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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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28<br />

Nel quarto e nel quinto canto (Bertoldo messo nel sacco da uno sbirro e Bertoldo<br />

inganna lo sbirro e lo insacca) il “delicato interno settecentesco a stucchi e cornici,<br />

rimpiazza il muro spoglio tracciato dallo Spagnolo nella stampa analoga,<br />

con i mattoni a vista.” 19 . In queste due stampe, Mattioli costruisce gli interni<br />

con linee lunghe e parallele; elementi che egli aveva già utilizzato per creare il<br />

rigore gli interni architettonici, nelle stampe <strong>di</strong> chiese bolognesi agli inizi del<br />

Settecento.<br />

Nel sesto canto il soggetto rappresentato è completamente mo<strong>di</strong>ficato<br />

rispetto all’originale crespiano: il Bertoldo celato nel forno, è raffigurato nell’atto<br />

in cui sta per entrare nel forno. Emiliani sottolinea l’eleganza <strong>di</strong> questa figura<br />

che non ha nulla a che vedere con il rozzo Bertoldo “Mattioli pone una<br />

figura intera <strong>di</strong> spalle, in atto <strong>di</strong> introdursi nel forno, in un vano ad arco<br />

acuto; nonostante il cappellaccio, è un personaggio elegante, con un manto<br />

fiorito che scende a drappeggiarsi intorno alle gambe: è ancora un giovin<br />

signore, senza furberie rusticane, che gioca a nascondersi nella masseria della<br />

villa.” 20<br />

Dal settimo canto ve<strong>di</strong>amo svolgersi le avventure <strong>di</strong> Bertol<strong>di</strong>no e compare<br />

la più adulta figura <strong>di</strong> Bertoldo.<br />

Le incisioni per il canto settimo presentano gli stessi elementi che abbiamo<br />

già posto in evidenza. Nell’ottavo canto, il modo <strong>di</strong> trattare le ombre<br />

delle due figure in secondo piano –ovvero linee lunghe parallele e senza incroci–<br />

è lo stesso che il nostro autore aveva utilizzato nella stampa <strong>di</strong> Donna<br />

che si specchia e bimbo, nei Primi elementi <strong>di</strong> pittura e <strong>di</strong>segno del 1728.<br />

Il nono canto, Bertol<strong>di</strong>no cova invece della chioccia, non presenta nessuna variante<br />

rispetto all’opera crespiana, ad eccezione della figura della vecchia in<br />

secondo piano che sbuca per intero, e delle frasche <strong>di</strong>etro al muro che non<br />

sono presenti nell’opera <strong>di</strong> Crespi.<br />

In tutti i canti successivi Mattioli arricchisce lo sfondo con paesaggio e<br />

figure e introduce nel primo piano alberi dal ricco fogliame; il protagonista<br />

del racconto non è più isolato nella sua emergente frontalità 21 , ma è inserito<br />

in un contesto vivace dal racconto <strong>di</strong>namico. Dal quin<strong>di</strong>cesimo canto cambia<br />

nuovamente il protagonista che vede in Cacasenno l’ultimo eroe <strong>di</strong> questa av-<br />

19 Emiliani A. (a cura <strong>di</strong>), Le Collezioni d’Arte della Cassa <strong>di</strong> Risparmio in Bologna. I <strong>di</strong>segni. I. Dal<br />

Cinquecento al Neoclassicismo, Bologna, 1973, p. 111.<br />

20 Ibidem<br />

21 Emiliani A. (a cura <strong>di</strong>), Le Collezioni d’Arte della Cassa <strong>di</strong> Risparmio in Bologna. I <strong>di</strong>segni. I. Dal<br />

Cinquecento al Neoclassicismo, Bologna, 1973, p. 16.

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