevamo cosa aspettarci né con chi avremmo avuto a che fare.<br />

Mentre io mi posizionavo in prossimità dello sportello del<br />

conducente, Briganti si collocava al lato opposto della vettura.<br />

A quel punto, invitavo Giovanni Pascale a metter le mani bene in<br />

vista, intimandogli, altresì, di scendere dal veicolo; quest’ultimo, però,<br />

incurante delle mie richieste, manteneva lo sguardo rivolto in avanti,<br />

mentre con la mano destra inseriva la sicura dello sportello lato<br />

guidatore.<br />

Stante la resistenza passiva di Giovanni Pascale e vista la<br />

copertura garantitami dal collega Briganti, io riponevo la pistola nella<br />

fondina, con ancora il colpo in canna, e, tentavo di aprire la portiera a<br />

lato di Pascale, senza riuscirvi.<br />

Mi portavo, allora, verso la parte anteriore della A112, ad un<br />

metro circa di distanza, per attirare su di me l’attenzione del sig.<br />

Pascale, che continuava a rivolgere lo sguardo fisso in avanti.<br />

Non appena scattato il semaforo verde, Giovanni Pascale<br />

premeva l’acceleratore e riprendeva la fuga sulla corsia liberatasi dal<br />

traffico.<br />

Nel partire con tale foga, il sig. Pascale mi investiva ed io, per<br />

attutire l’impatto tra la parte anteriore dell’auto e le mie gambe, ponevo<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 9


le mani sul cofano; <strong>qui</strong>ndi perdevo l’e<strong>qui</strong>librio ma riuscivo a non<br />

cadere completamente a terra appoggiando una mano sull’asfalto.<br />

Mentre l’A112 si allontanava, prontamente mi rialzavo ed<br />

iniziavo a rincorrerla, dopo avere istintivamente estratto dalla fondina la<br />

pistola che, come suesposto, aveva ancora il colpo in canna.<br />

Durante questo inseguimento, io non ricordo esattamente se mi<br />

sono fermato ed ho udito un colpo oppure se ho udito un colpo e poi mi<br />

sono fermato; è stata questione di attimi o di millesimi di secondo.<br />

La cosa di cui sono sicuro è che il proiettile esploso dalla mia<br />

pistola ha sorpreso anche me.<br />

Nei miei ricordi, credo che il colpo sia partito dalla mia Beretta<br />

92/FS perché, nella concitazione dell’inseguimento dell’auto di Pascale,<br />

tenendo l’arma nella mano destra con le braccia oscillanti per agevolare<br />

la corsa, ho involontariamente esercitato una pressione sul grilletto.<br />

Il proiettile, dopo aver perforato il lunotto posteriore dell’A112,<br />

colpiva Giovanni Pascale alla nuca, uccidendolo; nel momento in cui<br />

tutto avveniva però, io non mi rendevo conto che il colpo esploso<br />

avesse raggiunto l’autoveicolo ed attraversato il vetro posteriore dello<br />

stesso.<br />

Tutto si è svolto repentinamente, in pochi minuti.<br />

Solo in un secondo momento, ossia quando raggiungevo la A112,<br />

realizzavo che Giovanni Pascale perdeva sangue: per questo non<br />

esitavo ad infrangere il vetro del finestrino con un gomito, ferendomi,<br />

per poterlo soccorrere e chiedere aiuto.<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 10


Nella relazione di servizio sui tragici eventi del 24 febbario 1997,<br />

redatta il pomeriggio dello stesso giorno la dinamica dei fatti era<br />

parzialmente diversa dal vero.<br />

Nonostante ciò, la sottoscrivevo, pentendomene subito, tant’è<br />

vero che, in data 4 marzo 1997, nel primo interrogatorio reso al<br />

Pubblico Ministero, Dott. Paci, descrivevo allo stesso cosa era<br />

realmente accaduto.<br />

Il mio pentimento, tuttavia, non è stato sufficiente a farmi<br />

riac<strong>qui</strong>stare credibilità agli occhi dei magistrati che mi hanno giudicato.<br />

Per i fatti sopra esposti, venivo rinviato a giudizio avanti la Corte<br />

di Assise di Rimini per rispondere dei delitti previsti e puniti dall’art.<br />

575 c.p., per avere esploso un colpo di pistola ed attinto alla nuca<br />

Giovanni Pascale, in data 24.02.1997 in Rimini, e dall’art. 476 c.p.,<br />

perché, in qualità di agente della Polizia Stradale, redigevo<br />

un’annotazione di servizio riportante attestazioni false.<br />

La Corte di Assise di Rimini, con la sentenza n. 3 del 10 luglio<br />

1998, depositata in data 03.10.1998, modificando la qualificazione<br />

giuridica dei reati contestati in capo d’imputazione, mi riteneva<br />

colpevole dei delitti di omicidio colposo cui all’art. 589 c.p. e di falso<br />

ideologico ex art. 479 c.p., condannandomi complessivamente alla pena<br />

di anni cinque di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e<br />

di custodia cautelare, dichiarandomi altresì interdetto dai PP.UU. per<br />

anni cinque.<br />

La sentenza della Corte di Assise di Rimini veniva impugnata sia<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 11


dal Procuratore Generale presso La Corte di Appello di Bologna,<br />

Dott.Vito Zincani, sia dai miei difensori.<br />

Il processo di secondo grado veniva trattato dalla Corte di Assise<br />

di Appello di Bologna, sezione I, la quale, con la sentenza n. 2/2000 del<br />

28 Gennaio 2000, depositata in data 26 Aprile 2000, riformava<br />

parzialmente la sentenza emessa dalla Corte di Assise di Rimini,<br />

dichiarandomi colpevole del reato di omicidio volontario<br />

originariamente ascrittomi ed, in continuazione con il falso ideologico,<br />

concesse le attenuanti generiche e la diminuente per il rito, mi<br />

condannava alla pena di anni nove e mesi otto di reclusione, oltre<br />

all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dichiarandomi altresì<br />

responsabile, in solido con il Ministero dell’ Interno, alla rifusione delle<br />

spese di difesa e rappresentanza sostenute dalle parti civili.<br />

La sentenza della Corte di Assise di Appello di Bologna veniva,<br />

<strong>qui</strong>ndi, impugnata dai miei difensori e dal Ministero dell’Interno ed, in<br />

tal modo, la Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 744,<br />

all’udienza pubblica del 8.6.2001, annullava la sentenza impugnata,<br />

rinviando il procedimento, per un nuovo giudizio, ad un'altra sezione<br />

della Corte di Assise d’appello di Bologna;<br />

Competente a decidere il procedimento nei miei confronti<br />

diventava la Corte di Appello di Bologna, sezione II, la quale con la<br />

sentenza n. 21/2002 R. del 9 Ottobre 2002, depositata il 23 Luglio<br />

2003, pronunciandosi in sede di rinvio disposto dalla Corte di<br />

Cassazione, mi dichiarava colpevole del reato di omicidio volontario<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 12


come originariamente ascrittomi e, fatte salve tutte le statuizioni<br />

favorevoli, mi condannava alla pena di anni nove e mesi cinque di<br />

reclusione, oltre a dichiararmi perpetuamente interdetto dai pubblici<br />

uffici.<br />

In ultimo grado, la suddetta sentenza veniva impugnata dai miei<br />

difensori, ma la Suprema Corte di Cassazione, con pronuncia del 15<br />

Ottobre 2004, confermava il contenuto della provvedimento impugnato<br />

e <strong>qui</strong>ndi la condanna, nei miei confronti, ad anni nove e mesi cinque di<br />

reclusione, oltre a dichiararmi perpetuamente interdetto dai pubblici<br />

uffici.<br />

Dal 16 ottobre 2004 ho cominciato a scontare la pena nella Casa<br />

Circondariale di Forlì; <strong>qui</strong>ndi, a tutt’oggi, è da sette mesi che sono<br />

definitivamente recluso.<br />

A ciò si aggiunga un pre-sofferto di 42 giorni poichè, durante le<br />

indagini, il G.i.p. del Tribunale di Rimini aveva disposto, nei miei<br />

confronti, a far data dal 3 Marzo 1997, la misura cautelare della<br />

custodia in Carcere presso la Prigione di Forte Boccea, concedendomi,<br />

dopo circa tre settimane, gli arresti domiciliari, revocati in data 14<br />

aprile 1997.<br />

Complessivamente, <strong>qui</strong>ndi, ho scontato circa otto mesi e mezzo.<br />

A ciò si aggiungano i 45 giorni di liberazione anticipata di cui<br />

potrei usufruire e che determinano un periodo complessivo di pena<br />

scontata di circa dieci mesi.<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 13


Sono pienamente cosciente di essere stato condannato in via<br />

definitiva per omicidio volontario; tuttavia, ho sempre sostenuto e<br />

sostengo tuttora che il colpo è partito involontariamente.<br />

Dalla mia pistola è stato esploso un unico colpo; se veramente<br />

avessi voluto sparare per uccidere Giovanni Pascale avrei potuto<br />

esplodere diversi dei 15 proiettili della mia Beretta.<br />

Inoltre, la perizia balistica, disposta durante il processo, è stata<br />

utilizzata unicamente per confutare la dinamica dello sparo contenuta<br />

nella relazione di servizio da me sottoscritta.<br />

Se la stessa perizia fosse stata considerata anche per verificare la<br />

versione che alcuni testimoni chiave hanno dato sulla posizione da me<br />

tenuta mentre, a dir loro, esplodevo il colpo mortale, avrebbe<br />

certamente fatto emergere evidenti contraddizioni sulla traiettoria<br />

assunta dal proiettile che uccise Giovanni Pascale.<br />

1997.<br />

Ma ciò, purtroppo non è avvenuto.<br />

Se potessi, cancellerei dalla mia vita quel tragico 24 Febbraio<br />

Valutando, con razionalità, la situazione in cui venni catapultato<br />

drasticamente quella tragica mattina del 1997, oggi, come allora,<br />

ritengo che sia stato corretto aver estratto la pistola: il comportamento<br />

del sig. Pascale aveva creato una situazione di pericolo concreto e vi era<br />

l’esigenza di prevenire, anche con l’uso delle armi se necessario,<br />

eventuali ulteriori sviluppi che potessero minacciare l’incolumità<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 14


pubblica.<br />

Tuttavia, non potrò mai affermare di aver volontariamente<br />

causato la morte di una persona, poiché tuttora sono convinto che il<br />

colpo è partito accidentalmente.<br />

Certo, però, l’essere stato la causa della morte di Giovanni<br />

Pascale mi ha addolorato e mi rattrista ancora profondamente.<br />

La sua morte ha distrutto contemporaneamente più vite, non solo<br />

quelle dei suoi familiari, ma anche la mia vita e quella dei miei cari.<br />

All’epoca dei fatti, avevo soltanto venticinque anni e<br />

sicuramente, la mattina in cui presi servizio, mai avrei pensato che,<br />

nell’arco di poche ore, la mia vita sarebbe cambiata drasticamente.<br />

Ero un giovane uomo, con tante aspettative andate distrutte per<br />

quel maledetto sparo e, come giovane uomo, in quel tragico giorno, ho<br />

fatto alcuni sbagli di cui mi sono pentito amaramente.<br />

La comprensione mostratami dalla sorella Ivelise Pascale e la<br />

consapevolezza di non aver assolutamente voluto la morte di Giovanni<br />

Pascale hanno, in qualche modo, attenuato quel senso di sconforto e di<br />

disperazione in cui sono sprofondato dal quel drammatico evento.<br />

In particolare, la sig.ra Ivelise in una recente intervista resa alla<br />

giornalista Lorenza Lavosi, pubblicata sul quotidiano “Il Resto del<br />

Carlino” in data 2 marzo 2005, si è così espressa: “Ho molto pregato<br />

per <strong>Ivan</strong> e tutti i giorni lo raccomando a Giovanni e al Signore perché<br />

lo aiutino a raddrizzare le righe storte che ha tracciato , perché la vita<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 15


è sacra, perché <strong>Ivan</strong> è un giovane che ha diritto ad una vita con un<br />

senso”.<br />

Proseguendo nell’intervista, la sig.ra Pascale ulteriormente<br />

dichiara: “<strong>Ivan</strong> non deve passare la sua vita in carcere e lo Stato non<br />

deve portare via tutte le speranze. Prego sempre per <strong>Ivan</strong>, anche<br />

Giovanni vorrebbe che trovasse la sua pienezza di vita…..Auspico<br />

tutto il bene possibile per <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong>”.<br />

La medesima ha espresso lo stesso sentimento di perdono nei<br />

miei confronti anche il 2 maggio 2005, alla trasmissione mattutina<br />

“Diario” di Maurizio Costanzo, su canale 5, alle ore 8,45.<br />

Qui di seguito ho riportato lo stralcio delle affermazioni fatte<br />

dalla sig.ra Ivelise Pascale a Maurizio Costanzo:<br />

Ivelise: “Signor Costanzo, io volevo dire questo, che il ragazzo<br />

va aiutato, va aiutato a rifarsi una vita, e questo è mio fratello che me<br />

lo chiede, perché ho un buon rapporto con lui, ed è per questo che dico<br />

ho perdonato, il perdono và esercitato fino in fondo, e <strong>qui</strong>ndi firmerei<br />

questa grazia, ovviamente.”<br />

Costanzo: “Fermi <strong>qui</strong> e grazie, mi piace che abbia detto questo,<br />

ha detto una cosa di grande civiltà, si può condividere o no, ma é una<br />

cosa di grande civiltà”.<br />

Il 18 maggio u.s., la sig.ra Ivelise Pascale mi ha fatto recapitare<br />

una lettera di perdono, rivolta direttamente a Lei, ill.mo sig. Presidente<br />

della Repubblica e che, io, <strong>qui</strong> di seguito, ho integralmente trascritto:<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 16


Ill.mo Presidente Ciampi - Roma<br />

“Riccione 18 Maggio 2005<br />

Io Pascale Ivelise, sorella del defunto Giovanni, avendo già perdonato di tutto<br />

cuore, ad <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong> per la drammatica vicenda svoltasi il 24 Febbraio 1997 in cui<br />

ha trovato la morte mio fratello, intendendo concretizzare fattivamente questo<br />

perdono, chiedo a Lei Signor Presidente, nel nome di Gesù nel quale pongo ogni<br />

fiducia e speranza, ben sapendo che Egli ci chiede non solo di perdonare, ma di<br />

fare anche del bene per suo amore, chiedo di concedere la grazia al succitato ex<br />

Agente <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong>, onde permettergli di iniziare una nuova vita, infondergli fiducia<br />

(in otto anni è senz’altro maturato) ed è giusto dargli modo di dimostrare che è<br />

cambiato, rispetto a quella volta quando aveva solo 25 anni e si era lasciato<br />

prendere da un eccesso di zelo e di impetuosità.<br />

Io ora mi sento di credere in lui, nelle sue grandi potenzialità, interiori e sociali e<br />

chiedo, mi ripeto, che gli venga concessa la libertà, cioè l’opportunità di far vedere<br />

a se stesso e agli altri che può offrire il meglio di se.<br />

Mi ha scritto personalmente, ho percepito in lui un dolore enorme per quanto ha<br />

causato, ed ho ravvisato in lui un vero cambiamento, considerando anche che gli è<br />

nato un nipotino ed ora ha indubbiamente nuove prospettive e nuovi motivi e<br />

impulsi di vita.<br />

Mi appello Signor Presidente, alla Sua comprensione ed al Suo altissimo senso<br />

cristiano.<br />

In carcere la vita di <strong>Ivan</strong> si spegnerebbe.<br />

Osse<strong>qui</strong>.<br />

Ivelise Pascale<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 17


V.le Boito, 25<br />

Riccione Tel. 0541- 646448”<br />

Durante il processo Ivelise ed Anna Maria Pascale, si<br />

costituivano parti civili, chiamando in causa il Ministero dell’Interno<br />

quale responsabile civile.<br />

Nelle more tra il giudizio di appello e quello di Cassazione (nello<br />

specifico si tratta del primo passaggio del processo al vaglio della<br />

Suprema Corte) il Ministero dell’Interno e le sorelle Pascale<br />

transigevano bonariamente la pretesa risarcitoria.<br />

In data 9 maggio, le parti sopra indicate sottoscrivevano il<br />

contratto che veniva successivamente approvato dallo stesso Ministro<br />

con decreto n. 557/B.11700.10000.A del 21 maggio 2001.<br />

Complessivamente alle due sorelle è stata corrisposta, a titolo di<br />

risarcimento danni, la somma di 505.261.500 di vecchie lire.<br />

Cessata, <strong>qui</strong>ndi, la materia del contendere le parti civili ed il<br />

responsabile civile fuoriuscivano dal contesto processuale.<br />

Ciò che il Ministero dell’Interno ebbe a corrispondere alle due<br />

sorelle di Pascale a titolo di risarcimento, ha riguardato anche me e<br />

tuttora mi coinvolge; infatti, la Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale<br />

per l’Emilia Romagna,con sentenza N. 706/03/R del 29 gennaio 2003,<br />

depositata in segreteria in data 28/02/2003, mi condannava a restituire<br />

parte della somma (€ 130.000,00) che il Ministero dell’Interno aveva<br />

corrisposto alle due sorelle di Giovanni Pascale a titolo di risarcimento<br />

danni.<br />

Quindi, la stessa Corte dei Conti disponeva, nei miei confronti, il<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 18


pignoramento, a favore dell’erario e nei limiti di legge, delle somme<br />

dovutemi a titolo di stipendio, indennità, buonuscita e pensione, fino al<br />

completo soddisfacimento della suddetta pretesa erariale di €<br />

130.000,00.<br />

Fino a quando sono rimasto in servizio, con il mio lavoro ho<br />

potuto far fronte all’obbligazione sorta nei confronti dell’Erario e<br />

corrispondere allo stesso diverse migliaia di euro.<br />

L’essere ora rinchiuso in una struttura carceraria, invece, non mi<br />

dà modo di estinguere il debito, al cui adempimento non voglio<br />

assolutamente sottrarmi.<br />

La mia remissione in libertà ed il mio reinserimento nel mondo<br />

del lavoro, mi permetterebbe di far fronte alla richiesta della Corte dei<br />

Conti ed estinguere il mio debito con l’Erario.<br />

Tantissime persone sostengono la mia causa.<br />

Moltissimi colleghi, appartenenti alle Forze di Polizia dislocate in<br />

varie parti d’Italia, attoniti e sgomenti per quanto mi è capitato,<br />

partecipano al mio dolore e confidano nella mia liberazione.<br />

Sono state raccolte 13.500 manifestazioni di solidarietà e, tra le<br />

tante, ricordo, con molta commozione e gratitudine, le lettere inviate<br />

alla S.V. dalla sig. Gabriella Vitali, vedova del M.llo di P.S. Luigi<br />

D’Andrea, e dalla sig.ra Loredana Zavalloni, madre dell’ Agente Scelto<br />

di Polizia Stradale Biondi Stefano, entrambi decorati con la medaglia<br />

d’oro al valor civile, missive che di seguito riporto integralmente:<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 19


“Ill.mo sig. Presidente,<br />

Le scrive Gabriella Vitali, vedova del M.llo di P.S. Luigi D’andrea,<br />

brutalmente assassinato a Dalmine (BG) il 6/02/1977 – Medaglia d’Oro al<br />

Valore.<br />

Mi rivolgo a Lei affinché conceda la “grazia” ad <strong>Ivan</strong>. Non lasci solo<br />

questo Suo figlio.<br />

Come una madre, lo Stato, non abbandoni i suoi ragazzi, non pretenda da<br />

loro solo la vita, ma li accompagni e li tenga per mano nel momento del<br />

bisogno.<br />

Sono rattristata e incredula, nell’apprendere che, un poliziotto (<strong>Ivan</strong> come<br />

tanti altri) onesto e rispettoso, nei confronti dello Stato e della divisa che<br />

indossa, possa cadere (per un incidente occorsogli nell’espletamento del<br />

proprio dovere) nel fango e nessuno di coloro che con il suo lavoro<br />

rappresenta lo aiuti, anzi, stanno a guardare mentre affonda. E’ vero, forse,<br />

la situazione, la paura, il ricordo dei colleghi uccisi, il non voler fare la<br />

stessa fine, ha in qualche modo, influito sull’esito della vicenda, ma<br />

dobbiamo pensare che non abbiamo di fronte un killer assassino(la maggior<br />

parte di quelli, sono già in libertà), ma un ragazzo che, comunque vada, ha<br />

e avrà, comunque, la vita segnata.<br />

Dopo la perdita di mio marito, ho pianto troppi colleghi caduti, non vorrei<br />

piangere per quelli vivi.<br />

In Lei, padre di tutti noi, ho piena fiducia.<br />

Con profondo affetto e stima”<br />

Gabriella Vitali<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 20


“Ill.mo Sig. Presidente,<br />

Le scrive Loredana madre dell’Agente Scelto della Polizia Stradale<br />

Stefano Biondi, ucciso in servizio il 20/04/2004 in A1 e decorato Medaglia<br />

D’Oro al Valor Civile.<br />

Verosimilmente la mia richiesta giungerà insieme ad altre per chiedere la<br />

grazia per <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong>, ma dal profondo del cuore chiedo che non sia vana la<br />

mia richiesta di madre che prematuramente ha perso un figlio che portava<br />

la divisa come la indossava <strong>Ivan</strong> e anche se in modo diverso non la vestono<br />

più. Mio figlio, come <strong>Ivan</strong>, indossava la stessa fede verso lo Stato e non<br />

meritavano quanto accaduto, ma visto che uno di loro vive i suoi giorni fra<br />

quattro mura, contando i giorni che lo separano dalla libertà per un’accusa<br />

a dir poco assurda, per una persona che è caduta in disgrazia per compiere<br />

il proprio dovere e che per fatale coincidenza lo ha privato della sua libertà<br />

personale e, onore ancor più grande, di poter servire ancora lo Stato.<br />

Non finirò mai di piangere il mio Stefano ed, ad un anno dalla disgrazia che<br />

per volontà assassina di chi conduceva un veicolo trasformato in un’ arma<br />

mortale, ne ha privato di parte della mia esistenza e vita. Le chiedo di<br />

compiere una buona azione restituendo ai suoi genitori un figlio, visto che il<br />

mio nessuno non me lo potrà restituire, anche se lui vive in me e mi dà la<br />

forza di scrivere e parlare perché la mia ultima speranza è che non vi siano<br />

altri familiari che versino lacrime amare come le mie. Sono orgogliosa di<br />

aver ricevuta la Medaglia d’Oro al Valore per mio figlio, ma quel pezzo<br />

d’oro non sostituirà mai il bene prezioso che ho perso, e la prego vivamente<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 21


Sig. Presidente, Carlo Azeglio Ciampi, di restituire <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong> ai suoi<br />

familiari, visto che il signore in cui credo non mi restituirà più il mio<br />

Stefano.<br />

Confido nella Sua umanità che La ha sempre contraddistinto nell’unione<br />

della famiglia ed esprimo con vivo orgoglio il suo operato.<br />

Montaletto di Cervia, 15 aprile 2005<br />

Zavalloni Loredana<br />

Tutti gli attestati di solidarietà che ho ricevuto vengono allegati<br />

alla presente domanda di grazia confidando che anche l’Ill.mo Sig.<br />

Presidente della Repubblica accolga la mia richiesta, suffragata da così<br />

tanti cittadini italiani.<br />

*****<br />

Ai sensi dell’art. 681, co. 2°, c.p.p., sulla base della presente<br />

Domanda di Grazia e della documentazione allegata ad essa,<br />

nonché di tutti gli elementi utili ac<strong>qui</strong>siti dal Magistrato di<br />

Sorveglianza e delle osservazioni del Procuratore Generale presso<br />

la Corte di Appello di Bologna, io sottoscritto <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong>, assistito<br />

dal mio difensore, avv. Roberto Manzo<br />

CHIEDO<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 22


che l’Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica voglia<br />

concedermi la grazia, disponendo la mia immediata liberazione.<br />

******<br />

La presente Domanda di Grazia all’Ill.mo sig. Presidente<br />

della Repubblica, compresi gli allegati contrassegnati dalle lettere<br />

da A) ad L) di cui ne fanno parte integrante ed indicati in calce,<br />

viene inoltrata dal sottoscritto, <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong>, ex art. 681, co. 2, c.p.p.,<br />

per il tramite del Magistrato di Sorveglianza di Bologna, con<br />

deposito dell’atto e dei suddetti allegati presso l’Ufficio Matricola<br />

della Casa Circondariale di Forlì, ove sono ristretto.<br />

Gli allegati alla suddetta Domanda di cui ne fanno parte<br />

integrante, indicati in calce, e contrassegnati con la lettera M (M1,<br />

M2, M3, M4, M5, M6, M7) vengono depositati, con sette plichi,<br />

presso la Cancelleria del Magistrato di Sorveglianza di Bologna sita<br />

in Via Ponticelli n. 4/3 – Bologna.<br />

Delegato al deposito presso la suddetta Cancelleria é<br />

designato mio padre Natale <strong>Liggi</strong>.<br />

Con osservanza.<br />

Forlì, 21 Maggio 2005<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI<br />

Avv. Roberto MANZO<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 23


ALLEGATI ALLA DOMANDA DI GRAZIA:<br />

A. Sentenza n. 21/2002 R. del 9 ottobre 2002, depositata in data<br />

23/072003, della Corte di Assise di Appello di Bologna,<br />

Sezione II<br />

B. Perizia balistica<br />

C. Libretti di tiro di <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong><br />

D. Lettera della sig.ra Ivelise Pascale del 18 maggio 2005<br />

E. Articolo di giornale in merito alle dichiarazioni di perdono<br />

rilasciate dalle sorelle Pascale<br />

F. Registrazione della trasmissione “Diario” di Maurizio<br />

Costanzo del 2 maggio 2005, su canale 5<br />

G. Sentenza n. 706/03/R del 29 gennaio 2003 della Corte dei<br />

Conti<br />

H. Comunicazione ad <strong>Ivan</strong> <strong>Liggi</strong> di reintegrazione in servizio<br />

I. Proposte di lode<br />

J. Verbale di arresto di Ismet Ziberi<br />

K. Lettera della sig.ra Vitali Gabriella, vedova del M.llo di P.S.<br />

Luigi D’Andrea<br />

L. Lettera della sig.ra Zavalloni Edoarda, madre dell’ A.S.<br />

Stefano Biondi<br />

M. Attestati di solidarietà, così suddivisi:<br />

M.1) Attestati da 1 a 2.000<br />

M.2) Attestati di solidarietà da 2.001 a 4.000<br />

M.3) Attestati di solidarietà da 4.001 a 6.000<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 24


M.4) Attestati di solidarietà da 6.001 a 8.000<br />

M.5) Attestati di solidarietà da 8.001 a 10.000<br />

M.6) Attestati di solidarietà da 10.001 a 12.000<br />

M .7) Attestati di solidarietà da 12.001 a 13.500<br />

<strong>Ivan</strong> LIGGI: Domanda di Grazia 25

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