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ra l’aumento del rischio è risultato di 2,12 volte. Un aumento graduale del rischio di scompenso<br />

cardiaco è stato <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e r<strong>il</strong>evato nelle varie categorie di body mass <strong>in</strong>dex.<br />

Gli autori concludono che nel loro vasto campione, basato su di un'<strong>in</strong>tera comunità, l’aumento<br />

del body mass <strong>in</strong>dex è risultato associato con un aumento del rischio di scompenso<br />

cardiaco, e che, data la forte prevalenza dell’obesità negli Stati Uniti, delle strategie volte a<br />

promuovere un peso corporeo ottimale potrebbero ridurre <strong>il</strong> rischio di scompenso cardiaco<br />

per la popolazione.<br />

Le stesse conclusioni valgono senz’altro anche per <strong>il</strong> nostro Paese, nel quale, sia pure <strong>in</strong> una<br />

misura ancora fortemente ridotta rispetto agli Stati Uniti, <strong>il</strong> numero degli obesi è <strong>in</strong> marcato<br />

progressivo aumento.<br />

Lo scompenso cardiaco diastolico: trascurato o male diagnosticato?<br />

Banerjee P, Banerjee T, Khand A, Clark AL, Cleland JG<br />

J Am Coll Cardiol 2002; 39(1): 138-41<br />

Da un gruppo di ricercatori dell’Università <strong>in</strong>glese di Hull ci giunge questo <strong>in</strong>teressante quesito<br />

su un argomento che sempre più <strong>in</strong>teressa la nostra pratica quotidiana.<br />

Risulta, <strong>in</strong>fatti, da recenti studi epidemiologici che una percentuale variab<strong>il</strong>e fra <strong>il</strong> 30 e <strong>il</strong> 50%<br />

dei pazienti con scompenso cardiaco ha conservato una normale funzione sistolica del ventricolo<br />

s<strong>in</strong>istro. Questi pazienti, che spesso si presumono affetti da scompenso diastolico, presentano<br />

una mortalità a breve term<strong>in</strong>e più bassa, ma una mortalità a lungo term<strong>in</strong>e sim<strong>il</strong>e<br />

a quella dei pazienti con scompenso e disfunzione sistolica del ventricolo s<strong>in</strong>istro. I dati relativi<br />

alla ricorrenza dei ricoveri ospedalieri ed ai costi delle cure appaiono sim<strong>il</strong>i nei due gruppi<br />

di pazienti. La dispnea da sforzo, <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale s<strong>in</strong>tomo dello scompenso cardiaco, può avere<br />

molte cause, come l’obesità, malattie polmonari e ischemia miocardica. Una diagnosi di<br />

scompenso cardiaco per esclusione, basata sui s<strong>in</strong>tomi ed <strong>in</strong> assenza di un'importante disfunzione<br />

sistolica del ventricolo s<strong>in</strong>istro o di una malattia valvolare maggiore, è <strong>in</strong>soddisfacente.<br />

Ma purtroppo, ad oggi, non esiste una precisa def<strong>in</strong>izione con la quale si possa fare<br />

una positiva diagnosi di scompenso diastolico condivisa da tutti, <strong>il</strong> che rende questa diagnosi<br />

<strong>in</strong>certa.<br />

L’ecocardiografia ha molti limiti, mentre la conferma emod<strong>in</strong>amica di uno scompenso diastolico<br />

con <strong>il</strong> cateterismo cardiaco è potenzialmente complessa e non realizzab<strong>il</strong>e <strong>in</strong> pratica<br />

per molti pazienti.<br />

Peraltro, anche <strong>il</strong> trattamento dello scompenso diastolico rimane empirico ed <strong>in</strong>soddisfacente<br />

per la mancanza di studi controllati e randomizzati su larga scala <strong>in</strong> questo campo. Attualmente<br />

tre grossi trial sullo scompenso diastolico sono <strong>in</strong> corso, <strong>in</strong>sieme con altri studi più<br />

piccoli, e dai loro risultati ci attendiamo almeno qualcuna delle risposte di cui abbiamo bisogno<br />

per diagnosticare e trattare efficacemente lo scompenso diastolico.<br />

Rischi e benefici delle associazioni estro-progest<strong>in</strong>iche nelle donne<br />

sane <strong>in</strong> menopausa: pr<strong>in</strong>cipali risultati del trial controllato<br />

randomizzato “Women’s Health Initiative”.<br />

Ricercatori del Gruppo per la “Women’s Health Initiative”<br />

JAMA 2002; 288: 321-333<br />

Da tempo si discute sull’efficacia o meno della classica terapia ormonale sostitutiva con associazioni<br />

estro-progest<strong>in</strong>iche nel ridurre l’<strong>in</strong>cidenza della cardiopatia ischemica nelle donne<br />

<strong>in</strong> menopausa, e qu<strong>in</strong>di sull’opportunità di mantenere questo presidio fra le misure di prevenzione<br />

primaria che siamo usi applicare: viene qu<strong>in</strong>di opportuna questa recentissima messa<br />

a punto del JAMA, che, tra l’altro, ha a nostro avviso <strong>il</strong> pregio di essere basata sui dati di<br />

uno studio osservazionale randomizzato di dimensioni più che ragguardevoli.<br />

I dati osservazionali s<strong>in</strong> qui disponib<strong>il</strong>i suggeriscono che la terapia ormonale sostitutiva

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