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free | anno nono | numero sessantanove | novembre ... - Il Mattino

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18 speednews<br />

ALCATRAz<br />

di alessadro riva<br />

Benvenuti in Idiocracy. Idiocracy si intitolava un<br />

film di qualche <strong>anno</strong> fa, nel quale si raccontava<br />

la storia di un tale che, ibernato per un esperimento<br />

scientifico dall’esercito americano, si<br />

risvegliava solo dopo 500 anni. E finiva per<br />

trovarsi in una terra infestata da un’immensa,<br />

ammorbante forma di idiozia collettiva, dove<br />

il linguaggio comune era diventato un mix di<br />

slang da gang di periferia e di gergo giovanil-televisivo<br />

eternamente condito da versi gutturali<br />

e volgari; dove il livello medio di intelligenza era<br />

pari a quello di un deficiente, dove la lettura era<br />

stata da tempo bandita in favore di una videocrazia<br />

dominante in ogni settore della<br />

vita quotidiana, dove la repressione<br />

giudiziario-poliziesca era<br />

tanto più avvolgente quanto<br />

fondamentalmente ottusa, disarticolata<br />

e disumana, dove a guidare il Paese<br />

era arrivato un presidente-campione di<br />

wrestling, ed ex pornostar, che si presentava<br />

in consiglio dei ministri circondato<br />

da zoccole, e i cui ministri erano<br />

un sedicenne imbecille, una cretina tettona<br />

messa lì in quanto sua lontana parente,<br />

e un paio di analfabeti dediti continuamente al<br />

turpiloquio e alla battuta sconcia. Che c’entra, direte<br />

voi, tutto questo con noi? C’entra, eccome, e lo sapete<br />

bene: perché non solo noi tutti siamo in piena idiocracy;<br />

ma anche l’arte, un tempo considerata l’avanguardia e il<br />

motore di ogni civiltà, ne è diventata, consapevolmente o<br />

meno, la punta di diamante. Non bastasse, infatti, vivere<br />

in una landa dove la tivù è ormai governata unanimemente<br />

dal cazzeggio, dove il degrado ambientale e architettonico<br />

è pari solo al degrado culturale delle intere classi<br />

dirigenti, dove il presidente del consiglio passa (tanto per<br />

fare un esempio, fra i tanti) la notte dell’elezione di Obama<br />

- una notte giudicata storica da milioni di persone - a gozzovigliare<br />

nel lettone regalatogli dall’oligarca russo Putin,<br />

suo compagno di bevute, assieme a una escort, dove i<br />

giornali sono diventati un letamaio di dossier incrociati, di<br />

nefandezze, di paparazzate, di ricatti, di scoop sulla vita e<br />

i vizi privati di questo o di quell’altro protagonista della vita<br />

pubblica, dove i sottoscala delle procure sono diventati<br />

un coacervo di guerre e di guerriglie per bande, dove<br />

i comitati d’affari h<strong>anno</strong> preso il posto dei partiti, dove<br />

non solo venezia<br />

Niente di nuovo sotto il sole.<br />

<strong>Il</strong> Padiglione Italia di Sgarbi<br />

Alla fine, la montagna partorì...<br />

Se sarà un topolino,<br />

lo vedremo. Intanto possiamo<br />

registrare che un<br />

risultato c’è: il Padiglione<br />

Italia alla Biennale Arti Visive<br />

griffato Vittorio Sgarbi<br />

è stato presentato, anche<br />

con l’assenza del presidente<br />

Baratta, forse esasperato<br />

dai continui rinvii. Poche<br />

se non nessuna le novità,<br />

tutte ampiamente anticipate dal certo non riservato critico. Di alcune<br />

registriamo con piacere la conferma, come il taglio “diffuso”,<br />

con il coinvolgimento di 27 città in Italia e degli 89 istituti italiani<br />

di cultura all’estero. Omaggi dichiarati all’Italia per il suo 150esimo<br />

comple<strong>anno</strong>, così come 150 sar<strong>anno</strong> i curatori improvvisati ai<br />

quali Sgarbi chiederà di suggerire gli artisti partecipanti. Esperti e<br />

studiosi di diverse discipline, da Alberto Arbasino a Gianni Vattimo,<br />

Elisabetta Rasy, Aldo Busi (che ha smentito il proprio coinvolgimento<br />

con una sdegnata lettera a Dagospia), Paolo Mieli, Furio<br />

Colombo, Ferzan Ozpetek. Novità sarà quella del raddoppio dello<br />

spazio disponibile per il padiglione tricolore, che potrà contare su<br />

6mila mq, con cento televisori sui quali scorrer<strong>anno</strong> immagini delle<br />

altre “sedi” individuate in Italia e all’estero. Già ampiamente nota<br />

anche la lettura che il curatore da della “contemporaneità”, e che<br />

certamente troverà riflessi nelle scelte veneziane: tutto ciò che oggi<br />

possiamo vedere e conoscere è contemporaneo, da Caravaggio<br />

fino ai Bronzi di Riace. Annuncia uno spazio a tutti i Blob di Enrico<br />

Ghezzi, ribadisce la presenza di disegni inediti di Enzo Cucchi e<br />

di creativi oggi piuttosto defilati, dal ceramista Federico Bonaldi al<br />

designer Luigi Caccia Dominioni. E il topolino (eventuale)? Potrebbe<br />

arrivare dall’aspetto economico. Sgarbi annuncia budget per un<br />

milione e mezzo di euro, dal ministero Mario Lolli Ghetti si affretta a<br />

precisare che la disponibilità per l’edizione 2009 fu di 800mila euro,<br />

e che nel 2011 non potrà discostarsi di troppo.<br />

<strong>Il</strong>lUMInazioni.<br />

Bice Curiger presenta la sua Biennale<br />

ILLUMInazioni. Sarà questo il titolo della Biennale di Venezia. A<br />

comunicarlo la direttrice Bice Curiger, nel corso dell’incontro con i<br />

rappresentanti dei Paesi invitati, prendendo un po’ tutti alla sprovvista,<br />

senza nessun annuncio né battage comunicativo. Magari si<br />

tratta di un segno del suo stile, e non è detto che non ci sia del<br />

positivo. Una prima indicazione numerica: nel 2011 ci sarà la prima<br />

presenza per Andorra, Arabia Saudita, Bahrain, Bangladesh, Malaysia<br />

e Ruanda, mentre Congo e India torner<strong>anno</strong> in laguna da<br />

dove mancano rispettivamente nel 1968 e 1980. Ma l’indicazione<br />

sbattere ogni giorno le più insulse e triviali intercettazioni<br />

telefoniche in prima pagina è considerato un atto di trasparenza<br />

e di democrazia; dicevo: non bastasse questo,<br />

c’è pur sempre l’arte, faro della civiltà futura. Già, l’arte:<br />

un luogo virtuale, dove costruire immensi monumenti alla<br />

merda è ormai considerato un atto non solo normale, ma<br />

anzi sacrosanto, da inaugurare in pompa magna, come<br />

un tempo si inauguravano i trafori, o la Tour Eiffel; dove<br />

la gran parte dei critici e dei curatori costruiscono immense<br />

e costosissime macchine del nulla, quei carrozzoni<br />

che in gergo si chiamano biennali, condite sempre dagli<br />

stessi artisti, con gli stessi progetti-luna park, dove non si<br />

espone più alcun quadro, alcuna scultura, alcuna opera,<br />

ma solo un immenso, autoreferenziale gioco a rimpiattino<br />

“concettuale” con l’attonito e spaesato<br />

spettatore; dove quello che un tempo era il<br />

dibattito artistico, condotto con le armi della<br />

critica e delle idee, è stato sostituito<br />

con un meta-dibattito a più voci, creato<br />

dal pubblico degli anonimi “addetti ai lavori”,<br />

nei forum e nei commenti delle riviste<br />

online, il cui trivialissimno livello non è altro<br />

che il riflesso perfetto e speculare del<br />

dibattito politico, o giornalistico, o gossipparo,<br />

imperante in ogni canale televisivo a ogni<br />

ora del giorno: lazzi, insulti, volgarità, sospetti,<br />

infamie, accuse. Dove persino chi ha la sventura di<br />

morire viene vilipeso, e dove chi invece ha la fortuna di<br />

fare una mostra pubblica da qualche parte diventa per<br />

forza un intrallazzone e un infame. Non poteva mancare,<br />

in tutto questo, il genio di turno, Cattelan. Che, per suggellare<br />

la volgarità e l’idiocracy del suo tempo in un solo,<br />

esemplare gesto, fa realizzare ai suoi artigiani un immenso<br />

“vaffanculo” di marmo: spacciandocelo - birichino! - per<br />

un monumento alla “fine delle ideologie”. Scandalo? Ma va<br />

là! Tutta l’intellighenzia italiana si sbraccia per decrittare<br />

il profondo significato morale ed estetico di questo meraviglioso,<br />

straordinario “vaffanculo” di marmo. Chissà se<br />

Cattelan ha visto Idiocracy: dove il presidente-pornostar<br />

arringava la folla urlante e schiumante dei suoi violenti<br />

fan - metafora di ogni folla e di ogni populismo, di ieri e di<br />

oggi - alzando in alto i pugni delle due mani, al cui centro<br />

campeggiava, indovinate cosa? Ma sì, proprio lui: il dito<br />

medio, alzato: nuovo simbolo, metaforicamente perfetto,<br />

nella sua banale e diretta trivialità, dell’orrenda, volgare,<br />

banalissima e violenta Idiocracy di oggi.<br />

più interessante viene dal sottotitolo scelto per la Biennale, ovvero<br />

5 domande agli artisti del mondo. Che Curiger così spiega: “Talvolta<br />

si è parlato di ‘anacronismo’ rispetto ai Padiglioni della Biennale,<br />

che sono invece strumento di riflessione dell’identità. Così<br />

voglio rafforzare questo senso di unità tra la Mostra internazionale<br />

e le Partecipazioni nazionali,<br />

ponendo 5 domande agli artisti<br />

di tutti i Paesi, nonché agli<br />

artisti di ILLUMInazioni: Dove<br />

ti senti ‘a casa’? <strong>Il</strong> futuro parla<br />

in inglese o in quale altra<br />

lingua? La comunità dell’arte<br />

è una ‘nazione’? Quante nazioni<br />

senti dentro di te? Se<br />

l’arte fosse una nazione, cosa<br />

ci sarebbe scritto nella sua<br />

Costituzione?”. La Biennale - dichiara ancora Bice Curiger - è uno<br />

dei più importanti forum per la conoscenza e l’“illuminazione” dei<br />

nuovi sviluppi dell’arte internazionale. “<strong>Il</strong> titolo ILLUMInazioni letteralmente<br />

‘punta i riflettori’ sull’importanza di questi sviluppi in un<br />

mondo globalizzato. Mi interessa in modo particolare l’ansia di molti<br />

artisti contemporanei di stabilire un dialogo intenso con colui che<br />

guarda l’opera, e di sfidare le convenzioni con cui si guarda l’arte<br />

contemporanea”. Poi una nuova sorpresa, che lega direttamente<br />

il progetto della neodirettrice con certe indicazioni del curatore del<br />

Padiglione Italia, Vittorio Sgarbi: “<strong>Il</strong> lavoro del pittore veneziano Tintoretto<br />

giocherà un importante ruolo simbolico in ILLUMInazioni.<br />

Trovo in molti artisti (quelli che mi interessano di più) dell’arte contemporanea<br />

quella stessa ricerca della luce, a un tempo razionale<br />

e febbrile, che anima alcune opere del tardo Tintoretto, e l’ansia<br />

di un rapporto forte con lo spettatore. La presenza di Tintoretto<br />

servirà anche a stabilire una connessione artistica, storica ed emotiva<br />

con Venezia”. Che dire? Ancora è presto per giudicare, ma da<br />

queste premesse è probabile che quantomeno non si vedr<strong>anno</strong><br />

scelte scontate e “di giro”.<br />

artista-curatore, artur Zmijewski<br />

per la settima Berlin Biennale<br />

Non è una novità assoluta,<br />

anzi un precedente diretto<br />

c’è: risale al 2006 e porta<br />

che il nome di Maurizio<br />

Cattelan (allora in “società”<br />

con Massimiliano Gioni e Ali<br />

Subotnick). Comunque sia,<br />

vedere un artista chiamato<br />

a curare un’importante<br />

rassegna internazionale un po’ colpisce: accade al polacco Artur<br />

Żmijewski, direttore della settima edizione della Berlin Biennale,<br />

in programma nel 2012. Un momento particolarmente felice, per<br />

larry Gagosian: una megavilla a Beverly Hills<br />

e una corona...<br />

<strong>Il</strong> progetto risale al 1955 e a disegnarla fu<br />

l’architetto Archibald Quincy Jones per il<br />

grande attore Gary Cooper. Successivamente<br />

la villa in stile modernista - 550 mq<br />

con piscina, giardino e parco - fu acquistata<br />

da David Bohnett, filantropo e imprenditore<br />

nelle tecnologie, fondatore fra l’altro di GeoCities.<br />

Ora però la magione passa nelle<br />

mani del megagallerista Larry Gagosian,<br />

che sancisce così il suo ingresso nello star system globale installandosi nella sua<br />

zona simbolo, Beverly Hills. A fronte di una richiesta di 18,9 milioni di dollari, pare<br />

che sia riuscito a spuntarla per poco più di 15 milioni. Uno squalo, anche negli affari<br />

immobiliari. Che, nel frattempo, spodesta pure Hans Ulrich Obrist dal primo posto<br />

nella mitica Power 100 List stilata ogni <strong>anno</strong> dalla rivista anglosassone ArtReview.<br />

www.gagosian.com<br />

for sale. Whitney Museum sul mercato<br />

475 milioni di dollari. A tanto, stando al New York Times,<br />

ammonta il ricavato della vendita di otto edifici nell’area<br />

della sede di Madison Avenue, con la quale il Whitney<br />

Museum di New York finanzierà la costruzione del nuovo<br />

museo progettato da Renzo Piano nel quartiere di Meatpacking.<br />

Una bella boccata di ossigeno, che avvicina<br />

il board del museo al traguardo di 680 milioni di dollari<br />

necessari per il nuovo edificio, che dovrebbe essere completato<br />

entro il 2015. Ora l’interrogativo aperto riguarda il<br />

destino dell’attuale sede, opera di Marcel Breuer.<br />

whitney.org<br />

Rosso Campari, una collezione di accessori<br />

“griffata” Munari<br />

Non si vuole far mancare niente, la Campari,<br />

per festeggiare il suo 150esimo anniversario.<br />

Dopo un museo firmato nientemeno che da<br />

Mario Botta, dopo le bottiglie griffate da artisti<br />

come Rehberger, Beecroft, Avaf, dopo il Camparitivo<br />

milanese by Matteo Ragni, ora arriva la<br />

prima collezione di accessori fashion. Un’edizione<br />

limitata che trae ispirazione dal celebre<br />

Manifesto Campari di Bruno Munari, realizzata<br />

in collaborazione con il brand Bric’s, con accessori in pvc e finiture in pelle. L’intera<br />

collezione è disponibile anche presso la Galleria Campari a Sesto San Giovanni.<br />

www.camparigroup.com<br />

Zmijewski, che nel 2010 ha vinto l’Ordway Prize, assegnato ogni<br />

due anni dal New Museum di New York. Nato nel 1966 a Varsavia,<br />

come artista si esprime con fotografia e video, con tematiche legate<br />

al potere dell’arte e al suo rapporto con la politica. Nel 2005 ha<br />

rappresentato la Polonia alla 51. Biennale d’Arte di Venezia.<br />

Biennale di Sydney,<br />

doppia direzione nel 2012<br />

Diventa maggiorenne, la<br />

Biennale di Sydney, dunque<br />

una bella responsabilità,<br />

quella dell’edizione<br />

2012. Meglio dunque<br />

dividersi i compiti: per la<br />

prima volta nella sua storia,<br />

la rassegna australiana<br />

avrà alla guida una<br />

coppia di direttori artistici:<br />

Catherine de Zegher e Gerald McMaster. I due critici h<strong>anno</strong> recentemente<br />

collaborato presso l’Art Gallery of Ontario, in Canada,<br />

dove h<strong>anno</strong> partecipato al riallestimento della collezione del museo<br />

nell’edificio rinnovato da Frank Gehry.<br />

Spagna, Scozia e Russia<br />

pronte per Venezia 2011<br />

Spagna, Scozia e Russia<br />

ai blocchi di partenza per<br />

la Biennale Arti Visive di<br />

Venezia. Si parte con la<br />

Spagna, a cui spetta pure<br />

il compito di tirare in alto<br />

le sorti patrie - visto che<br />

all’ultima edizione il padiglione,<br />

con un big come<br />

Miquel Barceló, ha deluso<br />

i più - che si affida a Dora García. Selezionata dal commissario<br />

Katya García-Antón, direttrice del Centre d’Art Contemporain di<br />

Ginevra, a sua volta indicata da una commissione formata da Carmen<br />

Giménez, Estrella de Diego, Bartomeu Marí e José Lebrero.<br />

In Italia la si è vista quest’<strong>anno</strong> in due occasioni, nelle quali ha<br />

presentato il suo progetto Mad Marginal: a marzo a Milano, presso<br />

Peep Hole, e a giugno a Roma, in occasione di Reading Room<br />

#3 alla Nomas Foundation. Per la sua quinta presenza, invece, la<br />

Scozia propone Karla Black, 38enne autrice di installazioni scultoree<br />

marcatamente concettuali. La Russia, infine, sceglie Andrei<br />

Monastyrsky, alla sua seconda volta a Venezia. Già invitato nel<br />

2007 da Robert Storr nella sezione internazionale, ora l’artista torna<br />

in laguna, ma da protagonista assoluto: sarà lui - con Collective<br />

Actions - a rappresentare la Russia con una mostra curata da Boris<br />

Groys.

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