Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle ...

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30.05.2013 Views

Tesi di dottorato in Scienze della Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle dichiarazioni probatorie. opinioni, nelle scelte comportamentali e nel sistema valoriale di riferimento dei partecipanti se si vogliono ottenere informazioni con una modalità informale e amichevole (Zammuner, 2003; Kitzinger, 1994), e di essere gestiti in particolari condizioni, laddove però necessita un’esplorazione in tempi brevi, a “basso costo”, chiaramente se ci riferiamo ad indagini che rientrano in esperienze locali. Inoltre si possono organizzare e gestire in tempi relativamente brevi, salvo si debbano coinvolgere le Istituzioni Pubbliche, Fondazioni, particolari Cariche etc. per le quali potrebbero essere necessarie autorizzazioni e permessi. Permette, poi, come anche l’intervista, di stimolare l’autoriflessione e la rielaborazione del partecipante che può costruire, in occasione del focus group, opinioni nuove e complesse su argomenti su cui non aveva mai riflettuto e/o sui quali non si era adeguatamente confrontato prima. I vantaggi di questo strumento celano però anche alcuni tra i suoi aspetti più problematici. In primis, a differenza dell’intervista (in cui mantenere vive l’ascolto e l’attenzione di una persona è indubbiamente più facile, e lo è anche la gestione della relazione, il ricercatore infatti, se esperto e competente nel suo ruolo, impara a ricalcare lo stile comunicativo del proprio interlocutore), nei focus group, il ricercatore riveste un ruolo più complesso, dimostrando di avere competenze specifiche sull’oggetto dell’incontro,di essere abile nel comunicare e capace di gestire le dinamiche di gruppo e i conflitti che si possono innescare. Inoltre non possono essere sottovalutate le difficoltà organizzative legate al reclutamento dei partecipanti, al ruolo rivestito, alla condivisione di sede e orari. Predisporre un incontro con un solo intervistato non prevede quindi chiaramente le stesse difficoltà di gestione di un focus group con 6/ 8 persone. 2.3.1 Strutturazione e conduzione del focus group Generalmente i focus group sono costituiti dai quattro ai dodici componenti, anche se il numero ideale per un’efficace ed equilibrata discussione è di 6/8. Ogni partecipante può esprimere liberamente la propria opinione rispetto all’argomento trattato di volta in volta. 64

Tesi di dottorato in Scienze della Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle dichiarazioni probatorie. Il focus group si può differenziare per scelta, da parte dell’équipe della ricerca, della composizione del gruppo, per livello di conoscenza dei partecipanti e di strutturazione della discussione (gruppi che si autogestiscono, con guida di intervista con gli argomenti da affrontare, semistrutturati, con tecniche standardizzate etc.) e infine per il ruolo rivestito da moderatore e osservatore. La struttura del focus group prevede una differenziazione delle domande a seconda della fase di gestione considerata. Generalmente la traccia di discussione può essere costituita da quesiti con un approccio ad “imbuto” (Oprandi, 2000): domande aperte, semplici e generative all’inizio e con un livello di approfondimento e complessità sempre più elevati nelle fasi successive e alla fine, in cui si deve tenere conto però dei fattori “stanchezza” e “deconcentrazione”. Le domande devono essere retrospettive, devono cioè stimolare la ricerca di esperienze passate; ciò permette al partecipante di dare una risposta contestuale, specifica che non riproponga stereotipi o che non venga formulata al fine di assecondare l’opinione del moderatore che dovrà, durante tutte le fasi della discussione, automonitorarsi al fine di circoscrivere il più possibile questa problematica, che potrebbe inficiare la validità delle informazioni raccolte. Krueger (1994, 2000) propone una differenziazione, per tipologia di domande, sottolineando l’importanza che siano presenti nella traccia della discussione al fine di stimolare un dibattito più vivo e ricco di informazioni: Opening questions: servono al ricercatore per creare un ambiente confortevole e far emergere alcuni aspetti in comune tra i partecipanti per favorire il reciproco rispetto e il senso di appartenenza. Introductory questions: vengono adottati dal ricercatore per presentare l’argomento oggetto dell’indagine e gli obiettivi conoscitivi che la ricerca si propone di raggiungere. Transition questions: anticipano le domande sostanziali e iniziano a stimolare l’approfondimento dei concetti maggiormente rilevanti. 65

Tesi di dottorato in Scienze <strong>della</strong> Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu<br />

<strong>Funzioni</strong> e <strong>competenze</strong> <strong>della</strong> <strong>Polizia</strong> <strong>Giudiziaria</strong> <strong>nella</strong> <strong>raccolta</strong> <strong>delle</strong> dichiarazioni probatorie.<br />

opinioni, nelle scelte comportamentali e nel sistema valoriale di riferimento dei<br />

partecipanti se si vogliono ottenere informazioni con una modalità informale e<br />

amichevole (Zammuner, 2003; Kitzinger, 1994), e di essere gestiti in particolari<br />

condizioni, laddove però necessita un’esplorazione in tempi brevi, a “basso costo”,<br />

chiaramente se ci riferiamo ad indagini che rientrano in esperienze locali. Inoltre si<br />

possono organizzare e gestire in tempi relativamente brevi, salvo si debbano<br />

coinvolgere le Istituzioni Pubbliche, Fondazioni, particolari Cariche etc. per le<br />

quali potrebbero essere necessarie autorizzazioni e permessi.<br />

Permette, poi, come anche l’intervista, di stimolare l’autoriflessione e la<br />

rielaborazione del partecipante che può costruire, in occasione del focus group,<br />

opinioni nuove e complesse su argomenti su cui non aveva mai riflettuto e/o sui<br />

quali non si era adeguatamente confrontato prima. I vantaggi di questo strumento<br />

celano però anche alcuni tra i suoi aspetti più problematici. In primis, a differenza<br />

dell’intervista (in cui mantenere vive l’ascolto e l’attenzione di una persona è<br />

indubbiamente più facile, e lo è anche la gestione <strong>della</strong> relazione, il ricercatore<br />

infatti, se esperto e competente nel suo ruolo, impara a ricalcare lo stile<br />

comunicativo del proprio interlocutore), nei focus group, il ricercatore riveste un<br />

ruolo più complesso, dimostrando di avere <strong>competenze</strong> specifiche sull’oggetto<br />

dell’incontro,di essere abile nel comunicare e capace di gestire le dinamiche di<br />

gruppo e i conflitti che si possono innescare. Inoltre non possono essere<br />

sottovalutate le difficoltà organizzative legate al reclutamento dei partecipanti, al<br />

ruolo rivestito, alla condivisione di sede e orari. Predisporre un incontro con un<br />

solo intervistato non prevede quindi chiaramente le stesse difficoltà di gestione di<br />

un focus group con 6/ 8 persone.<br />

2.3.1 Strutturazione e conduzione del focus group<br />

Generalmente i focus group sono costituiti dai quattro ai dodici componenti,<br />

anche se il numero ideale per un’efficace ed equilibrata discussione è di 6/8. Ogni<br />

partecipante può esprimere liberamente la propria opinione rispetto all’argomento<br />

trattato di volta in volta.<br />

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