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36<br />
Giornale Italiano di Cardiologia Pratica<br />
It J Practice Cardiol<br />
Ottobre 2003<br />
Tab. 2<br />
sione arteriosa doveva essere di almeno 20<br />
mmHg per la PAS e 10 mmHg per la PAD.<br />
Al f<strong>in</strong>e di raggiungere i valori stab<strong>il</strong>iti potevano<br />
anche essere aggiunti ß-bloccanti, calcioantagonisti<br />
ed α-bloccanti.<br />
Per quanto riguarda gli end-po<strong>in</strong>t primari, i<br />
risultati ottenuti hanno mostrato, a parità di<br />
riduzione dei valori di pressione arteriosa <strong>in</strong><br />
entrambi i gruppi (–26 mmHg PAS e –12<br />
mmHg dopo 4 anni): 1) un totale di 695<br />
eventi cardiovascolari nel Gruppo ACE vs<br />
736 nel Gruppo HCT, con una riduzione<br />
del rischio dell’11% (P=0.05); 2) 490 primi<br />
eventi cardiovascolari nel Gruppo ACE vs<br />
529 nel Gruppo HCT con una riduzione del<br />
rischio dell’11% (P=0.06); 3) 195 decessi nel<br />
Gruppo ACE vs 210 nel Gruppo HCT con<br />
una riduzione del 10% (P=0.27) (Tabella 2).<br />
Gruppo ACE Gruppo HCT RR(§) P<br />
N tot. eventi N tot. eventi<br />
Eventi cardiovascolari<br />
totali<br />
Primo evento<br />
695 736 -11% 0.05<br />
cardiovascolare 490 529 -11% 0.06<br />
Decessi<br />
(§) 95% CI<br />
195 210 -10% 0.27<br />
Gli effetti favorevoli della terapia con ACE<strong>in</strong>ibitori<br />
erano evidenti già dopo 6 mesi e rimanevano<br />
<strong>in</strong>variati nel corso dei follow-up<br />
successivi.<br />
Per quanto concerne gli eventi cardiovascolari<br />
fatali non ci sono differenze significative<br />
tra i due gruppi (84 Gruppo ACE; 82 Gruppo<br />
HCT) ed anzi <strong>il</strong> numero degli ictus è significativamente<br />
maggiore nel Gruppo<br />
ACE (29 vs 15 Gruppo HCT; P=0.04).<br />
Gli eventi cardiovascolari non fatali hanno<br />
<strong>in</strong>vece dimostrato, globalmente, una riduzione<br />
del 14% nel Gruppo ACE (338 vs 380<br />
Gruppo HCT; P=0.03) ed <strong>in</strong> particolare è risultata<br />
notevolmente ridotta, -32%, l’<strong>in</strong>cidenza<br />
di <strong>in</strong>farto del miocardio (P=0.05).<br />
Rimane da segnalare che negli uom<strong>in</strong>i ci<br />
sono stati <strong>il</strong> doppio degli eventi (907) rispetto<br />
alle donne (524) ed i benefici della<br />
terapia con ACE-<strong>in</strong>ibitori hanno portato,<br />
nella popolazione masch<strong>il</strong>e, ad una riduzione<br />
del 17% (P=0.02) di tutti gli eventi cardiovascolari,<br />
mentre per le donne non si sono<br />
dimostrati gli stessi vantaggi.<br />
I risultati ottenuti mostrano qu<strong>in</strong>di come la<br />
terapia con ACE-<strong>in</strong>ibitori nei pazienti ipertesi,<br />
<strong>in</strong> età avanzata, riduca gli eventi cardiovascolari<br />
totali e, <strong>in</strong> particolare, la frequenza<br />
degli eventi cardiovascolari non fatali. Traducendo<br />
i risultati dal punto di vista cl<strong>in</strong>ico, 32<br />
pazienti ipertesi di entrambi i sessi o 23 pazienti<br />
di sesso masch<strong>il</strong>e, nell’età compresa<br />
tra 65 ed 84 anni, se trattati con ACE-<strong>in</strong>ibitori<br />
possono prevenire <strong>il</strong> verificarsi del primo<br />
evento cardiovascolare entro <strong>il</strong> primo anno<br />
di trattamento. Si ribadisce, <strong>in</strong>oltre, quanto<br />
già riportato <strong>in</strong> altri studi, ovvero che <strong>il</strong> blocco<br />
del sistema ren<strong>in</strong>a-angiotens<strong>in</strong>a-aldosterone,<br />
non solo determ<strong>in</strong>i una riduzione dei<br />
valori di pressione arteriosa, ma possa avere<br />
effetto anche su altri fattori di rischio cardiovascolare<br />
(12,13) e questo risulta particolarmente<br />
importante considerando i risultati<br />
degli studi HOT ed HDFP (14,15), <strong>in</strong> cui i pazienti<br />
che hanno un rischio cardiovascolare<br />
elevato permangono tali a fronte della sola<br />
riduzione dei valori di pressione arteriosa.<br />
Ultimamente, <strong>in</strong>oltre, i risultati degli studi<br />
HOPE e LIFE, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con i dati del Fram<strong>in</strong>gham<br />
(12,16,17) hanno mostrato come la terapia<br />
con ACE-<strong>in</strong>ibitori o con bloccanti recettoriali<br />
dell’angiotens<strong>in</strong>a II riduca significativamente<br />
l’ipertrofia ventricolare s<strong>in</strong>istra e<br />
come questo si accompagni ad una riduzione<br />
del rischio cardiovascolare.<br />
Ciò che tuttavia rimane da capire è perché gli<br />
uom<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> età avanzata, abbiano un'<strong>in</strong>cidenza<br />
di eventi cardiovascolari doppia rispetto alle<br />
donne; a tale riguardo i sottostudi dell’ANBP2,<br />
sul monitoraggio ambulatoriale della pressione<br />
arteriosa, sull’ipertrofia ventricolare s<strong>in</strong>istra<br />
e la compliance vascolare, potranno aiutare a<br />
chiarire i supposti meccanismi benefici associati<br />
degli ACE-<strong>in</strong>ibitori. Per quanto riguarda<br />
l’aumento degli ictus nel Gruppo ACE, questo<br />
risultato appare <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea anche con quello dello<br />
studio CAPPP (18) e la spiegazione di questo<br />
fenomeno è, per <strong>il</strong> momento, che anche<br />
una m<strong>in</strong>ima differenza nei valori di pressione<br />
arteriosa possa <strong>in</strong>fluire sul rischio di ictus. È <strong>in</strong>-