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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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Ma cosa era una stamperia a Bologna nei primi anni del Settecento? Il<br />

Settecento fu definito il secolo “ristoratore della tipografia”, in modo particolare<br />

<strong>di</strong> quella Italiana; trionfava in questo secolo il concetto che anche la<br />

stampa era un’arte e che doveva riuscire con i propri mezzi a raggiungere la<br />

bellezza. Da questo nuovo concetto nascono le caratteristiche fondamentali<br />

della stampa bolognese del Settecento: un nuovo <strong>di</strong>segno per i caratteri, <strong>di</strong>sposizione<br />

migliore delle righe e giustezze, nitore e semplicità 1 . Lo stesso<br />

Sant’Uffizio, che per tutto il Seicento aveva continuato nella sua ferrea azione,<br />

a poco a poco attenuò i suoi rigori; l’esame dei libri non passò più attraverso<br />

tanti tribunali, ma spesso si limitò all’approvazione dell’or<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong>ocesano. Come scrive Sorbelli in ‘Storia della stampa in Bologna’: “Dopo il<br />

primo quarto <strong>di</strong> secolo i concetti <strong>di</strong> riforma, <strong>di</strong> rinascita, <strong>di</strong> liberazione dal convenzionalismo<br />

spagnolo a dal freddo rigorismo <strong>di</strong> aspetti religiosi esterni, si vanno sempre più affermando,<br />

per cause e origini stazionali, e per l’influsso dell’enciclope<strong>di</strong>smo e dell’illuminismo; cosicché<br />

la via è spianata ad una libertà <strong>di</strong> stampa sufficiente ai nuovi orientamenti del pensiero” 2 .<br />

In anni propizi per un rinnovamento del concetto <strong>di</strong> stampa a Bologna,<br />

verso gli anni venti del Settecento, nacque un sodalizio importante tra il nostro<br />

incisore e il famoso e<strong>di</strong>tore bolognese Lelio della Volpe (attivo a Bologna<br />

nel periodo 1720-1749). Tra i due nacque subito una profonda amicizia;<br />

sappiamo infatti con certezza che Mattioli trascorse molte serate, tra amici e<br />

colleghi, nella bottega <strong>di</strong> Lelio dalla Volpe la quale aveva sede sotto il portico<br />

dei Pollaroli.<br />

In questa bottega, centralissima e in bella posizione, convenivano tutti i<br />

dotti del tempo; questi erano attratti da una parte dai libri e dalle stampe e<br />

dall’altra dal carisma dello stampatore: “..oltre ad essere cortese, arguto, garbato,<br />

possedeva una certa cultura ed era mezzo letterato egli stesso” 3 . Tramite Lelio della<br />

Volpe strinsero rapporti alcuni tra i più gran<strong>di</strong> personaggi della Bologna del<br />

Settecento; letterati e scienziati, nella sua bottega convenivano tutti i Riformatori<br />

della bella letteratura italiana (Dino Provenzal, 1900) è noto, infatti, che in<br />

quel tempo Bologna ebbe un singolare risveglio in ogni campo dell’arte,<br />

delle scienze e delle lettere.<br />

In una <strong>di</strong> quelle sere del 1730 nella quale si riunirono questi intellettuali<br />

nacque l’idea <strong>di</strong> una importante pubblicazione collettiva poetica; il rifacimento<br />

in ottave del “Bertoldo” <strong>di</strong> Giulio Cesare Croce.<br />

1 Sorbelli A., Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, p. 164<br />

2 Ibidem<br />

3 Sorbelli A., Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, p. 165

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