Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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vinto della validità del proprio contributo alla lotta, come Cinto Cirri (uno dei
figli di Pietro), che nel 1916 scrive dall’Albania:
“sebbene lontano dalla Patria, il morale è altissimo e sono sicuro di conservarlo fino alla
fine (...)”;
o come il sottotenente Gino Forni: “Anche in questo nuovo fronte internazionale
mi trovo bene e conservo immutata fede nei destini della Patria, della
nostra Italia che qui ha acquistato la dovuta considerazione mostrando la propria
forza e la propria vigorosa vitalità” (28).
La vita al fronte, il combattimento danno un senso all’esistenza di questi
soldati di estrazione borghese attraverso il recupero di valori tradizionali, primo
fra gli altri il patriottismo, che li accompagneranno anche a conflitto terminato.
Nonostante il fatto che la realtà abbia mostrato loro quanto, invece, il conflitto
sia privo di senso e fonte di distruzione, il “mito” della guerra come evento
rigeneratore
“fu fatto proprio e utilizzato in continuazione negli anni Venti da chiunque, per qualsiasi
ragione, non fosse disposto ad accettare il fatto di essere stato strumentalizzato, sfruttato, mutilato,
e sacrificato in guerra senza alcun fine nazionale o personale” (29).
Una sorta di “razionalizzazione”, quindi, necessaria per affrontare le delusioni
del dopoguerra, quando si apre la “questione dei reduci”. Molti fra di loro
sono orgogliosi di avere fatto il proprio dovere per la patria e proprio per questo
chiederanno di essere ricompensati dei sacrifici fatti.
28 - cfr. MELETTI, op. cit., ms 43 (29) pp. 154 e 148.
29 - cfr. LEED, op. cit., p. 193.