Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle ...
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Tesi di dottorato in Scienze della Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle dichiarazioni probatorie. dell’interrogatorio delegato e per la raccolta di sommarie informazioni, le procedure operative che effettivamente vengono utilizzate, le problematiche lavorative che dovete sempre affrontare, le proposte e le soluzioni appunto migliorative, e poi su un altro versante, le difficoltà e le problematiche in merito alla testimonianza, alla vostra testimonianza durante il processo, infine le modalità che generalmente vi formate e le esigenze formative emerse. Che cosa è emerso? In merito sia alla gestione dell’interrogatorio delegato, che alla raccolta di sommarie informazioni, abbiamo cercato appunto di capire come effettivamente operate per assumere le informazioni. Generalmente si adotta una modalità molto accogliente con la persona che deve essere interrogata, infatti moltissimi hanno utilizzato il riferimento al “codice” “creare una relazione di intimità e fiducia”, questo perché molto spesso la persona che avete di fronte probabilmente è ansiosa, e non stiamo parlando solo del sospettato - indagato, ma anche del semplice testimone diretto, e quindi si adotta una modalità accogliente cercando generalmente di partire con domande generative, esplorative che possano poi, una sorta di “domande a imbuto”, mettere a punto a suo agio la persona, riuscire a farla focalizzare a guidarla rispetto ala definizione del reato e alle informazioni necessarie per ricostruire l’evento criminoso. C’è stata, al riguardo, una netta distinzione nella gestione però dell’interrogatorio delegato rispetto alla raccolta di sommarie informazioni perché se nella raccolta di sommarie informazioni generalmente, appunto la gestione è molto libera, non vi sono domande preconfezionate, suggerite o appunto delegate dal Magistrato, la raccolta di sommarie informazioni può essere gestita, autonomamente dalla Polizia giudiziaria e quindi la PG può fare le domande che ritiene più opportune seguendo anche il filo narrativo della persona interrogata. Un altro aspetto in merito alle problematiche della raccolta di sommarie informazioni riguarda il fatto che molto spesso le persone e i testimoni tendono a ritrattare la “testimonianza” data alla Polizia giudiziaria durante la verbalizzazione. Questo è un problema perché con la ritrattazione, il verbale firmato non ha nessuna valenza in fase dibattimentale e rende vani gli sforzi della Polizia giudiziaria. Quindi viene suggerita come proposta risolutiva quella di affiancare il “testimone chiave” e quindi di sostenerlo durante le fasi processuali convincendolo dell’utilità della sua testimonianza e dell’importanza della non ritrattazione anche a costo di eventuali ritorsioni. Un altro aspetto problematico, rispetto alla raccolta della testimonianza, è legato alla testimonianza dei minori; abbiamo constatato che pochissimi se ne occupano, e comunque la maggior parte ha delle difficoltà emotive nell’occuparsi della testimonianza dei minori oppure di particolari reati come la violenza sessuale. Una piccola differenziazione è importante precisarla, se nella testimonianza dei minori ci sono dei protocolli operativi e si adottano delle misure a tutela del minore standardizzate, per esempio esiste l’audizione protetta, e viene utilizzata la step wise interview, un’intervista graduale, con determinati strumenti di garanzia per il minore ascoltato, ovviamente ciò non avviene nell’ambito della testimonianza degli adulti. È in merito proprio alla ricerca solamente un’ispettrice, lo stavo dicendo appunto prima, si occupa di questi specifici casi. Come potete vedere dalle diapositive, o meglio come potete intuire, visto che non si leggono bene, questi sono degli esempi di network, cioè quello che emerge dal software Atlas.ti. LXXV
Tesi di dottorato in Scienze della Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle dichiarazioni probatorie. Abbiamo cercato di accorpare, di mettere in evidenza, catalogare le diverse procedure e modalità operative adottate. Alcuni di questi aspetti ve li ho già evidenziati: difficoltà nella gestione testimonianza dei minori e strategie tecniche per gestire in maniera adeguata ed efficace queste due funzioni. Dott.ssa Bussu. Fra le risorse personali maggiormente emerse abbiamo “il buonsenso”, “la capacità di avere pazienza”, di “entrare in empatia” con l’altra persona, “l’ascolto attivo”, “la capacità di intuizione” e di “essere strategici”, tutte risorse che dipendono moltissimo dalle capacità personali e anche dall’esperienza di chi sta sul campo, che però possono essere delle “capacità allenabili”, e quindi cogliere queste risorse potrebbe essere un valore aggiunto per poi pensare a come utilizzarle nell’ottica delle linee guida. Ci sono poi le “risorse strumentali”: le intercettazioni ambientali, per esempio è molto importante il “confronto con i colleghi”, per esempio riconoscere le competenze altrui, anche non solo all’interno del proprio corpo delle Forze dell’Ordine, ma anche all’interno di altri corpi e quindi questa è assolutamente una risorsa necessaria al proseguo delle indagini e alla risoluzione dei casi. Dottor De Gregorio Si è parlato dell’intuizione come risorsa, allora se io chiedessi ai presenti cosa intendete per intuizione, verrebbero fuori delle affermazioni diverse, perché qualcuno ha una sua modalità di intuire delle cose e non si è mai confrontato con gli altri, su come questa intuizione la definisce e così via, dal punto di vista psicologico l’intuizione è una particolare capacità di utilizzare 0:32:39 (…) non è un sesto senso, è la capacità di utilizzare componenti implicite che la persona ha acquisito 32. 50 36. 3. (…) Dott.ssa Bussu. Per quanto riguarda gli altri aspetti problematici, sicuramente fra i rischi, in merito all’assunzione di informazioni, ci sono la manipolazione e la suggestione del testimone, più o meno consapevole, nel senso che a volte volutamente può succedere di gestire l’interrogatorio delegato e la raccolta di sommarie informazioni in modo tale che quasi si guidi il testimone, altre volte involontariamente si fanno delle domande che possono essere manipolative, e quindi una delle esigenze emerse al riguardo è:-“Come tutelarsi?”, “Come automonitorarsi?”, “Come verificare se effettivamente si stanno ponendo delle domande corrette e adeguate?” Un altro aspetto da mettere in evidenza che poi ha anche citato il Dottor Caria consiste nell’interpretazione erronea, nel senso che molto spesso nel momento in cui viene verbalizzata la testimonianza c’è il rischio di dare un’interpretazione distorta di quello che effettivamente il testimone voleva comunicare, e quindi anche qui è emersa l’esigenza di capire come fare. Per esempio adottare un modello, dei criteri comuni in modo tale che questa interpretazione erronea sia più circoscrivibile e contenibile. Si sono poi messi in evidenza alcuni diritti dell’indagato che possono essere un problema per l’attività lavorativa della Polizia Giudiziaria; per es. molti si sono lamentati del fatto che l’interrogatorio delegato, generalmente secondo i partecipanti al 90%, finisce in un LXXVI
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Tesi di dottorato in Scienze <strong>della</strong> Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu<br />
<strong>Funzioni</strong> e <strong>competenze</strong> <strong>della</strong> <strong>Polizia</strong> <strong>Giudiziaria</strong> <strong>nella</strong> <strong>raccolta</strong> <strong>delle</strong> dichiarazioni probatorie.<br />
dell’interrogatorio delegato e per la <strong>raccolta</strong> di sommarie informazioni, le procedure<br />
operative che effettivamente vengono utilizzate, le problematiche lavorative che dovete<br />
sempre affrontare, le proposte e le soluzioni appunto migliorative, e poi su un altro<br />
versante, le difficoltà e le problematiche in merito alla testimonianza, alla vostra<br />
testimonianza durante il processo, infine le modalità che generalmente vi formate e le<br />
esigenze formative emerse.<br />
Che cosa è emerso? In merito sia alla gestione dell’interrogatorio delegato, che alla <strong>raccolta</strong><br />
di sommarie informazioni, abbiamo cercato appunto di capire come effettivamente operate<br />
per assumere le informazioni. Generalmente si adotta una modalità molto accogliente con<br />
la persona che deve essere interrogata, infatti moltissimi hanno utilizzato il riferimento al<br />
“codice” “creare una relazione di intimità e fiducia”, questo perché molto spesso la<br />
persona che avete di fronte probabilmente è ansiosa, e non stiamo parlando solo del<br />
sospettato - indagato, ma anche del semplice testimone diretto, e quindi si adotta una<br />
modalità accogliente cercando generalmente di partire con domande generative, esplorative<br />
che possano poi, una sorta di “domande a imbuto”, mettere a punto a suo agio la persona,<br />
riuscire a farla focalizzare a guidarla rispetto ala definizione del reato e alle informazioni<br />
necessarie per ricostruire l’evento criminoso.<br />
C’è stata, al riguardo, una netta distinzione <strong>nella</strong> gestione però dell’interrogatorio delegato<br />
rispetto alla <strong>raccolta</strong> di sommarie informazioni perché se <strong>nella</strong> <strong>raccolta</strong> di sommarie<br />
informazioni generalmente, appunto la gestione è molto libera, non vi sono domande<br />
preconfezionate, suggerite o appunto delegate dal Magistrato, la <strong>raccolta</strong> di sommarie<br />
informazioni può essere gestita, autonomamente dalla <strong>Polizia</strong> giudiziaria e quindi la PG<br />
può fare le domande che ritiene più opportune seguendo anche il filo narrativo <strong>della</strong><br />
persona interrogata.<br />
Un altro aspetto in merito alle problematiche <strong>della</strong> <strong>raccolta</strong> di sommarie informazioni<br />
riguarda il fatto che molto spesso le persone e i testimoni tendono a ritrattare la<br />
“testimonianza” data alla <strong>Polizia</strong> giudiziaria durante la verbalizzazione. Questo è un<br />
problema perché con la ritrattazione, il verbale firmato non ha nessuna valenza in fase<br />
dibattimentale e rende vani gli sforzi <strong>della</strong> <strong>Polizia</strong> giudiziaria.<br />
Quindi viene suggerita come proposta risolutiva quella di affiancare il “testimone chiave” e<br />
quindi di sostenerlo durante le fasi processuali convincendolo dell’utilità <strong>della</strong> sua<br />
testimonianza e dell’importanza <strong>della</strong> non ritrattazione anche a costo di eventuali<br />
ritorsioni.<br />
Un altro aspetto problematico, rispetto alla <strong>raccolta</strong> <strong>della</strong> testimonianza, è legato alla<br />
testimonianza dei minori; abbiamo constatato che pochissimi se ne occupano, e comunque<br />
la maggior parte ha <strong>delle</strong> difficoltà emotive nell’occuparsi <strong>della</strong> testimonianza dei minori<br />
oppure di particolari reati come la violenza sessuale.<br />
Una piccola differenziazione è importante precisarla, se <strong>nella</strong> testimonianza dei minori ci<br />
sono dei protocolli operativi e si adottano <strong>delle</strong> misure a tutela del minore standardizzate,<br />
per esempio esiste l’audizione protetta, e viene utilizzata la step wise interview,<br />
un’intervista graduale, con determinati strumenti di garanzia per il minore ascoltato,<br />
ovviamente ciò non avviene nell’ambito <strong>della</strong> testimonianza degli adulti.<br />
È in merito proprio alla ricerca solamente un’ispettrice, lo stavo dicendo appunto prima, si<br />
occupa di questi specifici casi.<br />
Come potete vedere dalle diapositive, o meglio come potete intuire, visto che non si<br />
leggono bene, questi sono degli esempi di network, cioè quello che emerge dal software<br />
Atlas.ti.<br />
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