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VINI e APRINI - Assonapa

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per cui può essere accumulata nei tessuti<br />

animali o secreta con il latte. Ad<br />

oggi non sono disponibili studi specifici<br />

sul carry over della OTA nel latte<br />

ovino, mentre è stata documentata la<br />

presenza di OTA in latte bovino<br />

(Skaug, 1999).<br />

Le fumonisine<br />

Le fumonisine sono metaboliti prodotti<br />

da ceppi diversi di Fusarium<br />

moniliforme e F. proliferatum. Le<br />

derrate interessate maggiormente dal<br />

rischio di contaminazione sono i cereali<br />

ed in particolare il mais, anche di<br />

produzione europea (Yiannikouris e<br />

Jouany, 2002). La B1 (FB1) è la fumonisina<br />

maggiormente rinvenuta<br />

nelle derrate contaminate e quella caratterizzata<br />

da maggiori effetti tossici<br />

sui ruminanti, che si esplicano principalmente<br />

con lesioni epatiche. Infatti,<br />

gravi danni epatici sono stati osservati<br />

in agnelli ai quali erano state somministrate<br />

fumonisine in dosi giornaliere<br />

pari a 11,1 e 22,2 mg/kg peso<br />

corporeo, mentre la somministrazione<br />

di 45,5 mg ha comportato la morte<br />

degli animali dopo 3-7 giorni di<br />

trattamento (Edrington et al., 1995).<br />

Ad oggi non esistono in letteratura riferimenti<br />

relativi al passaggio delle fumonisine<br />

nel latte ovino, anche se Richard<br />

et al. (1996) non hanno osservato<br />

carry over in bovine alimentate<br />

con razioni contaminate da fumonisine.<br />

Zearalenoni<br />

Gli zearalenoni sono micotossine<br />

estrogeniche. Diversi studi condotti<br />

su pecore (Jagusch et al., 1986; Smith<br />

et al., 1986) hanno messo in evidenza<br />

la riduzione del tasso di ovulazione,<br />

l’aumento della durata dell’estro e la<br />

riduzione della prolificità.<br />

Aflatossine<br />

Lo studio delle afIatossine (AF), che<br />

coincide con quello della moderna<br />

micotossicologia, è iniziato nel 1960<br />

quando in Inghilterra fu registrata una<br />

forma grave di intossicazione a danno<br />

di diversi allevamenti avicoli. Inizialmente<br />

la patologia venne indicata<br />

come “Turkey X disease” (Blount,<br />

1960). Una volta che questa intossicazione<br />

venne messa in relazione con<br />

l’impiego negli alimenti di farina di<br />

arachidi contaminata da Aspergillus<br />

flavus (Sargeant et al., 1961), l’agente<br />

eziologico fu indicato con il termine<br />

di aflatossina come combinazione<br />

di a (aspergillus) fla (flavus) e tossina.<br />

Le AF sono le micotossine che in assoluto<br />

rivestono maggiore interesse<br />

4 L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2005<br />

per la salute umana e quella animale.<br />

Si tratta di metaboliti tossici prodotti,<br />

oltre che da circa il 50% dei ceppi di<br />

A. flavus, anche dalla maggior parte<br />

dei ceppi di A. parasiticus e da alcuni<br />

ceppi di A. nomius (Bottalico, 1999).<br />

Le muffe aflatossigene sono in grado<br />

di svilupparsi e sintetizzare la tossina<br />

nella gran parte delle derrate vegetali<br />

impiegate nell’alimentazione animale.<br />

Gli alimenti a maggiore rischio di<br />

contaminazione da AF sono le granaglie<br />

oleaginose (arachici, cotone, girasole<br />

e soia) e di cereali (mais in particolare)<br />

(Bottalico, 1999). Lo sviluppo<br />

delle muffe sulle piante in campo<br />

può comportare il trasferimento dei<br />

metaboliti contaminanti anche nei fieni<br />

(Tomasi et al., 1999) e in diversi<br />

sottoprodotti utilizzati in alimentazione<br />

animale (Anfossi et al., 1990).<br />

Delle 18 AF ad oggi conosciute, sicuramente<br />

quella di maggiore interesse,<br />

per frequenza ed entità di rinvenimento<br />

e per il potere tossico, è la B1<br />

(AFB1).<br />

La tossicità delle AF nei confronti degli<br />

animali è conseguente all’attivazione<br />

dei sistemi enzimatici che intervengono<br />

nella biotrasformazione dei xenobiotici<br />

(Larsson et al., 2003).<br />

La prima fase di biotrasformazione<br />

delle AF consiste nella loro ossidazione<br />

e, in misura minore, in una loro riduzione.<br />

Questa via di detossificazione<br />

è principalmente localizzata a livello<br />

microsomiale, con intervento del sistema<br />

enzimatico citocromo P450,<br />

delle cellule epatiche anche se è stata<br />

registrata una discreta attività enzimatica<br />

nelle cellule delle mucose delle vie<br />

respiratorie sia degli ovini (Larson et<br />

al. 1994) che di altre specie (Tjalve et<br />

al., 1992; Larsson e Tjalve, 1996;<br />

Larsson et al., 2003). Nel caso della<br />

AFB1 il principale catabolita della<br />

prima fase di biotrasformazione è<br />

l’AFB1-8,9-epossido. Sempre negli<br />

epatociti avviene l’idrossilazione della<br />

AFB1 che porta alla formazione dell’aflatossina<br />

M1 (AFM1). Anche la<br />

AFM1 può essere attivata nella sua<br />

forma epossidica alla stessa maniera<br />

della tossina di origine. Questi epossidi<br />

sono in grado di formare legame<br />

covalente con la guanina in posizione<br />

N7 degli acidi nucleici (Guengerich<br />

et al., 1998) e causare effetti mutageni<br />

e cancerogeni. In generale è stato<br />

osservato che la produzione dell’epossido<br />

è la principale forma di attivazione<br />

delle AF, mentre gli altri metaboliti<br />

della prima fase di biotrasformazio-<br />

ne sono considerati come prodotti di<br />

processi biochimici di detossificazione.<br />

La seconda fase di biotrasformazione<br />

comprende le attività cataboliche<br />

a carico dei metaboliti prodotti<br />

nella prima fase e procede sotto l’azione<br />

di diversi sistemi enzimatici. La<br />

più importante via catabolica prevede<br />

la coniugazione o l’idrolisi degli epossidi<br />

con il glutatione (GSH). L'interazione<br />

dell’epossido con il GSH porta<br />

alla formazione del complesso AFB1glutatione<br />

(AFB1-GSH). Questa reazione<br />

di coniugazione è ritenuta la base<br />

di una delle più importanti vie metaboliche<br />

di detossificazione (Sabbioni<br />

e Sepai, 1998) e risulta catalizzata<br />

dal complesso enzimatico glutatione-<br />

S-transferasi (GSH-t) che, essendo<br />

specie-specifico, determina la differenza<br />

di sensibilità alle AF fra le diverse<br />

specie animali. Questa reazione<br />

di coniugazione diminuisce la tossicità<br />

e aumenta la solubilità nell’acqua<br />

della tossina, facilitandone l’allontanamento<br />

nelle urine e nel latte, proteggendo<br />

cosi l’animale (Yiannikouris<br />

e Jouany, 2002).<br />

Le differenze di sensibilità alle AF osservate<br />

per le diverse specie animali<br />

sono quindi spiegate principalmente<br />

in funzione dei complessi enzimatici<br />

P450 e GSH-t che regolano, rispettivamente,<br />

i processi di bioattivazione e<br />

detossificazione.<br />

Le tossicosi conseguenti all’assunzione<br />

di alimenti contaminati da AF, sono<br />

acute o croniche.<br />

Le intossicazioni acute sono conseguenza<br />

di assunzione di tossine in dosi<br />

tali da comportare la morte dell’animale<br />

entro qualche ora o qualche<br />

giorno dal momento dell’ingestione.<br />

Nel caso delle AF i primi effetti biochimici<br />

che si registrano sono l’inibizione<br />

della sintesi degli acidi nucleici,<br />

con conseguente riduzione della sintesi<br />

proteica. Per tutte le specie animali,<br />

gli organi bersaglio della AF sono<br />

il fegato e i reni (Pier, 1992). La<br />

sensibilità alle AF è influenzata anche<br />

da razza, età e sesso (Pier, 1992). La<br />

sensibilità delle diverse specie animali<br />

all’intossicazione acuta da AF é comunemente<br />

espressa in termini di<br />

DL50. Per gli ovini la DL50 è stata<br />

calcolata da Armbrecht et al. (1970)<br />

in 2 mg/kg di peso corporeo.<br />

Gli effetti delle assunzioni croniche di<br />

razioni contaminate da AF sugli ovini<br />

sono rappresentati da riduzione dell’ingestione<br />

e dell’indice di conversione<br />

alimentare e da immunodepressio

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