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free | anno nono | numero sessantanove | novembre ... - Il Mattino

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62 essai<br />

a cura di christian caliandro<br />

I SognI son DeSIDerI<br />

Che cosa faresti se potessi entrare<br />

consapevolmente nei sogni degli<br />

altri? Sei a letto, accanto a qualcuno,<br />

tua moglie, tuo figlio o un amico<br />

di passaggio, e nel momento in cui<br />

vi addormentate ti infili nel loro subconscio.<br />

Te ne stai lì, lucidamente,<br />

passeggi per le strade delle città che<br />

sognano (anzi: già che ci sei ne diventi<br />

tu l’architetto e, novello Mies van<br />

der Rohe, le costruisci ex novo, quelle<br />

città), li incontri (in fin dei conti è il<br />

loro sogno), ci fai due chiacchiere o<br />

ti nascondi per non essere visto. Probabilmente,<br />

se sei curioso o paranoico,<br />

cerchi di scoprire qualcosa che<br />

non conosci, le prove di un presunto<br />

tradimento o un atto inconfessato di<br />

cui sospetti l’esistenza, qualcosa che<br />

il malcapitato ti rivelerebbe candidamente,<br />

ignaro, lui, di stare dormendo.<br />

Mettiamo poi che tu, l’intruso nei<br />

in sala<br />

WALL STREET<br />

di Oliver Stone <br />

Più che un remake, il secondo capitolo<br />

della saga di Gordon Gekko.<br />

Lo squalo di Wall Street è alle prese<br />

con un mondo divenuto ancora<br />

più spietato di lui. Tra crisi finanziaria,<br />

filosofia della speculazione<br />

e burrascosi rapporti familiari, la<br />

denuncia politica del regista è ancora<br />

viva e vegeta dopo la bella<br />

operazione portata a termine con<br />

W., e Stone si conferma cantore<br />

popolare di un’epoca e interprete<br />

dell’immaginario collettivo americano<br />

(JFK, Nixon, World Trade<br />

Center).<br />

Sarà anche vero che “Inception” è un film da stroncare, come fa l’articolo qui sotto, ma sta di fatto<br />

che il lavoro di Chris Nolan, in questo <strong>numero</strong> di “Exibart”, ha monopolizzato tutti gli spazi che<br />

abitualmente dedichiamo al cinema. E quindi, dopo esservi letti l’“opinione” di Gianni Romano<br />

nelle pagine iniziali, eccovi il punto di vista di Mariangela Priarolo nella rubrica “essai”...<br />

sogni degli altri, lo faccia per mestiere,<br />

per carpire informazioni riservate<br />

a illustri finanzieri o ricchi paperoni, e<br />

sia perciò particolarmente avvezzo ai<br />

misteri della psiche umana, talmente<br />

a tuo agio nelle dimensioni oniriche<br />

da poter capovolgere ciò che farebbe<br />

un marito sospettoso: tu infatti non<br />

ti limiti a estrarre segreti, ma riesci<br />

a piantare nuovi pensieri nelle menti<br />

altrui. Ti sembra possibile qualcosa<br />

del genere?<br />

A Christopher Nolan, il regista di<br />

opere come Memento o <strong>Il</strong> cavaliere<br />

oscuro, evidentemente sì, visto che<br />

su questa ipotesi ha costruito un kolossal<br />

da 200 milioni di dollari, girandolo<br />

in sei Paesi diversi con un cast<br />

decisamente glamour e dopo otto<br />

anni, pare, di gestazione. Uscito a luglio<br />

negli Stati Uniti, Inception (letteralmente<br />

‘innesto’) ha già ottenuto un<br />

IL REGNO DI GA’ HOOLE<br />

di Zack Snyder <br />

Dopo le convincenti prove di Dawn<br />

of the Dead, 300 e Watchmen,<br />

questo atipico autore ci riprova,<br />

sparigliando naturalmente le carte.<br />

Lo fa con un fantasy di animazione<br />

(com’è ormai d’obbligo,<br />

in 3d) basato sui romanzi per ragazzi<br />

di Kathryn Lasky. <strong>Il</strong> giovane<br />

gufo Soren sogna di combattere i<br />

malvagi Pure Ones a fianco degli<br />

epici guerrieri alati, i Guardiani di<br />

Ga’Hoole... Assolutamente delizioso.<br />

Snyder sta preparando sapientemente<br />

il cinema del futuro. E non<br />

è uno scherzo.<br />

primato non da poco, essendo stato<br />

recensito, secondo l’affidabile Internet<br />

Movie DataBase, ben 357 volte.<br />

Ciò del resto non deve sorprendere,<br />

se si pensa che Nolan è riuscito a<br />

mettere dentro a un unico film, grazie<br />

a un gioco di scatole cinesi che<br />

rimanda esplicitamente a Escher,<br />

Matrix, Ocean’s eleven, La donna che<br />

visse due volte e il Mago di Oz, condendo<br />

il tutto con immancabile salsa<br />

freudiana.<br />

Su Inception si possono certo fare<br />

un’infinità di osservazioni (e di critiche),<br />

ma vi è una frase in particolare<br />

sulla quale vale la pena riflettere, una<br />

frase messa in bocca al tormentato<br />

Dom Cobb - un Leonardo Di Caprio<br />

perennemente corrucciato - che è<br />

Ci aspettiamo un capolavoro.<br />

Troviamo invece due ore e mezza di<br />

corse contro il tempo, fiumi di parole<br />

e rompicapo cervellotici. Le idee<br />

nuove sono rimaste a dormire<br />

THE SOCIAL NETWORK<br />

di David Fincher <br />

L’avventura-simbolo di Mark Zuckerberg,<br />

dall’habitat nerd Harvard<br />

ai fantastiliardi, rivive sul grande<br />

schermo a opera del regista di<br />

Fight Club. Paragonato forse un<br />

po’ troppo frettolosamente al classico<br />

Tutti gli uomini del presidente,<br />

e basato sul discusso sul libro di<br />

Ben Mezrich, The Accidental Billionaires,<br />

si tratta di una parabola<br />

amara - e un pochino sconclusionata<br />

- di amicizia tradita e visionarietà<br />

intruppata. Perdibile.<br />

stata stranamente trascurata dalla<br />

critica, ma non dai trailer, <strong>nono</strong>stante<br />

riguardi l’elemento centrale del<br />

film: il concetto di innesto, appunto.<br />

“Qual è il parassita più resistente?”,<br />

si chiede Cobb. La risposta è nell’oggetto<br />

stesso dell’Inception: “Un’idea.<br />

Una singola idea della mente umana<br />

può costruire città. Un’idea può trasformare<br />

il mondo, e riscrivere tutte<br />

le regole”.<br />

Pronunciata all’inizio del film, una<br />

frase così ci fa sperare di stare per<br />

assistere a una grandiosa metafora<br />

del nostro tempo, un film che, raccontando<br />

con l’impeccabile maestria<br />

di Nolan la difficoltà di distinguere il<br />

sogno dalla realtà e la verità dall’apparenza<br />

- inquietudine tipica dell’età<br />

in cui continuiamo a sguazzare, noi<br />

figli della società dello spettacolo -, ci<br />

fornisca nuovi strumenti per ricreare<br />

un immaginario ormai interamente<br />

colonizzato dal consumismo. Ci<br />

aspettiamo che Cobb, nella disperata<br />

ricerca di una redenzione individuale<br />

che si procrastina di giorno in giorno,<br />

tra un sogno e un altro, una sparatoria<br />

e una fuga, scopra qualcosa<br />

di veramente grande, di immenso e<br />

maestoso, e non ci propini un happy<br />

end sui valori familiari e l’importanza<br />

di accettare con serenità la<br />

caducità dell’esistenza umana. Ci<br />

aspettiamo che l’amore e l’amicizia<br />

si fondano nella figura della giovane<br />

Arianna - impersonata da una Ellen<br />

Page evidentemente condannata a<br />

portare nomi mitologici -, per evocare<br />

l’urgenza di seppellire un passato<br />

che la nostra epoca vede ormai solo<br />

come nostalgia o, peggio, vintage. Ci<br />

aspettiamo che l’acuta analisi della<br />

differenza che intercorre fra il tempo<br />

della veglia, il tempo reale, oggettivo,<br />

e il tempo del sogno, dei desideri,<br />

dilatato e potenzialmente infinito, sia<br />

qualcosa di più che un mero espediente<br />

per effetti speciali o prolissi<br />

inseguimenti, e rinvii magari alla necessità<br />

che abbiamo oggi, in questa<br />

società “cronofaga” (per citare Paolucci),<br />

di reimpadronirci della nostra<br />

vita, espropriataci dalle esigenze di<br />

un mercato che ci vuole consumatori<br />

obbedienti e vigili 24 ore al giorno.<br />

Ci aspettiamo un capolavoro, insomma,<br />

il capolavoro di un regista che<br />

amiamo. Troviamo invece due ore e<br />

mezza di corse contro il tempo, fiumi<br />

di parole e rompicapo cervellotici. Le<br />

idee nuove, purtroppo, sono rimaste<br />

a dormire. <br />

[mariangela priarolo]

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