Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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44 L’ultimo anno in terra egiziana, il 1876 27 , fu per Lodi piuttosto duro, poiché non si vedeva recapitare, da parte del Kedivè, i compensi dovuti e desiderava enormemente tornare dalla propria famiglia in Italia 28 : “… le commissioni erano però in altri termini, ora tutto è speculazione … ma in un modo che l’artista vero non può vivere e ti dirò francamente che non veggo l’ora di aver terminato i miei impegni per tornarmene in Italia.” 29 Fortunatamente non si perse mai d’animo, anche grazie alle continue offerte di lavoro che ricevette 30 , tra cui la proposta, fattagli dal sindaco di Crevalcore, di decorare il nuovo teatro in via di costruzione, e che Gaetano, spinto dal forte legame che sempre mantenne con il proprio luogo natio, accettò con orgoglio. Le sfide per Gaetano non si erano ancora concluse, poiché dopo aver portato a termine l’opera pittorica nella platea crevalcorese e ottenuto la cattedra di ornato presso la scuola speciale di ornato dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, accettò di dirigere la nuova sezione artistica della Cooperativa “Ceramica di Imola” 31 ; la storia di questa società è quella di una parte dell’Italia lavoratrice che all’alba dell’unificazione sentì la necessità di dare una svolta alla propria storia. Al contrario di paesi come l’Inghilterra o la Francia, in cui si incentivava ampiamente l’imprenditoria industriale, in Italia tutto era ancora disorganizzato, e vincolato da una tradizione quasi del tutto agricola. All’inizio fu “fabbrica di maioliche e stoviglie” coraggiosamente fondata dalla famiglia Bucci; quando Giuseppe ne assunse la direzione (era il 1871) intuì che l’azienda necessitava di una svolta in senso cooperativo. Nel 1875 i soci firmarono il Patto di fratellanza in cui si superava l’interesse individuale per tendere ad un miglioramento morale e materiale. Convinti sostenitori della necessità di una legge di tutela nei riguardi del lavoro minorile, i primi soci istituirono una scuola serale di alfabetizzazione, così da educare correttamente le nuove generazioni e contemporaneamente formarle dal punto di vista lavorativo. 27 Consolato d’ Italia al Cairo: certificato di nazionalità per l’ anno 1876, Crevalcore, Archivio storico 28 Numerose sono le lettere inerenti i problemi di pagamento, scritte durante il 1876, Archivio Lodi-Vettori 29 Lettera indirizzata al sig. Busi, 24 settembre 1876, Archivio Lodi-Vettori 30 Gli venne commissionato il restauro di un teatro di Livorno: Lettera dell’ ottobre 1876, Archivio Lodi-Vettori 31 Ravanelli Guidotti C., Gaetano Lodi (1830-1886): un “ornatista” per l’arte della ceramica, in “Faenza”, n 1-6, LXVII, 1981, pp. 83-91
Nel giro di pochi anni l’associazione di Imola divenne un punto di riferimento per le nascenti cooperative italiane. A darle rinomanza nazionale avevano contribuito le diverse esposizioni a cui la società partecipò con grande successo: a Milano nel 1881, a Imola nel 1883 e a Torino nel 1884, dove i soci ricevettero diverse medaglie per meriti di produzione. La vera novità e la grande svolta fu la creazione di una sezione autonoma, quella artistica, fondata nel 1882, dotata di un proprio regolamento e avente come direttore il professor Gaetano Lodi. Egli non percepiva alcuno stipendio, gli spettavano solo compensi e rimborsi spese in caso di spostamenti; la sua non era un’occupazione costante, poiché già era impegnato nell’incarico all’Accademia del capoluogo. Certo gli veniva riconosciuta grande stima come artista, e la sua maniera così eclettica portò a Imola un’ondata di novità. L’incontro con la ceramica per Lodi era avvenuto in anni giovanili quando, arrivato a Bologna ventenne, frequentò i corsi di decorazione all’Accademia Pontificia e fece pratica di bottega sotto l’allora illustre professor Giuseppe Manfredini. In città conobbe anche Angelo Minghetti, uno dei più importanti produttori di terraglie 32 bolognesi e fu con questo materiale che Gaetano realizzò i suoi primi lavori su cui appose decorazioni a motivo floreale. Lavorò sempre adottando una tecnica pittorica leggera, con ricche sfumature di colore condotte in modo abbozzato. La sua notevole capacità decorativa gli fece avere un’importante lavoro nell’ambito delle ceramiche: come si ricordava in precedenza, collaborò all’esecuzione dei bozzetti per il servizio commissionato dal Kedivè, i quali venivano puntualmente inviati allo stabilimento Ginori nei pressi di Firenze perché fossero realizzati in porcellana. L’incontro che il decoratore ebbe con l’arte egiziana produsse uno sviluppo della sua creatività davvero esplosivo che, nell’ambito della ceramica, si nota dalla serie di opere in stile esotico realizzate a Imola tra il 1883 e 1886, anno della sua morte (fig. 9). Nell’ultimo periodo della vita si dedicò con devozione sia alla creazione di piatti, coppe e tazze per la propria famiglia o come dono per gli amici, dove si nota un tratto pittorico di notevole sensibilità moderna, sia alla pratica dell’insegnamento che pare essere stata per lui una vera vocazione. Il 26 luglio del 1883 il cavalier Lodi venne nominato direttore della sezione artistica, nonché socio onorario, atto testimoniato dal diploma decorato a china, dallo stesso insignito, con motivi di fiori e insetti 33 . Il Regolamento della sezione, che 32 Voce “ceramica” in, Enciclopedia dell’ arte, Tanga S., (a cura di), Novara 1992, p. 240: per terraglia si intende un materiale costituito da terra fine bianco-avorio coperta di vernice piombifera (sabbia silicea e ossido di piombo) trasparente. 33 Diploma di nomina… 26 luglio 1883, Archivio Lodi-Vettori 45
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