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VINI e APRINI - Assonapa

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Le micotossine sono metaboliti<br />

prodotti da funghi a micelio<br />

(muffe), tossici per l’uomo<br />

e gli animali.Tutte le micotossine<br />

sono considerate metaboliti secondari,<br />

ossia composti extracellulari<br />

secreti nel substrato e in grado<br />

di influenzare lo sviluppo del micelio.<br />

I diversi miceti micotossigeni<br />

sono in genere ubiquitari, in grado<br />

di svilupparsi su substrati di diverso<br />

tipo sotto particolari condizioni<br />

ambientali. Lo sviluppo delle muffe<br />

e la contaminazione da micotossine<br />

può interessare le derrate vegetali<br />

impiegate nel razionamento<br />

animale. La contaminazione da micotossine<br />

riguarda in misura maggiore<br />

le granaglie (base dei concentrati),<br />

ma non è trascurabile il rischio<br />

che essa interessi anche i fieni<br />

e gli insilati.<br />

Nelle produzioni zootecniche la<br />

contaminazione degli alimenti con<br />

micotossine presenta il duplice<br />

aspetto degli effetti tossici (acuti e<br />

cronici) a carico degli animali e del<br />

rischio che le tossine siano presenti<br />

nei prodotti zootecnici destinati al<br />

consumo umano (latte, carne e uova).<br />

Le specie ruminanti sono quelle<br />

che presentano una maggiore resistenza<br />

alle micotossicosi per effetto<br />

principalmente dell’azione di detossificazione<br />

operata dai microbioti ruminali;<br />

fra esse gli ovini sono quelli<br />

dotati di minore sensibilità.<br />

Delle diverse centinaia di micotossine<br />

caratterizzate negli ultimi 40-50<br />

anni, quelle di maggiore interesse,<br />

per tossicità e frequenza nei mangimi,<br />

sono le aflatossine, i tricoteceni,<br />

le ocratossine, le fumonisine e gli<br />

zearalenoni.<br />

Questo lavoro prenderà in esame<br />

l’effetto dell’ingestione delle principali<br />

micotossine sulla salute delle<br />

pecore in lattazione e il loro trasferi-<br />

XVI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SIPAOC - SIENA<br />

Alimentazione degli ovini e prevenzione<br />

delle micotossicosi<br />

(1) Dipartimento di Scienze Zootecniche,<br />

Università degli Studi di Sassari.<br />

di G. Pulina 1 , G. Battacone 1<br />

mento nel latte destinato all’alimentazione<br />

umana.<br />

Tricoteceni<br />

I tricoteceni sono un gruppo di micotossine<br />

sintetizzati principalmente da<br />

muffe del genere Fusarium. Le colture<br />

di frumento, orzo, avena e mais sono<br />

quelle più interessate da fusariosi e<br />

pertanto le loro granaglie sono quelle<br />

maggiormente a rischio di contaminazione.<br />

La Tossina T-2 è il tricotecene<br />

con maggiore potere di tossicità<br />

acuta, mentre il deossinivalenolo<br />

(DON) è quello che viene rinvenuto<br />

con maggiore frequenza e concentrazione<br />

nei cereali. I principali effetti<br />

biochimici dei tricoteceni sulle cellule<br />

animali sono: forte inibizione della<br />

sintesi proteica, apoptosi, inibizione<br />

della sintesi di DNA e RNA, interferenza<br />

sul metabolismo delle membrane<br />

fosfolipidiche e alterazione dell’attività<br />

della serotonina nel sistema nervoso<br />

centrale con conseguenze negative<br />

nella regolazione dell’ingestione<br />

alimentare dell’animale.<br />

I ruminanti presentano una minore<br />

sensibilità agli effetti tossici dei tricoteceni<br />

rispetto ai monogastrici a causa<br />

dell’azione di detossificazione svolta<br />

nel rumine dalla microflora, soprattutto<br />

dai protozoi, come confermato<br />

da studi in vitro con fluido ruminale<br />

ovino (Kiessling et al., 1984;Westlake<br />

et al., 1989).<br />

Ocratossine<br />

Le ocratossine, delle quali l’ocratossina<br />

A (OTA) è quella più importante<br />

per frequenza di rinvenimento e per<br />

tossicità, sono metabolici secondari<br />

prodotti da diversi ceppi tossigeni di<br />

muffe appartenenti ai generi Aspergillus<br />

e Penicillium. Le colture di cereali<br />

dei climi temperati e le loro granaglie<br />

sono le derrate vegetali a maggiore<br />

rischio per la contaminazione da<br />

queste tossine. L’OTA è un composto<br />

epatotossico, nefrotossico, teratogeno<br />

e cancerogeno (Kuiper-Goodman<br />

e Scott, 1989). Diversi studi hanno<br />

evidenziato che i ruminanti sono<br />

relativamente più resistenti agli effet-<br />

ti tossici acuti dell’OTA rispetto ai<br />

monogastrici. Relativamente agli ovini,<br />

Hohler et al. (1999) hanno osservato<br />

in arieti che la somministrazione<br />

di concentrato contenente 20 mg/kg<br />

di OTA comportava una significativa<br />

riduzione dell’ingestione, mentre livelli<br />

di contaminazione pari a o inferiori<br />

a 5 mg/kg non producevano cali<br />

significativi. Studi in vitro, con impiego<br />

di fluido ruminale ovino, hanno<br />

evidenziato che l’OTA è idrolizzata<br />

con la produzione di ocratossina a e<br />

fenilanina, L’ocratossina a è pressoché<br />

priva di effetti tossici ed è allontanata<br />

con le urine con una velocità circa<br />

10 volte superiore rispetto a quanto<br />

avviene per l’OTA (Chu, 1974).<br />

Un recente studio condotto su arieti<br />

da Blank et al. (2003) ha evidenziato<br />

che il 75-80% dell’OTA assunta dall’animale<br />

è stata escreta con le urine e<br />

le feci sotto forma di ocratossina a in<br />

accordo con quanto già osservato da<br />

Hohler et al. (1999). In entrambi questi<br />

esperimenti è stata riscontrata la<br />

presenza di OTA nel sangue in concentrazioni<br />

linearmente e positivamente<br />

dipendenti dalle dosi assunte.<br />

Xiao et al. (1991) hanno osservato<br />

che, nel rumine di pecore trattate con<br />

una singola dose di OTA (0,5 mg/kg<br />

di peso corporeo), la concentrazione<br />

della tossina segue un andamento<br />

esponenziale decrescente e che la<br />

scomparsa della molecola è significativamente<br />

più rapida per le pecore alimentate<br />

con solo fieno rispetto a<br />

quelle alimentate con soli concentrati.<br />

Le dinamiche della concentrazione<br />

di OTA nel sangue di pecore trattate<br />

con dose singola di tossina seguono<br />

un andamento decrescente bifasico. Il<br />

valore massimo di concentrazione è<br />

stato registrato da Xiao et al. (1991) a<br />

circa 4 ore dalla somministrazione e<br />

altri due picchi sono osservati a 12 e<br />

48 ore. Queste evidenze sperimentali<br />

mostrano che, nonostante una significativa<br />

degradazione della OTA nel rumine<br />

degli ovini, essa é comunque<br />

l’assorbita nel tratto gastrointestinale<br />

L’ALLEVATORE DI O<strong>VINI</strong> E C<strong>APRINI</strong> - N. 7/8 - LUGLIO/AGOSTO - 2005 3

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