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Rassegna Storica Crevalcorese - Comune di Crevalcore

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Se le informazioni provenienti dal Governo non chiarivano granché, notizie<br />

poco rassicuranti giungevano dalle zone occupate dai Francesi. In particolare il 17<br />

Giugno, verso l’Ave Maria, un espresso inviato da don Domenico Cremonini<br />

Moroni, prevosto a Camurana vicino a Mirandola, informava suo fratello Giuseppe,<br />

console <strong>di</strong> <strong>Crevalcore</strong>, che i Francesi stavano costruendo un ponte sul<br />

Panaro e che il mattino seguente sarebbero entrati in territorio Pontificio. La voce<br />

si sparse velocemente nel Castello creando allarme, spavento ed incredulità.<br />

Il tempo delle preoccupazioni fu però breve. Infatti, la mattina seguente,<br />

verso le ore 6 (sabato 18 Giugno), entravano in Paese per la Porta <strong>di</strong> Ponente tre<br />

Ussari a cavallo, i quali, fattisi condurre alla presenza del Console, lo informarono<br />

dell’imminente arrivo <strong>di</strong> un contingente armato per il quale or<strong>di</strong>narono al primo<br />

citta<strong>di</strong>no settemila razioni <strong>di</strong> viveri.<br />

Ferrati i cavalli e date in<strong>di</strong>cazioni al maniscalco Tioli <strong>di</strong> preparare molti altri<br />

ferri per i cavalieri in arrivo, i tre proseguirono in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Bologna.<br />

Fu aperto il plico <strong>di</strong> stampe ricevuto il 15. Si trattava <strong>di</strong> avvisi da appendere<br />

alle porte del Castello. In essi s’informava la citta<strong>di</strong>nanza del passaggio delle truppe<br />

francesi per il Paese e si chiedeva “<strong>di</strong> accamparli e <strong>di</strong> non far loro alcuna<br />

resistenza, anzi accoglierli amorosamente e somministrargli alloggio e cibarie“.<br />

I tempi dell’invasione erano quin<strong>di</strong> già stati concordati fra Senato Bolognese<br />

e Comando Francese da almeno tre giorni.<br />

Altri proclami del Governo Bolognese informavano quello stesso giorno<br />

che i Francesi stavano per arrivare, avvertendo che essi «...non attentavano alla<br />

proprietà, alla religione...» e che pertanto verso i soldati francesi era necessario<br />

usare una certa deferenza. Alle 8 circa, ecco spuntare l’avanguar<strong>di</strong>a francese, seguita<br />

a breve dal grosso delle truppe: in parte fanteria, in parte cavalleria.<br />

La conquista del primo castello dello Stato Pontificio venne celebrata in<br />

modo adeguato. Gli ufficiali schierarono le truppe (circa 12.000 uomini) davanti<br />

a Porta Modena; quin<strong>di</strong>, accompagnati dal suono <strong>di</strong> tre bande musicali, entrarono<br />

trionfalmente in paese: l’arco <strong>di</strong> Porta Modena aveva sicuramente ispirato “la<br />

grandeur” dei comandanti.<br />

Tutta la fanteria passò per la via principale del castello, andandosi poi ad<br />

accampare nelle campagne circostanti, a fianco della via per Bologna, dalle fosse<br />

fino a Santa Sofia, lungo la via <strong>di</strong> Mezzo e le strade che portavano alla Guisa; la<br />

strada per Sant’Agata era completamente occupata e non era possibile transitare<br />

per il Crociale del Bisentolo.<br />

La cavalleria, invece, oltrepassò il Paese all’esterno dalla parte <strong>di</strong> Mezzogiorno.<br />

(fig.2)<br />

Le vie del paese e le campagne circostanti si colorarono delle tinte vivaci<br />

delle <strong>di</strong>vise militari. Il generale Augerau, comandante della colonna, prese alloggio<br />

in casa del Ceneri (il palazzo attualmente sede della banca Unicre<strong>di</strong>t); un altro

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