Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle ...

Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle ... Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle ...

eprints.uniss.it
from eprints.uniss.it More from this publisher
30.05.2013 Views

Tesi di dottorato in Scienze della Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle dichiarazioni probatorie. “L’intervista investigativa: un confronto internazionale sulla metodologia di lavoro e sui percorsi di formazione con gli operatori della giustizia” Sassari, Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche - Il Quadrilatero 27 settembre 2006 Prof. Patrizia Patrizi “Come la malaria e la tubercolosi così la cattiva testimonianza miete a migliaia le sue vittime” questo scriveva Francesco Carnelutti nel 1931 alla prefazione al libro di Cesare Musatti “Elementi di Psicologia della testimonianza”, prosegue il celebre giurista riportando un’osservazione di Cesare Beccaria, filosofo e illuminista italiano che ha ispirato la nascita della scuola classica di diritto penale ponendo le basi per un orientamento garantista, non lesivo dei diritti di nessuno dei consociati. L’osservazione di Cesare Beccaria è: “Un punto considerabile in ogni buona legislazione è determinare esattamente la credibilità dei testimoni, la vera misura della credibilità del testimone non è che l’interesse che egli ha di dire o di non dire il vero”. Poi il contributo scientifico poi Francesco Carnelutti prosegue e cita gli esperimenti di laboratorio, le acquisizioni della Psicologia nei primi anni del secolo e afferma qualcosa che leggo testualmente “..è così la testimonianza di laboratorio, dalla quale è possibile precostituire il controllo, ha fatto (…) che per quanto il testimone non ci metta un briciolo di cattiva volontà, anzi, per quanto si sforzi di essere fedele, poco o molto non riesce che a deformare la verità onde la testimonianza falsa è soltanto una, e, probabilmente, la meno temibile fra le malattie delle prove, senza confronto più pericolosa per il suo carattere subdolo e per l’ incredibile diffusione è la testimonianza fallace onde taluno ha potuto dire che, essendo questa purtroppo la regola, la fede dei testimoni non è altro che una superstizione. Ma la testimonianza ha un peso di rilievo nel processo. Enrico Ferri, ci spostiamo dalla scuola classica al positivismo giuridico, la quantifica addirittura agli inizi del secolo, siamo nel 1910, come i 9/10 del materiale probatorio. Di fatto lo studio della testimonianza rappresenta sicuramente il capitolo più nutrito della Psicologia giuridica, rappresenta un interesse costantemente presente negli impegni della disciplina e si costituisce come interesse privilegiato della nascente psicologia degli inizi del secolo. A questo proposito, ricordo, ho una passione per la storia, ho amato molto la storia della mia disciplina, ho scoperto anche tante cose che ti spiegano quella che è l’attualità, nella scuola di applicazione giuridico criminale, creata appunto da Enrico Ferri come forma di incontro tra operatori del diritto e operatori delle scienze extragiuridiche, accademici giuristi, operatori della giustizia. All’interno di questa scuola Sante De Santis, psicologo, insegnava Psicologia sperimentale giudiziaria e una delle prime riviste di Psicologia applicata, in Germania, era dedicata proprio alla testimonianza, il titolo era proprio “Psicologia della testimonianza” poi modificato in “Psicologia applicata” perché evidentemente abbracciava un campo più vasto, ma questo per dire che sia nell’ambito sperimentale che nell’ambito applicativo la testimonianza fino dagli inizi del secolo scorso, ha un posto di tutto rilievo, anzi debbo aggiungere che le pubblicazioni di Psicologia giuridica non sono state tantissime fino agli anni settanta e fra quelle poche la maggior parte sono di Psicologia XV

Tesi di dottorato in Scienze della Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu Funzioni e competenze della Polizia Giudiziaria nella raccolta delle dichiarazioni probatorie. della testimonianza. Cito solo qualcosa Umberto Fiore “Saggio di Psicologia della testimonianza” apparso nella rivista “Psiche” del 1912, quindi pochi anni dopo il suo “Il Manuale di Psicologia giudiziaria”; cito, e i giuristi ben lo conoscono, il manuale “La Psicologia giudiziaria” di Enrico Altavilla, nelle sue tante edizioni dalla prima del 1925 fino al 1955, “La Psicologia della testimonianza” di Bessoro del 1929 e i lavori di Battistelli “Dalla Bugia patologica” del 1919 al libro, dall’evocativo titolo, “La Bugia in tribunale: frammenti e appunti di Psicologia e Psicopatologia giudiziaria del 1954. Abbandoniamo la storia, ma storicamente posso dire che lo studio della Psicologia della testimonianza va ricordata per tre principali aspetti su cui intendo soffermarmi e che sono temi di vera attualità. Intanto una definizione della tipicità del contributo psicologico, della sua specificità rispetto ad una tradizione più consolidata che è quella dell’Antropologia criminale, lo studio della testimonianza, lo studio delle interazioni tra gli attori processuali, lo studio delle azioni che costruiscono il passaggio dalla verità fattuale alla verità processuale, rappresenta un’attenzione normalizzante all’interno del dibattimento e all’interno del processo che prende le distanze da quel nucleo, da quel focus clinico patologico dell’antropologia criminale, quindi la testimonianza ha rappresentato il tema, il contenuto che ha specificato la particolarità della psicologia rispetto al suo rapporto con il diritto e questo è il secondo aspetto di rilievo che vorrei citare: l’incontro della psicologia con il diritto ai fini di una migliore amministrazione della giustizia. La scuola dell’associazione giuridico criminale in fondo è un esempio, ma questo incontro all’interno della testimonianza ha anche consentito, come dire, di definire la testimonianza come ambito dove con più evidenza si sono espressi gli sviluppi di complessità della stessa psicologia giuridica e un importante passaggio al quale tengo fortemente, il passaggio da una posizione puramente ancillare, ausiliaria di una psicologia giuridica agli inizi del secolo scorso a una posizione quale quella attuale di dibattito, di confronto, di individuazione congiunta dei temi e dei nodi che da un punto di vista interdisciplinare possono essere affrontati. Perché ho citato Carnelutti e perché ho citato il libro di Cesare Musatti? Perché quegli elementi di psicologia della testimonianza del “31 e poi gli inediti nell’ “89 precorrono la fisionomia più attuale della disciplina, della psicologia giuridica e le direzioni assunte dalla psicologia della testimonianza. Nasce da un contributo pratico quel volume, da una richiesta applicativa, come si legge nella presentazione alla nuova edizione del 1989, poco dopo la scomparsa di Cesare Rosati. E’ il caso Bruneri-Cannella, il caso dello smemorato di Collegno, molti ricorderanno questo caso o non lo ricordano perché non l’hanno vissuto, ma forse lo ricorderanno perché l’hanno letto. Tutto nasce nel 1926, a marzo, quando una persona in evidente stato confusionale viene trovata nel cimitero di Torino a rubare un vasetto di rame. Viene portato nel manicomio di Collegno, da qui il nome dello “smemorato di Collegno”; questo nome è legato alla mia infanzia perché furono fatti dei film, perché se ne parlava: “sembri lo smemorato di Collegno” mi dicevano, io non mi ricordavo mai niente, tutt’oggi la memoria è un po’ difettosa per quanto mi riguarda! Ma quando poi ho letto il libro di Musatti ho detto eccolo “lo smemorato di Collegno” chi era! Quest’uomo appunto venne portato nel manicomio psichiatrico di Collegno e (…) ebbe un idea e l’idea fu quella di pubblicare la foto, la foto venne vista e si presentò la signora Giulia Cannella dicendo “questo è mio marito” e con evidente emozione aveva indicato il coniuge scomparso nella guerra del “15 -18. “Si è mio marito” dice non soltanto Giulia Cannella, ma lo riconoscono anche i familiari che le cronache citano: “non sapeva suonare il pianoforte eppure è strano, era tanto bravo.” Questo filosofo, letterato, aveva fondato addirittura una rivista di filosofia insieme ad Agostino Gemelli, quindi un personaggio rilevante, conosciuto negli ambienti intellettuali, negli ambienti scientifici, ma strano qualche particolare non tornava, eppure tutti lo hanno riconosciuto. Però qualche tempo dopo si presenta la famiglia Bruneri e quest’uomo viene riconosciuto come Mario Bruneri, tipografo, tutt’altra strada, tutt’altra zona d’Italia, un XVI

Tesi di dottorato in Scienze <strong>della</strong> Governance e Sistemi complessi - XXI ciclo - Dott. Anna Bussu<br />

<strong>Funzioni</strong> e <strong>competenze</strong> <strong>della</strong> <strong>Polizia</strong> <strong>Giudiziaria</strong> <strong>nella</strong> <strong>raccolta</strong> <strong>delle</strong> dichiarazioni probatorie.<br />

<strong>della</strong> testimonianza. Cito solo qualcosa Umberto Fiore “Saggio di Psicologia <strong>della</strong><br />

testimonianza” apparso <strong>nella</strong> rivista “Psiche” del 1912, quindi pochi anni dopo il suo “Il<br />

Manuale di Psicologia giudiziaria”; cito, e i giuristi ben lo conoscono, il manuale “La<br />

Psicologia giudiziaria” di Enrico Altavilla, nelle sue tante edizioni dalla prima del 1925<br />

fino al 1955, “La Psicologia <strong>della</strong> testimonianza” di Bessoro del 1929 e i lavori di<br />

Battistelli “Dalla Bugia patologica” del 1919 al libro, dall’evocativo titolo, “La Bugia in<br />

tribunale: frammenti e appunti di Psicologia e Psicopatologia giudiziaria del 1954.<br />

Abbandoniamo la storia, ma storicamente posso dire che lo studio <strong>della</strong> Psicologia <strong>della</strong><br />

testimonianza va ricordata per tre principali aspetti su cui intendo soffermarmi e che sono<br />

temi di vera attualità. Intanto una definizione <strong>della</strong> tipicità del contributo psicologico, <strong>della</strong><br />

sua specificità rispetto ad una tradizione più consolidata che è quella dell’Antropologia<br />

criminale, lo studio <strong>della</strong> testimonianza, lo studio <strong>delle</strong> interazioni tra gli attori processuali,<br />

lo studio <strong>delle</strong> azioni che costruiscono il passaggio dalla verità fattuale alla verità<br />

processuale, rappresenta un’attenzione normalizzante all’interno del dibattimento e<br />

all’interno del processo che prende le distanze da quel nucleo, da quel focus clinico<br />

patologico dell’antropologia criminale, quindi la testimonianza ha rappresentato il tema, il<br />

contenuto che ha specificato la particolarità <strong>della</strong> psicologia rispetto al suo rapporto con il<br />

diritto e questo è il secondo aspetto di rilievo che vorrei citare: l’incontro <strong>della</strong> psicologia<br />

con il diritto ai fini di una migliore amministrazione <strong>della</strong> giustizia. La scuola<br />

dell’associazione giuridico criminale in fondo è un esempio, ma questo incontro all’interno<br />

<strong>della</strong> testimonianza ha anche consentito, come dire, di definire la testimonianza come<br />

ambito dove con più evidenza si sono espressi gli sviluppi di complessità <strong>della</strong> stessa<br />

psicologia giuridica e un importante passaggio al quale tengo fortemente, il passaggio da<br />

una posizione puramente ancillare, ausiliaria di una psicologia giuridica agli inizi del<br />

secolo scorso a una posizione quale quella attuale di dibattito, di confronto, di<br />

individuazione congiunta dei temi e dei nodi che da un punto di vista interdisciplinare<br />

possono essere affrontati. Perché ho citato Carnelutti e perché ho citato il libro di Cesare<br />

Musatti? Perché quegli elementi di psicologia <strong>della</strong> testimonianza del “31 e poi gli inediti<br />

nell’ “89 precorrono la fisionomia più attuale <strong>della</strong> disciplina, <strong>della</strong> psicologia giuridica e le<br />

direzioni assunte dalla psicologia <strong>della</strong> testimonianza. Nasce da un contributo pratico quel<br />

volume, da una richiesta applicativa, come si legge <strong>nella</strong> presentazione alla nuova edizione<br />

del 1989, poco dopo la scomparsa di Cesare Rosati. E’ il caso Bruneri-Can<strong>nella</strong>, il caso<br />

dello smemorato di Collegno, molti ricorderanno questo caso o non lo ricordano perché<br />

non l’hanno vissuto, ma forse lo ricorderanno perché l’hanno letto. Tutto nasce nel 1926, a<br />

marzo, quando una persona in evidente stato confusionale viene trovata nel cimitero di<br />

Torino a rubare un vasetto di rame. Viene portato nel manicomio di Collegno, da qui il<br />

nome dello “smemorato di Collegno”; questo nome è legato alla mia infanzia perché<br />

furono fatti dei film, perché se ne parlava: “sembri lo smemorato di Collegno” mi<br />

dicevano, io non mi ricordavo mai niente, tutt’oggi la memoria è un po’ difettosa per<br />

quanto mi riguarda! Ma quando poi ho letto il libro di Musatti ho detto eccolo “lo<br />

smemorato di Collegno” chi era! Quest’uomo appunto venne portato nel manicomio<br />

psichiatrico di Collegno e (…) ebbe un idea e l’idea fu quella di pubblicare la foto, la foto<br />

venne vista e si presentò la signora Giulia Can<strong>nella</strong> dicendo “questo è mio marito” e con<br />

evidente emozione aveva indicato il coniuge scomparso <strong>nella</strong> guerra del “15 -18. “Si è mio<br />

marito” dice non soltanto Giulia Can<strong>nella</strong>, ma lo riconoscono anche i familiari che le<br />

cronache citano: “non sapeva suonare il pianoforte eppure è strano, era tanto bravo.”<br />

Questo filosofo, letterato, aveva fondato addirittura una rivista di filosofia insieme ad<br />

Agostino Gemelli, quindi un personaggio rilevante, conosciuto negli ambienti intellettuali,<br />

negli ambienti scientifici, ma strano qualche particolare non tornava, eppure tutti lo hanno<br />

riconosciuto. Però qualche tempo dopo si presenta la famiglia Bruneri e quest’uomo viene<br />

riconosciuto come Mario Bruneri, tipografo, tutt’altra strada, tutt’altra zona d’Italia, un<br />

XVI

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!