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free | anno nono | numero sessantanove | novembre ... - Il Mattino

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te creata da Krasinski dopo la morte<br />

di Stazewski, composta da una linea<br />

di scotch di colore blu che suddivide<br />

orizzontalmente lo spazio, su cui<br />

è intervenuto anche Daniel Buren<br />

quando ha visitato lo studio nel ’74<br />

[qui sopra la veduta di Varsavia dalla<br />

terrazza nella foto di Giovanni De<br />

Angelis]. Pur mantenendo inalterata<br />

l’installazione, Foksal ha creato un innesto<br />

(un padiglione vetrato con una<br />

straordinaria vista sulla città) dove<br />

si svolgono concerti, conferenze e<br />

interventi artistici in collaborazione<br />

con studenti dell’Accademia d’arte e<br />

artisti emergenti.<br />

E le gallerie giovani e di tendenza?<br />

Di certo non mancano: ricordiamo<br />

Czarna, curata dall’affascinante<br />

Agnieszka Czarnecka-Wiacek, Leto<br />

e Profile. La prima espone, tra gli<br />

altri, Olaf Brzeski e Tomasz Mroz,<br />

artisti che propongono progetti bizzarri<br />

e surreali, lontani dall’approccio<br />

politico e concettuale dei nomi più<br />

conosciuti come Zbigniew Libera e<br />

Artur Zmijewski. “Non è solo attraverso<br />

messaggi di dissenso che si<br />

delinea la scena artistica polacca”,<br />

racconta Marta Kolakowska di Leto<br />

Gallery. E aggiunge: “La generazione<br />

di Wojciech Bąkowski, Konrad Smolenski,<br />

Maurycy Gomulicki e Bianka<br />

Rolando preferisce allontanarsi da<br />

una rappresentazione diretta per<br />

confrontarsi con i new media, l’animazione,<br />

la musica”. Laura Palmer<br />

Foundation è invece un progetto non<br />

profit creato nel 2007 da Joanna<br />

Warsza, che propone azioni, mostre<br />

e performance in spazi pubblici come<br />

lo stadio di Varsavia, che da vent’anni<br />

ha smesso di funzionare come tale<br />

per assumere le vesti di fantasma<br />

post-comunista, mercato e spazio<br />

multiculturale per immigrati vietnamiti<br />

e commercianti russi.<br />

“Nel corso degli ultimi due decenni<br />

si è formata una generazione di artisti<br />

straordinaria”, racconta Fabio<br />

Cavallucci, neodirettore del Centro<br />

per l’Arte Contemporanea Castello<br />

Ujazdowski. “Una scena che ho seguito<br />

con particolare interesse invitando<br />

artisti polacchi alla Galleria Civica di<br />

Trento (quando ne ero il direttore)<br />

e alla Biennale di Scultura di Carrara,<br />

dove ci sono Grzergoz Kowalski,<br />

docente dell’Accademia di Belle Arti<br />

di Varsavia, maestro di Zmijewski,<br />

Kozyra, Althamer, e le più giovani<br />

Anna Szwajgier e Zorka Wollny. Una<br />

scena nata spontaneamente per la<br />

reale necessità di fare arte, e che<br />

all’inizio non si sapeva neanche come<br />

chiamare”. Neanche per similitudi-<br />

ni? “Beh, potremmo avvicinarla a<br />

quella inglese quanto a vitalità, con<br />

la differenza che non è stata determinata<br />

da un collezionismo privato e<br />

dal mercato”. Negli ultimi anni si è<br />

andati ancora all’arrembaggio o c’è<br />

stata una stabilizzazione? “Ora la situazione<br />

è diversa, vi è una maggiore<br />

consapevolezza, lo Stato crede nella<br />

cultura, la sostiene. Esiste in Polonia<br />

un’associazione indipendente formata<br />

da galleristi, scrittori, artisti che<br />

controlla la qualità dei progetti culturali.<br />

È un movimento che discute,<br />

dibatte sulla cultura”. In tutto questo<br />

come si innesta la nomina di un direttore<br />

italiano per un incarico così<br />

nodale? “È stata la prima volta che<br />

la gara per l’incarico a direttore di<br />

un museo è stato aperto a candidati<br />

stranieri. Questo indica la volontà<br />

di aprirsi al confronto, al nuovo”. La<br />

futura programmazione? “Penso di<br />

prendermi un <strong>anno</strong> per riorganizzare<br />

il tutto. Mi piacerebbe che i diversi<br />

linguaggi (il cinema i concerti, le<br />

mostre, il teatro) dialogassero più<br />

tra loro, che non ci fossero suddivisioni<br />

rigide. <strong>Il</strong> Castello Ujazdowski è<br />

sempre stato un punto di riferimento<br />

per me”. Di che tipo di struttura si<br />

tratta, qual è il dimensionamento? “È<br />

una macchina piuttosto impegnativa,<br />

vi lavorano più di 80 persone, penso<br />

di iniziare il nuovo programma nel<br />

2012, non prima. Del resto vi sono<br />

già ottimi curatori che vi lavorano, io<br />

vorrei ritagliarmi un lavoro di regia”.<br />

Certo è che, viste le condizioni economiche<br />

del Paese e il contesto da<br />

boom, la sfida è ambiziosa e al con-<br />

approfondimenti 37<br />

VARSAVIA VAL BENE UN (NUOVO) MUSEO<br />

Un Paese in piena rinascita attende il suo nuovo, importante museo d’arte. Affidato all’architetto svizzero<br />

Christian Kerez, il biglietto da visita della Polonia del XXI secolo sarà elegante e minimalista. Breve<br />

resoconto di un vivace confronto intellettuale. A proposito di una scelta che continua a far discutere...<br />

C’è da stare allegri, visto che il dibattito che<br />

da qualche <strong>anno</strong> appassiona un grande Paese<br />

in piena rinascita come la Polonia riguarda la<br />

costruzione di un nuovo, importante museo,<br />

l’atteso Museo d’Arte Moderna di Varsavia,<br />

pronto presumibilmente per il 2014.<br />

A farne una questione nazionale sono intervenuti<br />

due elementi di una certa rilevanza: in<br />

primo luogo, la constatazione del fatto che<br />

l’ultimo museo d’arte edificato in territorio polacco<br />

(il Museo Nazionale, sempre a Varsavia)<br />

risale incredibilmente al 1938; poi, la scelta<br />

di posizionare la nuova opera architettonica<br />

nella spianata totalitaria situata in pieno centro<br />

città, a ridosso del Palazzo della Cultura e<br />

della Scienza ricevuto in regalo da Stalin negli<br />

anni ’50, grattacielo turrito e isolato che è<br />

stato per molto tempo fra i più alti d’Europa,<br />

con i suoi 261 metri in pietra visibili ancora<br />

oggi da ogni punto della capitale.<br />

Quest’ultima decisione, per certi versi clamorosa,<br />

dovuta all’ex presidente Lech Kaczynski<br />

(dei due gemelli della politica polacca, quello<br />

deceduto nel tragico incidente aereo di qualche<br />

tempo fa), ha dato la stura a un confronto<br />

intellettuale avvincente, con interessanti<br />

implicazioni di carattere estetico-politico. In<br />

buona sostanza, visto che gli architetti partecipanti<br />

al concorso non soltanto venivano<br />

chiamati a proporre un’ipotesi di biglietto da<br />

visita per la Polonia del XXI secolo, ma dovevano<br />

pure tenere presente che la loro creatura<br />

sarebbe stata ubicata a pochi metri<br />

dall’oggetto architettonico più ingombrante<br />

del Paese (fisicamente e ideologicamente),<br />

per la giuria si trattava a quel punto anche di<br />

stabilire l’atteggiamento critico da assumere<br />

al cospetto di un simbolo così vistoso della<br />

travagliata storia recente.<br />

Si comprende quindi facilmente come la vittoria<br />

nel 2007 dell’elegante progetto minima-<br />

lista firmato dallo svizzero Christian Kerez<br />

[in alto il rendering ufficiale], unico tra i finalisti<br />

a non rivaleggiare in presenza scenica<br />

col totem staliniano, abbia potuto scatenare<br />

un putiferio, trasformando la vicenda in un<br />

fuoco incrociato di accuse fra entusiasti e<br />

detrattori, con tanto di cambio in corsa del<br />

direttore di prima nomina (sostituito con<br />

Joanna Mytkowska, attualmente in carica).<br />

Cose che possono accadere, soprattutto in<br />

un Paese democratico, ma anche appassionato<br />

e mediamente piuttosto colto come la<br />

Polonia, dove si parla addirittura di costituire<br />

una formazione politica in rappresentanza del<br />

gran <strong>numero</strong> di operatori culturali attivi sul<br />

territorio.<br />

Risulta in effetti assai arduo trovare un punto<br />

d’incontro tra le varie argomentazioni addotte<br />

dagli osservatori, riconducibili sostanzialmente<br />

a due punti di vista distinti e separati. Chi<br />

si è accanito sul bianco parallelepipedo di<br />

Kerez, parlando di occasione mancata, ha<br />

paragonato il nascituro museo a un banale<br />

supermarket, un fabbricato scialbo e orizzontale<br />

per niente idoneo a riscattare l’immagine<br />

del paese dal suo passato modernismo socialista.<br />

Chi lo ha difeso (la stampa soprattutto)<br />

ha sostenuto la tesi secondo la quale aver<br />

optato per un’architettura poco rutilante, anzi<br />

asciutta e funzionale, costituisce il segno della<br />

raggiunta maturità di una nazione non più<br />

smaniosa di stare a demonizzare la propria<br />

storia.<br />

Due veri e propri schieramenti, cui si possono<br />

soltanto aggiungere prese di posizione in<br />

controtendenza, come quella dell’ex direttore<br />

del Centro per l’Arte Contemporanea Castello<br />

Ujazdowski, Wojciech Krukowski, che ha<br />

espresso perplessità circa l’unica nota effettivamente<br />

bizzarra del progetto, ovvero il<br />

contrappunto strutturale costituito dai ripidi<br />

soffitti sorprendentemente a volta.<br />

Intanto i lavori proseguono, ed è certamente<br />

positivo apprendere che in tutto questo<br />

tempo il potere politico si sia mantenuto, a<br />

quanto si dice, fuori dalla tenzone. Agli amministratori<br />

sarà bastato aver incassato la<br />

sola evidenza esente da possibili polemiche,<br />

il fatto cioè che - a prescindere dalla scelta<br />

relativa al suo appeal architettonico - a Varsavia<br />

stia prendendo corpo, anche in virtù della<br />

sua localizzazione, un museo-agorà destinato<br />

a collocarsi tra i maggiori poli d’attrazione in<br />

Europa in materia di arti visive, dotato di <strong>numero</strong>se<br />

sale espositive, di uno spazio in stile<br />

Turbine Hall per interventi oversize, di un teatro<br />

e di un auditorium.<br />

L’attività, già partita, si svolge per ora in un<br />

ex negozio statale di mobili, a pochi passi dal<br />

cantiere, in pieno centro città, grazie a un<br />

drappello di curatori (tra i quali Ana Janevski<br />

e Tomasz Fudala, incontrati sul posto da Exibart)<br />

che propone le prime ambiziose mostre,<br />

lecture e conferenze, con l’entusiasmo di chi<br />

è stato chiamato a partecipare fin dalle fasi<br />

iniziali a una grande avventura.<br />

Museo d’Arte Moderna<br />

Ul. Panska 3<br />

info@artmuseum.pl<br />

www.artmuseum.pl<br />

link<br />

VARSAVIA<br />

Castello Ujazdowski<br />

csw.art.pl<br />

Zacheta<br />

www.zacheta.art.pl<br />

Foksal Gallery Foundation<br />

www.fgf.com.pl<br />

Raster Gallery Czarna<br />

czarnagaleria.net<br />

Leto<br />

www.leto.pl<br />

Krytyka Polityczna<br />

www.krytykapolityczna.pl<br />

Laura Palmer Foundation<br />

www.laura-palmer.pl<br />

LODZ<br />

Museum Sztuki<br />

www.msl.org.pl<br />

Wschodnia Gallery<br />

www.wschodnia.pl<br />

[pericle guaglianone]<br />

info<br />

tempo eccitante. Nei prossimi anni<br />

aprir<strong>anno</strong> otto nuovi musei in Polonia:<br />

a Cracovia, Poznam, Wroclaw<br />

e Varsavia. I giovani non lasciano più<br />

il Paese per cercare migliori condizioni<br />

di vita e di lavoro altrove; vi<br />

sono invece artisti che da Berlino si<br />

trasferiscono a Varsavia, anche se<br />

Berlino continua a essere ben più<br />

economica.<br />

Non è da trascurare la scena di<br />

Lodz, antica capitale della manifattura<br />

tessile riconvertita in hub del<br />

terziario artistico. Oltre al Muzeum<br />

Sztuki (disseminato in tre diversi spazi<br />

espositivi, che ospitano esposizioni<br />

temporanee, le collezioni, e la sala<br />

neoplastica progettata nel 1947 da<br />

Wladyslaw Strzeminski) vi sono<br />

spazi non commerciali come la storica<br />

Wschodnia Gallery (fondata nel<br />

1981 dagli artisti Adam Klimczak<br />

e Jerzy Grzegorski), la biennale<br />

d’arte e appuntamenti annuali come<br />

l’International Design Festival e il Fotofestiwal.<br />

Anche Lodz, al di là di tutto, conferma<br />

l’atmosfera creativa di vitalità<br />

artistica che si respira in questo Paese.<br />

E che non si limita solo a Varsavia.<br />

<br />

[lorenza pignatti]

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