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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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come si è detto, il contrad<strong>di</strong>ttorio processo <strong>di</strong> riorganizzazione dello Stato<br />

allora in corso non riuscì, nel periodo in esame, a rendere effettivo il controllo<br />

su tutti i territori. I verbali dei processi sono ricchi <strong>di</strong> esempi in relazione<br />

alla libertà <strong>di</strong> azione <strong>di</strong> cui godevano i ban<strong>di</strong>ti a causa della mancanza <strong>di</strong><br />

organizzazione delle forze che avrebbero dovuto combatterli 37 .<br />

Il 1585 fu l’anno dell’applicazione dei provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> Sisto V nel nostro<br />

territorio: il 14 agosto Milano Fanti <strong>di</strong> Sant’ Agostino, alle ore 13 fu<br />

incarcerato per possesso <strong>di</strong> armi e alle ore 19 impiccato. Il 17 Cesare<br />

Saccomanni, uno degli esponenti <strong>di</strong> una delle famiglie che coor<strong>di</strong>navano la<br />

fazione guelfa, con altri tre furono sorpresi <strong>di</strong> notte armati in Bologna. Il 29<br />

settembre furono impiccati Biagio Busi, Antonio ed Ercole da Fano, Alessandro<br />

Pasquali, Marco Antonio Mengoli da Loiano, Giovanni Maria <strong>di</strong><br />

Girolamo Arena, detto il Moretto, e <strong>di</strong> Palata, Bartolomeo e Pietro Antonio,<br />

con Giacomo <strong>di</strong> Alessandro Accarisi, fratelli, e Domenico Grazia, Giovanni<br />

Paolo Piccinini, Antonio <strong>di</strong> Domenico Albertini, <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong>, Giovanni<br />

Croci <strong>di</strong> Capugnano, Alberto, detto Barili dalla Corba, Domenico da Ro<strong>di</strong>ano,<br />

Marco <strong>di</strong> Cesare Berti da Sasso, Giulio Mazzoni da Sant’Antonio <strong>di</strong> Savena,<br />

Antonio Pellegrino da Selva, Paolo <strong>di</strong> Marco dallo Spedale, Antonio <strong>di</strong> Matteo<br />

Tognoli da Gaggio e Marco <strong>di</strong> Nicolò da Funo. Questa rapido riassunto<br />

degli interventi fatti nel bolognese mostra chiaramente la <strong>di</strong>visione operativa<br />

del ban<strong>di</strong>tismo: la zona collinare e quella della pianura, attorno a Palata e<br />

Sant’Agostino, con la presenza <strong>di</strong> fuoriusciti, aggregati alle bande 38 . I ban<strong>di</strong>ti<br />

dunque restavano spesso legati al proprio paese, a quella gente che si sentiva<br />

unita, da un vincolo <strong>di</strong> solidarietà, al proprio “paesano”, anche se condannato:<br />

nei piccoli centri parte del clero era interna a questo mondo. Anche nei casi in<br />

cui mancava il concreto appoggio degli ecclesiastici nei confronti dei ban<strong>di</strong>ti, tale<br />

assenza non sembra si sia mai trasformata in persecuzione nei loro confronti, in<br />

collaborazione con le autorità pontificie 39 .<br />

Nel resto dell’anno il bargello venne a <strong>Crevalcore</strong> in luglio a prendere due<br />

prigionieri, Biagio Paganello e un tal Zampado, che sembra fosse in chiesa. A<br />

settembre ritornò per Giacomo Ruberti. Nell’ottobre portò 12 sbirri. Non appena<br />

il car<strong>di</strong>nale Salviati lasciò Bologna dove aveva condannato a morte Giovanni<br />

Pepoli, il nuovo legato Enrico Gaetano, ri<strong>di</strong>ede il possesso delle terre confiscate<br />

ai figli Ugo, Giacomo e Riccardo, bastar<strong>di</strong> legittimati. Intanto i massari pagavano<br />

69 lire a Bologna per l’estirpazione dei ban<strong>di</strong>ti e la conduzione <strong>di</strong> due persone<br />

37 P. Staccioli, Ban<strong>di</strong>ti e società. Lo Stato pontificio agli inizi del Seicento, ine<strong>di</strong>to.<br />

38 Manoscritto Meletti, Parte III, fascicolo 1, <strong>Crevalcore</strong>.<br />

39 P. Staccioli, Ban<strong>di</strong>ti e società. Lo Stato pontificio agli inizi del Seicento, ine<strong>di</strong>to.

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