Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore
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conosciuto ed esperimentata la barbarie tedesca in tutto il suo orrore, se dovesse riaccendersi la<br />
guerra partirei volontario e vorrei essere fra i primi perché quei popoli meritano <strong>di</strong> essere puniti”<br />
(23).<br />
Per la maggioranza dei combattenti, la guerra equivale ad una esperienza <strong>di</strong><br />
sacrificio, <strong>di</strong> privazione, eppure non si può ignorare l’entusiasmo per essa che<br />
trapela da questo piccolo campione <strong>di</strong> testimonianze. Un sentimento che viene<br />
con<strong>di</strong>viso da chi resta a casa, come Pietro Cirri che nel maggio 1916, malgrado<br />
abbia quattro figli al fronte e due in procinto <strong>di</strong> partire, scrive:<br />
“In questo momento <strong>di</strong> tremenda lotta fra le Nazioni, quasi mon<strong>di</strong>ale, benché sia grande<br />
il dolore <strong>di</strong> rimanere privo dei miei figli, il mio morale è alquanto forte ed elevato, e ben volentieri<br />
do i miei figli in <strong>di</strong>fesa della Patria e del Re nonché dell’intera Nazione sempre fedele ai miei<br />
principi e nessuna forza <strong>di</strong> partiti mi <strong>di</strong>stoglie dalle mie gran<strong>di</strong> idee, benché il sacrificio sia grande,<br />
ma giungerà il giorno in cui sarò orgoglioso <strong>di</strong> aver dato i miei figli alla <strong>di</strong>fesa delle patrie<br />
istituzioni. Nel raggiungere l’ora del declinare dei miei giorni sarò lieto <strong>di</strong> aver contribuito a far<br />
Grande Forte e Temuta la mia Patria. Attendo con pazienza e rassegnazione l’ora estrema del<br />
maggior cimento persuaso della Vittoria (...)” (24).<br />
E.J. Leed, analizzando le memorie <strong>di</strong> volontari e ufficiali tedeschi ed inglesi,<br />
ritiene che tale entusiasmo sia dovuto alla gioia <strong>di</strong> non sentirsi più isolati come<br />
singoli in<strong>di</strong>vidui, <strong>di</strong> partecipare ad un grande evento collettivo: in fondo, la <strong>di</strong>chiarazione<br />
<strong>di</strong> guerra costituisce “il perseguimento <strong>di</strong> uno scopo” che rende “coerente<br />
e uni<strong>di</strong>rezionale” la vita (25).<br />
G. Rochat ha giustamente osservato che l’analisi dei volumi <strong>di</strong> E.J. Leed,<br />
“Terra <strong>di</strong> nessuno”, e <strong>di</strong> P. Fussell, “La grande guerra e la memoria moderna”, ha<br />
per protagonisti giovani <strong>di</strong> buona estrazione sociale, partiti come volontari o,<br />
comunque, certi della necessità del conflitto (26). Bisogna considerare, dunque, la<br />
“parzialità” <strong>di</strong> questi contributi, che non possono descrivere, come <strong>di</strong>ce Leed, il<br />
“modo in cui la guerra mutò gli uomini che vi presero parte”, estendendo un<br />
simile giu<strong>di</strong>zio alla totalità degli uomini impegnati nel conflitto (27).<br />
Anche nel caso delle lettere dal fronte raccolte da Meletti, le riflessioni che si<br />
possono fare riguardano l’esperienza <strong>di</strong> un ristretto gruppo sociale che prova<br />
sicuramente il <strong>di</strong>sagio e la pesantezza della situazione, ma è profondamente con-<br />
23 - cfr. MELETTI, op. cit., ms 45 (31), pp. 170-171.<br />
24 - cfr. MELETTI, op. cit., ms 42 (28), pp. 135-136 e ms 43 (29), p. 41.<br />
25 - cfr. LEED, op. cit., pp. 68 e 75.<br />
26 - G. ROCHAT, La grande guerra negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fussell e Leed, in “Rivista <strong>di</strong> storia contemporanea”<br />
fasc. 2 aprile 1987, p. 295.<br />
27 - cfr. LEED, op. cit., p.6 e ROCHAT, op. cit., p. 295.