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30.05.2013 Views

24 speednews synestesie di lavinia collodel IN aTTESa DI MoRE L’agente Less, nella sala d’aspetto del Policlinico, sbatte ripetutamente il piede isterico sul triste pavimento di plastica celeste. Non si accorge che sta infastidendo, con la sua inutile ansia, chi sta nella sua stessa barca, tutti nella stessa situazione di attesa in vista della tempesta. Ma Less è assente, talmente assente che non si accorgerebbe affatto se un’infermiera gli portasse notizie di More. More è il suo compagno di squadra, sempre insieme da otto anni, stessa macchina, stesse avventure. Una gran coppia di agenti, si dicevano. In realtà facevano ben poco, dicevano di loro realmente. Un ben poco fatto bene, ribattevano. E poi c’era chi faceva di più - nel poco da fare - e chi di meno, naturalmente. Da qui i due soprannomi impressi sulla fronte e le relative ironie, come “More or Less, avete finito o si sta giocando, qui...”, “More or Less quando è pronto questo benedetto rapporto?” - visto che da loro ci si aspettava sempre qualcosa di non esattamente esaustivo, dati i soggetti. Less guida, solitamente. Perché si diverte, e perché pensa solo ad eseguire gli ordini del navigatore - More - così facendo il minimo sforzo indispensabile, senza sprechi di energia e affaticamenti evitabili. L’atto del guidare lo porta a dover anche parcheggiare di conseguenza, cosa adorata poiché in questo modo More si trova costretto a scendere per primo sulla scena del delitto / dell’incidente / della dannatissima rogna, a prendere bocconi di informazioni sull’accaduto, per poi presentarli su tavola imbandita a Less, il quale bel bello si appropinqua con la faccia alquanto assonnata anche a mezzogiorno. Ma a More non ha mai dato fastidio tutto questo. Lui sì fa un po’ di più, ma non così tanto, suvvia. Si applica solo un po’ più del meno. E insieme hanno le loro genialità impreviste, che li porta a esaltarsi. Restando fermo il fatto che per Less esaltazione è allargare i lati della bocca in un accenno di sorriso soddisfatto contemporaneamente alzando entrambe le sopracciglia, e basta. Attrezzi del mestiere? Due walkie-talkie scassatissimi con raggio d’azione ridicolo - puntano al risparmio, i due, visto che non vengono rimborsate le telefonate; e una macchina fotografica con uno stock di obiettivi. Un tempo era analogica e dunque Less si era autoincaricato custode dei rullini di riserva. Adesso è digitale e dunque Less non deve fare proprio nulla. Indica a More cosa fotografare, cerca dettagli prove indizi. Lo chiama al walkie-talkie per farlo divertire, e nulla più. Proprio nulla non è vero perché in realtà lui - Less - è un mago nella postproduzione ingrandimenti digitali scoprire cavilli e via dicendo. Less ha bisogno di una sigaretta. Fuori piove, di quella pioggia pesante e rada che preannuncia un bel diluvio. Dannazione - pensa Less. Se l’accende sull’uscio della porta automatica dell’ingresso, che si chiude appena e si riapre un minimo, insistente. Non pensa a nulla. More si era accasciato a fianco a lui, la mattina stessa, a una delle solite chiamate d’urgenza, sul momento di salire in macchina. Aveva r.i.p. VITAlIANO cOrBI Se n’è andato in punta di piedi, come aveva vissuto. All’età di 80 anni, è morto a Napoli Vitaliano Corbi, critico d’arte e giornalista, docente e studioso, curatore di mostre e scrittore, attento osservatore dell’arte contemporanea campana e non solo. Nel 2002 aveva pubblicato l’importante saggio Quale avanguardia? L’arte a Napoli nella seconda metà del Novecento, per le edizioni Paparo. Sempre disponibile e pronto a difendere il significato profondo dell’arte, al di là dei mercati e dei profitti. Profondamente scettico sul sistema globalizzato della cultura e della vita, ha sino alla fine sottolineato gli aspetti omologanti e impoverenti dello scenario artistico della sua città, spesso solo specchio di “esperienze datate e nate altrove”. (ivana porcini) rAFFAElINO DE GrADA Nei suoi 94 anni di vita ha attraversato quasi tutto il Novecento, e nella sua esistenza l’attività intellettuale e quella politica si sono spesso incrociate, nutrendosi a vicenda. Il critico e storico dell’arte Raffaele De Grada - chiamato anche Raffaelino, per distinguerlo dal padre - è morto il 1° ottobre nella sua casa milanese. Nato a Zurigo nel 1916, si era laureato nel 1939 a Milano, pubblicando nel frattempo saggi e scritti d’arte sulle principali riviste del tempo e fondando nel 1938, con un gruppo di giovani intellettuali milanesi, Corrente, rivista di espressione culturale antifascista. Arrestato per attività politica contro il regime nel 1938 e nel Ovvero sovrapposizioni tra arti visive e letteratura. Su ogni numero un’opera (trovala a pag. 8), selezionata da una mostra rigorosamente in corso. A partire da ogni opera, un racconto. A firma di una giovane scrittrice, d’un fiato. macchinetta e walkie-talkie in mano, e li ha protetti con il suo corpo, nella caduta. Emorragia del fegato, così pare, ma ancora nessuna notizia. Una goccia abnorme centra in pieno la sigaretta all’attacco della cenere, proprio quando Less è lì lì per aspirare a pieni polmoni. Una di quelle cose che non ti aspetti e che seppur minimamente con uno stonc ti risvegliano. Getta la sigaretta e affronta la pioggia, sempre più fitta ormai. Pensa agli Etruschi agli Egizi al culto dei morti nelle civiltà lontane. Non sa se è meglio non pensare o farsi venire in mente pensieri folli. L’inquietudine gioca brutti scherzi. Non vuole che il suo amico muoia così. Le gocce gli entrano nel collo della camicia. Non vuole che More sia rinchiuso in una bara, accanto a familiari che non ha mai sofferto. Si merita di più. Inizia ad avere freddo anche alle mani. More parlava di voler essere cremato, un tempo, chissà se l’ha lasciato scritto da qualche parte. Ritorna il pensiero dei culti antichi, non c’entra nulla adesso, o forse sì. Voli pindarici sconnessi o forse non troppo. Anche i piedi ora sono fradici. Less alza il viso alla pioggia che gli lava le lacrime. Se - sperando in un non se - More dovesse per forza morire, gli sceglierebbe un bel cimitero di un paesino in collina, l’ideale per il RIP eterno. In una bella urna funeraria alla maniera classica, solo cenere di una vita sfumata troppo velocemente. Niente puzza, membra decomposte, aspetto rigido e tutte quelle cose orribili da morti come l’abito il trucco la foto. Ha l’acqua anche dentro le orecchie, stringe il naso tra le dita per stapparle. Niente lapide per More, ci vuole qualcosa di più. Less inizia dapprima a sorridere al pensiero che gli è saltato in testa, poi ride afono fino allo scroscio di una sonora risata, insolita per lui, soffocata dalla pioggia. Anche Less verrà sepolto con More, non ora, no, quando sarà il suo momento. Vicini vicini come da vivi, due sigarette finite, tra le tante che si sono fumati insieme, in macchina. Ed ecco il punto: la macchina. La loro lapide sarà il cruscotto della loro Fiat gialla che li ha sopportati per tutti questi anni. Di seconda mano da un ex tassista, non risultava certo un camuffamento militare. Ma loro c’erano affezionati, sì, da morire. E dunque se la sarebbero portata nella tomba. Tombola. Un ricordo felice della loro esistenza, una prova perfetta delle loro esperienze per i tempi a venire, un reperto archeologico per i posteri protetto dalla sacralità del cimitero. Stremato e congelato, Less, ad occhi socchiusi, ritorna verso la sala d’attesa come un automa in tilt. Un’infermiera lo scuote, crea una pozza a raggiera intorno a lui, e comunica “È fuori pericolo”. Less stropiccia gli occhi, prova a riadattarsi alla realtà e, lentamente, con fare sornione, le risponde “Vado a comunicargli un certo progetto, per la prossima volta...”. 1943, negli anni successivi era stato commentatore politico e dirigente Rai, dove aveva svolto il ruolo di critico d’arte; nel 1959 era stato eletto deputato al Parlamento italiano. Dal 1965 al 1986 fu titolare della cattedra di Storia dell’Arte all’Accademia di Brera, e dal 1971 al 1976 aveva diretto l’Accademia e la Pinacoteca Comunale di Ravenna, passando del 1989 al 2000 a dirigere l’Accademia di Arte e Restauro Aldo Galli Como. VITTOrIO cOSTANTINI Con la sua Galleria Il Torchio Costantini è stato per anni un protagonista di buon livello del mondo dell’arte di Milano. Nella notte fra sabato 18 e domenica 19 settembre si è spento nel capoluogo lombardo Vittorio Costantini, gallerista attento ai giovani artisti, che ospitava nei suoi spazi alternando le mostre con autori più affermati, sempre con un ottimo sguardo sulla scena internazionale. JOSÉ GuEVArA È stato uno dei protagonisti della grande stagione dell’Informale iberico degli anni ‘60, celebrato in tutto il mondo accanto ad artisti del calibro di Tàpies, Iglesias, Saura, Rueda, Vela, Muñoz, Genovès. José Guevara è scomparso a Huelva (Andalusia), la città che gli aveva dato i natali nel 1926 e dove l’artista si era ritirato Negli spazi del potere. a Prato la mostra diffusa di Thomas Ruff Riportare l’arte negli spazi del potere e negli spazi sociali, riappropriarsi dell’antica tradizione europea, dove l’arte era soprattutto in luoghi come chiese e palazzi pubblici. Questo l’obiettivo del progetto Thomas Ruff Prato, che si pone come continuazione di un progetto iniziato nel 2002 con Spread in Prato: portare l’arte negli spazi della vita, del consumo, delle attività produttive, nel tessuto della città, quello del centro e quello periferico. Curata da Pier Luigi Tazzi, la mostra diffusa presenta opere che provengono dall’intero corpus della produzione dell’artista, e si adattano ai diversi ambienti che le accolgono. Dai primi e innovativi Portraits, i ritratti dei compagni d’accademia nei grandi formati che hanno reso Thomas Ruff celebre in tutto il mondo, al noto ciclo Nudes, immagini erotiche in bassa definizione scaricate dal web su cui l’artista interviene cambiando i colori o ripulendole da alcuni dettagli. www.thomasruff2010.it Da arena a Tadiello, la Nomas foundation “diffonde” l’arte per Roma. a ritmo di jazz Opere che alterano temporaneamente il paesaggio urbano, interrompendo l’abituale fruizione dello spazio pubblico attraverso interventi che mutano l’immaginario di chi è solito attraversare quei luoghi. Per rispondere ad alcune semplici ma attualissime domande: come si racconta il cambiamento di una città? Come si fa spazio alla modernità in un tessuto urbano connotato dalla storia? Esce a fare una passeggiata per Roma l’iniziativa Temporaneo. Arte contemporanea nella città in evoluzione, con il quale la Nomas Foundation sperimenta la propria vocazione a sostenere e promuovere la ricerca artistica contemporanea con un progetto di arte diffusa. L’occasione è la collaborazione con la 34esima edizione del Roma Jazz Festival, e i luoghi prescelti sono il laghetto dell’Eur, l’Ara Pacis, l’Università Roma Tre e l’Auditorium Parco della Musica. È lì che, dal 13 al 28 novembre, trovano spazio le opere di quattro giovani artisti italiani, dalla Torre di Francesco Arena a Simone Berti (con Untitled), Sandrine Nicoletta (Thefore we shall sleep well), Alberto Tadiello (K100A). www.nomasfoundation.com negli ultimi cinque anni. Nella sua lunga carriera c’è un legame forte con l’Italia: dal 1967 infatti l’artista soggiornò lungamente nelle Marche, e fino a pochi mesi fa aveva un atelier a Jesi, nel Chiostro Sant’Agostino. Difficile ricordare qualcuna delle tante importanti mostre tenute un po’ in tutto il globo: basterà citare la Biennale di Venezia, dove espose nel 1962, e altre biennali come San Paolo del Brasile, Alessandria d’Egitto, New York, Parigi). lOrENZO PIZZANEllI Con un ultimo e imprevedibile colpo di scena, si è tolto la vita nel bel mezzo delle campagne del Chianti nella notte tra il 27 e il 28 settembre, a 41 anni, l’artista Lorenzo Pizzanelli. Sperimentatore di linguaggi digitali e provocatore divertito, Pizzanelli ha attraversato la scena fiorentina, e non solo, con equivoca irriverenza: dalla versione toscana di Lift Gallery al Museo Trans-Unto, ai voli di palloncini itifallici nei cieli di Firenze, fino alla Moschea, installazione interattiva per schiacciare i dittatori del nostro tempo. È stato un artista eccentrico, Lorenzo Pizzanelli, nel senso preciso della parola, sempre coltivando i propri progetti al margine dei circuiti dell’arte. Proprio l’arte, la storia e i meccanismi della fruizione sono stati al centro del suo lavoro, sintetizzato nella creazione di Iconoclast Game, videogioco/opera di net art dove Marcel Duchamp affronta le icone della cultura occidentale e orde di turisti feticisti. (pietro gaglianò)

24 speednews<br />

synestesie<br />

di lavinia collodel<br />

IN aTTESa DI MoRE<br />

L’agente Less, nella sala d’aspetto del Policlinico, sbatte ripetutamente<br />

il piede isterico sul triste pavimento di plastica celeste.<br />

Non si accorge che sta infastidendo, con la sua inutile ansia, chi sta<br />

nella sua stessa barca, tutti nella stessa situazione di attesa in vista<br />

della tempesta. Ma Less è assente, talmente assente che non si accorgerebbe<br />

affatto se un’infermiera gli portasse notizie di More.<br />

More è il suo compagno di squadra, sempre insieme da otto anni,<br />

stessa macchina, stesse avventure. Una gran coppia di agenti, si<br />

dicevano. In realtà facevano ben poco, dicevano di loro realmente.<br />

Un ben poco fatto bene, ribattevano. E poi c’era chi faceva di più - nel<br />

poco da fare - e chi di meno, naturalmente. Da qui i due sopr<strong>anno</strong>mi<br />

impressi sulla fronte e le relative ironie, come “More or Less, avete<br />

finito o si sta giocando, qui...”, “More or Less quando è pronto questo<br />

benedetto rapporto?” - visto che da loro ci si aspettava sempre qualcosa<br />

di non esattamente esaustivo, dati i soggetti.<br />

Less guida, solitamente. Perché si diverte, e perché pensa solo ad<br />

eseguire gli ordini del navigatore - More - così facendo il minimo<br />

sforzo indispensabile, senza sprechi di energia e affaticamenti evitabili.<br />

L’atto del guidare lo porta a dover anche parcheggiare di conseguenza,<br />

cosa adorata poiché in questo modo More si trova costretto<br />

a scendere per primo sulla scena del delitto / dell’incidente<br />

/ della dannatissima rogna, a prendere bocconi di informazioni<br />

sull’accaduto, per poi presentarli su tavola imbandita a Less, il quale<br />

bel bello si appropinqua con la faccia alquanto assonnata anche a<br />

mezzogiorno. Ma a More non ha mai dato fastidio tutto questo. Lui<br />

sì fa un po’ di più, ma non così tanto, suvvia. Si applica solo un po’ più<br />

del meno. E insieme h<strong>anno</strong> le loro genialità impreviste, che li porta<br />

a esaltarsi. Restando fermo il fatto che per Less esaltazione è allargare<br />

i lati della bocca in un accenno di sorriso soddisfatto contemporaneamente<br />

alzando entrambe le sopracciglia, e basta.<br />

Attrezzi del mestiere? Due walkie-talkie scassatissimi con raggio<br />

d’azione ridicolo - puntano al risparmio, i due, visto che non vengono<br />

rimborsate le telefonate; e una macchina fotografica con uno stock<br />

di obiettivi. Un tempo era analogica e dunque Less si era autoincaricato<br />

custode dei rullini di riserva. Adesso è digitale e dunque Less<br />

non deve fare proprio nulla. Indica a More cosa fotografare, cerca<br />

dettagli prove indizi. Lo chiama al walkie-talkie per farlo divertire,<br />

e nulla più. Proprio nulla non è vero perché in realtà lui - Less - è un<br />

mago nella postproduzione ingrandimenti digitali scoprire cavilli e<br />

via dicendo.<br />

Less ha bisogno di una sigaretta. Fuori piove, di quella pioggia<br />

pesante e rada che preannuncia un bel diluvio. Dannazione - pensa<br />

Less. Se l’accende sull’uscio della porta automatica dell’ingresso,<br />

che si chiude appena e si riapre un minimo, insistente. Non pensa<br />

a nulla.<br />

More si era accasciato a fianco a lui, la mattina stessa, a una delle<br />

solite chiamate d’urgenza, sul momento di salire in macchina. Aveva<br />

r.i.p.<br />

VITAlIANO cOrBI<br />

Se n’è andato in<br />

punta di piedi, come<br />

aveva vissuto. All’età<br />

di 80 anni, è morto a<br />

Napoli Vitaliano Corbi,<br />

critico d’arte e<br />

giornalista, docente<br />

e studioso, curatore<br />

di mostre e scrittore,<br />

attento osservatore dell’arte contemporanea campana e<br />

non solo. Nel 2002 aveva pubblicato l’importante saggio<br />

Quale avanguardia? L’arte a Napoli nella seconda metà<br />

del Novecento, per le edizioni Paparo. Sempre disponibile<br />

e pronto a difendere il significato profondo dell’arte, al<br />

di là dei mercati e dei profitti. Profondamente scettico sul<br />

sistema globalizzato della cultura e della vita, ha sino alla<br />

fine sottolineato gli aspetti omologanti e impoverenti dello<br />

scenario artistico della sua città, spesso solo specchio di<br />

“esperienze datate e nate altrove”. (ivana porcini)<br />

rAFFAElINO DE GrADA<br />

Nei suoi 94 anni di vita ha attraversato quasi tutto il Novecento,<br />

e nella sua esistenza l’attività intellettuale e quella<br />

politica si sono spesso incrociate, nutrendosi a vicenda.<br />

<strong>Il</strong> critico e storico dell’arte Raffaele De Grada - chiamato<br />

anche Raffaelino, per distinguerlo dal padre - è morto il 1°<br />

ottobre nella sua casa milanese. Nato a Zurigo nel 1916, si<br />

era laureato nel 1939 a Milano, pubblicando nel frattempo<br />

saggi e scritti d’arte sulle principali riviste del tempo e fondando<br />

nel 1938, con un gruppo di giovani intellettuali milanesi,<br />

Corrente, rivista di espressione culturale antifascista.<br />

Arrestato per attività politica contro il regime nel 1938 e nel<br />

Ovvero sovrapposizioni tra arti visive e letteratura. Su ogni <strong>numero</strong> un’opera (trovala<br />

a pag. 8), selezionata da una mostra rigorosamente in corso. A partire da ogni<br />

opera, un racconto. A firma di una giovane scrittrice, d’un fiato.<br />

macchinetta e walkie-talkie in mano, e li ha protetti con il suo corpo,<br />

nella caduta. Emorragia del fegato, così pare, ma ancora nessuna<br />

notizia.<br />

Una goccia abnorme centra in pieno la sigaretta all’attacco della cenere,<br />

proprio quando Less è lì lì per aspirare a pieni polmoni. Una di<br />

quelle cose che non ti aspetti e che seppur minimamente con uno<br />

stonc ti risvegliano.<br />

Getta la sigaretta e affronta la pioggia, sempre più fitta ormai.<br />

Pensa agli Etruschi agli Egizi al culto dei morti nelle civiltà lontane.<br />

Non sa se è meglio non pensare o farsi venire in mente pensieri folli.<br />

L’inquietudine gioca brutti scherzi.<br />

Non vuole che il suo amico muoia così.<br />

Le gocce gli entrano nel collo della camicia.<br />

Non vuole che More sia rinchiuso in una bara, accanto a familiari che<br />

non ha mai sofferto. Si merita di più.<br />

Inizia ad avere freddo anche alle mani.<br />

More parlava di voler essere cremato, un tempo, chissà se l’ha lasciato<br />

scritto da qualche parte.<br />

Ritorna il pensiero dei culti antichi, non c’entra nulla adesso, o forse<br />

sì. Voli pindarici sconnessi o forse non troppo.<br />

Anche i piedi ora sono fradici. Less alza il viso alla pioggia che gli lava<br />

le lacrime.<br />

Se - sperando in un non se - More dovesse per forza morire, gli sceglierebbe<br />

un bel cimitero di un paesino in collina, l’ideale per il RIP<br />

eterno. In una bella urna funeraria alla maniera classica, solo cenere<br />

di una vita sfumata troppo velocemente. Niente puzza, membra decomposte,<br />

aspetto rigido e tutte quelle cose orribili da morti come<br />

l’abito il trucco la foto.<br />

Ha l’acqua anche dentro le orecchie, stringe il naso tra le dita per<br />

stapparle.<br />

Niente lapide per More, ci vuole qualcosa di più.<br />

Less inizia dapprima a sorridere al pensiero che gli è saltato in testa,<br />

poi ride afono fino allo scroscio di una sonora risata, insolita per lui,<br />

soffocata dalla pioggia. Anche Less verrà sepolto con More, non ora,<br />

no, quando sarà il suo momento. Vicini vicini come da vivi, due sigarette<br />

finite, tra le tante che si sono fumati insieme, in macchina. Ed<br />

ecco il punto: la macchina. La loro lapide sarà il cruscotto della loro<br />

Fiat gialla che li ha sopportati per tutti questi anni. Di seconda mano<br />

da un ex tassista, non risultava certo un camuffamento militare.<br />

Ma loro c’erano affezionati, sì, da morire. E dunque se la sarebbero<br />

portata nella tomba. Tombola. Un ricordo felice della loro esistenza,<br />

una prova perfetta delle loro esperienze per i tempi a venire, un reperto<br />

archeologico per i posteri protetto dalla sacralità del cimitero.<br />

Stremato e congelato, Less, ad occhi socchiusi, ritorna verso la sala<br />

d’attesa come un automa in tilt. Un’infermiera lo scuote, crea una<br />

pozza a raggiera intorno a lui, e comunica “È fuori pericolo”. Less<br />

stropiccia gli occhi, prova a riadattarsi alla realtà e, lentamente, con<br />

fare sornione, le risponde “Vado a comunicargli un certo progetto,<br />

per la prossima volta...”.<br />

1943, negli anni successivi<br />

era stato commentatore<br />

politico e dirigente Rai,<br />

dove aveva svolto il ruolo<br />

di critico d’arte; nel 1959<br />

era stato eletto deputato<br />

al Parlamento italiano. Dal<br />

1965 al 1986 fu titolare<br />

della cattedra di Storia dell’Arte all’Accademia di Brera, e<br />

dal 1971 al 1976 aveva diretto l’Accademia e la Pinacoteca<br />

Comunale di Ravenna, passando del 1989 al 2000 a<br />

dirigere l’Accademia di Arte e Restauro Aldo Galli Como.<br />

VITTOrIO cOSTANTINI<br />

Con la sua Galleria <strong>Il</strong> Torchio Costantini è stato per anni un<br />

protagonista di buon livello del mondo dell’arte di Milano.<br />

Nella notte fra sabato 18 e domenica 19 settembre si è<br />

spento nel capoluogo lombardo Vittorio Costantini, gallerista<br />

attento ai giovani artisti, che ospitava nei suoi spazi<br />

alternando le mostre con autori più affermati, sempre con<br />

un ottimo sguardo sulla scena internazionale.<br />

JOSÉ GuEVArA<br />

È stato uno dei protagonisti<br />

della grande stagione<br />

dell’Informale iberico degli<br />

anni ‘60, celebrato in tutto<br />

il mondo accanto ad artisti<br />

del calibro di Tàpies, Iglesias,<br />

Saura, Rueda, Vela,<br />

Muñoz, Genovès. José<br />

Guevara è scomparso a Huelva (Andalusia), la città che<br />

gli aveva dato i natali nel 1926 e dove l’artista si era ritirato<br />

Negli spazi del potere. a Prato<br />

la mostra diffusa di Thomas Ruff<br />

Riportare l’arte negli<br />

spazi del potere e negli<br />

spazi sociali, riappropriarsi<br />

dell’antica tradizione<br />

europea, dove<br />

l’arte era soprattutto<br />

in luoghi come chiese<br />

e palazzi pubblici.<br />

Questo l’obiettivo del<br />

progetto Thomas Ruff<br />

Prato, che si pone come continuazione di un progetto iniziato nel<br />

2002 con Spread in Prato: portare l’arte negli spazi della vita, del<br />

consumo, delle attività produttive, nel tessuto della città, quello del<br />

centro e quello periferico. Curata da Pier Luigi Tazzi, la mostra diffusa<br />

presenta opere che provengono dall’intero corpus della produzione<br />

dell’artista, e si adattano ai diversi ambienti che le accolgono. Dai<br />

primi e innovativi Portraits, i ritratti dei compagni d’accademia nei<br />

grandi formati che h<strong>anno</strong> reso Thomas Ruff celebre in tutto il mondo,<br />

al noto ciclo Nudes, immagini erotiche in bassa definizione scaricate<br />

dal web su cui l’artista interviene cambiando i colori o ripulendole da<br />

alcuni dettagli.<br />

www.thomasruff2010.it<br />

Da arena a Tadiello,<br />

la Nomas foundation “diffonde”<br />

l’arte per Roma. a ritmo di jazz<br />

Opere che alterano temporaneamente<br />

il paesaggio urbano, interrompendo<br />

l’abituale fruizione dello spazio pubblico<br />

attraverso interventi che mutano<br />

l’immaginario di chi è solito attraversare<br />

quei luoghi. Per rispondere ad alcune<br />

semplici ma attualissime domande:<br />

come si racconta il cambiamento di<br />

una città? Come si fa spazio alla modernità<br />

in un tessuto urbano connotato<br />

dalla storia? Esce a fare una passeggiata<br />

per Roma l’iniziativa Temporaneo.<br />

Arte contemporanea nella città<br />

in evoluzione, con il quale la Nomas<br />

Foundation sperimenta la propria vocazione<br />

a sostenere e promuovere la ricerca artistica contemporanea<br />

con un progetto di arte diffusa. L’occasione è la collaborazione con<br />

la 34esima edizione del Roma Jazz Festival, e i luoghi prescelti sono<br />

il laghetto dell’Eur, l’Ara Pacis, l’Università Roma Tre e l’Auditorium<br />

Parco della Musica. È lì che, dal 13 al 28 <strong>novembre</strong>, trovano spazio le<br />

opere di quattro giovani artisti italiani, dalla Torre di Francesco Arena<br />

a Simone Berti (con Untitled), Sandrine Nicoletta (Thefore we shall<br />

sleep well), Alberto Tadiello (K100A).<br />

www.nomasfoundation.com<br />

negli ultimi cinque anni. Nella sua lunga carriera c’è un<br />

legame forte con l’Italia: dal 1967 infatti l’artista soggiornò<br />

lungamente nelle Marche, e fino a pochi mesi fa aveva un<br />

atelier a Jesi, nel Chiostro Sant’Agostino. Difficile ricordare<br />

qualcuna delle tante importanti mostre tenute un po’ in<br />

tutto il globo: basterà citare la Biennale di Venezia, dove<br />

espose nel 1962, e altre biennali come San Paolo del Brasile,<br />

Alessandria d’Egitto, New York, Parigi).<br />

lOrENZO PIZZANEllI<br />

Con un ultimo e imprevedibile<br />

colpo di scena, si è<br />

tolto la vita nel bel mezzo<br />

delle campagne del<br />

Chianti nella notte tra il<br />

27 e il 28 settembre, a 41<br />

anni, l’artista Lorenzo Pizzanelli.<br />

Sperimentatore di<br />

linguaggi digitali e provocatore<br />

divertito, Pizzanelli<br />

ha attraversato la scena<br />

fiorentina, e non solo, con equivoca irriverenza: dalla versione<br />

toscana di Lift Gallery al Museo Trans-Unto, ai voli<br />

di palloncini itifallici nei cieli di Firenze, fino alla Moschea,<br />

installazione interattiva per schiacciare i dittatori del nostro<br />

tempo. È stato un artista eccentrico, Lorenzo Pizzanelli,<br />

nel senso preciso della parola, sempre coltivando i propri<br />

progetti al margine dei circuiti dell’arte. Proprio l’arte, la<br />

storia e i meccanismi della fruizione sono stati al centro<br />

del suo lavoro, sintetizzato nella creazione di Iconoclast<br />

Game, videogioco/opera di net art dove Marcel Duchamp<br />

affronta le icone della cultura occidentale e orde di turisti<br />

feticisti. (pietro gaglianò)

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