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30.05.2013 Views

68 pre[ss]view a cura di marco enrico giacomelli L’aLFabeto di alfabeta2 Com’è nata l’idea di alfabeta2? Ci puoi dire quali esigenze hanno indirizzato sin dai primi passi l’evoluzione di questo progetto? L’idea è nata dalla constatazione di un’emergenza che da tempo trascina l’Italia in un profondo degrado sociale, politico, morale. E dunque culturale, di fronte a cui gli intellettuali, cioè quanti operano nel campo della cultura, non possono continuare a restare inattivi. Strumento tradizionale del dibattito di idee, la rivista rimane forse ancora oggi il mezzo più rotocalco CHI CERCA TROVA Checché ne dica l’anonimo collettivo che confeziona - e il termine non è casuale - Spiccioli, non si tratta della “sola rivista d’arte contemporanea che è essa stessa anche opera d’arte”. Però certo è l’unica scritta “unicamente sul bordo”. Per ora in versione borsetta, biscotti argento e carta igienica a bomba. www.acronimo.org pratico e immediato per intervenire collettivamente in una situazione così compromessa. L’Italia del 2010, in cui compare alfabeta2, è molto diversa da quella in cui veniva pubblicata la prima serie della rivista (1979- 1988), ma al tempo stesso - come sottolineava giustamente il primo editoriale - ne è figlia e diretta conseguenza. Come dovrebbe agire alfabeta2 in questo contesto mutato? (QUASI) NULLA A CASO La Civica di Modena non si ferma. E non si fa mancare nemmeno un house organ, anzi una vera e propria rivista. civico 103 per ora è al #0 - Governare il Caso il tema, con l’immenso Cage in copertina - ma promette assai bene. E si può pure scaricare dal sito del museo, oltre che da quello dello Studio Pesci. www.comune.modena.it/galleria, Gli ‘80 sono stati anni di riflusso dopo l’esplosione del decennio precedente, e la funzione del primo alfabeta è stata quella di arginare culturalmente la deriva emergenziale con i suoi effetti perversi sulle libertà civili nel ritorno all’ordine. Oggi l’emergenza richiede invece un intervento diretto degli intellettuali nelle vicende del Paese, una visione politica che investa un presente in decomposizione con nuove idee e nuove forme. Il sito di alfabeta2 riporta in una sezione apposita una gustosa rassegna stampa con le reazioni al primo numero, che ha effettivamente scatenato polemiche e discussioni piuttosto accese nel panorama generalmente asfittico IN VIAGGIO Giunto al quinto anno di vita, il quadrimestrale di Glasgow MAP - Journeys in Contemporary Art si rifà il trucco grazie allo studio berlin-londinese HIT. Sul #23 si trova un articolo dell’ennesimo cervello in fuga, Francesco Gagliardi. E, che stranezza!, pure un’intervista realizzata dall’immancabile Obrist. www.mapmagazine.co.uk L’avevamo annunciato su questa pagina, e a luglio è ufficialmente nata “alfabeta2”, continuazione ed evoluzione naturale della prima, storica rivista. I protagonisti di quella stagione decidono di riprovarci, coadiuvati da giovani autori agguerriti. Ne abbiamo parlato con uno dei maggiori ispiratori di “alfabeta”, 1 e 2, oltre che poeta e attento osservatore della realtà: Nanni Balestrini... della cultura media(tica) italiana. Che idea ti sei fatto in merito? È un segno positivo che ci sia ancora qualche reazione a idee che cercano di scuotere un Paese collassato. Segno anche che le idee ancora nascono e operano. Ma la cosa fondamentale è che il dibattito si apra e investa le nuove generazioni, quelle a rischio di perdere ogni futuro, e che siano loro a condurre in prima persona questa battaglia. Il primo numero era dedicato alla figura dell’intellettuale oggi, mentre il secondo presenta un articolato dossier sulla condizione dei lavoratori della conoscenza. è chiaro che alfabeta2 dedica grande attenzione allo stato presente della cultura, interpretato come una chiave di lettura per comprendere la società attuale. Quali sono le strade che intravedi per restituire centralità a un territorio che è divenuto piuttosto marginale, soprattutto nel nostro Paese? è possibile secondo te una ricostru- COVER STORY Non ce ne vorrà Stefano Salis se gli scippiamo il titolo della sua rubrica sul Domenicale de Il Sole 24 Ore. Perché TAR è innanzitutto degna di nota per le sue copertine, straordinarie. Dalla doppia di Cattelan (qui il retro) a quella dedicata a un’anatomica Kate Moss, sino a un Benicio Del Toro targato Schnabel. www.tar-art.com zione del ruolo dell’intellettuale, e secondo quali modalità? Certamente non si tratta di restaurare una figura anacronistica, di cui l’avvento della cultura di massa ha messo in crisi il ruolo elitario. Il lavoro intellettuale oggi si è esteso a categorie, ampiamente sfruttate, sempre più impiegate nella produzione di beni materiali, ma che non incidono se non marginalmente sul tessuto sociale. Si tratta di riannodare i fili del discorso della cultura con quello della politica, in una situazione in cui quest’ultima è degenerata nella squallida rappresentazione di interessi privati e di casta. [a cura di christian caliandro] www.alfabeta2.it link LA VERTIGINE DELLA LISTA Sull’onda del furto, ci appropriamo anche del titolo d’un libro di Umberto Eco. Perché a un certo qual disorientamento induce l’iniziativa editoriale di Beppe Finessi. Tutto è progetto, sottotitolo della nuova avventura promossa da Foscarini, evidenzia l’ampio abbraccio di contenuti che avranno le uscite di Inventario. www.corraini.it

L’essenziale è invisibile agli occhi. Potrebbe essere questo il corretto sottotitolo da affibbiare alla nuova deriva che ha imboccato l’arte del restauro, occupandosi di design. E le ragioni sono molteplici. In Italia, pur essendo specialisti di restauro sia che si tratti di manufatti storici, sia di architetture, sia di vere e proprie opere d’arte, non abbiamo quasi mai sentito associare il restauro al design. Eppure, sempre più spesso, si scoprono interazioni, assonanze e commistioni tra le due discipline, e si notano oggetti che oscillano tra l’arte e il design. E ancor con maggiore frequenza il prodotto industriale è riconosciuto con il nome del suo ideatore piuttosto che con il proprio. Allora perché non restaurare un oggetto che ha fin troppe somiglianze con un’opera d’arte, quindi meritevole della stessa tutela? Questo deve essersi chiesta Silvana Annichiarico, direttrice del Triennale Design Museum, quando, ormai tre anni or sono, ha ideato il primo museo di design. Infatti, parallelamente a quella che ormai è un’istituzione milanese, è nato anche un essenziale laboratorio di restauro a servizio del museo. Pensato fin dal principio unitamente al progetto museale, spiega Silvana Annichiarico, è un vero e proprio centro di ricerca e sperimentazione su come si debba restaurare il design contemporaneo: “Quando ho iniziato a immaginare un museo che ospitasse oggetti non volevo che fosse una semplice vetrina ma che avesse un’anima”. Quest’anima è riuscita a trovare una sua collocazione proprio in un laboratorio che non si limita a curare il degrado di un manufatto, ma si pro- pone anche di prevenirlo, proprio come si fa con il restauro delle opere d’arte. Ma se l’arte del restauro classica vanta una storia secolare, quella del restauro dell’oggetto è neonata, incontra quindi delle difficoltà tecniche e deontologiche. I problemi tecnici sono spesso legati alla presenza di una gamma nume- rosa e diversificata di materiali da restaurare, molti dei quali innovativi e di cui non si conosce il degrado nel tempo. È proprio da ciò che il laboratorio trae il suo punto di forza e diventa anche centro di ricerca. Barbara Ferriani, restauratrice e responsabile del progetto, spiega che il lavoro che si svolge in labora- design 69 a cura di valia barriello La queStIone del reStauro Exibart si è addentrata tra le segrete della Triennale di Milano per scoprire un laboratorio che non “cura” le opere d’arte ma gli oggetti di design. Con l’aiuto della direttrice del Triennale Design Museum e dei suoi collaboratori, iniziamo a parlare di una disciplina neonata. E proprio per questo di grande interesse... compassi IL DESIGN VA AL MERCATO A Torino il 5, 6 e 7 novembre non sono soltanto i giorni in cui seguire Artissima ma, per gli appassionati di design, anche i giorni in cui andare al mercato. Per la prima volta, infatti, gli oggetti di design non saranno esposti dentro inaccessibili teche museali o su scaffali di costosi shop, ma in un vero e proprio marketplace lungo le strade della città. Il design scende in piazza e con esso i singoli creatori, i designer che esporranno e venderanno i loro pezzi autoprodotti. Operae, nome indovinato del coraggioso progetto, vuole sensibilizzare e promuovere così il design dell’artigianato e non solo. E per la prima volta, perché no?, si potrà anche trattare sul prezzo. www.operae.biz i problemi tecnici sono spesso legati ad una gamma diversificata di materiali, molti dei quali innovativi e di cui non si conosce il degrado nel tempo EDIZIONI D’ARTE NECESSARIA Arte e design si fondono nuovamente in un progetto sociale. Il risultato sono delle edizioni o, meglio, delle produzioni di arte necessaria. Produzioni d’arte perché il risultato tangibile sono illustrazioni grafiche e pittoriche successivamente riprodotte su oggetti. Arte necessaria perché per gli artisti, definiti outsider, che frequentano centri di attività, la produzione creativa diventa basilare. Ecco che l’arte è necessaria per percorsi di guarigione che seguono la creatività e il design è utile perché diventa supporto per queste forme di espressione. Entrambe le discipline diffondono visioni laterali e spontanee di un’arte che non riesce a essere imprigionata. www.artb.it QUANDO IL DIFETTO È UN PLUSVALORE È nata quest’anno, grazie a nove graphic designer, l’Officina Tipografica Novepunti, a Cesano Boscone alle porte di Milano. L’officina, oltre a essere un’associazione culturale, è un vero e proprio laboratorio artigianale che usa i metodi di stampa tradizionali con i caratteri mobili in legno. “Consideriamo anche il libro come un oggetto di design”, spiega Fabrizio Radaelli, uno dei soci fondatori. Officina Nove Punti s’impegna a riportare alla luce il valore della stampa artigianale che produce copie uniche, con piccoli difetti, che conferiscono un valore aggiunto, per evitare che accada quel che recita nel manifesto con cui ha partecipato alla design week di Budapest: “Sopra la stampa l’Italia campa, sotto l’Italia la stampa crepa”. www.novepunti.org torio avviene in stretto contatto con i Paesi Nordici, i più all’avanguardia nel settore. Nel laboratorio viene effettuata una prima diagnosi delle condizioni di degrado dell’oggetto e successivamente, dopo i vari consulti e scelte su come intervenire, viene contattata la figura professionale più adatta per trattare quel particolare materiale. Cercando di risolvere gli ostacoli tecnici si deve parallelamente considerare la questione etica di “come” intervenire sull’oggetto da restaurare e che aspetto dare a un oggetto restaurato. Come per le opere d’arte, ogni oggetto fa storia a sé, spiega Ferriani, ma se un’opera è contestualizzata in un determinato periodo storico, l’oggetto di design spesso è ancora attuale. L’obiettivo del laboratorio del Triennale design Museum è di fermare il processo di degrado del materiale, ma di non occultare i segni del tempo che, per un oggetto, conferiscono un valore aggiunto. “Vogliamo che il volto degli oggetti ci parli”, sottolinea Annichiarico nell’illustrare l’intervento su una vecchia Vespa restaurata ma con le rughe ben in evidenza.

68 pre[ss]view<br />

a cura di marco enrico giacomelli<br />

L’aLFabeto di alfabeta2<br />

Com’è nata l’idea di alfabeta2?<br />

Ci puoi dire quali esigenze h<strong>anno</strong><br />

indirizzato sin dai primi passi l’evoluzione<br />

di questo progetto?<br />

L’idea è nata dalla constatazione di<br />

un’emergenza che da tempo trascina<br />

l’Italia in un profondo degrado sociale,<br />

politico, morale. E dunque culturale,<br />

di fronte a cui gli intellettuali,<br />

cioè quanti operano nel campo della<br />

cultura, non possono continuare a<br />

restare inattivi. Strumento tradizionale<br />

del dibattito di idee, la rivista rimane<br />

forse ancora oggi il mezzo più<br />

rotocalco<br />

CHI CERCA TROVA<br />

Checché ne dica l’anonimo collettivo<br />

che confeziona - e il termine<br />

non è casuale - Spiccioli, non<br />

si tratta della “sola rivista d’arte<br />

contemporanea che è essa stessa<br />

anche opera d’arte”. Però certo è<br />

l’unica scritta “unicamente sul bordo”.<br />

Per ora in versione borsetta,<br />

biscotti argento e carta igienica a<br />

bomba.<br />

www.acronimo.org<br />

pratico e immediato per intervenire<br />

collettivamente in una situazione così<br />

compromessa.<br />

L’Italia del 2010, in cui compare<br />

alfabeta2, è molto diversa da<br />

quella in cui veniva pubblicata la<br />

prima serie della rivista (1979-<br />

1988), ma al tempo stesso - come<br />

sottolineava giustamente il primo<br />

editoriale - ne è figlia e diretta<br />

conseguenza. Come dovrebbe agire<br />

alfabeta2 in questo contesto<br />

mutato?<br />

(QUASI) NULLA A CASO<br />

La Civica di Modena non si ferma.<br />

E non si fa mancare nemmeno un<br />

house organ, anzi una vera e propria<br />

rivista. civico 103 per ora è al<br />

#0 - Governare il Caso il tema, con<br />

l’immenso Cage in copertina - ma<br />

promette assai bene. E si può pure<br />

scaricare dal sito del museo, oltre<br />

che da quello dello Studio Pesci.<br />

www.comune.modena.it/galleria,<br />

Gli ‘80 sono stati<br />

anni di riflusso<br />

dopo l’esplosione<br />

del decennio<br />

precedente, e la<br />

funzione del primo<br />

alfabeta è stata<br />

quella di arginare<br />

culturalmente la<br />

deriva emergenziale<br />

con i suoi<br />

effetti perversi<br />

sulle libertà civili<br />

nel ritorno all’ordine.<br />

Oggi l’emergenza richiede invece<br />

un intervento diretto degli intellettuali<br />

nelle vicende del Paese, una visione<br />

politica che investa un presente in<br />

decomposizione con nuove idee e<br />

nuove forme.<br />

<strong>Il</strong> sito di alfabeta2 riporta in una<br />

sezione apposita una gustosa<br />

rassegna stampa con le reazioni<br />

al primo <strong>numero</strong>, che ha effettivamente<br />

scatenato polemiche e<br />

discussioni piuttosto accese nel<br />

panorama generalmente asfittico<br />

IN VIAGGIO<br />

Giunto al quinto <strong>anno</strong> di vita, il<br />

quadrimestrale di Glasgow MAP<br />

- Journeys in Contemporary Art si<br />

rifà il trucco grazie allo studio berlin-londinese<br />

HIT. Sul #23 si trova<br />

un articolo dell’ennesimo cervello<br />

in fuga, Francesco Gagliardi. E,<br />

che stranezza!, pure un’intervista<br />

realizzata dall’immancabile Obrist.<br />

www.mapmagazine.co.uk<br />

L’avevamo annunciato su questa pagina, e a luglio<br />

è ufficialmente nata “alfabeta2”, continuazione<br />

ed evoluzione naturale della prima, storica rivista.<br />

I protagonisti di quella stagione decidono di<br />

riprovarci, coadiuvati da giovani autori agguerriti.<br />

Ne abbiamo parlato con uno dei maggiori ispiratori<br />

di “alfabeta”, 1 e 2, oltre che poeta e attento<br />

osservatore della realtà: Nanni Balestrini...<br />

della cultura media(tica) italiana.<br />

Che idea ti sei fatto in merito?<br />

È un segno positivo che ci sia ancora<br />

qualche reazione a idee che cercano<br />

di scuotere un Paese collassato.<br />

Segno anche che le idee ancora nascono<br />

e operano. Ma la cosa fondamentale<br />

è che il dibattito si apra e<br />

investa le nuove generazioni, quelle a<br />

rischio di perdere ogni futuro, e che<br />

siano loro a condurre in prima persona<br />

questa battaglia.<br />

<strong>Il</strong> primo <strong>numero</strong> era dedicato<br />

alla figura dell’intellettuale oggi,<br />

mentre il secondo presenta un<br />

articolato dossier sulla condizione<br />

dei lavoratori della conoscenza. è<br />

chiaro che alfabeta2 dedica grande<br />

attenzione allo stato presente<br />

della cultura, interpretato come<br />

una chiave di lettura per comprendere<br />

la società attuale. Quali sono<br />

le strade che intravedi per restituire<br />

centralità a un territorio che<br />

è divenuto piuttosto marginale,<br />

soprattutto nel nostro Paese? è<br />

possibile secondo te una ricostru-<br />

COVER STORY<br />

Non ce ne vorrà Stefano Salis se<br />

gli scippiamo il titolo della sua rubrica<br />

sul Domenicale de <strong>Il</strong> Sole 24<br />

Ore. Perché TAR è innanzitutto<br />

degna di nota per le sue copertine,<br />

straordinarie. Dalla doppia di<br />

Cattelan (qui il retro) a quella dedicata<br />

a un’anatomica Kate Moss,<br />

sino a un Benicio Del Toro targato<br />

Schnabel.<br />

www.tar-art.com<br />

zione del ruolo dell’intellettuale, e<br />

secondo quali modalità?<br />

Certamente non si tratta di restaurare<br />

una figura anacronistica, di cui<br />

l’avvento della cultura di massa ha<br />

messo in crisi il ruolo elitario. <strong>Il</strong> lavoro<br />

intellettuale oggi si è esteso a<br />

categorie, ampiamente sfruttate,<br />

sempre più impiegate nella produzione<br />

di beni materiali, ma che non<br />

incidono se non marginalmente sul<br />

tessuto sociale. Si tratta di ri<strong>anno</strong>dare<br />

i fili del discorso della cultura con<br />

quello della politica, in una situazione<br />

in cui quest’ultima è degenerata nella<br />

squallida rappresentazione di interessi<br />

privati e di casta. <br />

[a cura di christian caliandro]<br />

www.alfabeta2.it<br />

link<br />

LA VERTIGINE DELLA LISTA<br />

Sull’onda del furto, ci appropriamo<br />

anche del titolo d’un libro di Umberto<br />

Eco. Perché a un certo qual<br />

disorientamento induce l’iniziativa<br />

editoriale di Beppe Finessi. Tutto<br />

è progetto, sottotitolo della nuova<br />

avventura promossa da Foscarini,<br />

evidenzia l’ampio abbraccio di<br />

contenuti che avr<strong>anno</strong> le uscite di<br />

Inventario.<br />

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