Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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48 alla fine del XIX secolo in ambito bolognese. Le parole pronunciate dal professore non erano rivolte a un gruppo di giovani e promettenti artisti ma ad artigiani specializzati nella lavorazione della ceramica, ad imbianchini che nei momenti di sosta dall’impiego (le lezioni si svolgevano di domenica) cercavano di approfondire la propria conoscenza pittorica, come si denota dalle parole del professore: “ … fate poco ma fate bene e non fate come certi pittorocchi che vogliono fare dell’arte che fa metà [...] lasciate fare agli artisti l’arte e le cose serie, e così vedrete che ve la caverete bene sotto ogni rapporto.” 39 Si ricordi che la considerazione verso gli operai e le cooperative sociali era cambiata già dall’inizio del secolo, che il concetto di arte si era di molto dilatato ed aveva cominciato ad entrare negli oggetti di uso quotidiano; l’arte iniziava a dover dividere la propria posizione sul podio con la presenza di manufatti seriali. Vennero stampati in quegli anni anche corsi di decorazione per corrispondenza, come “Il piccolo artista” o l’“ABC del disegno” 40 : erano costituiti da un unico foglio piegato in quattro su cui venivano raffigurati modelli di ornato da copiare, come tralci di vite, capitelli e fiori d’acanto. Furono, questi, anni di fermento e di passaggio da un uso esclusivo di tecniche e materiali artigianali ai prodotti usciti dalle industrie: difficile infatti comprendere cosa il Lodi prediligesse poiché si formò in un ambiente come quello dell’Accademia bolognese non troppo incline a rapide evoluzioni, ma l’esperienza, i numerosi viaggi che effettuò durante la vita e il ritrovamento di alcuni fogli 41 mostrano che egli precorreva senza alcuna remora il proprio tempo. Come ricorda Vincenzo Gheroldi, la volontà di rinnovamento e il vincolo con la tradizione sono veri problemi nello studio delle tecniche, poiché i decoratori in quell’epoca si trovarono, nel giro di pochi anni, a disposizione prodotti di poco costo che permisero realizzazioni molto rapide e facilitate, ottenendo risultati di livello discreto, cosa che fino allora avrebbe richiesto grande abilità. 42 Al foglio 3 (fig. 12) Lodi fa cenno dell’uso del latte diluito in acqua da porre sul muro come rimedio per un’imprimitura troppo forte: questa modalità fa parte di usi e ricette dettati dalla tradizione e dall’esperienza; come ricorda Gheroldi il latte funge da fissativo e isolante ed evita che la pittura scrosti, molto usato era anche come lucidante per le pitture a tempera. Ecco che l’orizzonte della storia fa 39 Lodi, 1882, foglio 34. 40 Gheroldi V., Tradizione e innovazione. Due seminari sui comportamenti tecnici dei decoratori e decoratrici fra storia, industria e artigianato senza tempo, Mantova 1997. 41 Listino prezzi della ditta di colori inglese “Reeves and sons”, Crevalcore, Archivio Storico 42 Gheroldi V., Tradizione e innovazione..., cit.
(fig. 10) Piatto celebrativo con il ritratto di Vittorio Emanuele II, maiolica policroma; sul bordo del cavetto vi è la scritta in caratteri epigrafici IX GENNAIO MDCCCLXXXIV. Eseguito presso la Cooperativa Ceramica di Imola. Nel medaglione centrale è firmato Prof. Lodi. Firenze, Coll. Lodi- Focardi Abbondanti. Simile a questo doveva essere il piatto acquistato dal principe Amedeo presso l’esposizione di Torino. 49 (fig. 9) “Fantasia egizia”, maiolica policroma; piatto eseguito presso la Cooperativa Ceramica di Imola nel 1884. Nel medaglione centrale è firmato Prof. Lodi. Firenze, Coll. Lodi- Focardi
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