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favorito dalla patologia di base) (1). Negli USA, dove si è passati dai 200.000 nuovi casi del<br />

1970 ai 700.000 del 1992, vi sono 5 m<strong>il</strong>ioni circa di pazienti con scompenso cardiaco (l'1.5%<br />

circa della popolazione) (2). Questi numeri sono sicuramente <strong>in</strong> difetto; probab<strong>il</strong>mente devono<br />

essere raddoppiati, se consideriamo anche la fase precl<strong>in</strong>ica dello scompenso.<br />

Un’analisi dei trend demografici ha previsto nei primi 10 anni del XXI secolo un <strong>in</strong>cremento<br />

del 50-70 % della prevalenza di questi pazienti. È evidente che i Servizi Sanitari dei paesi<br />

occidentali, nei prossimi anni, saranno sempre più co<strong>in</strong>volti nei problemi correlati con questa<br />

situazione patologica, alquanto complessa, con notevole carico economico.<br />

Lo scompenso cardiaco comporta un’alta mortalità: 15-25% entro un anno se è lieve-moderato;<br />

40-50% se è severo. Comporta un ricorso sempre più frequente all’ospedalizzazione,<br />

con aumento anche della durata della degenza. Dagli anni 70 agli anni 90 è triplicato <strong>il</strong><br />

numero di ricoveri e sono qu<strong>in</strong>tuplicate le giornate di ricovero (3). Aumentano anche i rientri<br />

multipli <strong>in</strong> Ospedale: <strong>il</strong> 16% entro un mese e <strong>il</strong> 35% entro un anno (4).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. Cowie MR, Mosterd A, Wood DA et al. The epidemiology of heart fa<strong>il</strong>ure. Eur Heart J 1997;<br />

18:208-25.<br />

2. Anderson WW e Waagste<strong>in</strong> B. Epidemiology of heart fa<strong>il</strong>ure Am Heart J, 1993; 113:632-400.<br />

3. O'Connell JB, Bristow MR. Economic impact of heart fa<strong>il</strong>ure <strong>in</strong> the United States: time for a different<br />

approach. J Heart Lung Transplant 1993; 13:107-12.<br />

4. Krumholz HM, Parent EM, Tu N et al. Readmission after hospitalization for congestive heart fa<strong>il</strong>ure<br />

among medicare benificiaries. Arch Intern Med 1997; 157:99-104.<br />

III. La cardiomiopatia d<strong>il</strong>atativa<br />

Lo scompenso cardiaco nella nostra paziente è secondario a una cardiomiopatia (CMP) d<strong>il</strong>atativa,<br />

una malattia cioè del muscolo cardiaco caratterizzata dalla d<strong>il</strong>atazione e dalla depressione<br />

della contratt<strong>il</strong>ità del ventricolo s<strong>in</strong>istro o più raramente di entrambi i ventricoli (1).<br />

La prevalenza della CMP d<strong>il</strong>atativa, <strong>in</strong> una popolazione generale, è di 40-50 casi per<br />

100.000 e l’<strong>in</strong>cidenza aumenta con l’età. Il sesso masch<strong>il</strong>e è più colpito di quello femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e.<br />

Nella maggior parte dei casi, la sua eziologia non è identificab<strong>il</strong>e ma esistono però alcune<br />

cause note di CMP d<strong>il</strong>atativa come per esempio la cronica ed elevata assunzione di alcool<br />

o la mutazione di s<strong>in</strong>goli geni che codificano la s<strong>in</strong>tesi di prote<strong>in</strong>e strutturali o mitocondriali<br />

(2). È <strong>in</strong>oltre aumentato <strong>il</strong> riconoscimento di forme a carattere fam<strong>il</strong>iare che <strong>in</strong> alcune casistiche<br />

si avvic<strong>in</strong>a addirittura al 35-50% del numero totale dei casi (3).<br />

Un quadro morfo-funzionale da CMP d<strong>il</strong>atativa può spesso comparire - e, <strong>in</strong> alcuni casi, rappresentare<br />

l’elemento cl<strong>in</strong>icamente prevalente - nella maggior parte delle malattie distrofiche<br />

del muscolo scheletrico, come ad esempio la malattia di Duchenne o di Becker.<br />

Una s<strong>in</strong>drome cl<strong>in</strong>ico-morfologica <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>guib<strong>il</strong>e dalla CMP d<strong>il</strong>atativa classica può <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e manifestarsi<br />

dopo la risoluzione di una miocardite virale e ciò ha fatto supporre che, per lo meno <strong>in</strong> alcuni<br />

casi, la CMP d<strong>il</strong>atativa possa essere <strong>il</strong> risultato di una miocardite virale decorsa <strong>in</strong> forma subcl<strong>in</strong>ica.<br />

Il quadro cl<strong>in</strong>ico varia da forme assolutamente as<strong>in</strong>tomatiche o paucis<strong>in</strong>tomatiche a forme conclamate<br />

di scompenso cardiaco congestizio. In alcuni casi l’esordio può essere <strong>in</strong>vece un ictus<br />

cerebrale tromboembolico, un’aritmia o addirittura la morte improvvisa. Il s<strong>in</strong>tomo più tipico è<br />

la ridotta tolleranza allo sforzo che ha carattere progressivo ed è da attribuire alla riduzione della<br />

portata cardiaca. Circa 1/3 dei pazienti riferisce dolore toracico da sforzo sim<strong>il</strong>-ang<strong>in</strong>oso.<br />

L’elemento caratterizzante la CMP d<strong>il</strong>atativa è la d<strong>il</strong>atazione e la severa ipoc<strong>in</strong>esia globale del<br />

ventricolo s<strong>in</strong>istro con marcata compromissione della sua funzione contratt<strong>il</strong>e. Non è però<br />

<strong>in</strong>frequente <strong>il</strong> riscontro di anomalie a carattere segmentario della c<strong>in</strong>esi parietale.<br />

Le arterie coronarie non mostrano <strong>in</strong> genere alterazioni significative ma spesso vi è una riduzione<br />

della riserva coronarica secondaria all’<strong>in</strong>cremento della pressione di riempimento<br />

del ventricolo s<strong>in</strong>istro, verosim<strong>il</strong>mente responsab<strong>il</strong>e del s<strong>in</strong>tomo ang<strong>in</strong>a e delle anomalie segmentarie<br />

della contrazione.<br />

La prognosi della CMP d<strong>il</strong>atativa “idiopatica” è <strong>in</strong> genere migliore di quella della cardiomiopatia<br />

ischemica, a parità di grado di disfunzione ventricolare s<strong>in</strong>istra, con sopravvivenza <strong>in</strong>torno al 50%<br />

dopo c<strong>in</strong>que anni dall’esordio, prima dell’uso rout<strong>in</strong>ario di ace-<strong>in</strong>ibitori e beta-bloccanti. La terapia<br />

con beta-bloccanti e ace-<strong>in</strong>ibitori ha determ<strong>in</strong>ato un significativo <strong>in</strong>cremento dell’aspettativa di vita<br />

ma senza dubbio <strong>il</strong> trattamento più efficace, quando ne ricorra l’<strong>in</strong>dicazione, è <strong>il</strong> trapianto cardiaco.

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