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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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Come risposta a questi movimenti si assiste all’istituzionalizzazione delle<br />

partecipanze, segnando il passaggio da un sistema socioeconomico all’altro, in<br />

un’azione propositiva e allo stesso tempo <strong>di</strong>fensiva. E’ messo in <strong>di</strong>scussione il<br />

possesso e la forma <strong>di</strong> utilizzo collettivo <strong>di</strong> aree che costituivano una sorta <strong>di</strong><br />

barriera geografica, tra territori coltivati e incolti, e tra <strong>di</strong>versi Stati, argine all’espansionismo<br />

aristocratico bolognese 5 .<br />

L’espansione dei Pepoli nel territorio crevalcorese inizia con una gran concessione<br />

fatta dall’abbazia <strong>di</strong> Nonantola nella metà del 1300, continuamente ampliata.<br />

Al 5 maggio 1505 risale il rinnovo della concessione enfiteutica ogni 29<br />

anni <strong>di</strong> 2000 biolche nel territorio del Secco fatta nel 1475. Era una grand’estensione<br />

<strong>di</strong> terra sud<strong>di</strong>visa in <strong>di</strong>verse parti separate l’una dalle altre, con <strong>di</strong>verse caratteristiche:<br />

una parte era già arabile con impiantati alberi da frutto, un’altra era<br />

boschiva, prativa e incolta. Il costo del rinnovo fu <strong>di</strong> 300 lire. La concessione fu<br />

poi confermata con una breve <strong>di</strong> papa Giulio II del 15 gennaio 1509. Del 1516<br />

è la notizia del consolidamento dei Pepoli nel territorio crevalcorese con la sud<strong>di</strong>visione<br />

dei beni fatta fra i cinque figli <strong>di</strong> Guido Pepoli: al conte Camillo furono<br />

affidate 1425 tornature con terra arabile, alberi e vite, a Galeazza, Palata e Bevilacqua;<br />

1763 terre “piscose et non piscose” a Cà dei Coppi e altre 537 tornature sparse<br />

nel crevalcorese; 673 tornature furono affidate al conte Alessandro in Valbona; al<br />

conte Filippo 4533 tornature, con abitazioni per i fattori e il mulino della Palata; a<br />

Girolamo furono affidate 1243 tornature <strong>di</strong> terra arativa con abitazioni sempre<br />

alla Palata 6 . È chiaro che l’area d’interesse dei Pepoli nel territorio crevalcorese era<br />

concentrata nella zona a nord del paese, quella non interessata dalla centuriazione<br />

romana, composta invece <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e proprietà.<br />

Del 1518, scoppiò una lite presso la Rota <strong>di</strong> Roma tra il nuovo abate <strong>di</strong><br />

Nonantola, il car<strong>di</strong>nale Giuliano Cesarini, e i Pepoli per i posse<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> Galeazza,<br />

il cui possesso era ritenuto formalmente illegittimo. Pertanto se ne richiedeva la<br />

restituzione. I Pepoli insistevano sul fatto che le terre avute in enfiteusi erano<br />

completamente incolte, mentre quelle che avrebbero dovuto restituire erano fiorenti<br />

e rigogliose. Il nuovo abate Sertorio, considerando l’impossibilità <strong>di</strong> recuperare<br />

i titoli, ma riconoscendo che i Pepoli avevano effettivamente reso produttivi<br />

terreni incolti e paludosi attraverso ingenti opere d’irrigazione e valorizzazione,<br />

rinunciò alla lite riconoscendo la legittimità dei posse<strong>di</strong>menti ai Pepoli, rinnovan-<br />

5 Alberta Toniolo, Territori In<strong>di</strong>visi. Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sul ban<strong>di</strong>tismo cinquecentesco nell’area della<br />

Partecipanze modenesi e bolognesi, a cura <strong>di</strong> Euride Fregni, Terre e comunità nell’Italia Padana, Cheiron,<br />

anno VIII, n.14-15, II semestre 1990/ I semestre 1991, Brescia, pp. 175-185.<br />

6 Manoscritto Meletti, Parte III, fascicolo 1, <strong>Crevalcore</strong>.

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