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VINI e APRINI - Assonapa

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ne. Fernandez et al. (2000) hanno osservato<br />

che la somministrazione ad<br />

agnelli di razioni contaminate con 2<br />

ppm di AF per 37 giorni comportava<br />

minori accrescimenti ponderali giornalieri.<br />

Queste differenze sono risultate<br />

più evidenti nell’ultima fase del<br />

periodo di trattamento e si sono mantenute<br />

per un mese circa dall’interruzione<br />

della somministrazione. Risultati<br />

molto simili sono stati riportati da<br />

Edrington et al. (1994) con la somministrazione<br />

di razioni con 2,5 ppm<br />

di AF. In questo esperimento sono<br />

state osservati anche livelli inferiori di<br />

ingestione negli agnelli alimentati con<br />

le razioni contaminate e minori indici<br />

di conversione alimentare; tuttavia<br />

ad un mese dall’interruzione dell’assunzione<br />

della tossina, non sono state<br />

osservate differenze significative per<br />

quanto riguarda l’incremento ponderale<br />

e l’indice di conversione. Nell’esperimento<br />

di Fernandez et al. (2000)<br />

non sono stati registrati effetti delle<br />

AF sui parametri ematologici degli<br />

agnelli, mentre è stata riscontrata<br />

maggiore concentrazione di immunoglobuline<br />

G nel siero degli animali alimentati<br />

con la razione contaminata.<br />

Per contro, nell’esperimento simile<br />

condotto da Edrington et al. (1994)<br />

sono stati osservati valori differenti di<br />

ematocrito, di concentrazione leucocitaria<br />

e di tempo di protrombina negli<br />

agnelli trattati: in questo caso tali<br />

differenze sono venute meno una volta<br />

sospesa la somministrazione della<br />

razione contaminata. Alle alterate<br />

condizioni ematologiche sono associate<br />

anche maggiori concentrazioni<br />

di AST, GGT e colesterolo (Edrington<br />

et al., 1994; Fernandez et al.,<br />

1996).<br />

Negli ovini alimentati con razioni<br />

contaminate da AF sono stati registrati<br />

anche danneggiamenti alle mucose<br />

delle vie respiratorie (Larsson et al.,<br />

1994).<br />

Lo studio della degradazione ruminale<br />

delle AF negli ovini, in esperimenti<br />

in vitro, ha evidenziato risultati non<br />

univoci: Infatti, Kiessling et al.<br />

(1984), in un esperimento in cui la<br />

concentrazione di AFB1 nel fluido ruminale<br />

era di 0,2 mg/litro, hanno osservato<br />

la riduzione della AF per i soli<br />

primi 30 minuti, tanto che gli autori<br />

concludono affermando che i microrganismi<br />

ruminali non sono in grado<br />

di degradare le AF. Per contro<br />

Westlake et al. (1989), con la presenza<br />

di AFB1 in concentrazioni di 1 e<br />

10 mg/ml, dopo 3 ore di contatto con<br />

il fluido ruminale, hanno misurato effetti<br />

di inibizione della digestione ruminale<br />

pari al 50 e 67% rispettivamente<br />

e velocità di degradazione della<br />

tossina pari a 30 e 167 mg/litro per<br />

ora. La discordanza delle osservazioni<br />

sperimentali è con molta probabilità<br />

da imputare alle differenti condizioni<br />

di studio. In particolare, poiché<br />

i microbioti ruminali hanno differente<br />

capacità di degradare le micotossine<br />

è assai probabile che i risultati differenti<br />

siano da associare a composizione<br />

microbica diversa. Questo porta<br />

a supporre che l’impiego di razioni<br />

ad alto contenuto in fibra, che riducono<br />

la velocità di transito ruminale,<br />

può essere funzionale all’azione di detossificazione<br />

da parte della microflora<br />

del rumine.<br />

Negli ovini in lattazione, come in tutte<br />

le altre specie, all’assunzione di<br />

AFB1 con gli alimenti segue la rapida<br />

comparsa della AFM1 nel latte.<br />

In un esperimento in cui ad un gruppo<br />

di pecore è stata somministrata<br />

una dose singola (2 mg/capo) di<br />

AFB1 pura, la concentrazione massima<br />

di AFM1 nel latte è stata misurata<br />

nella prima mungitura successiva<br />

alla somministrazione (6 ore). La dinamica<br />

di escrezione registrata ha<br />

mostrato un andamento esponenziale<br />

decrescente con la presenza di un<br />

trend oscillatorio (Battacone et al.,<br />

2003a). Un pattern simile è stato osservato<br />

anche da Nabney et al. (1967)<br />

in seguito alla somministrazione di<br />

una singola dose di AF pari a 1 mg/kg<br />

di peso corporeo. La comparsa delle<br />

oscillazioni della concentrazione della<br />

AFM1 nel latte è, con buona probabilità,<br />

da attribuire al fatto che l’assorbimento<br />

della AFB1 avviene in tempi<br />

diversi. Wilson et al. (1985) hanno<br />

evidenziato che la AFB1 introdotta<br />

nell’abomaso degli ovini è presente<br />

nel sangue della vena cava dopo 15<br />

minuti dall’infusione e che raggiunge<br />

il valore massimo di concentrazione a<br />

30 minuti e rimane costante per le<br />

successive 6 ore, mentre la concentrazione<br />

nel torrente linfatico cresce più<br />

lentamente e raggiunge il valore del<br />

contenuto nel sangue dopo 3 ore dall’infusione.<br />

In un esperimento che ha previsto la<br />

somministrazione continuata di alimenti<br />

artificialmente contaminati con<br />

diverse dosi giornaliere di AFB1 (32,<br />

64 e 128 mg per capo) a pecore in lattazione<br />

(Battacone et al. 2003a) sono<br />

stati osservati i pattern di escrezione<br />

di AFM1 nel latte (figura 2) simili a<br />

quelli osservati nelle vacche (Frobish<br />

et al., 1996). Una volta interrotta la<br />

somministrazione della tossina, la<br />

concentrazione di AFM1 nel latte è<br />

diminuita in maniera piuttosto rapida<br />

fino alla non rilevabilità dopo 72 ore<br />

dall’ultima assunzione. Durante il periodo<br />

di assunzione della AFB1 anche<br />

nel latte del gruppo di pecore che veniva<br />

trattato con 32 mg di tossina è<br />

stata superata la concentrazione di<br />

0,05 ppt di AFM1 che rappresenta<br />

l’attuale limite stabilito dalla normativa<br />

comunitaria (Reg, 466/2001).<br />

Il valore di carry over della AFM1 nel<br />

latte (espresso in termini percentuali<br />

rispetto alla quantità di AFB1 ingerita<br />

dalle pecore), misurato nell’esperimento<br />

che ha previsto la somministrazione<br />

di 32, 64 e 128 mg di AFB1<br />

per capo, è risultato mediamente pari<br />

al 0,112% (Battacone et al., 2003a).<br />

L’impiego di dosi uguali, ma con razione<br />

a minor contenuto in fibra ha<br />

comportato valori di carry over superiori,<br />

mediamente pari a 0,3% (Battacone<br />

et al., 2004b). Tale differenza<br />

potrebbe essere imputata ad una minore<br />

degradazione ruminale della<br />

AFB1 negli animali alimentati con razioni<br />

a minore contenuto in fibra e<br />

quindi con maggiore velocità di transito<br />

ruminale.<br />

Come è già stato osservato per le bovine,<br />

anche per le pecore il valore di<br />

carry over è scarsamente influenzato<br />

dalla quantità di AF assunta, mentre è<br />

risultato positivamente legato alla produzione<br />

di latte: ciò evidenzia come il<br />

passaggio della AFM1 dal sangue al<br />

latte avvenga in maniera non mediata.<br />

Le disposizioni di legge relative al<br />

contenuto massimo consentito di micotossine<br />

negli alimenti per animali ad<br />

oggi disciplinano esclusivamente il<br />

contenuto in AF. I limiti di contaminazione<br />

da AF, definite come sostanze<br />

indesiderabili nell’alimentazione<br />

degli animali, varia a seconda del tipo<br />

di mangime e degli animali per cui è<br />

destinato (Tabella 1).<br />

Dallo sviluppo dell’equazione che<br />

mette in relazione la concentrazione<br />

di AFM1 nel latte rispetto alla quantità<br />

giornaliera di AFB1 ingerita dall’animale<br />

(Battacone et al., 2003a):<br />

AFM1 (mg/kg) = - 0,0043 + 0,00136<br />

AFB1 (mg/d); SE = 0,031; R2 =<br />

0,77; P < 0,001<br />

si ottiene che affinché la concentrazione<br />

della tossina nel latte non supe-<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 7/8 - LUGLIO/AGOSTO - 2005 5

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