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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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Il linguaggio usato da Lo<strong>di</strong> è molto <strong>di</strong>retto e semplice, viene evitato l’uso <strong>di</strong><br />

articolazioni grammaticali complicate e manca in alcuni casi la punteggiatura; si<br />

può pensare che il motivo stesse nell’esigenza <strong>di</strong> rivolgersi ad un gruppo <strong>di</strong> allievi<br />

<strong>di</strong> cultura non eccellente o più verosimilmente nel fatto che il testo scritto fungeva<br />

solamente da promemoria per l’insegnante e come traccia per l’esposizione orale.<br />

Spesso il Lo<strong>di</strong> fa mostra della sua ampia conoscenza citando antichi trattati; e<br />

facendo questo gli capita anche <strong>di</strong> cadere in errore: nel foglio 35C egli parla <strong>di</strong> un<br />

famoso concetto vasariano attribuendolo a Leonardo da Vinci:<br />

“ e <strong>di</strong>ce benissimo Leonardo da Vinci che quelli che cercano <strong>di</strong> lavorare nel muro<br />

lavorino visibilmente a fresco e non ritocchino a secco, che oltre a essere cosa vilissima<br />

vi rende più corta la vita alle pitture.” 46<br />

Pare, ad ogni modo che egli volesse dare elevazione ed importanza a ciò che<br />

andava <strong>di</strong>cendo.<br />

Per quanto riguarda l’opera <strong>di</strong> Francesco Milizia il “Dizionario delle belle arti e<br />

del <strong>di</strong>segno” uscito nel 1797 si conosce già l’impatto che al suo comparire aveva<br />

avuto a Bologna. 47<br />

L’autore nelle proprie definizioni non mancava mai <strong>di</strong> fare riferimento alla natura<br />

e criticava duramente chi si limitasse alla pratica del copiare servilmente. Anche<br />

Lo<strong>di</strong> al foglio 14 delle proprie lezioni titolato “Quali sono le prime regole per<br />

<strong>di</strong>segnare la decorazione in pratica” mostra <strong>di</strong> aderire in pieno a questi principi e<br />

<strong>di</strong> aver sicuramente letto con interesse il “Dizionario”. Nei fogli 26 e 27 quando<br />

tratta <strong>di</strong> intonazioni <strong>di</strong> colori segue le parole del Milizia a proposito <strong>di</strong> armonia<br />

generale della composizione, raggiunta grazie all’impiego <strong>di</strong> tonalità dominanti.<br />

Sull’argomento delle armonie tra <strong>di</strong>verse gradazioni cromatiche che si vengono a<br />

formare nell’occhio dell’osservatore, il Lo<strong>di</strong> doveva aver letto un passo da qualche<br />

aggiornato trattato in cui si facesse riferimento ai rapporti tra l’arte e la fisiologia<br />

umana, magari un trattato <strong>di</strong> ottica; nelle lezioni si ritrovano infatti osservazioni<br />

su principi ottici che nei trattati dei secoli precedenti non venivano presi in<br />

considerazione, testimonianza <strong>di</strong> come nel giro <strong>di</strong> pochi decenni gli stu<strong>di</strong> si fossero<br />

sviluppati e <strong>di</strong> come il Lo<strong>di</strong> ne fosse a conoscenza.<br />

Un testo <strong>di</strong> fondamentale riferimento tecnico per l’analisi dei materiali durante<br />

l’Ottocento fu pubblicato a Milano nel 1833 da Lorenzo Marcucci col titolo:<br />

“Saggio analitico-chimico sopra i colori minerali e sul modo <strong>di</strong> procurarsi gli artefatti, gli smalti<br />

46 Ibid., foglio 35C<br />

47 Milizia, <strong>di</strong>zionario della belle arti del <strong>di</strong>segno, 2 voll., 1° e<strong>di</strong>z.: Bassano 1787, (ed. cit. Bologna 1822),<br />

altre e<strong>di</strong>zioni: Bassano 1797; Milano 1802; Bologna 1827<br />

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